LUCCICAVANO
Simona Dolce
Avevo un paio di scarpe rosse una
volta, le mie scarpe rosse luccicanti e belle, e le mettevo sempre
le mie scarpe rosse perché erano belle e lucide, avevano
un po' di tacco, e io prima delle scarpe rosse non avevo messo
scarpe col tacco, pensavo fossero eleganti le scarpe col tacco,
e poi ce le aveva sempre mia madre che quando si avvicinava la
sentivo prima perché i tacchi si scontravano con il pavimento
e sapevo che era lei che arrivava, e poi, che ne so, mi sembravano
scomode le scarpe col tacco, mi sembravano scomode e da vecchie;
poi un giorno le ho trovate, ho trovato le mie scarpe rosse, erano
nell'armadio e di certo non ce le avevo messe io e neanche mia
madre perché glielo avevo chiesto se ce le aveva messe
lei, ma mi aveva detto di no; però loro stavano lì
senza che nessuno ce le avesse messe, e non dicevano niente, luccicavano
però, quello sì! Luccicavano tanto e stavano ferme
di fronte a me, fu amore a prima vista, mi innamorai subito, volevo
subito metterle e non pensai a nulla, non pensai che non erano
mie, le presi, le presi e le misi, la misura era la mia, e come
mi stavano bene, erano mie, ormai lo erano!!!
Ci uscivo sempre con le mie scarpe rosse col tacco, e suonavano
anche, saltellavo sul pavimento, però lo facevo piano,
piano piano perché a quella, a mia madre, dava fastidio
il rumore, e poi non volevo che mi vedesse con le scarpe col tacco,
a dir la verità non volevo vederla mai, cercavo sempre
di non incontrarla,e anche a tavola non ci mangiavo mai per non
vederla, ci saltellavo e picchiettavano leggermente sul marmo,
ed erano bellissime, bellissime scarpe rosse col tacco.
Con le scarpe col tacco ci uscivo per strada e ci facevo grandi
passeggiate, ci camminavo e camminavo e la gente mi guardava in
modo strano, pensavo fosse per il colore acceso o perché
erano belle e le volevano anche loro, ma non me ne fregava niente
di come mi guardava la gente perché mi piaceva troppo camminare
con le scarpe rosse, l'unica cosa che non mi piaceva era che non
ci potevo giocare a palla con i miei amici, loro mi dicevano che
a palla con le scarpe col tacco non ci potevo giocare, e allora
mene andavo e camminavo, camminavo, camminavo e poi però
dovevo tornare a casa, e mia madre o non c'era, o era in qualche
altra stanza e io non la vedevo; una volta, una volta sola, fu
l'unica, una volta mi vide, mi guardò bene e vide anche
le scarpe rosse col tacco, emise un grido fortissimo e io le chiesi
scusa, glielo chiesi di nuovo, ma si gettò veloce su di
me, mi buttò a terra, mi strappò le scarpe dai piedi
e mi disse che ero malato, mi disse che ero un bambino malato,
che un bambino non mette le scarpe col tacco, che ero come mio
padre. Io andai in camera mia, mi distesi sul letto e cominciai
a piangere, accarezzai i miei piedi nudi e mi chiesi dove fosse
mio padre, mi chiesi di nuovo chi avesse messo le scarpe rosse
col tacco nel mio armadio, e dopo un poco qualcuno mi rispose
che era lui papà e che le scarpe nell'armadio le aveva
messe lui perché a lui piace il rosso, e mi disse che aveva
pensato che anche a me potesse piacere.
Da allora le scarpe rosse non le ho più perché non
me ne ha ancora dato un paio nuovo, però abbiamo fatto
un patto, è un patto segreto, io e lui abbiamo fatto un
patto segretissimo, a me piace il rosso e anche a lui piace il
rosso, io ogni sera prendo un sottile coltellino che lui mi ha
fatto trovare nell'armadio e faccio una linea nel polso sinistro,
ogni sera un po' più lunga, poi esce il rosso, me ne spargo
un po' sui piedi e il resto lo lascio a lui.
Simona Dolce ha 17 anni, vive
e studia a Palermo.
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