Un po' di rispetto
Hubert Selby Jr.
Morris ammucchiò
a caso, al solito, le carte sulla scrivania e si precipitò verso gli ascensori.
Odiava quelle telefonate dell'ultimo minuto. Proprio non capiva perché mai la
gente aspettava le 5 meno 5 per chiamare. Corse verso gli ascensori guardando
l'orologio. Ce la faceva ancora per il 5 e 20 se non c'erano altri impedimenti.
I primi due ascensori tirarono oltre il piano dove si trovava lui perché erano
pieni e lui dentro di sé brontolò. Continuava a lanciare occhiate all'orologio
ma questo certo non l'aiutava e così accese una sigaretta e la spense quando finalmente
l'ascensore si fermò e le porte s'aprirono. S'infilò nella calca della cabina
e scesero dritto al pianterreno. Si precipitò verso la metropolitana e aspettò
sul marciapiede sempre lanciando occhiate all'orologio e imprecando a alta voce
contro il disservizio o quel che diavolo faceva ritardare i treni col desiderio
di accendere intanto una sigaretta. Più guardava l'orologio più si convinceva
che avrebbe perso il 5 e 20 e sarebbe finito su quel dannato 5 e 30, il convoglio
bestiame. Alla fine il treno arrivò e lui spinse e si fece largo nella carrozza.
Stava così spiaccicato contro il tipo davanti a lui che i baffi di questi gli
solleticavano il naso e chiunque gli stava dietro doveva aver mangiato spaghetti
con polpette di carne a colazione, con una bella schiacciata d'aglio. Si chiese
che ora s'era fatta. Quando arrivarono alla stazione di testa l'intero branco
smontò dal treno e lui si precipitò, corse letteralmente, verso il solito binario.
Lanciò un'occhiata all'orologio al polso e a quello sulla parete e capì che non
c'era speranza. Erano già le 5 e 21 e gli ci volevano almeno altri cinque minuti
per arrivare laggiù, per quanto s'affrettasse, e dio sapeva che se mai quello
partiva in tempo quello era il giorno in cui l'avrebbe fatto. Quando lui arrivava
alle 5 e 15 non partiva mai in tempo, oggi invece... Scorse a malapena la coda
del treno quando arrivò al binario. Guardò per un po' verso il buio tunnel
avvertendo e sentendo i battiti del proprio cuore. Comprò un giornale e si mise
a aspettare. Un convoglio bestiame, questo è il 5 e 30. Non solo, ma il 5
e 30 non sa cosa sia un orario... mai puntuale. Chissà a che ora sarò a casa.
Quando poi arrivò alla sua stazione quasi si fermò un attimo a prendere fiato
ma decise di continuare a correre verso la fermata dell'autobus, lanciando ogni
tanto un'occhiata all'orologio. L'autobus arrivò dopo pochi minuti e grazie al
cielo trovò un posto a sedere. Lesse di un'alluvione, d'un delitto con un'accetta,
d'un terremoto che aveva ucciso 10.000 persone e si distese. La breve passeggiata
fino a casa fu quasi piacevole. Non vedeva l'ora di sedersi a rilassarsi per qualche
minuto, se possibile, prima di pranzo. La strada era relativamente tranquilla,
abbastanza da sentire gli uccelli. Gli piaceva sentire gli uccelli. Era così bucolico,
come se la città fosse a milioni di miglia lontana. Bello. Aprì la porta
di casa sua e fu immediatamente ASSALITO da raffiche di mitragliatrici, spari
di cannoni e strepiti d'aerei. Suo figlio Milton di 10 anni stava seduto a terra
nel soggiorno circondato da alcune ciotole vuote e una quantità di carte di dolciumi.
C'erano briciole di cracker, popcorn e patatine fritte dappertutto. Lui Morris
s'affacciò dalla porta. Ciao Miltie, come stai? Milton continuò a fissare
lo schermo. Lui fissò il figlio ma s'arrese prima di lui. Fa' più piano Miltie.
Milton continuò a fissare lo schermo. Miltie, ho detto fa' più piano,
è troppo forte. Era furibondo ma, stringendo forte il giornale, rimase dov'era,
alzando solo di poco la voce. Il figlio intanto continuava a fissare lo schermo.
Alla fine ci fu l'interruzione pubblicitaria e lui provò di nuovo. Milton
abbassa il volume. A quel punto Milton si degnò di accorgersi della presenza
del padre assumendo la sua migliore aria di sfida senza alzarsi. Calma, eh?
Sono calmo - afferrando il telecomando che Milton teneva stretto con tutt'e due
le mani - Dammelo piccolo... Attento, attento, pirla, lo rompi! Ti rompo
la testa piccolo... La moglie Maya gridò dalla cucina: Sei tu Morris? Lui
si drizzò. Sì, sono io. All'improvviso il film riprese con un fuoco d'artiglieria
che fece cadere il giornale di mano a Morris. Allora se ne andò in cucina.
Maya stava avvolgendo i vassoietti con i pranzi precotti in un foglio d'alluminio.
Il pranzo sarà pronto tra 20 minuti. Oggi una leccornia. Davvero? La tua
preferita, la bistecca Salisbury. Lui Morris annuì. Con acqua fatta in casa? Cosa?
Niente. Cos'era tutto quel chiasso, stavi di nuovo strillando Milton? Strillando?
Come fai a dirlo? T'ho sentito. Come potevi sentirmi con tutto quel chiasso? Maya
io ti dico che bisogna fare qualcosa. Qualcosa? a che proposito? A che proposito?
A proposito di Milton. Perché, che altro ha fatto? Che altro ha fatto? Già, non
fa mai niente. Non dice mai buongiorno e mai buonasera. Non dice niente. È bravo
solo a starsene piantato davanti a quella televisione come una mummia. Ma gli
piace, Morris. E poi gli impedisce di combinare guai. Sono suo padre. Ha il dovere
di salutarmi. E' forse eccessivo pretendere che tuo figlio, il tuo unico figlio,
ti saluti? Lavoro tutto il santo giorno come un dannato. Come uno schiavo - Maya
continuava a scuotere il capo annuendo intanto che metteva i vassoietti in forno,
con lui Morris che le andava dietro per tutta la cucina - per offrire alla mia
famiglia una bella casa in una zona residenziale perché non viva in una città
affollata e invivibile. Forse che chiedo d'essere accolto con squilli di tromba
quando ritorno a casa? Da rulli di tamburo? Tutto quello che chiedo è un po' di
considerazione, nient'altro che un po' di considerazione. E' chiedere troppo essere
salutato con un ciao dal proprio figlio? Io dico sempre ciao. Tu dici sempre ciao,
ma lui? Magari mi procuro un nastro inciso in cui dice una volta, una sola volta,
ciao papà, così tu me lo suoni quando ritorno a casa. Maya scrollò le spalle.
Scusami. Morris, devo apparecchiare la tavola. Apparecchiò mentre lui continuava
a andarle dietro. Imporrò un po' di cambiamenti in questa casa. Esigerò un po'
di rispetto da mio figlio. Mi senti? Ti sento Morris, e hai ragione. Hai diritto
a un po' di rispetto. Ora scusami devo prendere le posate. D'ora in poi quando
ritorno a casa lui deve spegnere quell'affare e dirmi ciao. Maya annuì. Com'è
andata la giornata oggi? La giornata? La giornata? Io il giorno sopravvivo, me
la cavo, è la sera che non va. Il contaminuti squillò e Maya andò a togliere i
vassoietti dal forno. Di' a Miltie che è pronto. Lui Morris andò in soggiorno,
con un cipiglio che tradiva tutta la sua determinazione. Vieni a tavola, Milton.
Mangio qui. Che vuoi dire mangio qui? Milton girò lentamente il
capo e guardò il padre come se fosse un poverocristo, quindi si girò di nuovo
verso lo schermo. Lui guardò fisso il figlio per qualche istante poi girò
sui tacchi e tornò in cucina. Non vuol venire a tavola. Non ha appetito? Vuole
essere servito di là. Maya si strinse nelle spalle. E lascialo mangiare di là.
Preparo il vassoietto così... Che significa lascialo mangiare di là? Morris non
alterarti, ti rovina la digestione. Vieni, siedi e calmati. Maya sospinse il marito
verso la sua sedia dopodiché preparò il vassoietto di Milton e glielo portò. Avanti
sù Morris, mangia finché è caldo. Morris continuava a scuotere il capo. Mangio
qui, mangio qui. Tutti i cannoni e le mitragliatrici del film gli esplodevano
in testa. In tutto quel traumatico chiasso udì la voce del figlio. Maya s'alzò
e tagliò una gran fetta di torta vi mise sopra una cucchiaiata di gelato e la
portò al figlio. Morris continuò a mangiare. Maya tornò al suo posto. Lui la vedeva
ma in un certo senso lei non c'era. C'era e non c'era. In testa aveva una ridda
di pensieri. Gli esplodevano nel cranio. Gli trapassavano orecchie e naso. Gli
zampillavano poi dalla bocca e gli si avvolgevano intorno alla testa e gli si
cacciavano in gola. Un po' di rispetto puoi anche salutare e dire ciao sono tuo
padre lavoro tutto il giorno il convoglio bestiame delle 5 e 30 e per che cosa
poi una sparata di cannoni e d'aerei un po' di rispetto e non devo sopportare
ci sarà un bel cambiamento - Morris, ti senti bene? - sì, cambiamento e rispetto
senza quelle sparatorie - s'alzò, tutto dritto e teso. Maya lo guardò continuando
a mangiare - cominciamo subito immediatamente con i cambiamenti, e s'avviò a passo
deciso fuori della cucina, passando davanti a Maya accigliata andò nel soggiorno,
passò davanti a quella mummia di Milton seduto a terra con gli occhi fissi allo
schermo e strappò il filo dell'apparecchio dalla presa dopodiché girò su se stesso
e s'avviò a uscire dal soggiorno. Milton strillò. Ehi, cheffai? Cheffaccio?
Faccio cambiamenti. Cambio tutto. Ehi ma', MA'!!! Maya si precipitò
nel soggiorno. Che succede? Milton tirava il padre per le braccia, lo colpiva,
cercava d'afferrare l'apparecchio e strillava: NO, NO, LASCIA STARE L'APPARECCHIO!
Stai attento che non ti dia quello che meriti. Che succede? Morris che?... Levati!
Via! Diede una spinta al figlio mentre automaticamente Maya si faceva da parte
mentre lui portava l'apparecchio verso la porta e lo lanciava alla fine sul prato.
Maya e Milton stettero a guardarlo mentre andava nel garage. D'ora in poi ci saranno
cambiamenti, ahahahahahahahahah, sarò salutato, ahahahahahahah! ! ! ! Venne fuori
dal garage con una tanica di benzina e un'accetta. Continuava a ridere e a sgolarsi
quando attaccò l'apparecchio con l'accetta, col tubo che esplodeva, grosse schegge
di vetro che piovevano dappertutto, lui che si tagliava qua e là le mani che prendevano
a sanguinare, Maya e Milton che urlavano, Milton che tirava la madre per un braccio
FERMALO, FERMALO!!! e poi correva in casa, sempre strillando, a chiamare la polizia.
Alcuni vicini spiarono dalle finestre poi vennero fuori a guardar lui che faceva
a pezzi la tv continuando a ridere, con piccoli schizzi di sangue che gli partivano
dalle mani, e poi altri vicini ancora vennero fuori dalle case mentre tante telefonate
diffondevano la notizia, e s'avvicinavano sempre più quei vicini finché sul marciapiede
s'accalcò quasi un centinaio di persone a guardare lui Morris che alla fine smise
con l'accetta e versò la benzina sull'apparecchio ormai a pezzi e vi buttò sopra
un fiammifero e il fuoco esplose con VVVUUUUMMM, AHAHAHAHAHAHAHA, BRUCIA BASTARDO,
BRUCIA, BRUCIA, BRUCIA!!!! e prese a saltare tutt'intorno mentre Milton correva
verso il fuoco e Maya cercava di trattenerlo e un paio dei bambini dei vicini
attaccavano a strillare. Dai, dai!!! e i loro genitori cantavano in coro Brucia,
brucia, brucia, brucia!!! e altri vicini ancora applaudivano e s'avvicinavano
al fuoco incoraggiando lui Morris che continuava a cantare BRUCIA BASTARDO, BRUCIA
BASTARDO, e poi da lontano si sentì una sirena che andò diventando sempre più
forte e più vicina e prima che i poliziotti arrivassero da dietro l'angolo sbucò
con uno stridio l'autopompa e due pompieri arrivarono di corsa con gli estintori
mentre un poliziotto chiedeva a Maya cosa stava succedendo e Milton saltava e
saltava urlando UCCIDETELO! AMMAZZATELO!!!! e poi all'improvviso rientrava di
corsa in casa a prendere la video camera e l'altro poliziotto cerca di tirar via
dal falò Morris che cercava invece di liberarsi a strattoni strillando mi lasci
andare, lei non ha nessun diritto, brucia bastardo, ora sì che dirà ciao e saluterà,
e il poliziotto tirava con più forza e lui resisteva con più ostinazione e alla
fine al poliziotto sbottò meglio che ti calmi amico o ti spacco la testa, e poi
chiamò il collega e insieme afferrarono Morris e gli storsero il braccio e quello
intanto si dimenava e saltava e s'agitava e strillava e tutt'e tre rotolarono
sul prato coi pompieri che gli dicevano di stare attenti e di togliersi di mezzo
mentre i vicini applaudivano lui Morris e fischiavano i poliziotti. Questi gli
avevano strappato quasi tutti i vestiti di dosso a lui Morris e alla fine lo tennero
a faccia in terra sul prato tutto ammaccato e sanguinante e uno gli teneva il
manganello piantato forte dietro la nuca mentre l'altro l'ammanettava con le mani
dietro la schiena e Milton era tutto preso a filmare la scena con la sua video
camera e Maya se ne stava ferma immobile a guardare i poliziotti che trascinavano
il marito che continuava a ridere/ urlare fino alla macchina e i pompieri sparpagliavano
le ceneri e s'assicuravano che il fuoco fosse spento prima d'andarsene. Milton
passò la notte dai nonni. Inserì la video camera sull'apparecchio tv dei nonni
e si guardò i poliziotti che trascinavano via suo padre ridendo isterico e agitando
il pugno contro lo schermo e gridando Uccidetelo! Uccidetelo! Uccidetelo!!!! e
poi rimise il nastro ancora una volta e ancora una volta e ancora...
(Tratto da Canto della neve silenziosa, Feltrinelli, Milano, 2002, traduzione
di Attilio Veraldi)
Hubert Selby Jr. (New York, 1928)
raggiunse una notorietà internazionale nel 1964 con la pubblicazione di Ultima
uscita per Brooklin. Dopo quel romanzo, Selby ha pubblicato dei racconti
e alcuni romanzi, tra i quali ricordiamo La stanza.
.
Precedente Successivo
Copertina
|