COME UN FUNAMBOLO
Stefano
Redaelli
Maria disegna
con tratto lieve, etereo, poetico. Paolo focalizza in parole nitide il suo
pensiero. Non si sono mai incontrati. Vorrei che lo facessero in queste pagine,
riallacciando l'icastico discorso sul filo d'oro della vita: la vocazione. Maria
ha fatto un disegno: mani d'angeli, nell'aria, tengono e tendono una fune, sulla
quale camminano uomini leggeri. Intorno: il cielo con gli agenti atmosferici onnipresenti
nei suoi disegni. Pioggia, vento. Potrebbero cadere, sono uomini in bilico, sospesi
nell'aria. Eppure, l'immagine comunica una vaga serenità. Forse perché
le mani delle creature alate sfumano nello sfondo, creando continuità tra
gli uomini, la fune e il cielo. Paolo, senza conoscere quel disegno, ha scritto:
Il filo
d'oro della vita è un filo in tensione. Il filo tiene, da una parte, al
chiodo che hai piantato quel giorno che hai fatto una scelta, dall'altra su un
punto invisibile, lontano, all'infinito: l'oggetto della tua scelta di vita. Se
vuoi, puoi chiamare la tensione, che tiene il filo indirizzato alla meta, fedeltà.
Se un giorno, un bel giorno, non prendi un impegno, non c'è un punto cui
ancorare il filo. È molle, non c'è tensione, le scelte quotidiane
si smarriscono nella mollezza. Sembra in apparenza più facile. Puoi fare
'quello che vuoi'. Invece, è più complicato. Se il filo della vita
è in tensione, le scelte sono più semplici (non complicate), e al
tempo stesso più difficili, richiedono coerenza. Fare 'quello che vuoi'
vuol dire restare sulla rotta che un giorno hai voluto. E che, ogni giorno, svegliandoti,
rivuoi. È una volontà intima, che spesso tracima sotto forma di
felicità. Non effimera. Le
due immagini si sovrappongono e completano perfettamente. Vedo un funambolo
che cammina su una corda tesa nel cielo. Avvezzo alle altezze e alla precarietà
misura con il suo passo spazi celesti. Qualcuno, a volte, tende la fune con
mano lieve, non si fa notare neppure. Per il tratto che va dal chiodo al punto
all'infinito il funambolo è cittadino del cielo. Sa dove vuole arrivare,
come muoversi, il vento può sbilanciarlo, ma non farlo cadere. A quelli
che non amano le farfalle, pur amando l'altezza, e preferiscono camminare più
che volare, dedico quest'immagine. A Maria e Paolo la mia gratitudine per
la loro complementare e poetica intuizione.
(Tratto
dal nuovo libro dell'autore: Su questa strada - Passi di vocazione, Città
Nuova, Roma, 2006)
Stefano Redaelli
è aureato in fisica presso l'Università de L'Aquila, ha conseguito il dottorato
in fisica presso l'Università di Varsavia. Vincitore, nel 2001, di un premio speciale
della giuria del Premio internazionale di Poesia Orient-Express sezione giovani
"Guglielmo Maio"; finalista l'anno seguente. Ha frequentato il Laboratorio di
Narrativa full immersion della Scuola di Scrittura "Sagarana" di Lucca. Ha conseguito
il Master l'Arte di scrivere presso l'Università di Siena. Si occupa di caos e
vento solare nel Centro di Ricerca Spaziale dell'Accademia Polacca delle Scienze
a Varsavia. Cura per il quindicinale "Città Nuova" la rubrica "Scrittura Creativa
Formato A4", collabora per le rubriche di Cultura e Testimonianze, nelle edizioni
in lingua italiana e polacca. È traduttore per le Edizioni San Paolo in lingua
polacca. Insegna scrittura creativa nella facoltà di Studi Mediterranei dell'Università
di Varsavia e nell'Istituto Italiano di Cultura di Varsavia. Libri:
Su questa strada - Passi di vocazione, Città Nuova, Roma,
2006 Arrivano in tempo - Storie di angeli custodi, Città Nuova,
Roma, 2005, 2006² Obietnica czas próby - promessa tempo di prova,
Monika Anna Gasiorek - Stefano Redaelli, Edizioni Nowy Swiat, Varsavia, 2004 Sull'Autobus
- Poema a fermate per le vie di Varsavia, Edizioni Orient-Express, Castel
Frentano, 2002
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