LE MANI DEI NEGRI
Luìs Bernardo Honwana
Non
so piú come uscì il discorso, ma un giorno il Signor
Maestro disse che le palme delle mani dei negri sono più
chiare del resto del corpo perché ancora fino a pochi secoli
fa i loro antenati camminavano appoggiando le mani a terra, come
gli animali della foresta, e non le esponevano al sole, che gli
scuriva invece il resto del corpo.
Me ne ricordai quando il Signor Parroco, dopo averci detto al
catechismo che eravamo dei buoni a nulla e che persino i negri
erano più bravi di noi, ritornò su quel discorso
delle mani dicendoci che era cosí perché loro, di
nascosto, stavano sempre con le mani giunte, a pregare.
Mi sono sembrate talmente stupide tutte queste storie sul fatto
che le mani dei negri sono più chiare, che a questo punto
non mollo finché qualcuno non mi dice perché i negri
hanno le palme delle mani cosí chiare.
Dona Dores, per esempio, mi ha detto che Dio gli ha fatto le palme
delle mani cosí chiare per non sporcare il cibo che preparano
per i loro padroni o qualunque altra cosa loro gli dicano di fare,
che naturalmente dev'essere pulitissima.
Il Signor Antunes della Coca-Cola, che viene in paese una volta
ogni tanto, quando tutta la Coca-Cola degli spacci è stata
venduta, mi ha detto che mi avevano raccontato solo un mucchio
di frottole. Se era cosí o no io certo non posso dirlo,
ma lui me l'ha assicurato. Dopo che gli ho dato ragione, dicendo
che sì, erano tutte frottole, lui mi ha raccontato quello
che sapeva su questa faccenda delle mani dei negri. Dunque:
"Una volta, tanti e tanti anni fa, Dio Padre, Gesú
Cristo, la Madonna, San Pietro, molti altri Santi, tutti gli angeli
che all'epoca si trovavano in cielo e alcune persone che erano
morte ed erano salite lassú, si riunirono e decisero di
fare i negri. E sai come fecero? Presero della creta, la misero
dentro a certi stampi che usavano loro e, per far cuocere le nuove
creature, le portarono ai forni celesti; ma siccome avevano fretta
e non c'era posto dove metterle accanto alle braci, le appesero
ai camini. Fumo, fumo e ancora fumo, ed eccoli scuri come tizzoni.
E adesso vuoi sapere perché le loro mani rimasero bianche?
Ma con che credi che si tenessero, mentre la creta cuoceva?!...
"
Quando ebbe finito di raccontare, il Signor Antunes e gli altri
Signori che stavano intorno a me sono scoppiati a ridere, tutti
soddisfatti.
Lo stesso giorno, dopo che il Signor Antunes se n'era andato,
il Signor Frias mi ha chiamato e mi ha detto che tutte quelle
storie che ero stato lì a sentire a bocca aperta erano
grandissime fesserie. Su questa faccenda delle mani dei negri
era lui che la sapeva giusta: quando Dio finiva di fare gli uomini,
li mandava subito a fare un bagno, in un lago del cielo. Dopo
il bagno tutti venivano fuori belli bianchi. I negri, siccome
erano stati fatti all'alba e a quell'ora l'acqua del lago era
molto fredda, si erano bagnati solo le palme delle mani e le piante
dei piedi, prima di vestirsi e di venire al mondo.
Ma io ho letto in un libro, che casualmente parlava della questione,
che i negri hanno le mani così chiare perché sono
vissuti tanto tempo curvi, a raccogliere il cotone bianco della
Virginia e di non so che altri posti. Però si è
visto lontano un miglio che Dona Estefânia non era d'accordo,
quando gliel'ho detto. Per lei l'unica spiegazione è che
le loro mani si sono scolorite a forza di lavarle.
Bene, io non so più che pensare, ma l'unica cosa certa
è che le mani di un negro, anche quando sono screpolate
e piene di calli, sono sempre pìú chiare di tutto
il resto. Su questo non ci piove!
Mia madre è la sola che secondo me ha ragione su questa
questione del perché le mani dei negri sono più
chiare del resto del corpo. Il giorno che ne abbiamo parlato insieme,
mentre le raccontavo quello che sapevo su tutta la faccenda, crepava
dalle risate. Quello che mi è sembrato strano è
che lei non mi avesse detto subito la sua opinione sull'argomento,
quando glielo avevo chiesto, e che mi rispondesse solo dopo avere
effettivamente constatato che io non la smettevo di insistere,
e in quel modo, piangendo e tenendosi la pancia dalle risate.
Furono piú o meno queste le parole che lei mi disse:
"Dio ha fatto i negri perché bisognava che ci fossero.
Bisognava che ci fossero, figlio mio. Pensò che ci volevano
proprio... Poi si pentì di averli fatti, perché
gli altri uomini li prendevano in giro e li portavano nelle loro
case per metterli a servire come schiavi o poco piú. Ma
siccome non poteva farli diventare tutti bianchi perché
quelli che già si erano abituati a vederli negri avrebbero
protestato, fece in modo che le palme delle loro mani fossero
esattamente come le palme di tutti gli altri uomini. E sai perché
lo fece? Certo che non lo sai, e non mi stupisce, perché
c'è tantissima gente che non lo sa. Allora stammi a sentire:
lo fece per mostrare che quello che fanno gli uomini non è
altro che opera dell'uomo... Che quello che fanno gli uomini è
fatto da mani uguali, mani di persone che, se avessero giudizio,
saprebbero che, prima di ogni altra cosa, sono uomini. Deve essere
stato per questa ragione che Lui ha voluto le mani dei negri uguali
alle mani degli altri uomini che rendono grazie a Dio per non
essere negri".
Detto questo, mia madre mi baciò le mani. Quando scappai
in cortile per giocare a pallone, pensai che non avevo mai visto
una persona piangere tanto senza che nessuno l'avesse picchiata.
Nato nel 1942, in un villaggio
vicino a Lourenço Marques (oggi Maputo) capitale del Mozambico,
Luís Bernardo Honwana è una delle voci più autentiche e intense
della narrativa africana di oggi. Ha partecipato come combattente
nelle guerriglie per la liberazione coloniale del suo paese, e
sull’argomento ha pubblicato nel 1964 il suo libro più famoso:
la collana di racconti Nós Matamos o Cão Tinhoso (Abbiamo
ammazzato il cane rognoso).
.
Successivo
Copertina
|