BABA


Federica Merani

 

- Presa medicina, sì?
- Ma come parli? Presa medicina, sì? Ma perché non te ne torni da dove sei venuta e non mi lasci in pace?
- Io qui per aiutare, e tu tratta me sempre male. Dice parole cative. Questa cosa mi non piace.
- Se non ti sta bene, vattene. Non ho bisogno del tuo aiuto, capito? Se ci fosse ancora mio marito, lui sì che ti farebbe filare. Ah sì! Come si prendeva cura di me! Era tanto caro. Così buono…
- Io so che lui buono, ma tu deve prendere medicina. Perché altrimenti dottor Paolo sgrida te.
- Mio figlio? Bah! Tu non capisci proprio niente. Lui non si arrabbia mai con me. Lui è la persona più buona del mondo. E guarda chi si è andato a sposare. Una strega. Ecco cos'è, una strega. M'ha messo anche i nipoti contro, quella fattucchiera. Tutta moine e complimentucci da donnetta. E grazie di qui e grazie di là, sempre col sorriso sulle labbra. Ma tanto lo so che finge. A me non mi frega. Io lo so che è una strega.
- Cosa "strega"? Io non capisco.
- Te lo dico io cos'è una strega: è una donnaccia cattiva. Come quelle che mangiano i bambini nelle fiabe.
- Cosa? Mangia bambini? Chi?… Ah, "baba-jagà".
- Sì, baba-jagà, strega, chiamala come ti pare. Tanto, cattiva è, e cattiva rimane.
- Signora Franca non cativa. Lei gentile, sempre sorride, parla con me…
- Con te. A me non vedi come mi tratta? Mi odia. Se fosse per lei mi manderebbe all'inferno. Ma dì che ci vada lei all'inferno…
- Cosa "inferno"?
- Uffa! Non capisci proprio niente. Ma come si fa a parlare con te? Inferno. Comprati un vocabolario.
- Scusa, io ancora non capisco bene lingua italiana. Tu aiuta, insegna me…
- Io?! Ma non ci penso nemmeno. Io con te non ci voglio proprio stare. Tornatene in Ungheria, da dove sei venuta.
- Ungheria? No! Io vengo da Ucraina, no Ungheria. Ucraina, quante volte devo dire!
- Ungheria, Ucraina, che differenza fa? Vieni un po' da dove ti pare, a me non me ne importa proprio niente, capito? Niente.
- Sì, sì…va bene. Però ora tu prende medicina, sì?
- E ci risiamo!
- Ecco, senti macchina? Arrivato dottor Paolo. Adesso lui sgrida te che non presa medicina.
- A me non mi sgrida proprio nessuno, ci mancherebbe altro. Per le persone anziane ci vuole rispetto. Rispetto! Questo lo sai che cosa vuol dire, no?
- Buongiorno, Ljuda.
- Buongiorno, dottore. Me dispiace, ma signora non voluto prendere medicina, no stamane, no ora. Cosa fare? Io non so. Lei dice che io cativa e me non vuole. Cosa fare?
- Non si preoccupi, Ljuda. Ci penso io… Allora, mamma, cosa c'è che non va? Vuoi prendere queste pastiglie o no?
- Guarda che è lei che non me le ha date. Se n'è dimenticata e adesso vuole farti credere che sono io che mi rifiuto di prenderle. Questa qui è una buona a nulla, come tutte quelle dell'Est. E poi si lava continuamente, non fa altro che mettersi le creme e con quei tacchetti… e tic e tac e tic e tac, tutto il santo giorno! Non si vive più. Se solo ci vedessi ancora bene gliela farei vedere io a quella lì. Non possiamo mandarla via?
- Mamma, adesso basta. Prendi queste benedette pillole e mettiti tranquilla. Io vado a mangiare. Stattene qua buona, poi ritorno.
- E cosa faccio?
- Ti accendo la radio. Così ti ascolti un po' di musica, che ti fa bene… dopo torno. Che tempo strano. Mi sa che tra poco nevica. Ci vediamo dopo. Torno più tardi, Ljuda.
- Sì, dottore… Adesso presa medicina, sì?
- Va' via! Se no ti tiro una ciabatta…
- Guarda, babuška, viene neve! Neve, guarda. Oh, nevica! Guarda come grossi fiocchi. Che meraviglia. Mio bambino quando c'è neve più felice. Gioca con papa fuori in strada con palle di neve, e a lui guance rosse. Come pomodori. Quanto tempo che io non vede mio bambino! Quanto tempo! Quanto tempo che io non vede neve, anche. Lui già grande. Va a scuola, e papa dice che molto bravo. Lui biondo, occhi a lui azzurri, e pelle bianca. Come neve. Lui bel bambino. Peccato che non puoi vedere fotogràfia, babuška. Foto anche bella. Tu dorme? Sì, dorme. Forse dopo spengo radio. Ma dopo. Ora guardo ancora neve. Come grandi fiocchi! Ohi, Saša! Mio bambino biondo. Tua pelle così morbida. Tuo profumo così buono. Sorriso più bello con neve, e guance così rosse. Che incubo! Che incubo! Kakoj košmar! Ohi, kakoj košmar!


Federica Merani (1970) si è laureata in lingue e letterature straniere all'università di Pisa. Vive a Massa, dove lavora come operatrice linguistica e culturale per la diffusione delle lingue inglese e russa. Attualmente si occupa di traduzione e scrive racconti, poesie, storie per l'infanzia. Ha frequentato quest'anno il master di scrittura creativa della scuola Sagarana.




        
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