HEINER
MÜLLER. CRONOLOGIA
1929
- Reimund Heiner Müller nasce il 9 Gennaio, dopo un parto
di 15 ore, a Eppendorf, un piccolo centro industriale nei pressi
di Chemnitz, in Sassonia. Il padre Kurt discende da una famiglia
di artigiani e operai, è impiegato comunale e funzionario
del Partito Socialdemocratico. La madre Ella Ruhland appartiene
a una dinastia di contadini, è operaia tessile e anche
lei iscritta alla SPD.
1933-35
- il primo ricordo del piccolo Heiner è l'arresto del
padre. La precoce esperienza della violenza, unita alla teatralità della
scena, lo segnerà per tutta la vita. Il bambino viene
discriminato dai compagni di gioco, visita il padre in un campo
di concentramento, piú tardi viene scacciato dalla città natale
e si sente escluso a causa della disoccupazione coatta del
padre.
1936-38
- Kurt Müller trova lavoro presso l'ente addetto alla
costruzione delle autostrade. Le circostanze compromissorie
con cui arriva ad ottenere l'impiego turbano profondamente
il figlio Heiner, che rievocherà anche questo episodio
nella prosa "Il padre". Il duro lavoro di braccia
si rivela inadatto alle caratteristiche del genitore, che lascia
il lavoro dopo breve tempo. La madre lavora come operaia in
una fabbrica tessile per mantenere la famiglia. Nel 1938 Kurt
Müller trova finalmente un impiego stabile come ausiliario
in un'unità sanitaria del Mecklenburgo. La famiglia
si trasferisce nella cittadina di Waren.
1939-47
- Malgrado a scuola riporti eccellenti risultati, soprattutto
in tedesco, il giovane Heiner non riesce a integrarsi nella
società nazificata. È di natura introversa e
difensiva, per i suoi compagni talvolta perfino arrogante.
Nel 1940 il padre viene nuovamente arrestato, stavolta dalla
Gestapo, per cospirazione contro il popolo e lo stato; l'accusa
viene ben presto lasciata cadere per mancanza di prove. Heiner
legge voracemente e di tutto. Per continuare gratuitamente
gli studi non sono sufficienti i suoi ottimi voti, è costretto
ad iscriversi alla Gioventú Hitleriana. Nel 1941 nasce
il fratello Wolfgang. Nel 1943 il padre viene chiamato alle
armi. Nel 1944 la scuola viene chiusa e i ragazzi piú grandi
arruolati. Anche Heiner Müller capita in un centro di
addestramento, ma la sua pessima vista lo salva dal servizio
alle armi. I russi sono alle porte, il centro viene smobilitato,
reclute e istruttori cercano riparo verso ovest. Müller
finisce in un campo di prigionia americano, ma riesce a darsela
a gambe dopo breve tempo e a ritornare a Waren. Per il giovane è un
periodo intenso e liberatorio che gli fornisce abbandante materiale
per il futuro. Nel 1945 Kurt Müller viene liberato dalla
prigionia di guerra e riprende subito la sua militanza nel
ricostituito Partito Socialdemocratico. Qualche mese dopo,
per via del suo passato antifascista, viene nominato dai russi
a capo della burocrazia locale. Anche il figlio si iscrive
alla SPD. Dato che la scuola in un primo tempo resta chiusa,
viene incaricato di ripulire le biblioteche della zona dalla
letteratura nazista. Continua a leggere con passione e ruba
decine di libri che costituiranno il fondamento della sua biblioteca
personale.
Nel 1946 le autorità d'occupazione preparano la fusione
tra il Partito Socialdemocratico e quello Comunista. Kurt Müller è tra
i contrari alla fusione ma non ha speranze di impedirla. Viene
eletto suo malgrado segretario circoscrizionale del nuovo partito
SED, successivamente responsabile regionale per la cultura e
l'università, carica che però non arriverà ad
esercitare, perché accetta la chiamata a sindaco di Frankenberg,
la città d'origine della famiglia Müller in Sassonia.
1947-51
- Ritornato nella città natia, Heiner Müller frequenta
il liceo fino alla maturità nel 1948. Durante la festa
finale presenta ai genitori la sua ragazza, la futura infermiera
Rosemarie Fritsche. Trova un primo impiego come aiuto-bibliotecario,
sul lavoro legge molto Dostojevskij e comincia a scrivere,
soprattutto poesia lirica. Nel 1947 partecipa ad un seminario
di scrittura per giovani autori, progetta e redige i primi
drammi a sfondo prevalentemente autobiografico. Intanto il
padre ha i primi seri problemi con le autorità russe
e con il nuovo partito unificato, poiché ostacola l'espropriazione
e la nazionalizzazione delle terre. Il figlio è in disaccordo
politico con il padre, scriverà nella sua autobiografia: "Io
avevo una posizione vendicativa e settario-sinistroide, poiché veniva
esercitata violenza contro persone che non potevo sopportare,
verso le quali avevo forse dei pregiudizi". Nel 1950 scade
la legislatura di Kurt Müller, ed è evidente che
una secondo mandato non sarebbe sostenuto dal suo partito.
Poche settimane dopo il sindaco rifugia a Berlino-Ovest, in
attesa di essere raggiunto dal resto della famiglia. Il figlio
Heiner si rifiuta però decisamente di lasciare la DDR.
La sua ragazza è incinta, questa la giustificazione
per la madre, ma Rosemarie è la prima a riconoscere
che Heiner non resta a causa sua. Al contrario del padre, il
giovane riesce a identificarsi col nuovo ordine, lo considererà legittimo
e riformabile fino all'ultimo; non si tratterà in alcun
momento di allineamento opportunistico, ma di una relazione
di amore-odio conseguenza diretta del precedente regime. Nella
sua autobiografia scriverà: "Una prova per
la superiorità del
sistema era la migliore letteratura: Brecht, Seghers, Šolohov,
Majakovskij. Non ho mai pensato di andare via." Nel 1951
la madre e il fratello raggiungono il padre all'Ovest. D'ora
in poi non tratterrà con la famiglia nemmeno una corrispondenza
regolare. Sono i genitori a scrivergli e a visitarlo a Berlino,
a spedirgli la letteratura che nella DDR è condannata
come "formalista" e "decadente", Kafka,
Eliot, Sartre, Hemingway e Faulkner. Il suo grande modello è però Bertolt
Brecht, il suo sogno quello di far parte del Berliner Ensemble,
anche per questo decide di traferirsi a Berlino.
1951-
1953 - Già prima di arrivare nella capitale, Heiner
Müller aveva cominciato a proporre testi e collaborazioni
a disparate riviste e pubblicazioni culturali. Dapprima sbarca
il lunario trasponendo in tedesco canti popolari e panegirici
dei gerarchi di partito, piú tardi scrive recensioni
con l'accetta per il settimanale "Sonntag" e risvolti
di copertina per l'editrice Aufbau. A Berlino Müller non
dispone nei primi tempi né di un tetto sotto la testa
né di una prospettiva professionale. Abita dapprima
presso un amico d'infanzia, successivamente dove capita, non
di rado passa la notte a un tavolo di caffé davanti
a un bicchiere. Vive tre anni senza fissa dimora, per il resto
della vita nutrirà indifferenza verso gli agi materiali
- a parte una predilezione per i sigari cubani e il whisky
-, per gran parte di essa sarà indebitato.
I tentativi di entrare al Berliner Ensemble, il teatro di Brecht,
si rivelano fallimentari. Il maestro stesso non degna il giovane
ammiratore della benché minima attenzione. Nell'agosto
del 1951 Heiner e Rosemarie si sposano, il giorno di natale dello
stesso anno nasce la figlia Regine. I tre si separano presto,
Heiner torna a Berlino, la moglie a Lipsia per continuare la
sua formazione di infermiera, la bambina resta al paese presso
la nonna materna.
Nel 1953 la coppia divorzia, causa adulterio del marito. I problemi
economici di Müller si aggravano, dato che la moglie guadagnava
meglio e regolarmente. Forse anche per questo cerca la riconciliazione,
le seconde nozze vengono celebrate lo stesso anno. Intanto accadono
due avvenimenti di portata storica: la morte di Stalin e la sollevazione
operaia del 17 Giugno 1953, entrambe vengono registrate dal giovane
autore apparentemente senza grossa partecipazione.
1953-1966
- Nel 1953 Heiner Müller si innamora della giornalista,
poetessa e autrice di libri per l'infanzia Inge Meyer di Berlino.
La donna ha perduto i genitori durante i bombardamenti alleati,
lei stessa è rimasta tre giorni sotto le macerie, ha
disseppellito personalmente i cadaveri dei genitori, li ha
trasportati via e riseppelliti civilmente. Inge Meyer è sposata
con un piú anziano veterano comunista ed ha un figlio
da un precedente matrimonio, ma decide di rinunciare al benessere
che le garantisce il marito per cominciare una nuova vita con
Heiner Müller; quest'ultimo guadagna in tal modo, nella
stessa casa del marito di Inge, il suo primo domicilio berlinese.
Nel 1955, dopo il divorzio di entrambi, la coppia convola a
nozze e Heiner Müller adotta il figlio di lei. Nel 1958
Inge convince Wolfgang Müller, il fratello di Heiner,
a trasferirsi nella DDR, dove gli prospetta brillanti possibilità professionali:
il giovane interrompe il liceo e avvia con Inge una relazione
di cui Heiner è evidentemente al corrente. La carriera
drammatica di Müller ha inizio nel 1958 con la messa in
scena della sua prima pièce, "Der Lohndrucker",
a cui seguirà poco dopo "Die Korrektur": si
tratta di "Produktionsstücke", drammi didascalici
che riflettono i problemi e anche le contraddizioni nella costruzione
dell'economia di stato, ai quali i Müller, almeno sulla
carta, lavorano insieme. Sul piano politico intanto, il "disgelo" di
Hrušcëv alimenta le speranze di molti anche nella
giovane DDR, ma i tentativi di riformare il sistema subiscono
un brusco stop nel 1956 con l'intervento dei carri armati sovietici
in Ungheria. Anche Müller sente sul collo la nuova aria
che tira, ha enormi difficoltà a mettere in scena i
suoi drammi, sebbene riceva attestati di stima da molte parti.
Dopo il successo del "Lohndrücker", Müller
viene messo sotto contratto dal Maxim-Gorki-Theater, con un
miglioramento della situazione finanziaria che consente alla
famiglia Müller di traslocare in centro città.
L'opera seguente di Müller diventa un dramma in tutti
i sensi. "Die Umsiedlerin" - da una novella di Anna
Seghers - tematizza piuttosto direttamente le discrepanze tra
utopia comunista e realtà quotidiana nell'esempio di
un villaggio contadino del Mecklenburgo. La prima (e ultima
rappresentazione per i seguenti quindici anni) nel settembre
1961 risente degli attuali sviluppi politici: da pochi giorni
la DDR ha chiuso le frontiere e innalzato un muro divisorio
tra le due metà di Berlino, per arrestare l'emigrazione
dal paese che negli ultimi tempi ha toccato la cifra esorbitante
di 30.000 persone al mese, spingendo il paese sull'orlo del
collasso economico. In seguito alla rappresentazione, il regista
Tragelehn viene estromesso dal partito e licenziato, mentre
l'autore Müller viene espulso dall'Associazione degli
Scrittori, misura equivalente a un divieto di pubblicazione.
Per due anni i Müller vivono come esiliati in patria,
scrivendo sceneggiature sotto pseudonimo per sbarcare il lunario,
o piú tardi firmando su commissione poemi adulatori.
Un'esistenza ai margini del consorzio sociale è per
Müller un'esperienza non nuova, non cosí per la
moglie Inge, che si sente trascurata dal compagno, soffre di
manie depressive e cerca rifugio in relazioni extraconiugali
e innumerevoli tentativi di suicidio, spesso sventati dal marito
all'ultimo istante. Il 1 Giugno 1966 Heiner Müller rientra
a casa troppo tardi, trova in cucina il cadavere della moglie
avvelenata dal gas, come descriverà fin troppo dettagliatamente
nella prosa "Todesanzeige".
1966-1989
Müller scrive l'ultimo dramma didascalico a sfondo operaio, "Der
Bau", che incontra ancora una volta insormontabili difficoltà politiche
ad essere rappresentato. La prima messa in scena avverrà solo
nel 1980. Ormai da qualche tempo Müller ha deciso di cambiare
strategia, rinunciando al teatro realistico e didascalico per
dedicarsi alla rielaborazione dei miti e dei drammi antichi.
Si tratta di un passo brusco solo in apparenza: da sempre Müller
riprende materiali altrui, il processo creativo non si concentra
evidentemente sull'intreccio, quanto nella rilettura del mito
in chiave moderna. Il tema fondamentale del suo teatro è la
relazione del singolo con la storia, il contrasto tra la missione
civile e il suo tradimento. Con la svolta verso il teatro classico,
Müller acquista rapidamente celebrità oltre i confini
nazionali, non solo nella Repubblica Federale Tedesca. Nel 1964
scrive "Philoktet" (da Sofocle), nel 1966 "Herakles
5" e "Ödipus Tyrann" (da Hölderlin),
durante le prove del quale conosce la studentessa bulgara Ginka
Tscholakova, che sposerà malgrado grosse difficoltà burocratiche
nel 1970. Anche con la terza moglie instaura un rapporto di collaborazione
creativa. Nel 1968-69 ultima "Prometheus. Nach Aischylos" e "Der
Horatier". Tra il 1967 e il 1975 Müller si confronta
col teatro di Shakespeare, riadatta liberamente "Macbeth",
scrive "Hamletmaschine" e "Anatomie
Titus Fall of Rome Ein Shakespearekommentar".
Nel 1970 è la volta di "Mauser", il dramma di
un militante comunista che saluta con favore la sua stessa liquidazione,
ispirato dalla "Massnahme" di Brecht. Nello stesso
anno corona il suo sogno giovanile, viene assunto come drammaturgo
al Berliner Ensemble, dove resterà sette anni. Il suo
primo lavoro è il riadattamento del romanzo di Fëdor
Gladkov "Zement", una storia ambientata nei primi anni
successivi alla rivoluzione russa del 1917. Nel 1977 Müller
passa alla Volksbühne-am-Rosa Luxemburg-Platz, dove raggiunge
vecchi compagni e sodali; si apre un periodo estremamente produttivo,
coronato dai drammi "Die Schlacht" (cinque atti unici
autonomi che tematizzano la bestialità dell'individuo
durante il regime nazista e le sue guerre), "Germania
Tod in Berlin", "Hamletmaschine" (forse il suo capolavoro,
per la riuscita fusione di privato e politico nella crisi dell'intellettuale
marxista), "Leben Gundlings Friedrich von Preussen Lessings
Schlaf Traum Schrei". Intanto la storia della DDR giunge
a una svolta cruciale: al cantautore (e amico di Müller)
Wolf Biermann viene revocata suo malgrado la cittadinanza durante
una tournée nella Germania occidentale. I piú significativi
intellettuali tedesco-orientali solidarizzano con il cantautore,
ma la reazione delle autorità è aspra. Tramonta
definitivamente l'utopia di un socialismo pluralista e illuminato.
Müller da ora in avanti analizzerà nei suoi drammi
il ruolo e i problemi dell'intellettuale condannato dalla propria
epoca all'inerzia.
Nel 1979 scrive "Der Auftrag", ancora una volta da
una novella della Seghers, un dramma che verte sul conflitto
tra l'adempimento "rivoluzionario" della missione e
l'ambizione "borghese" alla realizzazione personale.
Si tratta della prima opera di Müller verso la quale la
censura non pone praticamente alcun genere di ostacolo politico
o burocratico, tra la stesura e la rappresentazione passano meno
di due anni. Durante le prove, fa la conoscenza della giovane
fotografa Margarita Broich. La relazione con la Tschokalova è da
tempo in crisi, anche perché la moglie lo accusa di opportunismo
e allineamento alla politica del regime, il divorzio viene siglato
nel 1986.
1980-1995
- Nel 1980 Müller scrive "Quartett", un riadattamento
delle "Liaisons dangereuses" di Laclos, che si trasforma
nella nuova versione in una moderna lotta senza quartiere tra
i sessi. Il tema del desolato rapporto uomo-donna in una società in
disfacimento viene ripreso contemporaneamente in "Verkommenes
Ufer Medeamaterial Landschaft mit Argonauten". Intanto
la notorietà di Müller è ormai diventata
internazionale, grazie anche alla fruttuosa collaborazione
col regista americano d'avanguardia Robert Wilson, o anche
con Luigi Nono in Italia. Ciò modifica radicalmente
la posizione delle autorità nei suoi confronti, l'inguaribile
cinico e disfattista diventa una marca d'esportazione e una
fonte di valuta estera. Müller medesimo gode di privilegi
fino ad allora inauditi, può andare dove vuole e soprattutto
anche tornare nella DDR. Perché poi vi ritorni sempre,
lo spiega cosí: "Preferisco venire proibito
e preso sul serio, piuttosto che essere libero di pubblicare
e restare
inutile". Nel 1986 riceve il Premio Nazionale di I Classe
della DDR, con la conseguenza che diventa il drammaturgo piú rappresentato
nel paese.
Nel 1987 scrive "Wolokolamsker Chaussee", un compendio
di cinque brevi drammi su motivi di Alexander Bek che incontra
le abituali difficoltà ad essere rappresentato nella DDR.
La relazione con la Broich intanto non dura a lungo, si conclude
definitivamente nel 1989. Lo stesso anno arriva anche la svolta
politica. Il paese ribolle di manifestazioni di protesta, tra
le tante anche una dimostrazione di artisti il 4 Novembre sull'Alexander-Platz:
Müller legge un appello a costituire sindacati indipendenti,
viene sonoramente fischiato, probabilmente dalle file della Stasi.
Meno di una settimana piú tardi cade il muro che divide
la città da quasi trent'anni, la DDR è arrivata
al capolinea. Con il declino dello stato in cui nel bene e nel
male si è sempre riconosciuto, comincia per Müller
- come per altri autori - una profonda crisi creativa, a cui
cerca di far fronte assumendo un ruolo inedito: non passa mese
o settimana in cui non intervenga pubblicamente attraverso progetti
artistici e teatrali, interviste, dibattiti, letture, incontri
e articoli. Le sue prese di posizione sembrano rappresentare
una nuova specie di messinscena teatrale, una sorta di performance
in cui il protagonista assume ruoli e maschere anche contraddittori:
il giorno dopo si può affermare tutto il contrario, anche
la realtà diventa una dimensione dell'arte.
Nel 1992 fa ingresso nel comitato dirigente del Berliner Ensemble,
e la sua opera diventa il fulcro del programma del teatro. Nello
stesso anno sposa la giovane artista fotografica Brigitte Maria
Meyer, che gli regalerà la figlia Anna. Intanto pubblica
la sua autobiografia "Krieg ohne Schlacht. Ein Leben
in zwei Diktaturen" (Guerra senza battaglia. Una vita in due
dittature) e raduna le forze per un ultimo grande dramma, "Germania
3 oder das Gespenst am toten Mann", in cui sfilano in rassegna
i protagonisti della tragedia del secolo: Hitler, Stalin, Rosa
Luxemburg, i soldati tedeschi a Stalingrado, i comunisti nel
gulag, vittime, colpevoli, simpatizzanti e traditori, opportunisti
e oppressi, vincitori e vinti. Diventano intanto di pubblico
dominio i suoi contatti con la Stasi, che provocano uno scandalo
di grosse proporzioni nella nuova Germania unita, non da ultimo
perché Müller non li nega né li rinnega. L'opinione
pubblica benpensante sorvola volentieri sul fatto che Müller
abbia sfruttato tali contatti non per vantaggio personale, quanto
per aiutare colleghi ed amici in difficoltà. Nel 1994
scopre di avere il cancro, quel che Volker Braun interpreta come "il
sintomo della repulsione per i nuovi tempi". Muore il 30
dicembre del 1995. Il commiato dagli amici: "A me va
di lusso. Io non devo venire al mio funerale, voi invece sì".
a
cura di Antonello Piana
Precedente GEGNER
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