VOYEUR
Aleksandar Propiev
...Tu ed io viviamo nello stesso tempo. In un tempo senza tempo.
C'è tanta gente "precisa", che taglia il tempo
in pezzettini. E non sa, o non vuole sapere, che tutto, in un
modo o nell'altro, succederà lo stesso.
Vuoi sapere le novità? Il figlio grassoccio dei nostri
vicini, Pero, è diventato un ginecologo primario. D'un
tratto? Sì. E il suo fratello, l'ancora più grassoccio,
Kole? Non indovineresti mai. Pittore. A volte, mentre sto seduto
sul banco nel mio giardino, lui, bene ordinato in una giacca "Levis",
in pantaloni di lino bianco e con uno zaino di jeans, mi chiede,
in corsa: Sta bene? Mi fa molto piacere... È ormai mezzanotte.
E forse abbiamo consumato alcuni minuti di più, ed è
ormai arrivato il giorno "nuovo". Con i minuti non si
sa mai, anche se hai accanto a te un orologio elettronico. Nato
alle 11 e 28 minuti (un dato di particolare importanza per calcolare
l'oroscopo natale). Morto alle ore 20 e 7 minuti. Alcuni calcolano
precisamente, esattamente in secondi, la lunghezza della vita
del cittadino A.M. caricare e scaricare. Nello stesso secondo
nasce il futuro cittadino che dopo alcuni giorni riceverà
lo stesso nome (A.) e lo stesso cognome (M.). Anche questo è
un bambino, e presto sarà un uomo adulto. Come nella storia
di Biancaneve, così commovente, eppure semplice. Il segnalatore
indifferente, che non ha intenzione di ricordare i numeri e i
nomi, ma di segnarli soltanto (egli è immortale, vero,
contenendo in sé diversi tempi, epoche, ere ecc.), per
un attimo si mette a pensare. Però, le coincidenze sono
così frequenti, e informi, del resto.
Li stavo guardando. Posso accomodarmi? Ecco, sono così
impegnato con questi quadri. Mi faranno un'esposizione nella Galleria
dell'amam. Una scelta degli ultimi anni. Dal ciclo "Uomini
selvaggi e animali addomesticati". Hanno fatto anche un catalogo.
Vorrebbe dare un'occhiata? e mi fa vedere uno dei dieci cataloghi
che porta nello zaino. Sì, è il grassoccio di una
volta, Kole, che tu, scherzando, chiamavi "Cigno". Un
giorno vi stavo guardando, da bambini, mentre giocavate sotto
i pini nel mezzo dei vostri giardini. Tu, saltellando attorno
a lui su una gamba, poi sull'altra, e poi sulle due, canterellando
una delle tue canzoncine inventate. Avevi un vestito senza maniche,
con una scollatura quadrata, e un taglio alla vita presso le costole,
vicino al seno quasi inesistente, imbottonato indietro con grandi
bottoni rotondi. Da lontano sembrava azzurro, ma in realtà
era a quadri, bianchi e blu. Il tuo vestito era troppo corto,
e mentre saltellavi si alzava abbastanza sopra le ginocchia. Ah,
custode, diavolo! Sai che mi ricordo anche delle parole della
canzoncina. Infatti, davanti a Pero, tutto sorridente, tu recitavi
un piccolo spettacolo in due voci: una tua, della Bambina, e l'altra
aspra e molto più bassa, della Strega:
La Strega: Ha, ha, ha, io sono una strega
ha, ha, ha, io sono una strega.
Ti trasformo in una papiga!
La Bambina: Ma, io non te lo permetto.
E gli dei non lo permettono.
E l'incantesimo non andrà bene.
La Strega: Ecco mio marito.
Ti trasformerà in un porco. O in un coniglio.
E poi ti mangeremo con gusto.
La Bambina: Non si può fare così.
Non lascerò che mi mangiate.
Se venite a mangiarmi, vi do un pugno.
La Strega: Io e mio marito
abbiamo una figliuola
la nostra propria streghetta.
La Bambina: Ma, guarda come è simpatica.
È possibile mangiare una bambina così?
È solo da accarezzare e da amare.
La Strega: Hai ragione, tesoro.
Tutti i bambini sono dolci.
Ma, non per mangiare, solo per amarli.
Ecco, è così che ho conservato questa scena di 20
anni fa, con tutta la chiarezza, senza minima nuvolosità.
La memoria spesso trasforma gli uomini in fantasmi, ma in questo
caso, non solo tu, la qual cosa è molto chiara, ma anche
il nostro vicino, il grassoccio Kole, l'attuale rappresentante
presuntuoso della giovane generazione di pittori macedoni, siete
come angeli - solo perché allora egli era un tuo piccolo
amico, e la scena è ormai fissata in me così, senza
ulteriori conseguenze. Il fatto che più tardi gli anni
abbiano allungato la faccia e il corpo di Kole, "il Cigno"
(insieme al naso, che da piccolo e ritto divenne dominante, con
le narici aperte, come in un puledro impaziente), non rovina per
niente quest'immagine ancorata nella mia testa. Lo sguardo della
Bambina fissato da qualche parte sopra Kole, in alto, oltre i
pini, con la trasformazione nella Strega diventava più
diretto, penetrante, astuto e pulito nello stesso tempo, e volava
presso di me, intenerito osservatore da una distanza di 15 metri.
Per rimanere sempre dentro di me, intatto, in questi due decenni.
Forse anche perché la crescita non cambiò la sua
luce. Anche lo sguardo più tenero può diventare
feroce, come quello dei caprioli dopo il lungo esilio nel giardino
zoologico di Skopje, mentre quello più cattivo può
diventare anche caldo, come nel serial killer che, mentre sta
aspettando l'arrivo del gas, ricorda il pranzo familiare di domenica,
in campagna, e il sorriso di sua madre che gli versa un bicchiere
di tè caldo dalla bottiglia del thermos. Ma il tuo sguardo,
assorto o esigente, possiede la stessa freschezza, lo splendore
chiaro e riposato, che viene, credo, dal colore nocciola dei tuoi
occhi (delle sopraciglia e dei capelli), che in te non cambiò
con il passar degli anni. Una bambina dagli occhi azzurri fa sempre
pensare ad una bambola delle pubblicità; a quella dagli
occhi neri le olive inquiete danno qualcosa del temperamento meridionale.
I bambini color "nocciola", molto più rari, rimangono
i più umani, ma anche i più "irraggiungibili".
Ma, forse l'impressione che fa il tuo sguardo è merito
anche della grandezza dei tuoi occhi. I tuoi sono davvero grandi,
ma non come certi "occhioni" rotondi, nei quali si perde
la faccia e sembra impaurita. I tuoi occhi sono un po' obliqui,
in alto, attribuendo allo sguardo una certa importanza, anche
quando è addirittura indifferente.
Ah, custode, diavolo! "Chi controlla il presente controlla
il passato, chi controlla il passato, governa il futuro",
penso che questo sia un detto di Orwell, oppure di Eliot, o non
importa di chi, l'importante è che sia abbastanza applicabile,
sui politici ambiziosi o sugli amanti sconfitti. La scelta dei
tempi passati e futuri la facciamo dentro di noi, nella nostra
anima, che è cosi fragile. E tu hai ragione se mi prendi
in giro, perché il tuo presente conquista tutti e tutto,
nonstante la tua indifferenza, o proprio per quella, mentre io
tremo e mi trascino come un verme nel mio presente svuotato dove
regnano solo le leggi dei semicittadini, per me anonimi, con le
loro fotografie, sia sulla prima o sull'ultima pagina del giornale,
che non hanno per me alcuna importanza.
Sì, questo è il bilancio dei miei ultimi 15 anni,
anche se mi accorgo che alcuni dei miei colleghi invidiosi sono
convinti che sto avanzando bene nella carriera. E io non vedo
l'ora di lasciare l'ufficio. Allora, mentre tutti gli altri, nervosi,
salgono sulle loro macchine, o sugli autobus che puzzano dal sudore,
essendo in fretta di arrivare il piu presto possibile a casa,
io me ne vado "Dal Fufo" o in un'altro locale in piazza,
mi ordino un cappuccino e sto guardando le facce e i corpi che
passeggiano dall'altra parte della vetrina. Il più bello
è il periodo dell'estate di San Martino, quando i tavolini
stanno ancora fuori, nello spazio quadrato davanti al locale,
e le ragazze di Skopje si vestono in strane combinazioni: magliette
strette senza maniche e scarpe alte d'autunno, oppure sandali
con strisce e grandi maglioni di lana. E, con un passo stabile,
eppure leggero, camminano sul pavimento, o, con la stessa fiducia
in sé entrano nello spazio quadrato degli osservatori,
si siedono incrociando le sue gambe, lunghissime, e chiamano le
cameriere, con delle gambe altrettanto lunghe.
Ho letto da qualche parte, penso che sia stato in Proust, che
se incontriamo, dopo tanti anni, le donne che non amiamo più,
le guardiamo come se non fossero di questo mondo, come se fossero,
dio me ne guardi, già morte. Al contrario, le donne per
le quali, ad ogni nuovo incontro sentiamo ancora quel fremito
adolescente,per le quali, in un solo attimo, ritornano i momenti
felici del passato, sono le donne che riusciamo, senza fatica,
a vedere ancora come bambine o come ragazze che abbiamo amato.
Per quello hanno conservato la loro forma intatta negli anni,
anche se hanno avuto, (ma ciò non ha alcuna importanza),
un paio di rughe o alcuni chili di più. Ah, custode, diavolo!
E nonostante il fatto che il mio "innamoramento" per
tua madre non fosse che una scelta assessuale, la scelta di una
bambina al pari con i bambini maschi, ella rimase una viaggiatrice
costante sul trenino dell'infanzia. Quel trenino che tossicchiava
verso Sarai, mentre noi bambini scendevamo per raccogliere prugne
o pesche, e poi, con il frutto nella bocca, ci arrampicavamo di
nuovo sul trenino che non esiste più, come neanche la stretta
linea ferroviaria che l'attraversava. Non esistono più
neanche i frutteti di pesche e prugne, occupati ora da case o
edifici informi. Ma quel trenino, comunque, passa ancora spensierato
e lento, dentro di noi, attraverso i cari territori del nostro
viaggio circolare nella vita.
(traduzione di Anastasija Gjurcinova)
Aleksandar
Prokopiev (1953, Skopje), scrittore e saggista. Ricercatore di
Letteratura comparata all'Universita' di Skopje. Ha pubblicato
i seguenti libri di racconti: Il giovane maestro del gioco,
...Ovvero..., Navigare verso il Sud, Ars amatoria,
77 antiistruzioni per l'uso personale, e i seguenti saggi:
Ma, il Calimacco fu postmodernista, anche lui?,
I viaggi della fiaba, Il Babele postmoderno. I suoi
racconti sono stati tradotti in inglese, in francese, in polacco,
in sloveno, in serbo-croato, in albanese e in turco.
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