IL
PADRE DI MÜLLER: IL SINDACO MÜLLER
Il
Sindaco
Kurt Müller
Frankenberg/Sa.
alla
sezione del VVN
di Frankenberg/Sa.
Frankenberg/Sa.,
16 Gennaio 1948
Oggetto:
Resoconto dell'epoca del "rinnovamento nazionale"
Il
gran trambusto intorno al cosiddetto "rinnovamento nazionale",
che io ho vissuto ad Eppendorf, ebbe inizio con una ridda di
marce e riunioni, con le quali il sedicente movimento nazionalsocialista
attirava a se sempre piú persone, soprattutto dal ceto
piccolo-borghese. La classe operaia nella sua grande maggioranza
- lo posso affermare dalla mia esperienza - non ha preso parte
a quello schiamazzo. Ciò è se non altro provato
dal fatto che i nazionalsocialisti a quel tempo si guardavano
bene dall'inviare i loro oratori alle riunioni politiche organizzate
dai partiti operai. Sapevano bene che si sarebbero trovati
di fronte a una falange compatta di lavoratori che non erano
affatto disposti a prestar fede alle loro arroganti promesse.
I nazionalsocialisti reagivano per contro indicendo sempre piú raduni,
accuratamente protetti da un servizio d'ordine reclutato da tutti
i villaggi del circondario. Per noi che di quando in quando comparivamo
a tali raduni era divertente osservare come quel servizio d'ordine
venisse inquadrato sotto la tribuna - si trattava di SA dai sottomenti
ben tesi, le cui facce ostentavano una seria e bestiale risolutezza.
Ogni tanto incitavamo i lavoratori a presentarsi compatti ad
una manifestazione nazionalsocialista. Mi ricordo molto bene
di una riunione organizzata dai nazionalsocialisti ad Eppendorf
in cui prese la parola Hildebrandt, colui che piú tardi
sarebbe diventato Gauleiter in Mecklenburgo. Avevamo occupato
la sala per due terzi con i nostri uomini e gli organizzatori
si spaventarono. In tutta fretta vennero allertati plotoni di
SA dai paesi vicini, i quali penetrarono nella sala dalle uscite
posteriori o dalle finestre della locanda "Schäfer" per
assicurare la tribuna degli oratori con delle catene. Io sono
intervenuto nella discussione insieme al segretario del sindacato
Alex Zimmer, e poco mancò che non scoppiasse una rissa,
evitata dal fatto che Hildebrand improvvisamente assunse un tono
conciliante.
Interessante per comprendere il successivo sviluppo del regime
nazionalsocialista fu un'altra riunione che mi è rimasta
vivida nel ricordo, in cui un oratore affrontava il tema "Cristianesimo
e Nazionalsocialismo", riuscendo a tal punto a convincere
gli spettatori - in maggioranza adepti di una setta spiritista,
i neosalemiani - delle radici cristiane del nazionalsocialismo,
che ad un tratto il loro rappresentante di Eppendorf, l'ispettore
delle poste Fritzsche, salí sul palco per affermare in
preda all'entusiasmo che erano finiti i tempi in cui si veniva
perseguitati per aver espresso le proprie convinzioni cristiane.
Disse piú o meno letteralmente: "Finalmente ci si
può confessare di nuovo per Cristo". Subito dopo
la presa del potere dei nazisti la sua setta venne sciolta, a
lui venne impartito il divieto di predicare in pubblico e infine,
per quel che mi risulta, dovette accettare una poco piacevole
sorveglianza da parte dei nazisti.
Con la nomina di Hitler a cancelliere del Reich, il terrorismo
dei nazisti contro le organizzazioni operaie crebbe di settimana
in settimana. I nostri raduni venivano costantemente sorvegliati
dalla polizia. Mi ricordo di una grossa manifestazione che si
tenne poco prima delle elezioni di marzo del 1933 nella locanda
di Eppendorf. Prese la parola un rappresentante del Partito Socialdemocratico,
e nella discussione intervennero militanti della KPD1 e
della SAP2. Se non mi sbaglio, si era nell'epoca immediatamente
successiva
all'incendio del Reichstag. Io ero ancora attivo come impiegato
comunale e conferendo con la polizia - che già allora
era sotto forte influsso dei nazisti - appresi che aveva ricevuto
la precisa consegna di mettere agli arresti chiunque avesse incitato
alla lotta contro il governo nazionalsocialista. Io ebbi la fortuna
di aver parlato nel corso della discussione genericamente di
lotta al fascismo, e siccome non avevo pronunciato la parola "governo",
i poliziotti che mi conoscevano personalmente si attennero alle
consegne e desistettero dall'arrestarmi.
Il 9 Marzo, tra le quattro e le cinque del mattino, venni svegliato
da forti colpi alle finestre del mio appartamento, che si trovava
al pian terreno. Andai alla finestra per scoprire la causa dei
rumori. Fuori aspettavano l'SA Steger, un soggetto che piú tardi
sarebbe stato condannato a lunga pena carceraria, e un giovanissimo
SA di Eppendorf di nome Seidler. Steger mi intimò di aprire
la porta minacciando altrimenti di fare uso della sua arma. Infine
mi decisi ad aprirgli, al che lui mi annunciò di aver
avuto l'incarico di arrestarmi. Sia Steger che Siedler erano
armati fino ai denti. Venni condotto al municipio, dove regnava
già a quell'ora un gran viavai di persone.
Mentre entravamo nella sala dove si tenevano le sedute del consiglio
comunale, a cui si poteva accedere solo superando un cordone
di SA, Ulbricht, che piú tardi sarebbe diventato direttore
della sezione comunale delle SA, disse: "Ora la nonna è morta".
Sapevo cosa intendeva dire. Si trattava della formula in codice
che le SA avevano concordato per la marcia su Berlino, che era
stata spifferata prima del tempo e accortamente denunciata dalla
stampa di sinistra. Dopo alcune ore comparve l'ex assessore anziano
Erich Leonhardt - un fabbricante di cui piú tardi si venne
a sapere che era stato direttamente responsabile dell'ondata
di arresti avvenuti a Eppendorf -, il quale ipocritamente dichiarò di
essere convinto nel modo piú assoluto che saremmo stati
trattati con giustizia. La maggior parte di noi venne rilasciata
dopo alcuni giorni. Io tornai a piede libero per due o tre giorni,
poi venni trasportato con un camion nel Lager Plaue-Bernsdorf,
che era controllato dalle SS. L'accoglienza nel Lager fu semplicemente
terrificante. La maggior parte di noi venne colpita a sangue
mentre passava in mezzo a un gruppo di SS armate di manganello.
Restai nel Lager per alcune settimane e quasi ogni giorno ero
testimone di interrogatori disumani, durante i quali i nostri
compagni venivano picchiati sadicamente. Le SS ci detestavano
per i piú futili motivi. Solo il fatto che indossassimo
i knickebockers, quei pantaloni corti allacciati sotto il ginocchio,
o andassimo in giro senza cappello, era sufficiente perché constatassero
sarcasticamente che appartenevamo alla progenie di delinquenti
bolscevichi senza ordine né disciplina. Promettevano ad
ogni occasione che ci avrebbero insegnato cos'era l'ordine. Un
giorno io destai l'attenzione per via dei miei capelli. Venne
dato ordine di tagliarmeli. Allo scopo venni condotto sul palco,
dove un uomo mi rasò ciuffo per ciuffo con un tagliasigari.
Interrompeva di tanto in tanto l'operazione per assicurarmi che
il nuovo taglio piaceva pure a lui. Lo Sturmführer di quella
truppa di SS, un giovane fabbricante di Gehrsdorf presso Eppendorf
che piú tardi si sarebbe avvelenato, spiegò alle
mie proteste che da allora in avanti avremmo vissuto in un paese
per bene, per cui era doveroso che anch'io avessi una capigliatura
per bene. Infine venni fotografato con quel ridicolo taglio di
capelli e piú tardi venni a sapere che la foto era girata
per il campo di mano in mano.
Qualche giorno piú tardi comparve una commissione dell'accademia
delle SA di Hemmerleubsdorf e tutti i prigionieri vennero schierati
nel piazzale per essere valutati sulla lora appartenenza razziale.
Per il mio aspetto spaventoso divenni inevitabilmente oggetto
di scherno e la commissione al suo completo finí per radunarsi
ripetutamente intorno a me, allo scopo di elaborare tutte le
considerazioni possibili sulla mia appartenenza razziale. Non
voglio spingermi nei dettagli, ma mi limito a riferire soltanto
che tentarono ripetutamente di istigare gli altri prigionieri
a colpirmi. Naturalmente non vi riuscirono. Lo stesso accadde
al medico ebreo dott. Katzenstein, con i medesimi risultati negativi.
Infine dovettero mettersi all'opera gli stessi istruttori delle
SA. Mi ricordo ancora chiaramente che il capo della commissione
(sia detto per inciso, un individuo dai tratti palesemente non-ariani)
riferendosi a noi dichiarò alla truppa: "Camerati,
osservate bene questi subnormali. Potete riconoscere dalle loro
facce quel che dobbiamo ad Adolf Hitler per aver salvato la cultura
europea vecchia di secoli da questi delinquenti".
All'ispezione nel Lager, durante la quale numerosi prigionieri
vennero raggruppati insieme per essere fotografati, parteciparono
anche i consiglieri governativi Naumann e Dr. Ginzberg-Hansen
del distretto di Flöha.
Dopo la chiusura del Lager Plaue-Bernsdorf venni trasferito al
Lager di lavoro di Sachsenburg, diretto dallo Standartenführer
delle SA Hähnel. Vorrei attestare qui che Hähnel si è sempre
comportato in modo umano e nel Lager, finché restò in
sua mano, nessuno veniva picchiato. In verità Hähnel
era un fanatico SA, ma piú il tipo del riservista anziano,
e se le mie informazioni sono esatte venne liquidato in seguito
alla rivolta di Röhm. In generale tendeva a trattare con
giustizia l'avversario politico. Anche nel Lager risultò ben
presto evidente che i lavoratori non erano disposti ad arrendersi
al Nazionalsocialismo. Una volta ebbe luogo una qualche elezione,
con un risultato piuttosto negativo per i nazisti. Il direttore
Hähnel constatò che era vergognoso per lui dover
rendere conto di un simile risultato, mentre nel Lager Colditz,
che era noto per il feroce trattamento riservato ai prigionieri,
i nazisti avevano ottenuto un ottimo riscontro. Era una prova
evidente che solo il terrore piú spietato poteva produrre
simili risultati elettorali.
Nell'autunno del 1933 venni rilasciato dal Lager Sachsenburg,
a condizione di non tornare piú a Eppendorf. Mi trasferii
nel mio paese natale Bräunsdorf, presso Oberfrohna, giacché ero
stato anche licenziato dal mio impiego come segretario comunale.
A causa del mio passato politico, nei cinque anni successivi
non mi fu possibile trovare un'occupazione stabile e dignitosa,
e solo nel 1938 ottenni un posto come aiutante presso l'unità sanitaria
locale di Waren (Mecklenburgo). Anche lí mi provai nuovamente
ad intervenire contro lo status quo, e venni arrestato dalla
Gestapo con l'accusa di cospirazione contro lo stato e il popolo.
L'accusa venne fatta cadere dopo poche settimane, giacché il
castello di prove a mio carico si rivelò insufficiente.
Nel 1943 venni quindi arruolato nell'esercito.
Il
Sindaco,
Kurt Müller
traduzione
di Antonello Piana
Per
la pubblicazione di questo documento si ringrazia Hans-Jochen
Vogel di Chemnitz
1
Kommunistische Partei Deutschlands (Partito Comunista Tedesco)
2 Sozialistische Arbeiterpartei (Partito Socialista dei Lavoratori), piú a
sinistra del Partito Socialdemocratico, ma con ambizioni di indipendenza da Mosca.
A questo partito apparteneva anche Kurt Müller (N.d.t.)
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