L'ANARCHISMO
NEL 1968
Edgar Morin
Nel Giugno 1968, Edgar Morin, uno degli osservatori più
attenti della rivolta studentesca di Maggio, espone (a caldo),
le sue conclusioni.
Mi
sembra che si possa parlare allo stesso tempo di una resurrezione
e di una rinascita dell'anarchia, da parte della gioventù
intellettuale. Certamente, il movimento libertario che era stato
costituito del resto da diversi gruppi non aveva cessato di esistere,
ma la sua esistenza era ridotta e politicamente inesistente. Non
so se l'anarchia all'inizio del secolo aveva un seguito tra gli
intellettuali. C'era sicuramente Laurent Tailhade che ammirava
i testi anarchici, ma questo atteggiamento non doveva essere molto
diffuso.
Questo fenomeno di risurrezione dell'anarchismo nella gioventù
studentesca è dato dal fatto che in tutti i paesi, compresa
la Francia, una parte della gioventù vuole cambiare la
sua vita quanto cambiare la società. I giovani vogliono
essere autentici e liberi. Questo movimento ha preso dagli Stati
Uniti l'aspetto "beatnik" o "hyppie", che
costituiva una sorta di anarchismo selvaggio. In Francia, si è
incarnato parzialmente in una resurrezione dell'anarchismo. Si
è assistito a questo a Nanterre, dove alcuni giovani rifiutano
di delegare la loro esistenza a degli organismi, a dei partiti
politici, a degli Stati. Si tratta anche di una rinascita dell'anarchismo
in quel senso che l'antico movimento libertario viveva sulle idee
di Bakounine, di Proudhon, di Elisée Reclus,
aveva i suoi maestri di pensiero e scomunicava Marx allo stesso
modo che i marxisti scomunicavano Bakounine. Ora, c'è un
revisionismo anarchico che si è manifestato prima attraverso
dei piccoli gruppi di studio. E in questi gruppi di studio, c'erano
studenti che integravano alla teoria anarchica degli aspetti sia
del pensiero di Marx, che del pensiero di Freud. Cercando una
giustificazione teorica della loro volontà di libertà
e di autenticità, hanno incontrato differenti correnti
di pensiero moderno ed è da quel revisionismo estremo aperto
che viene la rinascita del movimento libertario.
Lo possiamo ritrovare in diversi gruppi. Per esempio, quella piccola
rivista "Rouge et Noir" (Rosso e Nero), di cui il titolo
del resto significa proprio questa volontà di alleanza
tra il marxismo e l'anarchismo. Stessa cosa per la "Tribune
culturelle des cercles libertaires" (Tribuna culturale dei
cerchi libertari) che era composta in buona parte da studenti.
Queste riviste erano poco conosciute perché erano molto
spesso clandestine, ma pubblicavano delle analisi estremamente
interessanti sui problemi della società, dell'uomo ecc.
Questa rinascita dell'anarchismo, legata al revisionismo, si è
potuta fare solo grazie alle nuove condizioni del pensiero studentesco
negli anni '60. Ma quali sono queste condizioni? Innanzitutto
il regresso dell'influenza comunista, regresso di cui si conoscono
le cause: il partito comunista giudicato sempre meno rivoluzionario,
sempre meno combattivo, infangato dalle rivelazioni del rapporto
Khrouchtchev e dagli avvenimenti di Ungheria, appare sempre più
"in più" come una burocrazia, una potenza anonima
alienante l'individuo. A favore di questo regresso del partito
comunista tra gli studenti, senza i quali del resto tutti gli
avvenimenti attuali restano incomprensibili, non solo sono rifiorite
differenti sette trostskyste, che erano sempre esistite tra gli
adulti, e che avevano sempre avuto qualche studente come aderenti;
ma in questo periodo si sono anche più largamente diffuse
le idee della rivista "Socialisme et Barbarie" (Socialismo
e Barbarie), che era, infatti, una sintesi originale del marxismo
e dell'anarchismo. Infine, si sono trovate le idee del comunismo
di sinistra, del comunismo dei consigli, che erano esistiti in
URSS all'inizio della rivoluzione e che erano stati schiacciati
con la rivolta di Kronstadt.
Il declino dell'influenza comunista, la ricerca di qualche cosa
di radicale, non solo in teoria ma anche nel modo di vivere, tutto
ha favorito questo neo-anarchismo. Ma questo covava, non si manifestava.
Erano gli altri gruppi studenteschi trotskysti, maoisti, che facevano
i grandi manifesti sul Vietnam, su Guevara, su Cuba. Erano loro
che si manifestavano nelle residenze universitarie. Non gli anarchici,
dal momento che erano molto malfidati nei confronti della Cina,
verso Cuba, verso tutti i paesi dove c'era un partito organizzato.
E quando il 3 Maggio è spuntata la bandiera nera, ci si
è stupefatti, e ci si è accorti che il lavoro della
"vecchia talpa storica" di cui parlava Hegel, era anche
fatto di questo versante. Ai tempi della Prima Internazionale,
l'opposizione di Marx e di Bakounine aveva avuto un carattere
particolare. Marx disprezzava Bakounine che, in un senso, ammirava
Marx e certe sue analisi. Ma oggi, gli anarchici moderni non sono
più ostili a Marx. Ha dovuto esserci, d'altronde, in seno
al movimento libertario un severo conflitto generazionale per
far accettare questo revisionismo.
Il neo-anarchismo, vicino a Bakounine, è considerato dagli
elementi marxisti del movimento del 22 Marzo, per esempio dal
J.C.R., un po' come gli anarchici erano considerati da Lénine:
profondamente. Lénine sentiva che questi erano vicini.
Quando Lénine ha scritto "Lo Stato e la Rivoluzione",
era, infatti, per dire agli anarchici: anche io, come voi, desidero
l'abolizione dello Stato, l'abolizione di tutte le costrizioni;
la nostra sola divergenza riguarda il mezzo di arrivarvi - credo
alla necessità di una dittatura transitoria del proletariato
- ma ciononostante siamo fratelli. E questa sorta di fraternità
che è esistita a volte tra leninisti e anarchici si è
ritrovata all'interno del movimento del 22 Marzo. La J.C.R. era
forse, in modo giovanile, l'eredità diretta di Lénine
passato al trotskysmo. Quando il partito comunista staliniano
non concepiva i suoi rapporti con gli anarchici che come uno sterminio.
Il legame tra i vecchi anarchici e il neo anarchismo è
sicuro. C'erano tra i vecchi anarchici dei personaggi straordinari,
dei veterani dell'inizio secolo, che erano stati dall'inizio disertori,
ecc. D'altra parte mi sembra che la sola veritiera Internazionale
della solidarietà si trovi tra gli anarchici e i giovani
che si sono avvicinati al movimento libertario hanno dovuto essere
molto sensibili a quel clima di fraternità che esisteva
tra gli anziani. Infine, c'è stata tutta l'eredità
spagnola: l'esplosione straordinaria in Catalogna, in Aragona,
o nei villaggi, dove spontaneamente i paesani trasformavano la
chiesa in luogo di riunione, bruciavano i titoli bancari, decidevano
di sopprimere il denaro e di mettere tutto in comune. Questa epopea
anarchica ha dovuto avere una grande influenza.
Oggi, diverse vie portano all'anarchismo. Per esempio quella dei
"beatnik", quella degli hippy. Anche la cultura di massa
se ne occupa: Bonnie e Clyde, la riapparizione del romanticismo
della "Banda a Bonnot", del film e della canzone. Un'altra
via è la critica politica della burocrazia, questa ricerca
comunista che si vuole collettivista, ugualitaria, autogestionaria
e per la quale l'autorità è sempre delegata e sempre
revocabile. Tutte queste correnti portano ad una sorta di anarchismo
moderno che sarebbe forse più giusto definire comunismo
libertario.
L'anarchismo, essendo ben inteso che è sempre stato molto
flessibile, aveva ad una delle sue estremità una tendenza
puramente individualista, predicante lo sbocciare dell' "io",
il cameratismo amoroso, ecc. e all'altra estremità, dei
gruppi organizzati che volevano lottare contro la società,
che erano decisi a fare saltare tutto con un'aggressività
stupefacente.
Oggi, i giovani comprendono questa aggressività e la riprendono
a loro modo. Nel movimento neo anarchico, inoltre, ci sono quantità
e tendenze. Mi sembra che un limite del suo pensiero, è
che non vede il dramma che impone il problema del potere. E' come
se il potere fosse qualche cosa di artificiale, imposto all'uomo
dallo Stato, e che si possa sopprimere come una sorta di tumore.
Fatta questa riserva, i giovani anarchici hanno ai miei occhi
una superiorità considerevole: non sono prigionieri di
una scolastica dogmatica, come è il caso di molti militanti
che si reclamano di partiti ufficialmente marxisti, trotskysti
o maoisti. Sono meno prigionieri di quadri di pensiero rigidi.
Dal momento che gli anarchici leggono Marcuso, non si chiedono,
a priori, se ciò che scrive Marcuso è pericoloso,
se Marcuso non neghi il ruolo storico del proletariato, se non
manchi ai suoi scritti un concetto giusto dello spirito del partito,
ecc. Non hanno questa sorta di ricerca ossessiva del difetto,
della carenza, della deviazione. Sono considerevolmente più
aperti.
Non bisogna dimenticare anche che il pensiero neo-anarchico è
stato irrigato dal situazionismo, ultimo ramoscello uscito dopo
la guerra dal grande tronco surrealista e che il surrealismo aveva
una componente libertaria molto profonda. L'accettazione della
violenza del pensiero anarchico, il loro rifiuto di categorie
del bene e del male, del crudo e del cotto, l'audacia del loro
pensiero, fanno scandalo. Le barricate sono un fenomeno molto
spontaneo; è la strada, i giovani nel loro insieme, che
le hanno costruite, ma infine era la combattività degli
anarchici che ha sollevato i giovani. Al momento in cui i manifestanti
reclamavano l'amnistia per gli studenti e i lavoratori, francesi
o stranieri, che erano stati arrestati durante i primi giorni
di maggio, un anarchico reclamava ugualmente l'amnistia per i
suoi saccheggiatori. Affermava che i saccheggiatori, a loro modo,
confusamente, esprimevano anch'essi la loro rivolta contro la
società dello sfruttamento. Una tale formula - che si sia
d'accordo con lei o no, poco importa - dimostra che essi non hanno
paura delle idee, che rifiutano di essere scandalizzati. Ed è
questo che fa scandalo.
Anarchia, nella coscienza popolare, significa innanzitutto disordine,
caos, fine del mondo, scarsità di essenza, piuttosto che
referenza al movimento anarchico. E' dell'anarchia come caos che
la borghesia ha avuto paura più che del movimento anarchico
libertario. Ha sicuramente detestato la bandiera nera come la
bandiera rossa, ma non più a lungo. I due fenomeni importanti
sono, innanzitutto, l'apparizione della bandiera nera che ha stupefatto
e, dall'altra parte, l'alleanza del rosso e del nero. Cohn-Bendit
con i J.C.R. all'interno dello stesso movimento. Lo stupefacimento
è stato così grande, a destra come a sinistra, che
la bandiera nera è stata perfino ammessa nei cortei dei
sindacati ufficiali.
(Tratto dal Magazine littéraire, n. 19, Giugno
1968; tradotto da Simona Cappellini)
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