ESTATE ROMANA
Michela Carpi
Odore di prato e terra. Odore di
birra. E vino, carne e fumo, impregnati
nell'aria e nei vestiti.
Nei capelli che dovevi lavarti prima di dormire, se volevi dormire.
Seduta tra un africano e un iracheno, felice e infelice senza
saperlo,
chiudevi gli occhi, ascoltavi.
Rumore di gente, di passi sparsi, babele di parole e musica lontana
- chi va
a prendere il vino, stavolta offro io - vino bianco da seimila
lire,
sigarette che non fumavi, qualcosa da mangiare e da tirarsi addosso,
distrattamente. Sentire quel vino lungo la schiena, giù
per le braccia,
pancia, gambe umide di terra. E l'erba che ti solleticava le caviglie
e con
quel vino, una strana pace, nel frastuono.
Era il tempo in cui potevi vivere di poco, e pienamente.
Roma, terme di Caracalla, Festa dell'Unità. Daniele cantava
e non c'era
bisogno di andare proprio lì, che le sue canzoni le conoscevamo
quasi a
memoria, ci bastava ascoltarle così, note intonate, sfondo
serata. Roma.
Alzavi gli occhi, antiche mura e archi del passato, alzavi gli
occhi e non
la vedevi, Roma, via dei fori Imperiali, Circo Massimo, Caracalla.
La tua
seconda casa, in quei giorni.
Come se non dovesse finire mai.
Era il tempo in cui tutto quello che vivevi si faceva scrittura..
Era tempo in cui non c'era mai tempo, c'era solo il tempo, e tutto
il tempo,
però, per pensare.
Lasciavi passare senza toccarlo il piatto col kebab. A loro piaceva,
ovvio,
pur non essendo come poteva. E a te piaceva che mangiassero kebab,
loro. Non
avresti saputo vedere Duri con un hamburger, o Lazrak con un tramezzino
al
prosciutto.
Ascoltavi musica araba come se ti piacesse da sempre, e tornavi
dai viaggi
portando regali per loro perché era a loro che pensavi,
tornando a casa, la
sera. Anche a mille chilometri di distanza.
Lungotevere per accompagnare qualcuno da qualche parte, come sarebbe
stato
brutto e scuro, il fiume, senza quelle luci e quelle statue sui
ponti.
Una frase semplice, e poi buonanotte.
Ma nulla era semplice. Comunque andassero le cose.
Era anzi tutto molto difficile, ma di notte smettevi di pensarci.
Soltanto
rimanevano le cose che scrivevi.
Com'era chiara la notte e illuminata bene.
Michela Carpi, laureanda in
lettere: passo il mio tempo tra l'ass. cult. Bombacarta, di cui
sono vice-presidente e animatrice di un laboratorio di scrittura,
il MEG, gruppo religioso e il JRS, centro di accoglienza per rifugiati,
dove oltre ad aiutare in mensa e al dormitorio, sto avviando un'attività
di animazione culturale con i rifugiati. Ho collaborato e collaboro
ancora con alcune riviste e soprattutto amo scrivere più
di qualunque altra cosa (retorico ma vero).
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