TRE POESIE DI AMÉRICO FERRARI

NULLA PIÚ


come i morti ritornano per abitarci
la notte
come le notti ci chiamano
a mezzogiorno
e come la nostra nicchia si apre ogni notte
in pieno giorno
e come giorno e notte tutto ci chiama e ci
reclama
e ci annuncia
la agonia –
lí ci troviamo
e ci guardiamo e
aspettiamo
con un bicchiere pieno di notte tra le mani
e una come sete del giorno
versato –
nulla piú

Da Noticias del deslugar

TREMENDO LÍO

Uno está con una – otra está con uno – uno está
con una y otra – y una está con otros unos – y
otra una está con uno y una entre otros más.
En medio de todo nadie está.
Qué tremendo lío entre tanto uno y tanta una y
tantos otros y otras y tantísimos y tantísimas más
cuando en medio de todo nadie está.

SPETTATORI

Da quando arrivarono qui non hanno imparato nulla.
L’unica cosa che sanno fare è guardare. Si alza la
burrasca e la sabbia del deserto mangia loro
gli occhi e non lascia stare nulla e loro sempre a guardare
quello che non c’é. Cade la pioggia e tutto lo disfá e
loro guardano e guardano attraverso la tenda che non lascia
vedere. Esplode il sole e subito tutto è bianco e ogni
occhio s ’accieca ma loro guardano da dietro la vista il
biancore finale. Sono il rovescio della vista il
corpo presente dell’ assenza : la visione indicibile
di tutto ció che non si vede. Desti testimoni della
trasparenza e delle tenebre. Chissá se non
son nati per dipingere in segreto l’ abbagliante
vista del mondo : quella che il paesaggio
naturale nasconde e che tutti portiamo in noi
coperta da un fazzoletto d’ombra posto sugli
occhi – dietro.

Da Noticias del deslugar

(Traduzione di Prisca Agustoni)


Le poesie in lingua originale:

NADA MÁS

como los muertos vuelven a habitarnos
por la noche
como las noches vienen a llamarnos
a mediodía
y como nuestro nicho se abre cada noche
en pleno día
y como día y noche todo nos llama y nos
reclama
y nos anuncia
la agonía –
ahí estamos
miramos y
aguardamos
con un vaso lleno de noche entre las manos
y una como sed del día
derramado –
nada más

TREMENDA TRESCA

Uno sta con una – un’altra sta con uno – uno sta
con una e un’altra – e una sta con tanti altri– e
un’altra sta con uno e con una tra gli altri.
Nel mezzo di tutto ció non c’é nessuno.
Che tremenda tresca tra tanti e tante e
tanti altri e tante altre e tantissimi e tantissime ancora
quando nel mezzo di tutto ció non c’é nessuno.

Da Noticias del deslugar

MIRONES

Desde que vinieron acá no han aprendido nada.
Lo único que saben es mirar. Se levanta el
vendaval y la arena del desierto les come los
ojos y no deja estar nada y ellos siempre mirando
lo que no está. Cae la lluvia y lo deslíe todo y
ellos miran y miran tras la cortina que no deja
ver. Estalla el sol y ya todo es blanco y todo ojo
se ciega pero ellos miran desde atrás de la vista
la blancura final. Son el reverso de la vista el
bulto presente de la ausencia : la visión indecible
de todo lo que no se ve. Desvelados testigos de
la transparencia y la tiniebla. Quién sabe si no
habrán nacido para pintar en secreto la
deslumbrante vista del mundo : la que el paisaje
natural oculta y que todos llevamos en nosotros
cubierta por un lienzo de sombra metida en los
ojos – atrás.

 



Américo Ferrari (Lima, 1929), é autore di libri di poesia e di critica letteraria, nonché traduttore in spagnolo di Novalis e di Georg Trakl, cosí come della poesia in francese del poeta peruviano César Moro. Ha riunito nel 1998 i suoi libri di poesia in un’unica edizione, Para esto hay que desnudar a la doncella (Barcellona, El Bardo). É conosciuto per il suo importante saggio letterario sulla poesia di César Vallejo (El universo poético de César Vallejo, Caracas, 1974/Lima, 1998), cosí come per altri studi critici (Los sonidos del silencio. Poetas peruanos en el siglo XX e Estudios de la poesía y poética hispanoamericanas). Ferrari vive da piú di 40 anni in Europa, a Ginevra, dove é stato professore titolare di traduzione presso l’Universitá Ecoles de Traduction et d’Interprétation.
Le poesie tradotte sono tratte dalla sua piú recente pubblicazione poetica, Noticias del deslugar, Barcellona, El Bardo, 2002.



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