PERCHÉ GLI USA SONO UNA
POTENZA TERRORISTICA
Intervista con Noam Chomsky (nella foto), realizzata da Atilio
Borón, in occasione del Forum Social Mundial, in
Argentina nell'Agosto 2002.
Un'intervista in video del linguista e attivista Noam Chomsky
è stata tra le principali attrazioni del secondo giorno
del Forum Social Mundial Temático, in Argentina.
L'intervista, realizzata dal sociologo Atilio Borón, coordinatore
del Consiglio latino-americano delle Scienze Sociali (Clacso)
durante il II Fórum Social Mundial di Porto Alegre,
si è svolta il 23 agosto nell'auditorium affollato della
Facoltà di Scienze Sociali dell'Università di Buenos
Aires. Col titolo "La guerra contro i popoli - Dialoghi per
un pensiero critico", sintetizza la posizione critica di
Chomsky riguardo all'egemonia platenaria svolta dagli Stati Uniti,
egemonia costruita con sangue, capitale, fuoco e ipocrisia.
Nell'intervista Chomsky analizza il processo di militarizzazione
dei rapporti internazionali promosso dal governo Bush dopo gli
attentati dell'11 Settembre, e le riconfigurazioni in corso del
potere imperiale. Sono ancora manifestazioni delle forme storiche
dell'imperialismo, delle miserie della democrazia neo-liberale,
della crisi in Medio Oriente, delle resistenze al militarismo
globale e della nascita del movimento mondiale contro la globalizzazione.
L'intervista in video è la prima della serie "Dialoghi
per un pensiero critico", che raccoglierà un insieme
di testimonianze di intellettuali e di leader sociali di diversi
paesi. La serie è un'iniziativa del Clacso insieme al Laboratorio
di Politiche Pubbliche dell'Università dello Stato di Rio
de Janeiro e dell'Unità Sperimentale di Suono e Immagine
dell'Università del Norte Fluminense.
Il
terrore come politica estera
Chomsky
ricorda alcune delle tesi più importanti presenti nel suo
testo "Il terrore come politica estera degli Stati Uniti",
secondo le quali gli Usa sarebbero i campioni mondiali del terrorismo.
E a sostegno delle sue affermazioni cita qualche esempio. Gli
USA hanno praticato il terrorismo in Nicaragua, hanno appoggiato
paesi terroristi come Turchia e Indonesia, hanno spalleggiato
Saddam Hussein nel suo piano di annichilimento dei curdi, sono
stati alleati di Bin Laden nella lotta contro i sovietici in Afganistan.
In America Latina non raramente il governo di Washington ha appoggiato
dittature che hanno usato e abusato della pratica della tortura
e hanno violato tutti i Diritti Umani conosciuti. È successo
in Argentina, in Brasile, in Uruguay, in Cile e in diversi altri
paesi.
Chomsky ricorda ancora che, attraverso la propria politica estera,
comportandosi come i signori del Diritto internazionale, gli USA
hanno boicottato e ricattato le istituzioni internazionali, sprezzanti
della sovranità delle nazioni e del diritto dei cittadini
di mantenere il controllo della propria esistenza. La storia recente
sembra dare ragione a Chomsky. Il governo statunitense dirige
una campagna internazionale contro la creazione del Tribunale
Penale Internazionale (istituzione destinata a giudicare gli accusati
di delitti contro l'umanità), contro l'approvazione del
Protocollo di Kyoto (che tratta della riduzione dell'emissione
di gas inquinanti) e contro il trattato anti-armi chimiche e biologiche.
Il
terrorismo è l'arma dei poveri?
Dalla
fine della 2° Guerra Mondiale gli USA hanno chiuso un occhio
di fronte a molti "genocidi silenziosi" praticati in
diverse parti del mondo. Sono intervenuti soltanto quando i propri
interessi geopolitici risultavano minacciati. Chomsky rifiuta
la tesi per cui il terrorismo sarebbe l'arma dei poveri e dei
disperati. Sostiene che è proprio il contrario, e cita
l'esempio delle alleanze politiche della Casa Bianca con paesi
dittatoriali e gruppi terroristici, tra i quali lo stesso Bin
Laden. Ma se tutto ciò fosse vero, come può passare
inosservata una tale ipocrisia all'opinione pubblica mondiale?
Senza considerare l'ingenuità della domanda stessa, uno
dei dati menzionati dal sociologo Atilio Borón può
fornire una pista sulla natura della costruzione delle egemonie:
circa l'85% di tutte le immagini che circolano sul pianeta sono
prodotte in un'unica città, Los Angeles.
"La responsabilità è di Hollywood allora?"
domanderebbe un elettore meno avvezzo alle teorie cospiratorie.
Probabilmente no, almeno non in un modo diretto, ma questo dato,
se vero, ha un'importanza tale da non poter essere trascurata.
La fenomenale egemonia svolta dagli Stati Uniti non possiede oggi
soltanto tentacoli politici, economici e militari, che già
di per sé riuniscono un potere straordinario. Si tratta
anche, e fortemente, di un'egemonia simbolica.
Lungo gli anni, nelle sue critiche alla politica degli USA, Chomsky
per attaccare l'establishment ha imparato ad utilizzarne le stesse
fonti . Così ha fatto, ad esempio, durante la guerra in
Afganistan. Citando un servizio del "New York Times",
ricorda che ci sono tra 7 e 9 milioni di afgani che soffrono la
fame. Avveniva già prima del fatidico 11 settembre, quando
la gente sopravviveva grazie agli aiuti internazionali. Il 16
Settembre il New York Times informava che gli USA avevano sollecitato
al Pakistan l'interruzione dell'invio alla popolazione afgana
di camion con aiuti umanitarii, soprattutto viveri. Nella prima
settimana di bombardamenti, dice Chomsky - citando ancora il "New
York Times" - circa 7,5 milioni di afgani versavano in serie
difficoltà di sopravvivenza, senza nessun tipo di aiuto.
Con l'inizio dei bombardamenti la consegna di cibo è stata
ridotta alla metà. Ossia, la civiltà occidentale
ha deciso di anticipare lo sterminio da 3 a 4 milioni di persone,
in modo silenzioso e con la complicità della comunità
internazionale.
La
risoluzione delle Nazioni Unite contro il terrorismo
Chomsky
fornisce anche un altro dato a riconferma della posizione a dir
poco "ambigua" degli USA riguardo al terrorismo. Nel
dicembre 1987 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha emesso
una risoluzione che condanna la piaga del terrorismo e conclama
il ruolo degli Stati Uniti nel combatterla. La risoluzione è
stata approvata per maggioranza, con l'astensione dell'Honduras
e i voti contrari di Israele e degli USA. Perché questi
paesi hanno votato contro? Perché nel testo figura un paragrafo
che fa presente che la risoluzione non intacca il diritto dei
popoli alla lotta contro il razzismo e i regimi coloniali, o contro
l'occupazione militare di una potenza straniera. Gli USA e Israele
non hanno accettato questo paragrafo. La ragione principale, dice
Chomsky, è che in quel periodo il Sudafrica era uno dei
loro principali alleati e ancora applicava il regime dell'Apartheid,
combattuto dal Congresso Nazionale Africano, ufficialmente considerato
un gruppo terrorista. Per non parlare dei territori occupati da
Israele in Palestina.
Ciò che sostiene Chomsky, in sintesi, non è una
novità per ciò che concerne la Realpolitik,
quello che è sempre stato il linguaggio delle potenze egemoniche.
La definizione di terrorismo - e di tanti altri concetti - cambia
a seconda dei loro interessi geopolitici. Si tratta di una "flaccidezza"
semantica necessaria per il conseguimento di un vantaggio più
grande. Ora, che sono stati colpiti al cuore da un attacco terroristico,
esibendo al mondo la propria vulnerabilità, gli USA hanno
scatenato una crociata universale, approfittando dell'occasione
per rimescolare le pedine sulla scacchiera internazionale. E non
a caso iniziano la loro offensiva in una regione vicina al Mar
Caspio, il secondo maggior giacimento di petrolio del pianeta.
Il vicepresidente Dick Cheney, ricorda Chomsky, si è arricchito
in affari con il petrolio iracheno, secondo produttore mondiale
dopo l'Arabia Saudita. Oggi il suo governo prepara un attacco
all'Iraq per deporre Saddam Hussein, restituire la libertà
agli iracheni e, vantaggio collaterale, rinforzare la sua posizione
strategica nel centro energetico del pianeta. Questa è
la sintesi dell'opera, secondo Chomsky.
Terrorismo
economico
Ma
ci sono anche altre tipologie di terrorismo, meno spettacolari
nei loro effetti televisivi immediati, ma ugualmente drammatiche
per la popolazione colpita. L'Argentina ne è l'esempio
paradigmatico. Dopo aver vissuto un periodo terribile sotto una
dittatura militare brutale, appoggiata e finanziata dagli USA
(oltre che da altre nazioni occidentali), il paese è stato
trasformato nella cavia favorita dal Consenso di Washington; e
la teoria dello Stato Minimo è stata portata alle estreme
conseguenze con effetti devastanti. Oggi, il suo parco produttivo
è praticamente distrutto, e più della metà
della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà.
I sostenitori delle privatizzazioni, dell'apertura sfrenata dell'economia
nazionale ai mercati globali e del bisogno di riduzione del potere
dello Stato, se ne lavano le mani e dicono che la colpa è
proprio degli argentini che non hanno saputo fare bene le cose.
L'FMI, controllato politicamente da Washington, da mesi rimanda
un aiuto economico al paese. Secondo alcuni, lo scopo è
quello di impossibilitare in definitiva l'emergenza del Mercosud
e di aprire le porte all'Alca.
Allora gli Stati Uniti sono responsabili di tutti i problemi del
pianeta? Probabilmente no, perché la realtà è
molto più complessa di quello che la maggior parte dei
testi riesce ad esprimere, ma sembra innegabile che, come potenza
egemonica (o come "Impero", come preferiscono altri)
hanno, nel bene e nel male, le loro impronte digitali segnate
su ogni angolo di questo pianeta, su ogni bambino di strada che
fa l'impossibile per garantirsi un'esistenza che è sempre
più minacciata. Nei termini della Realpolitik menzionata
prima, gli interessi del più forte prevalgono sempre e
regolano principi e valori. Gli USA hanno appoggiato la dittatura
argentina, una delle più crudeli mai affermatesi in America
Latina. Gli USA appoggiarono (e incentivarono) l'implemento delle
politiche neoliberali in Argentina. E non l'hanno fatto in nome
della libertà, ma dei propri interessi geopolitici. Interessi
che giustificano il sacrificio di esseri umani in nome di una
causa prioritaria. Osama Bin Laden sarebbe d'accordo. Non a caso
ha fatto affari con Washington quando entrambi avevano interessi
comuni. Molto probabilmente, Bush e Bin Laden non avrebbero messo
la loro firma in calce a questa massima di Proudhon, intellettuale
anarchico dell'Ottocento: "La libertà è madre,
non figlia dell'ordine".
(Articolo di Marco Aurélio Weissheimer per la rivista spagnola
on-line La insígnia. Traduzione di Julio Monteiro
Martins)
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