LA MORTE DI CALVINO
Gore Vidal
Nella
mattina di Venerdì 20 Settembre, 1985, la prima tempesta
equinoziale dell'anno scoppiò sulla città di Roma.
Mi svegliai al suono dei tuoni e dei lampi; e pensai d'essere,
di nuovo, nella Seconda Guerra Mondiale. Un po' prima di mezzogiorno,
una macchina con autista arrivò per portarmi lungo la costa
mediterranea verso un paesino sul mare chiamato Castiglion della
Pescaia dove, all'una, sarebbe stato sepolto, nel cimitero del
paese, Italo Calvino, deceduto il giorno precedente.
Calvino aveva avuto un'emorragia cerebrale due settimane prima
mentre stava seduto nel giardino della sua casa in Pineta di Roccamare,
dove aveva passato l'estate lavorando alle lezioni su Charles
Eliot Norton che avrebbe tenuto durante l'autunno e l'inverno
presso Harvard. L'avevo visto nel mese di Maggio. L'avevo lodato
per il suo coraggio: intendeva dare le lezioni in inglese, una
lingua che leggeva con facilità ma che parlava con esitazione,
non come il francese o lo spagnolo, che parlava perfettamente;
del resto era nato a Cuba figlio di due agronomi italiani; e aveva
vissuto per molti anni a Parigi.
Era notte. Eravamo sulla terrazza del mio appartamento romano;
una luce sopra le nostre teste rendeva i suoi occhi infossati
ancora più scuri del solito. Italo aggrottò le ciglia
come per dire, così o cosà; poi sorrise, e quando
sorrideva, all'improvviso, il suo viso diventava come quello di
un bambino immensamente sveglio il quale ha appena elaborato la
teoria di campo unificata. "A Harvard farfuglierò"
disse. "Ma tanto farfuglio in qualunque lingua".
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A
differenza degli Stati Uniti, l'Italia ha sia un sistema educativo
(non importa se buono o cattivo) ed una cultura comune, sia buona
sia cattiva. Negli anni recenti, Calvino era diventato la figura
centrale nella cultura dell'Italia. Gli italiani erano fieri d'aver
generato uno scrittore di livello mondiale la cui reputazione
americana iniziò, se lo posso dire, poiché nessun
altro lo farà, dal 30 Maggio 1974, quando io descrissi
uno dei suoi romanzi su The New York Review of Books. Entro il
1985, fatta eccezione per l'Inghilterra, Calvino era letto ovunque
fossero letti i libri. Ho persino trovato un Calvino inserito
nella burocrazia letteraria Moscovita, e penso che possa aver
convinto gli editori di stato a tradurne di più. Curiosamente,
il fatto che egli se la fosse squagliata dal partito comunista
italiano nel 1957 non disturbava nessuno.
Calvino è morto tre settimane prima del suo sessantaduesimo
compleanno; e l'Italia mise il lutto, come se fosse morto un amato
principe. Per un americano, il contrasto fra loro e noi è
impressionante. Quando muore uno scrittore americano, viene pubblicata,
se egli è una celebrità (la fama non è più
possibile per nessuno di noi), una foto sotto la piega delle prime
pagine; più in là, un breve apprezzamento nella
pagina dedicata ai libri dei quotidiani che ne hanno una, di solito
si tratta del lavoro di un giornalista o altro quasi scrittore
il quale non ha effettivamente letto niente del lavoro dello scrittore
mancato ma che si trova a suo agio con l'arcano della pettegola
"Pagina Sei", e finisce tutto lì.
Nel caso di Calvino, i necrologi dei quotidiani americani furono
superficiali ed incompetenti: i circuiti fra i dipartimenti d'inglese,
dove le nostre pillole di reputazione letteraria vengono custodite
adesso, ed il mondo del giornalismo sono più che mai fragili
e la ricettività è sempre cattiva. Sorprendentemente,
Time and Newsweek, benché l'ho abbiano messo sulla "pagina
letteraria", non erano male, anche se uno lo riteneva un
"surrealista" e l'altro un "maestro della fantasia";
egli era, senza dubbio, un vero realista, il quale credeva "che
solo una certa solidità prosaica può dare alla luce
la creatività; la fantasia è come la marmellata,
la devi spalmare sopra una fetta di pane. Altrimenti, rimarrà
una cosa senza forma, come la marmellata, dalla quale non si ricaverà
niente." Questa semplice analogia è tratta da un'intervista
alla televisione italiana, trasmessa dopo la sua morte. Per dimostrare
quanto Calvino fosse ben visto da queste parti, The New York Times
citò sia John Updike, l'apostolo perenne della nostra letteratura
per le persone di media cultura (1) (con questo non intendo essere,
completamente, scortese), che Margaret Atwood (un nome che mi
giunge nuovo), Ursula K. Le Guin (una stimabile scrittrice di
fantascienza, ma a che titolo vuol dire un'ultima parola a proposito
di uno dei più complessi fra gli scrittori moderni?), Michael
Wood, il cui commento è stato abbastanza buono, e, in ultimo,
l'eccellente Anthony Burgess, il quale non ha raggiunto il suo
livello abituale in quest'occasione. Altrove, il Sig. Herbert
Mitgang citò anch'egli il sig. Updike e anche John Gardner,
ex-apostolo degli ignoranti, una specie d'evangelico cristiano
che vedeva il paradiso come un'università pragmatica americana.
L'Europa considerava la morte di Calvino come una calamità
per la cultura. Un critico letterario, contrapposto a teorico,
scrisse a lungo su Le Monde, mentre in Italia, ogni giorno per
due settimane, furono pubblicati i bollettini dell'ospedale di
Siena, e all'improvviso l'intera nazione era unita nella sua stima
non solo per un grande scrittore ma per qualcuno che raggiungeva
non soltanto gli scolari delle scuole elementari attraverso le
sue collezioni di racconti popolari e favole, ma anche, una volta
o l'altra, tutti coloro che leggono.
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La
prima emorragia fu seguita da un intervento chirurgico che durò
per molte ore. Calvino uscì dal coma. Era disorientato:
pensò che uno del personale medico fosse un poliziotto;
poi si domandò se avesse subito un intervento a cuore aperto.
Nel frattempo il chirurgo era diventato ottimista e persino loquace.
Raccontò ai giornalisti che non aveva ancora visto una
struttura cerebrale tanto delicata e complessa come quella di
Calvino. Pensai, immediatamente, al cervello più piccolo
mai registrato, quello di Anatole France. Il chirurgo raccontò
alla stampa che si era trovato costretto a fare del proprio meglio.
Dopotutto, l'inverno precedente, sia lui che i suoi figli avevano
letto e discusso Marcovaldo. Il cervello che era capace di farli
scervellare tanto doveva essere tenuto in vita per la sua rarità.
Possiamo immaginarci un paragonabile chirurgo americano: solo
sabato scorso ha fatto ridere me e i miei figli a crepapelle;
adesso stentavo a credere che stavo effettivamente guardando il
mitico cervello di Joan Rivers! D'altronde, forse l'ammiratore
di Joan Rivers avrebbe potuto salvare Calvino; solo che non c'era
mai stata nessuna vera speranza. Nel mese di Giugno aveva avuto
quello che lui riteneva fosse un terribile mal di testa; fu il
primo attacco. Inoltre, proveniva da una famiglia con una storia
di debolezza arteriosa. O così scrissero i giornali. I
servizi stampa riguardanti gli ultimi giorni di Calvino non furono
di più di quelli dedicati all'intervento subito da un vecchio
attore che i nostri maestri hanno ingaggiato per interpretare
un presidente, il tipo di soggetto che deliziava Calvino - cioè,
il Presidente Sostituto.
Mentre viaggiavamo verso nord sotto la pioggia, lessi l'ultimo
romanzo di Calvino, Palomar. Me lo aveva dato il 28 Novembre,
1983. Mi sentii agghiacciare - e in colpa -- nel leggere, per
la prima volta, la dedica: "Per Gore, queste ultime meditazioni
sulla Natura, Italo." Ultime è una parola che gli
artisti non dovrebbero usare con facilità. Cosa significavano
queste "ultime"? Più recenti? Oppure il suo ultimo
tentativo di scrivere del mondo fenomenale? Oppure, egli sapeva,
in qualche modo, che era in procinto di "Come imparare a
essere morto, " il titolo dell'ultimo capitolo del libro?
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Lessi
il libro, era molto breve. Una serie di meditazioni su soggetti
diversi di un certo sig. Palomar, il quale è Calvino stesso.
Le ambientazioni sono, variamente, la spiaggia a Castiglion della
Pescaia, la vicina casa nei boschi a Roccamare, l'appartamento
di Roma con la sua terrazza, un negozio di specialità gastronomiche
a Parigi. Non è questa l'occasione adatta per recensire
il libro. Ma feci delle osservazioni e sottolineai certi brani
che mi sembrava chiarissero questa prospettiva.
Palomar è sulla spiaggia a Castiglione: sta cercando di
capire la natura delle onde: è possibile seguirne solamente
una? O diventano tutte una? E pluribus unum ed il suo contrario
potrebbero riassumere l'approccio di Calvino alla nostra condizione.
Facciamo parte dell'universo? O, semplicemente, l'universo è
noi che pensiamo che una tale cosa esista? Spesso Calvino scrive
da scienziato, come lo furono i suoi genitori. Osserva, con precisione,
i minimi particolari della natura: le stelle, le onde, le lucertole,
le tartarughe, i seni di una donna sulla spiaggia. Durante l'operazione,
egli vacilla tra macro e micro. L'intero e una parte. Ed anche
illusioni ottiche: il libro è scritto al presente, come
uno scienziato che fa rapporti su quell'esperimento in corso,
la vita esaminata.
Le onde gli forniscono dei suggerimenti ma nessuna risposta. Viste
in una certa maniera, sembra che non vengano dall'orizzonte ma
dalla spiaggia stessa. " Forse il vero risultato a cui il
signor Palomar sta per giungere è di far correre le onde
in senso opposto, di capovolgere il tempo, di scorgere la vera
sostanza del mondo al di là delle abitudini sensoriali
e mentali? " ma non funziona del tutto, e non può
estendere "questo sapere all'intero universo". Ci si
accorge, durante la sua nuotata serale, che "il riflessso
del sole diventa una spada scintillante nell'acqua che dall'orizzonte
s'allunga fino a lui. Il signor palomar nuota nella spada... "
Ma anche tutti gli altri a quell'ora del giorno, ognuno nella
stessa spada che è dappertutto e da nessuna parte. "ma
la spada s'impone ugualmente all'occhio di ciascuno, non c'è
modo di sfuggirle. Ciò che abbiamo in comune è proprio
ciò che è dato a ciascuno come esclusivamente suo?"
Mentre Palomar galleggia sull'acqua si chiede se esiste. Adesso
è trasportato verso il solipsismo: "Se nessun occhio
tranne quello vitreo dei morti s'aprisse più sulla superficie
del globo terracqueo, la spada non tornerebbe più a brillare
" Sviluppa questo mentre galleggia sul dorso. "E forse
non la nascita dell'occhio ha fatto nascere la spada ma viceversa,
perché la spada non poteva fare a meno d'un occhio che
la guardasse al suo vertice". Ma la giornata sta volgendo
al termine, i surfisti sono tutti rientrati e anche Palomar ritorna
a riva.: "Si è convinto che la spada esisterà
anche senza di lui."
Nel giardino di Roccamare, Palomar osserva l'accoppiamento esotico
di due tartarughe; medita sul fischio, così simile a quello
di un essere umano che potrebbe essere lo stesso tipo di comunicazione.
"Qui si apre una prospettiva di pensieri molto promettente
per il signor Palomar a cui la discrepanza tra il comportamento
umano e il resto dell'universo è sempre stata fonte d'angoscia.
Il fischio uguale dell'uomo e del merlo ecco gli appare come un
ponte gettato sull'abisso." Ma il suo tentativo di comunicare
con loro fischiando in maniera similare porta a "perplessità"
da ambo le parti. Poi, nel contemplare gli orrori del suo prato
e le sue parti costituenti, fra queste erbacce, nomina e numera
con precisione quello che vede finché " non pensa
più al prato: pensa all'universo. Sta provando ad applicare
all'universo tutto quello che ha pensato del prato. L'universo
come cosmo regolare e ordinato o proliferazione caotica."
L'analogia, come sempre con Calvino, decolla (la marmellata sul
pane) e la risposta è, di nuovo, molte in una, o "insiemi
di insiemi."
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Le
osservazioni e le meditazioni continuano. Egli annota, "La
luna di pomeriggio nessuno la guarda, ed è quello il momento
in cui avrebbe più bisogno del nostro interessamento, dato
che la sua esistenza è ancora in forse. " Mentre cala
la notte, egli si chiede se lo splendore intenso della luna è
"dovuto al lento arretrare del cielo che più si allontana
più sprofonda nell'oscurità, o se invece è
la luna che sta venendo avanti raccogliendo la luce prima dispersa
intorno e privandone il cielo e concentrandola tutta nella tonda
bocca del suo imbuto."Adesso si comincia a capire il metodo
di una meditazione di Calvino. Egli guarda; descrive; ha un rispetto
da scienziato per i dati (al contrario del surrealista o lo scrittore
di fantascienza). Vuole che vediamo non solo quello che vede lui
ma anche quello che ci può essere sfuggito perché
non abbiamo guardato abbastanza attentamente. Non c'è da
meravigliarsi se spunta Galileo nelle sue scritture. L'opinione
accettata dall'umanità nel corso dei secoli (e questo è
tutto ciò che riguarda la media cultura) era certa che
il sole si muovesse attorno alla terra ma per una mente divergente
di un intellettuale, come quella di Galileo o Calvino, è
chiaramente il contrario. Galileo applicava i metodi scientifici
del suo tempo; Calvino usava la sua immaginazione. Per ognuno
di loro o le cose quadravano subito oppure riunivano i dati in
modo che altri potessero capire il fenomeno.
Nell'Aprile del 1982, mentre stavo parlando ad un uditorio a Los
Angeles insieme a George Mc Govern, Eugene Mc Carthy, e la temibile
fisioterapista Fonda-Hayden, " i tre pianeti 'esterni', visibili
ad occhio nudo ... sono tutti e tre in 'opposizione' dunque visibili
insieme per l'intera notte." E' superfluo dire, "Il
sig. Palomar corre sul terrazzo." Fra le stelle di Calvino
e le mie, vinse lui, eppure scrisse moltissimi commentari politici.
Ma dopo la sua uscita dal Partito Comunista , aveva la tendenza
più a descrivere la politica e le sue illusioni che sostenere
delle cause.. " In un tempo e in una nazione dove tutti si
scomodano per annunciare le loro opinioni o trasmettere giudizi,
il sig. Palomar ha preso l'abitudine di mordersi la lingua tre
volte prima di asserire qualunque cosa.. Dopo essersi morso, se
è sempre convinto di quello che sta per dire, lo dice."
Ma poi, "l'aver avuto l'opinione giusta non è niente
di meritevole; statisticamente, è quasi inevitabile che
fra le molte idee assurde, confuse o banali che gli vengono in
mente, ce ne siano anche alcune idee perspicaci, persino idee
geniali; e come gli sono venute in mente a lui, sicuramente possono
essere venute in mente anche a qualcun altro."
Com'era uno scrittore di letteratura e non un teorico, così
era un osservatore della politica e non un politico.
Calvino traeva ispirazione tanto dagli abitanti degli zoo quanto
da quelli delle città. "A questo punto la bambina
del sig. Palomar, che si è stancata da un pezzo di guardare
le giraffe, lo trascina verso la grotta dei pinguini. Il. sig.
Palomar cui i pinguini danno angoscia, la segue a malincuore,
e si domanda il perché del suo interesse per le giraffe.
"Forse perché il mondo intorno a lui si muove in modo
disarmonico ed egli spera sempre di scoprirvi un disegno, una
costante. Forse perché lui stesso sente di procedere spinto
da moti della mente non coordinati, che sembrano non aver niente
a che fare l'uno con l'altro e che è sempre più
difficile far quadrare in un qualsiasi modello d'armonia interiore."
Palomar è attratto dalla maleodorante casa dei rettili.
" Al di là del vetro d'ogni gabbia c'è il mondo
di prima dell'uomo, o di dopo, e di mostrare che i mondo dell'uomo
non è eterno e no è l'unico."I coccodrilli,
nella loro immobilità lo atterriscono. "Cosa aspettano?
o cosa hanno smesso di aspettare?In quale tempo sono immersi?
" Palomar fugge verso il gorilla albino, "unico esemplare
al mondo di una forma non scelta, non amata." Il gorilla,
nella sua noia, gioca con un pneumatico; se lo stringe al petto
per ore. L'immagine perseguita Palomar. Pensa,"Come il gorilla
ha il suo pneumatico, che gli serve da supporto tangibile per
un farneticante discorso senza parole - egli pensa -, così
io ho quest'immagine del grosso scimmione bianco. Tutti rigiriamo
tra le mani un vecchio copertone vuoto mediante il quale vorremmo
raggiungere il senso ultimo a cui le parole non giungono."
Questo è il massimo fra le immagini degli scrittori; quello
stato indescrivibile dove le parole sono assenti, non perché
fermate dalle sbarre di ferro di una gabbia allo zoo ma dalle
limitazioni di quel sistema elettrico binario ricoperto d'osso
che, nel caso di Calvino, si guastò il 19 settembre, 1985.
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All'improvviso,
avanti, sopra una collina sul mare, c'è Castiglion della
Pescaia. Sulla mia sinistra si trova la spiaggia dove Palomar
vide ma non vede più la spada di luce. Il mare è
diventato di uno strano sgradevole color violaceo, più
appropriato al Mar dei Caraibi, dove Calvino era nato, che al
Mediterraneo. Il cielo è coperto. L'aria è calda,
umida, senza vento (il titolo del giornale d'oggi, che ha dedicato
sei pagine alla vita e al lavoro di Calvino: CATACLISMA IN MESSICO).
Sono in anticipo di quaranta minuti.
Il cimitero si trova sopra una collina dietro il paese che è
situato sopra una collina più bassa. Parcheggiamo vicino
ad un pezzo di muro medioevale ed una torre spaccata. Salgo verso
il cimitero che è circondato da un alto muro di cemento.
In uno dei suoi primi libri, La Speculazione Edilizia, descrisse
come l'edilizia era riuscita, negli anni 50, a seppellire la Riviera
Italiana, la sua nativa Liguria, sotto un mare di "orribile
cemento rinforzato"; era chiamato "il boom". Una
buona porzione del muro a destra dell'ingresso del cimitero era
stata ricoperta con lo stesso piccolo annuncio funebre, ripetuto
parecchie centinaia di volte. Il nome "Italo Calvino, "
il nome di Castiglion della Pescaia, " il paese di Palomar,
" dice fieramente il cartello; poi l'omaggio del sindaco
del consiglio comunale e della popolazione.
All'interno del cimitero ci sono molte zone separate con muri.
La prima è una specie d'atrio, le cui pareti sono riempite
di cassetti che contengono i morti, impilati uno sopra l'altro,
ognuno con una fotografia dell'occupante, fatta troppo tardi nella
vita per destare pietà invece di un timore reverenziale.
Ci sono fiori di plastica dappertutto, e pochi fiori veri. Ogni
tanto c'è una piccola cappella, l'ultimo luogo di riposo
delle famiglie ricche o nobili. Mi viene un senso di panico: non
metteranno Italo in un cassetto? Poi, sulla destra, alla fine
dell'atrio, all'aria aperta, contro un muro basso, vedo una fila
d'immense corone di fiori, adatte ad un gangster americano o napoletano,
e non un cassetto ma una nuova fossa, della grandezza di una vasca
da bagno in un albergo moderatamente lussuoso. Su una delle corone
riesco a distinguere le parole Senato e Comunista ...omaggio della
delegazione comunista al Senato Italiano. Fra parentesi, poiché
l'Italia è una nazione di molti partiti politici ma poche
ideologie, il livello del parlamentare comune ha tendenza ad essere
più alto di quello dei suoi colleghi americani o inglesi.
Moravia è deputato al Parlamento Europeo. Sciascia era
nella camera dei deputati. Ogni partito cerca di mettere sulla
propria lista elettorale un certo numero di nomi d'illustri intellettuali.
L'attuale sindaco di Firenze è stato, fino a tempi recenti,
a capo dell'Opera di Parigi. Secondo la saggezza popolare, chiunque
fosse capace di occuparsi di quel marciume probabilmente sarebbe
stato in grado di affrontare Firenze.
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Dall'altra
parte del muro, erano visibili il mare violaceo ed i tetti rossi
delle case imbiancate a calce. Mentre fisso, moderatamente melanconico,
il paesaggio di Palomar, un giornalista di Napoli mi riconosce.
Dopo tutto sono un vicino, abito nel vicino Ravello. Sono intervistato
fra le tombe. Come avevo conosciuto Calvino? Cade qualche goccia
di pioggia tiepida. Appare un cameraman da dietro una cappella
e m'inquadra. Sta arrivando la troupe della televisione di stato.
Ricordo che undici anni prima avevo scritto un pezzo sul suo lavoro.
L'aveva conosciuto prima d'allora? Lo scambio di favori è
ancora più evidente in una piccola nazione come l'Italia
che nel nostro caro New York Times. No, non l'avevo ancora conosciuto
quando scrissi il pezzo. L'avevo solo letto, l'avevo ammirato;
descritto (l'unico compito del critico) la sua opera per coloro
che mi potevano leggere (l'unico scopo del critico). Lo ha incontrato
in seguito? Si, mi scrisse una lettera a proposito del pezzo.
In Italiano o in Inglese? Dico, in Italiano. Cosa le scrisse?
Che cosa pensa che dicesse? Mi sto irritando. Disse che gli era
piaciuto quello che avevo scritto.
In effetti, la lettera di Calvino era stata, tipicamente, interessante
e tangenziale. Avevo terminato la mia descrizione con "Leggendo
Calvino, avevo la sensazione snervante che anch'io scrivevo quello
che lui aveva scritto; in questo modo la sua arte dimostra la
sua tesi mentre lo scrittore ed il lettore diventano uno, o Uno."Questo
catturò la sua attenzione, Educatamente, iniziò
a dire che era sempre stato attratto dalla mia "ironia pungente,
" e così via, ma, in particolare, gli era piaciuto
quello che avevo scritto di lui per due motivi. Il primo, "Si
ha la sensazione che Lei abbia scritto questo saggio per il piacere
di scriverlo, alternando elogi calorosi e critiche e riserve con
assoluta sincerità, libertà e umorismo continuo,
e questa sensazione di piacere è irresistibilmente trasmessa
al lettore. Secondo, ho sempre pensato che sarebbe difficile trarre
un tema unificante dai miei libri, ognuno così diverso
dagli altri. Adesso Lei - esplorando la mia opera come dovrebbe
essere fatto, cioè affrontandola in maniera non sistematica,
fermandosi qua e là; a volte con una mira precisa senza
deviazioni; altre volte, vagando come un vagabondo - è
riuscito a dare un senso generale a tutto ciò che ho scritto,
quasi una filosofia." Poi Calvino viene al punto. "La
fine del Suo saggio contiene un'affermazione di ciò che
mi sembra importante in senso assoluto. Non so se in realtà
si riferisce a me, ma è vero di una letteratura ideale
per ognuno di noi: la fine essendo che ognuno di noi dev'essere,
che lo scrittore ed il lettore diventano uno, o Uno. E per chiudere
il mio discorso ed il Suo in un cerchio perfetto, possiamo dire
che Uno è Tutti." In un certo senso, il successivo
Palomar era l'assembramento degli elementi di una filosofia o
filosofie; di qui, l'iscrizione "le mie ultime meditazioni
sulla Natura."
Non mi lascio sfuggire nemmeno una parola di tutto questo al giovane
giornalista. Ma gli dico che avevo incontrato Calvino e sua moglie,
Chichita, a casa di un editore americano, poco dopo aver ricevuto
la lettera, e, benché fossi stato assicurato che non ci
sarebbero stati altri scrittori a parte noi, trovai una stanza
sprizzante di genio letterario americano. Timoroso del diventare
prematuramente Uno di loro, me la squagliai nella notte.
Due anni fa, quando fui insignito della cittadinanza onoraria
di Ravello, Calvino accettò l'invito della cittadina di
partecipare alla cerimonia, durante la quale pronunciò
uno splendido discorso sul mio lavoro in generale e su Duluth,
in particolare. Inoltre, il suo appartamento di Roma era nella
stessa strada del mio (ci divideva - ah, la bellezza del simbolo
casuale! - il Pantheon), ogni tanto ci vedevamo.
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Per
tutto lo scorso anno, Calvino aveva atteso con impazienza l'autunno
e l'inverno che avrebbe passato a Harvard. Aveva persino iniziato
a studiare sodo "teoria letteraria."Sapeva benissimo
che giardino d'infanzia mefitico siano diventati i nostri dipartimenti
d'Inglese, e non vedo l'ora di sentire cosa ha da dire nelle cinque
lezioni che è riuscito a scrivere. Mi ero proposto d'armarlo
di un po' di critica
meravigliosamente sciocca e di nessun valore culturale (tratta
da Partisan Review), a proposito del perché le persone
non amano più leggere. Si cita con ammirazione
John Gardner: "In quasi tutta la prosa narrativa di buon
livello, la trama - quasi inevitabile - di base è questa:
un personaggio centrale desidera qualcosa, la insegue nonostante
l'opposizione (che forse include anche i suoi stessi dubbi), e
in questo modo arriva ad una vittoria, una sconfitta o un pareggio."
Per coloro che ancora desiderosi di saper qualcosa in più
a proposito della cultura di lato medio e basso livello, quest'ultimo
è l'Excelsior delle commercialità prive di valore
culturale, scritte con caratteri d'oro nelle sale del Thalberg
Building presso MGM, ma che non troveremmo mai, diciamo, nell'originale
Partisan Review di Rahv e Dupee, Trilling e Chase. Poi, il "critico
del PR" cita "un recensore" del New York Times
che sta cercando di capire perché Calvino è così
apprezzato. "Se l'amore fallisce, ricominciano da capo; le
loro vite sono una serie di nuovi inizi, dove le complicazioni
non si sono ancora mostrate. A differenza dei grandi romanzieri
Russi e Francesi [e questa è media cultura pura: Quali
romanzieri, scemo? Fai i nomi, esponi la tua tesi, descrivi],
che seguono i loro personaggi attraverso le lunghe e tortuose
caverne [!] delle loro vite, Calvino spegne semplicemente l'apparecchio
dopo il facile inizio e cambia canale." Questo tipo di scritti
ha dato alla chiacchiera libraria americana, (bookchat - un parola
coniata da me, sarete desiderosi di sapere), una cattiva reputazione.
Ma la nostra critica di PR, una donna, la minoranza favorita di
quest'anno ( sic), afferma, aspramente, che tutta questa "indeterminazione"
non è il tipo di roba che la gente vera vuole leggere.
"E Calvino è popolare, se mai lo è, fra i teorici,
consumatori di 'testi' piuttosto che di romanzi e racconti."
Oramai non avrò più occasione di farmi una risata
insieme a Calvino a proposito di quest'ultimo rapporto proveniente
dalla terra verso la quale emigrarono Bouvard e Pecuchet.
Un furgoncino pieno di poliziotti si ferma ai piedi della collina
del cimitero. Ci si aspetta l'arrivo di una folla. Il giorno prima
il Presidente della Repubblica era venuto all'ospedale di Siena
per congedarsi. Ci si può immaginare una scena simile negli
Stati Uniti. In alto in cima al Tulsa Tower Hospital, il Reverendo
Oral Roberts entra nella stanza silenziosa. "Sig. Presidente,
è tutto finito. Egli ha attraversato il fiume risplendente."
Una lacrima luccica nell'occhio del Presidente in carica. "L'ultima
riunione," mormora. La piccola figura al suo fianco, con
gli occhi enormi spalancati e colmi di lacrime, sussurra, "Questo
significa che non ci saranno più romanzi Harlequin?"
Il presidente in carica la tiene stretta. "Ci saranno sempre
gli Harlequin, Mammina," egli dice. "Ma non saranno
più gli stessi. Non senza Louis L'Amour."
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Ora,
diverse centinaia d'amici di Calvino, scrittori, editori, giornalisti,
dignitari locali stanno riempiendo il cimitero.Tengo la mano di
Chichita per un lungo momento; ha avuto, come ha detto qualcuno,
due settimane per accettare non tanto la morte ma l'incubo che
è morire.
L'ultimo capitolo di Palomar inizia così, "Il sig.
Palomar decide che d'ora innanzi egli si comporterà come
se fosse morto, per vedere come se la cava il mondo senza di lui."
Fino a qui, non tanto bene, pensai. Città del Messico è
crollata e sua figlia è in ritardo per la sepoltura. Sul
lato positivo, non c'è nessun prete, nessuna funzione,
nessuna parola. All'improvviso, mentre si accendono una dozzina
di telecamere, la scatola di legno scuro e lucido, contente Calvino,
appare nell'atrio. Com'è piccola la scatola, penso. Era
più piccolo di quello che mi ricordo? O si è ritirato?
Certamente, è morto ma, com'egli ha scritto, "Prima
di tutto, non devi confondere l'essere morto con il non essere,
una condizione che occupa il vasto spazio di tempo prima della
nascita, apparentemente simmetrico con l'altro, ugualmente vasto
spazio che segue la morte. Infatti, prima della nascita, facciamo
parte dell'infinita possibilità che potranno o non potranno
essere realizzate; mentre, una volta defunti, non potremo realizzarci
né nel passato (al quale adesso apparteniamo completamente
ma sul quale non abbiamo più nessun'influenza) né
nel futuro (il quale, anche se è influenzato da noi, resta
per noi proibito)."
Con un fracasso, la scatola viene abbassata dentro la vasca da
bagno. Adesso, il naso di Palomar è circa 10 centimetri
sotto la terra che era solito esaminare così minuziosamente.
Poi, delle mattonelle sono disposte senza cura sopra la bara;
e la scatola non si vede più. Il caldo é fastidioso,
mentre aspettiamo l'arrivo della figlia.
Ci guardiamo l'un l'altro come fossimo ad una festa che si è
rifiutata di decollare. Riconosco Natalia Ginzburg. Vedo qualcuno
che mi sembra dovrebbe essere Umberto Eco, e lo è. "La
vita di una persona è fatta d'un insieme d'eventi, l'ultimo
dei quali potrebbe anche cambiare il significato del tutto..."
Noto, nella folla, diverse dozzine di scolari. Sono dei fans delle
favole di Calvino; semplicemente, dei consumatori precoci di "testi"
e proto-teorici. Poi la figlia e dei secchi di cemento arrivano
contemporaneamente.Uno dei muratori versa il cemento sopra le
mattonelle; con perizia liscia la superficie viscida con una cazzuola.
Cemento orribile. "Per questo Palomar si prepara a diventare
un morto scorbutico, che mal sopporta la la condanna a restare
così com'è, ma non è disposto a rinunciare
a nulla di sé neanche se gli pesa." Finalmente il
cemento è a filo del terreno; e questa è fatta.
Sto in piedi dietro Chichita, che è immobile. Alla fine
alzo lo sguardo dal rettangolo grigio di cemento fresco e lì,
fissandomi, è Calvino. Sembra angosciato, strano, non proprio
a posto. Ma è, senza dubbio, il sig. Palomar, presente
al suo stesso funerale. Per un breve attimo pazzo, ci fissiamo;
poi lui guarda in basso verso la bara che non contiene lui ma
Italo. L'uomo che io ho pensato fosse Italo è suo fratello
minore, Floriano.
Mi allontano prima degli altri. Durante il rientro a Roma, nonostante
il sole sia splendente e caldo, comincia a piovere. Il diavolo
sta picchiando sua moglie, come dicono al sud. Poi, un arcobaleno
copre tutto il cielo ad est. Per i Romani e gli Etruschi, i primi
abitanti della zona attraverso la quale stiamo viaggiando, l'arcobaleno
era messaggero infausto di cambiamenti imminenti negli affari
umani, la morte di re, città, il mondo. Faccio un gesto
di scaramanzia. Il Tempo può finire adesso. Ma, "
<< Se il tempo deve finire, lo si può descrivere,
istante per istante, - pensa Palomar,- e ogni istante, a descriverlo,
si dilata tanto che non se ne vede più la fine.>>
Decide che si metterà a descrivere ogni istante della sua
vita, e finché non li avrà descritti tutti, non
penserà più d'essere morto. In quel momento muore"
(2). Così finiscono "le mie ultime meditazioni sulla
Natura," e Calvino e la Natura, adesso, sono una cosa sola,
o Una.
(The
New York Review Of Books, 21 Novembre 1985)
Note:
(1) - Benché i tre termini, high-,
middle- e lowbrow (di buona, media e bassa cultura) siano defunti
come lo è Dwight MacDonald, il loro più vigoroso
divulgatore, qualcosa della scena letteraria odierna, combinata
con la morte di Calvino, mi spinge a farli rivivere. Quanto prima
lo spiegherò.
(2)
- Adesso che il lavoro di Calvino è terminato, si deve
elogiare il fedele William Weaver per le eleganti traduzioni fatte
nel corso degli anni.
(Traduzione
di Maria Lida Paolinelli)
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