L'UOMO
CHE COLLEZIONAVA DESTINI DI DONNE
che divennero poi il suo stesso destino
Emil Szittya
Gli insuccessi di una vita non rispecchiano sempre il valore di
colui che si è trovato a doverli subire. Non è facile,
e talvolta è anche imbarazzante, smascherare un contemporaneo
contro il quale non si è autorizzati a fare della morale.
Questo, tuttavia, non sempre va a sfavore di colui che viene smascherato,
e spesso permette di gettare luce sulla storia del suo tempo.
Herwart Walden, primo grande missionario dell'arte espressionista
e astratta, nonché fondatore
dell'interessante rivista d'arte "Der Sturm", era completamente
diverso da come lo si è sempre immaginato. Prima di tutto
si dovrebbe ovviamente parlare di quegli artisti che hanno influenzato
il proprio tempo; ma se si vuole fare un'analisi dell'arte espressionista
e astratta, che dal punto di vista filosofico fu un fenomeno tipicamente
tedesco, allora è impossibile non tenere in considerazione
Walden. Egli non nacque affatto in un paese scandinavo: in realtà
si chiamava Georg Levin, nacque a Berlino e pare che si sia dato
il nome di Herwart Walden solo per sembrare scandinavo. Mistificazioni
di questo genere erano molto comuni prima del 1914 e, cambiando
nome, egli voleva creare un'immagine ermetica di sé; e
forse anche questo ha in parte contribuito alla nuova Sehensucht
verso l'arte.
Walden si era convinto, e forse non a torto, di possedere il magico
potere di creare artisti. L'arte espressionista, nata all'interno
del circolo culturale che ruotava intorno a "Der Sturm",
fu l'arte meno erotica mai esistita in Germania. Penso che non
avesse neppure un'anima religiosa, nonostante l'amore di Kandinskij
per l'occultismo (il tentativo di esprimere realtà oscure
non coinvolge sempre la sessualità o la religiosità).
La peculiarità di Walden fu la totale mancanza di sensibilità
per la scultura e per la musica, sebbene Isadora Duncan, e in
particolare Else Lasker-Schüler, avessero cercato di convincerlo
che egli "aveva la stoffa del grande compositore". Il
famoso pittore norvegese Munch gli aveva parlato molto della musica
di Grieg. Non era forse questa una via verso l'astrazione? Persino
quando Munch dipinse "Il Bacio" e lavorò a Parigi,
la sua era un'arte asessuale e astratta che infondeva un senso
di paura.
Walden appartiene a quelle poche tipologie di artisti che non
provengono da un movimento sociale o anarchico, come invece si
può notare quasi sempre nell'arte naturalista e impressionista.
Egli era apolitico e sentiva l'irrefrenabile bisogno di astrazione
in ogni ambito. Si tratta di un atteggiamento che possiamo chiamare
di art pour l'art. E' un errore mettere in relazione l'Espressionismo
e l'arte astratta con il Fauvismo e il Cubismo. Già molto
tempo prima del Dadaismo, Walden mi cantò una volta le
seguenti parole:
"Smettete di sudare con i pensieri,/ di scolpire con parole
rare e gravi,/ di incidere con i vostri sentimenti/ e di stare
sempre seduti sul vostro grasso culo."
II
Pochi
sanno che Walden fu tra i primi a scoprire il talento della grande
ballerina Isadora Duncan e che l'aiutò a raggiungere il
suo primo importante successo. Prima del 1914 esisteva a Berlino
una "Associazione per l'arte" di cui Walden fu sia fondatore
che presidente, creata raccogliendo intorno a sé scrittori
e artisti che avessero qualcosa di nuovo da dire. Lo stesso Hermann
Bang lesse proprio qui alcuni estratti dai suoi romanzi; Walden
si sentiva legato a lui perché in questi romanzi Bang spingeva
fino all'estrema astrazione la sensazione di paura, quella stessa
sensazione che Munch trasmetteva con la sua arte pittorica. Quando
Isadora Duncan si esibì per l'Associazione,
i vecchi snob risero definendola "quella pazza americana
che vuole spingere fino alla follia la danza greca", e addirittura
denunciarono sia lei che Walden alla polizia. Walden dichiarò:
"Il ballo della Duncan rappresenta la morte della danza classica
e l'assaggio dell'arte di domani. Tra 50 anni tutti balleranno
come lei, che è riuscita a liberare la danza da una sessualità
solo apparente". Dopo che Walden riuscì a farla affermare
come ballerina, alla Duncan cominciarono ad arrivare offerte di
lavoro da ogni parte del mondo. Faceva però parte del destino
di Walden essere abbandonato dalle persone che lui stesso aveva
portato al successo. Ma il destino di queste persone fu per questo
meno fatale?
In Francia la Duncan trovò nella figura del poeta Fernand
Divoire un missionario pari a Walden (Divoire si occupava tra
l'altro di esperimenti nel campo dell'occulto -si noti che il
tempo sapeva già di metafisica). Grazie alla propaganda
di Divoire, artisti e scrittori accolsero con grande entusiasmo
la Duncan a Parigi. Poco prima del suo ingresso nel teatro Châtelet,
nel grande teatro dell'Opera si esibì il balletto di corte
russo che allora era all'apice del successo: mentre all'Opera,
quindi, i icchi snob francesi e stranieri ostentavano le loro
costose toilette e i loro gioielli, il teatro Châtelet era
stracolmo di artisti, scrittori, bohémien e studenti accorsi
a vedere la rivoluzionaria della danza. C'erano Picasso, van Dongen,
Marquet, Matisse, Max Jacob, Apollinaire, Diaghilev e Stravinskij.
Fu il più grande successo mai raggiunto a Parigi da una
ballerina solista. Io stesso ero presente quando il giovane poeta
Maurice disse ad Apollinaire: "Oggi in cinque, tutti poeti,
mi hanno chiesto dei soldi in prestito per poter vedere ballare
la Duncan". Lo Châtelet aveva fatto un tutto esaurito!
L'entusiasmo esplose come un vulcano e la Duncan dovette ripetere
ogni ballo due, tre volte, e così lo spettacolo terminò
con tre ore di ritardo.
Parigi s'innamorò di questa ballerina (peccato che Walden
non fosse presente), Poiret iniziò a sognare vestiti per
la Duncan e la fece ritrarre da Segonzac. Tutti i salotti parigini
le spalancarono le porte. Purtroppo il suo trionfo fu interrotto
da un tragico evento che probabilmente segnò per sempre
la vita della ballerina: i suoi figli, Patrick e Deardree, caddero
nella Senna con l'automobile e morirono affogati.
La sera successiva non solo gli artisti, ma l'intera Parigi si
era data appuntamento all'interno dello Châtelet. Quando
la Duncan salì sul palco, tutti pensarono che non sarebbe
riuscita nemmeno a muovere un passo. Tutto il pubblico si alzò
e rimase ammutolito a guardare per un quarto d'ora. In questo
silenzio quasi inquietante, la Duncan iniziò a danzare.
Tutti ebbero la sensazione che il dolore procedesse a tentoni
nella notte e non trovasse sollievo in nessun luogo. Quello che
danzava era il triste amore. Poi la danza si interruppe e dal
pubblico si levò un urlo di dolore.
Mi vennero allora alla mente i versi di Stefan George:
"Croce di strade/ siamo alla fine,/ la sera già cantava
/questa è la fine./ Ma questi flutti/ chi stancano?/ Da
troppo tempo ormai/ le pene mi stancano./ Le mani seducevano,/
non lo percepivi./ Le lacrime cadevano,/ e non le vedi."
Al funerale dei bambini migliaia e migliaia di parigini erano
stretti intorno all'infelice madre.
Da quel giorno la vita della ballerina iniziò a trasformarsi
in tragedia. Pose anche fine alla relazione col padre dei suoi
figli morti nell'incidente, il proprietario della fabbrica di
macchine da cucire Singer. Gli amici dovettero farla assistere
continuamente, perché nella sua depressione tentò
più volte il suicidio. Da tutto il mondo le vennero offerte
grosse somme di denaro affinché fondasse una scuola di
danza a Parigi. Persino il governo francese cercò di esserle
di aiuto. Lei rifiutò di "lavorare in un Paese, in
cui le era accaduta la più grande disgrazia della sua vita.
- Ma poi, a cosa serve una scuola se la danza della Duncan la
sa ballare solo la Duncan?"
Parigi sembrava essere la città delle sue sventure. All'inizio
della Prima Guerra Mondiale vi morì anche il suo terzo
figlio. Quando nel 1917 scoppiò la Rivoluzione Russa, la
Duncan vi si appassionò e partì per la Russia. Non
è possibile stabilire se lo fece per una convinzione politica:
si sapeva solo che lei voleva ballare per questa Rivoluzione (anche
Kandinskij fece allora ritorno alla sua patria; Chagall dipinse
i treni con scene della Rivoluzione; alle manifestazioni l'entusiasmo
di Majakovskij per Lenin prorompeva nelle sue poesie futuriste).
La Duncan amava quest'atmosfera, e tutta l'Intellighenzia russa
si entusiasmava alla sua danza. Ma il fato non la abbandonò.
Il giovane poeta russo Essenin, con cui si era sposata, si suicidò,
e lei ricadde di nuovo nella sua tremenda insicurezza. Tornò
distrutta nel Paese dove aveva riscosso il suo primo grande successo,
ma dove aveva anche dovuto sopportare le sue prime terribili sciagure.
Voleva forse sfidare il destino?
Visse quindi nel sud della Francia con un giovane compositore
francese. Il giorno dell'esecuzione di Sacco e Vanzetti andò
da Nizza a Parigi per riunire tutti i giovani a Montparnasse,
al Café du Dôme e al Select. Diede una candela ad
ognuno di loro e la sera andarono tutti a manifestare con le candele
accese davanti all'ambasciata americana.
E poi il tragico epilogo. L'allora ben noto pilota Benoit Falchetto,
che commerciava macchine di occasione a Nizza, invitò l'amica
Isadora Duncan a fare un giro di prova su di un'auto che voleva
comprare. Raggiunsero i 100 km orari. Improvvisamente, per la
folle velocità, la sciarpa che la ballerina portava al
collo si allentò e, impigliatasi in una ruota, finì
per strangolarla.
Così morì Isadora Duncan, la grande ballerina osannata
dal mondo intero.
Negli ultimi anni della sua vita, l'artista era diventata così
povera da essere costretta a vivere mantenuta dagli amici. Quando
morì, il suo intero patrimonio consisteva di soli 75 franchi,
e fu l'ex compagno Singer a sostenere i costi del funerale. Proprio
il giorno della sua morte, giunse dall'America una lettera in
cui le veniva offerto un milione di dollari se avesse accettato
di recarsi negli Stati Uniti per fondare una scuola di danza.
Non so se Walden abbia seguito fino alla fine le vicende della
Duncan. Nel 1919 mi capitò di parlargli della ballerina
e lui, con voce nostalgica, mi disse: " Peccato che non sia
rimasta con me; grazie alla sua danza sarei potuto diventare un
grande compositore!"
III
Walden
scoprì anche la poetessa Else Lasker-Schüler e fu
lui stesso a spingere Karl Kraus a pubblicarne le poesie sulla
rivista "Die Fackel". Walden visse per un certo periodo
con la poetessa, dandole un figlio che purtroppo morì a
20 anni. Le poesie della Lasker-Schüler somigliano ad antichissimi
canti orientali, ascoltando i quali, con il corpo abbandonato
su soffici tappeti tibetani, si sognano colombelle che nuotano
nel loro stesso sangue. Le opere di questa poetessa non aspettavano
altro che essere musicate, e Walden credeva di avere dentro di
sé questa musica.
Era quello il periodo in cui nei circoli culturali si era diffusa
la (falsa) credenza secondo cui "per creare opere grandiose,
è necessario essere vittime di una malattia". A Berlino
si raccontava che Walden avesse fatto in modo che Else fosse contagiata
da una malattia venerea, così da poter davvero rappresentare
il dramma di una grande poetessa. E rincarò la dose lasciandola,
facendo sì che il suo dramma diventasse più profondo.
Bisogna però considerare che in questa ricerca del tragico
c'era poco di vero.
Neanche grazie alle poesie della Lasker-Schüler, Walden riuscì
a diventare un grande compositore. La sua musica era destinata
solo ad una cerchia ristretta (fu l'artista Kokoschka, ad esempio,
a realizzare i frontespizi). Ma l'arte non nasce da crisi esistenziali
simulate. La Lasker-Schüler divenne una "cantante girovaga",
che nei testi delle sue canzoni raccontava vicende legate alla
cerchia dei suoi amici. Il destino della Germania, di cui Hitler
scandì il passo, fece sì che l'artista morisse da
qualche parte all'estero.
IV
La
psicanalisi nacque proprio nello stesso periodo dell'Espressionismo,
ma non ebbe mai alcun legame né con questo movimento né
con la successiva arte astratta, nonostante Erich Mühsam,
compagno di gioventù di Walden, fosse stato il primo ad
intervistare Freud. Nei confronti di questa corrente artistica,
la psicanalisi si dimostrò piuttosto ostile. Essa si caratterizzò,
all'inizio, come una questione esclusivamente austriaca, e Walden
manifestò, per tutta la vita, un'avversione nei confronti
di tutto ciò che proveniva dall'Austria e che più
tardi si sarebbe avvicinato al pensiero kafkiano.
Walden non fu affatto un mercante, bensì un missionario
dell'arte. Inizialmente sembrò interessarsi alla scoperta
di nuovi talenti nel campo della pittura, quasi esclusivamente
allo scopo di introdurre sua moglie Nell, anche lei pittrice,
in questo ambiente. Probabilmente non immaginava affatto che,
in questo modo, sarebbe diventato il grande missionario dell'Espressionismo
e dell'arte astratta. Ma non è certo mia intenzione fare
un elenco dei numerosi talenti artistici (e che ingente patrimonio
si sarebbero poi rivelati!) che Walden scoprì. Lui stesso
sarebbe poi morto poverissimo.
Personaggi strani, questi intellettuali russi! Dal 1905 era possibile
ormai incontrarli in ogni tipo di ambiente e di circostanza, dove
lasciavano ovunque un loro segno indelebile: spesso apparivano
con i loro volti da fanatici, come se sciamassero dai conventi
con l'intento di portare ovunque le loro preghiere. I russi svolsero
un ruolo determinante anche in campo scientifico (basti pensare
a Menchikov). Nella letteratura europea, inoltre, la loro influenza
si fece sentire già prima del 1914, in particolar modo
in Germania, dove era da tempo noto il prestigio di cinque grandi
compositori russi. Meno noto, invece, è l'influsso che
i pittori russi esercitarono in Germania. Prima del 1914 tutti
i pittori russi diretti a Parigi sceglievano come prima tappa
Monaco (l'Italia era ormai uscita di moda). Fra i primi ad intraprendere
questo viaggio vi furono la Goncarova e Larionov. Natalia Goncarova
era un'erede del pensiero del famoso poeta Pukin e fu proprio
lei ad introdurre a Parigi e a Monaco il culto religioso delle
icone.
Naturalmente la Goncarova attinse dal movimento della Brücke
di Monaco e dai cubisti di Parigi, ma allo stesso tempo influenzò
Jawlensky, Kandinskij e la Werewkina con la sua religiosità
delle immagini, aprendo così anche una delle strade verso
l'arte astratta (Natalya Goncarova ideò scenografie e costumi
per l'Opera di Parigi e Londra, illustrò molti libri e
nel 1913 espose i suoi quadri insieme a Larionov in occasione
del primo Herbstsalon tedesco, il Salone Autunnale ideato
dallo stesso Walden. Morì a Parigi a 87 anni ed oggi i
suoi dipinti sono esposti nei musei di tutto il mondo). A quel
tempo Larionov era già famoso in Russia come fondatore
della Scuola dei Costruttivisti, ed infatti un'intera sala del
Museo di Mosca è oggi dedicata ai suoi dipinti. Prima del
1914 Larionov aveva già riscosso un grande successo sia
a Monaco che a Berlino, al punto da essere perfino invitato a
tenere delle lezioni al Bauhaus; decise, però, di rifiutare
la proposta. Negli anni seguenti la sua predilezione si spostò
dalla pittura alla danza, arte con la quale influenzò i
Balletti Russi di Djagilev. Walden convinse artisti del calibro
di Picasso, Braque, Survage e Léger a creare i costumi
e le scene per i balletti e fu sempre lui a convincere Stravinskij
a comporne le musiche; fu proprio in questo modo che il grande
compositore russo, che fra l'altro visse per un breve periodo
anche a Monaco, iniziò la sua carriera.
La Werewkin, moglie di Jawlensky, avvicinò Walden al circolo
del Blaue Reiter, di cui facevano parte Kandinskij, Macke,
Kampendong e Franz Marc (quest'ultimo ammirava talmente la poetessa
Else Lasker-Schüler da lasciarle in eredità, al momento
della sua morte avvenuta all'inizio della Prima Guerra Mondiale,
tutte le sue opere. Per evitare che venissero separate, la Lasker-Schüler
le cedette poi ad un prezzo irrisorio alla Galleria Nazionale
di Berlino. Si dice anche che Hitler abbia fatto mettere all'asta
a Lucerna i dipinti di Franz Marc).
La Werewkina fu un'inesauribile fonte di risorse per Walden, che
grazie a lei entrò in contatto anche con Klee e con tutti
gli esponenti del Bauhaus. Era proprio una donna straordinaria,
questa Werewkina! In qualche modo vi erano delle somiglianze tra
lei e la sua connazionale Goncarova, la quale svolse un ruolo
fondamentale nel fermento della pittura russa e francese. La Werewkina
ebbe un ruolo altrettanto significativo nella nascita dell'Espressionismo,
movimento che, tuttavia, smise di condividere quando questo sfociò
nell'arte astratta; cosa, questa, che fece anche suo marito. Avrebbe
avuto la possibilità di riscuotere un enorme successo in
Germania, ma si trasferì con il marito ad Ascona, in Svizzera,
dove poi fondò un museo con i lavori di tutti i pittori
locali, ed entrambi vennero così dimenticati. In Germania,
infatti, le sue opere vennero riscoperte solo dopo la sua morte.
Proprio come Walden, il suo protetto, la Werewkina condivise solo
la fase più tormentata dell'Espressionismo, non approfittando
della sua ascesa.
V
Il
dramma più grande nella vita di Walden fu causato dalla
moglie Nell. Egli voleva trasformarla in una grande artista, così
come aveva già fatto con la Duncan e con la Lasker-Schüler,
e ci provò circondandola di grandi artisti.
Prima del 1914 Ludwig Rubiner visse per un certo periodo a Parigi,
frequentando Picasso, il pittore cubista olandese Otto van Rees
e lo scultore e pittore tedesco Freundlich, del quale si è
tornato a parlare molto in questi ultimi anni. Io lo presentai
a Chagall, mentre Cendrars lo mise in contatto con Robert Delaunay.
Rubiner conobbe inoltre anche il gruppo di Apollinaire e di Max
Jacob, e nel pamphlet futuristico "Merde und Rosen"
egli fu decorato da Apollinaire con una rosa.
Nel 1913 Herwart Walden si recò a Parigi per organizzare
da là un moderno Herbstsalon a Berlino, e Rubiner
lo introdusse nella sua cerchia di amicizie parigine. Walden,
particolarmente affascinato da Delaunay e da Chagall, promise
loro grandiose esposizioni in Germania; Delaunay pretese subito
del denaro che però Walden, pur promettendo in continuazione,
non riuscì mai ad avere, mentre Chagall si lasciò
convincere ad affidare a lui la sua intera opera giovanile.
Walden aveva fatto tutto il possibile per rendere famoso Chagall,
e fu anche il primo a riuscirci. Poi però scoppiò
la Prima Guerra Mondiale e Walden, per scongiurare una confisca,
in quanto 'patrimonio straniero', dei dipinti affidatigli da Chagall,
dichiarò la collezione venduta intestandola alla moglie.
Egli era realmente intenzionato a restituire i quadri all'artista
in un secondo momento, ma alla fine della guerra, prima ancora
che Chagall fosse tornato dalla Russia, Nell si separò
da Walden e portò con sé tutti i quadri dell'artista.
Si può ben comprendere la rabbia di Chagall, che aveva
così perduto tutti i suoi dipinti giovanili, ma non bisogna
dimenticare il fatto che Walden lo aveva reso famoso pur senza
trarne alcun beneficio.
Per il missionario dell'arte moderna, questo episodio segnò
l'inizio della fine: i suoi migliori amici, per i quali aveva
fatto così tanto, lo abbandonarono, e la sua rivista "Der
Sturm" perse l'interesse del pubblico. E pensare che oggi,
invece, le vecchie edizioni dello "Sturm" costano un
piccolo patrimonio, oltre ad essere indispensabili per chiunque
voglia farsi un'idea dell'Espressionismo e dell'arte astratta.
VI
Intorno
al 1920 Walden mi chiese se io potessi indicargli una buona segretaria.
Conoscevo una ragazza di Lipsia che studiava Storia dell'Arte
e che era figlia di un pellicciaio. Walden la fece venire a Berlino.
Questa ragazza era una comunista militante, e per suo tramite
Walden, per la prima volta nella sua vita, entrò in contatto
con la politica e si lasciò influenzare a tal punto che
più tardi la seguì nella Russia sovietica. Fu stimolato
in tal senso anche dal disegnatore Vogeler che ideò i caratteri
di scrittura per i libri di George.
Il mondo è pieno di presunti onniscienti, come quelli che
allora pretendevano di essere addirittura a conoscenza dei pensieri
mai espressi di Stalin, nonché di tutti gli ordini che
venivano impartiti (e non impartiti) nella Russia sovietica. Questi
signori erano convinti che "in Russia Walden fosse stato
costretto a scrivere contro il movimento espressionista, ma essendo
ideologicamente contrario a ciò, finì per essere
ucciso".
Strano popolo, questi russi: durante la Seconda Guerra Mondiale,
che costò la vita a 17 milioni di persone, essi sembravano
non avere altra preoccupazione che quella di uccidere il povero
Walden per la sua visione dell'arte. Non è difficile immaginare
come il "Walden dell'art pour l'art" non si dovesse
trovare a proprio agio nella Russia sovietica. Ho saputo da alcuni
conoscenti che, in Russia, Walden non dipinse mai, ma fu insegnante
di musica; inoltre scrisse saggi per riviste tedesche lì
pubblicate e fu persino membro della redazione della rivista "Das
Wort". Fino alla fine Walden fu amico di Johannes Becher
e sembra che sia deceduto di morte naturale. I soliti presunti
onniscienti, in vena di umore, negli ultimi anni sono arrivati
a sostenere che "nella Russia sovietica nessuno muore di
morte naturale, ma tutti vengono fatti fuori". E anche Walden,
al quale la vita non aveva risparmiato proprio nulla, doveva aver
subito una simile sorte.
E' triste vedere come, alla fine, egli non sia riuscito a godere
i frutti dell'opera alla cui realizzazione tanto ampiamente aveva
contribuito.
(Traduzione
a cura di Alfano Giusi, Alvisi Regina, Bandinu Silvia, Bozza Michela,
Brunaldi Erika, Cappelli Rita, Casadio Lara, Casci Ceccacci Sara,
Celeste Anna Maria, Cembali M. Elena, Eccher Chiara, Fuchs Rebekka,
Gruner Katharina, Jägle Katharina, Klück Jasmin, Kokel
Annika, Kurz Christopher, Masoni Alessia, Müller Tanja, Parentini
Roberta, Rigoni Arianna, Rossini Gianluca, Salvarezza Dora, Serafini
Marta, Spiga Cinzia, Tagliani Elisa, Tasselli Francesca, Tosi Valeria,
Turra Valentina, Welters Katja, allievi del corso di Traduzione
dal Tedesco presso la "Scuola Superiore di Lingue Moderne per
Interpreti e Traduttori" di Forlì - Università
di Bologna - con la supervisione del Prof. Bruno Persico)
Precedente
Successivo
GEGNER
- L'AVVERSARIO
Copertina
|