Tocca il mio grembo



Elvira Mujcic






Tocca il mio grembo,
percepisco la vita,
agita i piedi,
anela ad uscire.
Il cielo partorisce.
Oh, notte
creatura amica,
compagna taciturna,
ti tengo le redini.

Sono fuoco e vento?
Acqua e terra?
La distruzione nera?
La creazione energica?
Ah, battaglia d'altri tempi,
ferita insanabile.

Lo scultore geniale
scolpisce il battito
in mezzo al petto.
Il poeta pazzo
dà forma
alla seta morbida.

Il fucile bronzeo,
la collana antica,
il lenzuolo nero
sul mio corpo nudo.
Il movimento transitorio
penetra il cambiamento.

Io respiro
la mia ossessione,
il mio estremo,
la mia guarigione.
Tutto
e il suo contrario!
Il mio volo
e il mio schianto.

Dov'è lui stanotte?
Lui, la mia polvere di luce,
mi trafigge dentro,
a fondo…
sola non mi vedo,
sola vago.

Sii malvagio!
Spaventami della mia miseria,
fammi strisciare
nella carrozza regale dell'orgoglio,
graffiami gli occhi.
Sii crudele!
Lega il mio ombelico
nel castello vuoto,
sulla pietra gelida
delle prigioni celate.

Tocca la mia origine,
percepisco la voce,
urla a squarciagola:
dev'essere detta!
Ti trascinerà all'inferno,
ti condurrà in paradiso
e non smetterà!
Ah, battaglia malata,
ferita inguaribile.




Elvira Mujcic č nata nel 1980 a Loznica, una citta al confine tra la Serbia e la Bosnia, ma ha vissuto a Srebrenica fino al 1992, quando a causa della guerra č stata costretta a fuggire, con la madre e i due fratellini, in un'altra cittā bosniaca, dov'č rimasta per sei mesi. Č poi riparata in Croazia. in un campo profughi, fino all'agosto del 1993, quando č arrivata in Italia grazie ad un progetto umanitario. Per cinque anni ha risieduto in un paese in provincia di Brescia, dove ho frequentato il liceo linguistico, e in seguito alla maturitā si č laureata in lingue e letterature straniere presso l'Universitā Cattolica di Milano. Vive a Roma.

 


        
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