INTARSIA

Ma se la vita, ingiusta, corrompe


Tiziano Fratus



Ma se la vita, ingiusta, corrompe
ogni essere vivente lo dissipa
delenda est Cartago! scrisse quel
folle al tempo dei triunviri, tres urbes
tre città nello stesso cuore pulsante
è la vita che scorre un fiume senza diga
fino al capolinea inesatto, la scintilla si spegne.
Ma è questo dunque il nostro destino?
La morte è una carta che deve calare?
Non esiste modo alcuno per perforare
il cielo bucare la terra estirpare il dubbio
della finale inutilità di qualsiasi gesto?
Questo mondo inghiottito zoo dantesco
che gira gira vortica dentro componendo
tessuti, organi che si mischiano agli umori
dei nostri pensieri, sangue blu che si fa nero
unghie spezzate per le radici della terra
i denti schiantati dal sonno dei boschi
e le gambe che il tempo ingessa ci mangia
un corpo che regredisce, dal giorno della nascita
altro non si fa che invecchiare è uno svelamento
dei nostri punti deboli, l'uomo che cresce è
un cadavere che si congeda un inchino
c'è dell'ironia in tutto questo spreco di fantasia.
Ma l'uomo che fa di fronte ai suoi limita corpori?
Apre la porta di casa, getta uno sguardo
il mare sembra non possedere confini lo spazio
laggiù scivola oltre le colonne d'Ercole,
ed è un improvviso scampare uno sgattaiolare
furtivo ingegnoso e audace, il soldato che in nome
di Dio si dirige verso l'ignoto mira al cuore del mondo
un piccolo uomo senza speranza ma, tra i libri,
uno soltanto regna in terra et regna nei cieli, le nuvole
di giorno, le stelle di notte, sono bussole naturali gas
che un destino ci sfilaccia per orientarci in questo
buio girovagare e non c'è acqua che possa
quietare la ricerca di una risposta senza domanda.
Dove andiamo adesso che tutto forse capiamo?
La vita oltre il cielo nell'infinito silenzio di un
mistero avvolto dal suono sordo di un botto
che nessuna creatura ha mai visto, nemmeno
immaginato, quale scienza potrà rilevare i numeri
le cifre magiche di un'alchimia che qualcosa o
qualcuno hanno attivato per stanchezza o per
gioco tutto gira tutto gracchia, ma nulla ritorna
nell'angolo acuto dove il moto ellittivo ha avuto origine.

E' il poeta un misero Dio, uomo in carne et ossa
che vuole filtrare il tempo per ormare lo spazio
illusionare questo dondolo senza rete
questa rete senza dondolo che oscilla, è certo,
appesa in modo sbagliato e senza regime di controllo.
E' una scoperta dei mondi, dal microcosmo dei
corpi divelti spezzati infranti ai sospiri regolari
stelle pulsar buchi neri e le macchine di Leonardo,
chi vincerà questa partita a scacchi con la vita?

 



Tiziano Fratus (Bergamo, 1975), dirige ManifatturAE - bottega di critica e ricerca. Insegna drammaturgia e storia del teatro del '900, collabora con riviste e centri di ricerca, è redattore di Atelier. Ha pubblicato A piccoli passi (Scriba Studio, Milano, 2002). Sono in fase di pubblicazione Lo spazio aperto - il teatro ad uso delle giovani generazioni, Un albero in scena - l'arte dei versi nella drammaturgia contemporanea italiana (Editoria & Spettacolo, Roma), il saggio panoramico I drammaturghi italiani nati negli anni Settanta. Ha scritto e diretto il monologo in versi L'autunno per Eleni. Sta lavorando ad una nuova drammaturgia in versi ed alla raccolta di poesie Intarsia, di cui una parte verrà pubblicata su varie riviste nel corso del 2003. Intarsia raccoglierà la sua produzione poetica e le sue drammaturgie in versi. Ma se la vita, ingiusta, corrompe ne è parte integrante.



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