Foglio di via Tahar
Lamri
Sono
arrivata qui, nella vostra bellissima città tre anni fa. Con il cuore colmo
di speranza. Fu amore a prima vista. Ma in realtà il mio amore risale a
tanto tempo fa. A quando i racconti sui vostri paesi sostituirono le favole serali
da noi; quando vidi alcuni tornare dai vostri paesi con, sul viso, inconfondibili
segni di baci della vostra civiltà, e imparai da loro a coniugare il verbo
consumare. Lo so che non bisogna mai prendere le favole alla lettera, poiché
si sa che l'immigrato non è altro che un turista cieco e sordomuto, che
non fa che passare come le nuvole nel deserto, e come un assetato che segue un
miraggio: ha sempre fretta. Ma io ho creduto nelle favole moderne e anche se con
sofferenza sono contenta. Di giorno mi sono inventata sorelle che soffrono come
me. Di sera dormo in un vestito tradizionale del mio paese. Così ho trasformato
la mia veglia in un sogno e ho vestito i miei sogni con la mia remota realtà.
Sono una vera e propria integrata. Ho finalmente scoperto la mia alchimia:
sono una donna! Ammetto: preferivo soffrire da voi come donna piuttosto che essere
costretta alla felicità come sorella, madre o moglie. Con voi ho finalmente
capito di essere figlia del mio tempo e, seppur con le lacune che impone la malnutrizione,
di essere stata allattata con il latte della modernità. Di non essere né
Eva né Maria. Di non appartenere a nessuna religione e neppure ad alcuna
nazione che sia. Ma che sciocca! Sono qui che parlo a ruota libera, senza badare
alle buone maniere. Riparo subito e mi presento per l'ultima volta: Mi chiamo
Sawsan, tradotto vuoi dire Susanna. Sono nata trent'anni fa, durante la guerra.
Vengo dai confini del Sahara. Dalla steppa. Sono nata sotto un cespuglio di alfao
in una grotta. Non importa. Ricordo perfettamente il giorno della mia nascita
e l'esclamazione di mio padre: "Ma è una femmina!" Credo di
essere una bella donna. Di certo attiro gli sguardi e questo mi basta per rompere
il sottile velo dell'indifferenza. A parte questo non conosco altri veli. Credevo
che il mio oggi fosse finalmente senza veli. Tre anni che condivido con voi
il vostro pane quotidiano, fatto di dolore e di gioia. Ho imparato a conoscervi
e vi amo. Vi amo con le vostre e le mie qualità, vi amo con i vostri e
i mie difetti. Senza nessun senso di colpa né riconoscenza. Se odio qualcuno
è semplicemente perché i suoi comportamenti si sottraggono alla
mia conoscenza. Più di voi amo la vostra libertà! E ancora di più
quando mi accorgo che questa libertà è imperfetta. Allora mi ritrovo
in voi. Scopro il calore della vostra umanità e mi dico: "Siamo forse
tutti stranieri sulla faccia della terra? Ogni individuo chiuso nella sua complessità
e nella sua unica e insondabile realtà?" Entusiasta esploravo la
vostra vita ogni giorno e quando vi scoprivo alla curva di un gesto, all'angolo
di un sentimento oppure nella pallida ombra di una debolezza, del tutto simili
a me, piangevo di dolore per tutte le mie sorelle imprigionate da me lasciate
là nei loro sette veli. Piangevo come un bambino che rompe un oggetto e
si accorge di se stesso: ho imparato a vedere in voi la mia realtà. Ma
oggi sono un po' confusa. Un carabiniere mi ha portato il foglio di via, intimandomi
di fare la valigia. L'ho inteso alla lettera e ho cercato dappertutto ma non ho
trovato nient'altro che questo sacchetto di plastica. Sopra c'è scritto:
"Difendi la natura". Col mio sacchetto devo essere ricondotta alla frontiera.
Dopo tutte queste belle parole, ho scoperto di essere un'abusiva. Ecco volevo
dirvi soltanto questo, ma adesso devo lasciarvi. Bussano alla mia porta. Arrivederci
e grazie! Da:
Tayeb Data: 15 agosto 2004 13.59 A: Elena Oggetto: Ti ascolterei davanti
a tutti i fuochi Prima
che Dio creasse Adamo Si dice che abbia creato tutte le anime della sua discendenza
E si dice che Dio ha fatto girare queste anime intorno al suo trono per trecentosessantamila
anni Si dice che all'inizio ciascuna anima girava da sola cantando le lodi
del Creatore Si dice poi, vuoi per il tipo di canto vuoi per gli sguardi scambiati,
le anime cominciarono ad aggregarsi E poi, si dice che quando Dio le buttò
nel libro dei singoli destini per farli nascere fratelli, padri e figli, conoscenti
e amici Si dice che ciascuna anima di quelle che si erano aggregate girando intorno
al Trono deve incontrarsi con le altre, almeno una volta nella vita, dovessero
abitare emisferi opposti del cosmo Si dice che la simpatia non è altro
che il ricordo di quell'incontro intorno al Trono Si dice che l'antipatia deriva
dal non incontro degli sguardi nel pellegrinaggio delle anime intorno al Trono. Ti
devo aver guardata a lungo nel mio giro attorno al trono, perché è
vero che i nostri passi sono stati senza luogo, sospesi come raccomanda il poeta
persiano Omar Khayyam. La tua risposta poi mi ha confermato che anche tu mi hai
notato in quel giro. Ora so che non ho più diritto a essere triste. Una
carezza leggera @@@ Da:
Elena Data: 16 agosto 2004 7.08 A: Tayeb Oggetto: Girando intorno al
Trono Grazie delle tue parole, porteranno luce a entrambi, e terra. E riti.
Perché sai, il rito è rispetto dei gesti, della terra, del respiro:
non lo mischio alle beghe religiose. Il rito è il teatro, l'amore, camminare,
raccogliere fatti con attenzione ai dettagli. Cosa dice il poeta persiano Khayyam? Ti
sorrido, e ti tengo la mano, ma intanto scrivi. Elena (mi
ridici la parola dell'ascolto-strumento di cui mi hai parlato a lungo durante
il nostro incontro?) @@@ Da:
Tayeb Data: 16 agosto 2004 13.49 A: Elena Oggetto: Tarab Omar
Khayyam dice: Bada,
poggia piano il piede sulla terra, ché lì (dove tu poggi) è
stata la pupilla dell'occhio d'una beltà. Ogni erba verde spuntata in riva
a un ruscello la diresti sbocciata dal labbro d'una angelica creatura. Non
poggiare senza riguardo il piede sull'erba, ché quest'erba è
nata dalla polvere d'un Volto di luna. Ma
permettimi di condividere con te altri passaggi della sua poesia: Un
giorno che tu abbia trascorso senza amore, non v'è per te altro giorno
più perduto di quello. Il tuo oggi non ha potere sul domani, e il pensiero
del domani non ti frutta che malinconia. Non buttar via questo istante, se
il tuo cuore non è pazzo, ché questo resto di vita non si sa quanto
possa valere. Come l'acqua nel fiume, come il vento nella pianura, è
passato un altro giorno nella vicenda della mia vita. Di due giorni non ho mai
pensato a darmi cura: del giorno non ancora venuto, e di quello già
andato. All'orecchio
del mio cuore disse la vòlta celeste in segreto: "Apprendi da me una
legge del destino: se io avessi qualche potere sul mio moto circolare, avrei
liberato me stessa da questa vertigine." I
riti - quelli profondamente legati alla vita - non hanno niente a che fare con
la religione, poiché i riti sono sempre liberatori, mentre la religione,
qualsiasi religione, anche la religione del denaro e del potere, della ragione
e del buon senso comune, come dice l'etimologia stessa della parola, cerca di
legarti a qualcosa, di rilegarti e, a volte, di legarti mani e piedi. Persino
la scienza che voleva sottomettere e vincere la fede ha prodotto un nuovo catechismo. Io
credo di essere più vicino alla mistica della vita, la religione ufficiale
e i suoi riti non mi interessano affatto e non mi interessa neanche il Dio ufficiale,
preferisco il diavolo clandestino. Non il diavolo ufficiale, che rappresenta il
male. Nelle religioni animiste - forse più vicine alla natura - gli
spiriti non rappresentano mai il male, anche se temuti a volte, perché
possono adirarsi contro gli esseri umani. La
parola araba che significa strumento-ascolto, oppure fibra di suono mentre si
ascolta la musica, o ancora estasi nella contemplazione uditoria della bellezza
(musicale), è: tarab. Mi sono lasciato andare. Ti chiedo scusa per la lunghezza
dei messaggi. Un abbraccio affettuoso. A presto.
(Tratto
da I sessanta nomi dell'amore, Fazi editore, Santarcangelo di Romagna,
2006.)
Tahar Lamri, nato as Algeri nel 1958, e vive a Ravenna. Ha vinto diversi concorsi
per scrittori migranti in Italia e pubblicato alcuni dei suoi racconti in antologie
come Le voci dell'arcobaleno e Mediterranean Crossroads.
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