ANDARE OLTRE - Dimora dei migranti 2001

Armando Gnisci

Proverò innanzitutto a spiegare il senso della intestazione "Dimora dei Migranti" che proposi al Sindaco di Grotteria e che oggi è diventata una specie di formula magica sulle labbra dei kamini, ma anche, un po', dei locridi.
Ho scelto la parola "Dimora" perché essa significa casa e significa più di casa. Vediamo. Innanzitutto, per Grotteria dimora deve voler dire qualcosa che si avvicini a quelle che si chiamavano una volta "Casa del Popolo" e poi "Casa della Cultura", e poi ancora "Casa delle Culture".
Dimora, in più, deve significare Grande Casa dell'Ospitalità, Arco e Giardino dell'Accoglienza. Stanza dove è bello incontrarsi, trattenersi, ricevere ed essere ricevuti. Stanza (che l'italiano possiede sia nella lingua che nella poesia) viene dal verbo umilissimo "stare", a significare un'altra forma dell'essere, insieme alla lingua spagnola, mentre il francese non la possiede. Una stanza dove possano convenire e passare il tempo insieme le diverse generazioni (i vecchi e i giovani, come titolava Pirandello un suo romanzo un po' dimenticato), i popoli diversi, i sessi, non più deboli e forti, ma mutui, convertiti ad ascoltarsi e parlarsi in una conversazione che non può non essere che amorosa. Non perché parli solo d'amore, ma perché l'amorosità è il suo orizzonte, lo scialle dentro il cui abbraccio ogni discorso è possibile e protetto, se diventa amorevole.
Questa dimora-stanza l'avete preparata Voi cittadini di Grotteria per voi stessi e per coloro che vanno incontrati, per coloro che passano: come il vento e gli anni, il dolore e la gioia, il ricordo e il desiderio, e la "schiena scura del tempo", come dice Shakespeare, il cammino d'aurora di sfolgorio e di discesa del sole, sempre dorato e la notte. Come passano gli umani per andare sempre oltre, fin da quando ci mettemmo in piedi nella savana della Rift Valley e ci mettemmo a migrare in tutto il pianeta dal cuore dell'Africa. Con le mani libere per costruire e la bocca pronta per parlare.
La Dimora, nel suo senso antropologico più ampio e antico, è, quindi, il luogo dell'alternanza della e alla Migrazione. Se migrare vuol dire andare oltre la collina e il mare, la dimora è il suo naturale riposo e la sua stanza, la terra promessa, il convenire e il fermarsi a conversare: la terra dove si può rimanere. Una sera o migliaia di anni, la dimora sta sempre come il tramonto e la notte al giorno e al cammino dell'opera: come la fase stanziale della giusta alternanza.

Quelli che passano da un luogo e cercano stanza e dimora, sono i nostri antenati e parenti, noi stessi alfine: emigrati nell'altrove lontano di tutti i mondi. Dal Canada alla Patagonia, dall'Australia alle miniere valloni e fiamminghe. Per andare a "fare una buona colonia". Ma oggi sono anche quelli che arrivano da tutti i mondi presso di noi, facendo del nuovo secolo il loro e il nostro secolo, come ha scritto in una stupenda poesia del 16 giugno del 2000, il premio Nobel caraibico Derek Walcott.
Grotteria ha avuto il coraggio di fondare una stanza "comunale" dell'incontro, una dimora sicura per l'umano che viene, una casa del futuro.

Ed ora esporrò in estrema sintesi i programmi e le iniziative che suggeriamo per questa nuova forma del dimorare comune:
- continuare l'esperienza inaugurale della "Scuola di scrittura", che, anche se in forma di assaggio, tanto successo ha avuto presso i giovani coinvolti in questa settimana, sia con veri e propri corsi residenziali che nella forma continua, come suggerisce Julio Monteiro, della rete telematica;
- iniziare la formazione di una biblioteca - che sarebbe la prima in Italia - specializzata in testi della e sulla migrazione da e verso il nostro paese;
- avviare la raccolta di documentazione (lettere, diari, scritti di vario genere, fotografie, oggetti, filmati ecc.) della emigrazione calabrese nel mondo;
- stabilire una rete di contatti con le comunità di calabresi nel mondo per avviare iniziative comuni;
- dare inizio ad una attività di vero e proprio Centro culturale, con: mostre di arti visive, sala di formazione e creazione musicale di artisti del Mediterraneo, convegni, corsi di informatica, internet, ma anche di ikebana, di origami, di spagnolo, di arabo, di tutto;
- una impresa editoriale, in collaborazione con la casa editrice Meltemi (è il nome di un vento del Mediterraneo che permetteva la navigazione da Creta verso il continente europeo) per pubblicare una collana di testi degli scrittori migranti.
E altro ancora. Avete per i vostri desideri e per le vostre idee due fonti di supporto, come si dice oggi, molto fervide: la Kami e il Dipartimento di Italianistica e Spettacolo dell'Università di Roma "La Sapienza". E tanti amici. Credeteci.




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