L'amore e la visione del mondo


Roberta de Buono





Cosa ne sanno loro della Veltanshaung? Intrepide turiste tedesche hanno chiesto pane cotto a legna, prosciutto toscano e poi Chianti, Gallo Nero e poi? Loro e la loro Veltanshaung. Quale poi? Quale visione del mondo? Un buco nero, ecco. Filosofia, tutti vogliono avere una filosofia della vita, ti fanno una testa così e poi cosa finiscono per dirti? Che le cose stanno così e così e che devi accettarle. Capito? Questo lo potevo dire anch'io senza scomodare parole difficili e straniere. Già, loro , le tedesche nel negozio di alimentari, parlavano fitto fitto di Veltanshaung, aspettavano con pazienza i loro panini con il prosciutto. Tedesche sorridenti, senza figli, hanno pazienza perché non hanno altro da fare. Non hanno mica i capezzoli rosicchiati come i miei, rosicchiati a sangue. Stamani gli ho detto "Tommy, non così amorino mio, non così". Ma lui niente, la sua visione del mondo è quella di strapparmi l'anima con la sua boccuccia. Ho dovuto togliergli la tetta di bocca. Basta. Lui ha cominciato ad urlare mentre ancora un po' di latte gli era rimasto in bocca e una goccia è spruzzata sul bavaglino azzurro con gli anatroccoli. Io sono rimasta con la tetta grossa di latte in aria, non vedevo più il bambino, né le lacrime di latte, solo schifo.

La mia Veltanshaung è lo schifo. Come la chiamano? Depressione post partum ma io sono partita davvero, uscita fuori di me, dalla mia pelle, dalla mia testa, dal mio cuore, ora sono senza cuore, solo due tette grosse piene di latte, me lo strizzerò via tutto con le mani, così non succhierà più nulla, non ci sarà niente da succhiare.

Bambino mio, tu non sai…

Uhm, che voglia questa mortadella, tre etti, senza pane, la mangio così, la prendo con la bocca, senza toccarla con le mani, non sopporto le mani unte, che poi hanno un odore di grasso. La mia Veltanshaung è la mortadella, affondo la faccia nelle fette e la tiro su con i denti, succhio questa carne rosa, succhio con i denti arrotolo con la lingua, spingo su, verso il palato, che brava, sputo la buccia lontano. Là, guarda dove sono le due tedesche del negozio, dall'altra sponda del lago, sono nude, sdraiate al sole. Si guardano, parlano? Di me, mi hanno guardata in modo strano nel negozio, proprio mentre quella con i capelli corti pronunciava "Veltanshaung", così bene, come sanno dirlo loro e poi ha riso, di me, della mia faccia gonfia, avevo pianto. Quante lacrime in questi giorni, piango, guardo il bambino e piango e anche lui mi guarda e piange. Ecco la mia vita: latte e lacrime, un bagno in un liquido denso, salato, bianco.

E l'amore?

Cosa è l'amore? Qualcosa da mangiare? Un film? Una canzone? Una stagione? Una visione del mondo da succhiare come una caramella, succhiare finchè in bocca non rimane altro che un lieve strato, quasi inconsistente che si rompe in due con la lingua e quel poco che rimane si scioglie finchè nulla resta, solo il sapore e non si capisce di cosa sia quel sapore poiché è puro e io sono immonda.

Lo dicevano tutti prima della nascita di Tommy, vedrai come si cambia. Già, però a parte queste tette che mi fanno tanto male, io sono sempre quella, mica poi da buttare, le gambe sono rimaste belle, se le apro così potrei ancora …ma lui non deve più toccarmi, questo non può farlo …

Sono tuo marito, diceva stanotte e mi si era appiccicato anche lui a questa tetta, succhiava affamato, ho dovuto spingerlo via e per poco non mi ha staccato il capezzolo. Dio, che schifo! Questo mio corpo che loro si vogliono prendere per succhiarmi, per soddisfare la loro ingordigia, per sbranarmi. Voglio tornare ad essere pura, pulita, nessuno deve più toccarmi, mi strizzerò il latte da queste tette e lo verserò nel biberon, così, sì…va bene…


Ah, ma forse quelle due tedesche sono … guarda come le massaggia le spalle, i suoi gesti sono così lenti e delicati, mi piacerebbe un massaggio sulle spalle, una carezza lieve quasi impercettibile, da una mano senza volto, ecco, non sopporto il viso, di chiunque, gli occhi che guardano, scrutano, indagano, ti vogliono entrare dentro, nel cuore, sapere tutto, capire tutto, capire come la pensi, qual è la tua Veltanshaung, qual è la tua visione del mondo. E poi deve essere una visione che gli altri apprezzano, nutriente, altrimenti si schifano se la tua visione del mondo non è affatto nutriente. Allora sei un'egoista, un'egocentrica, pensi solo a te stessa. Loro non devono vedermi nel cuore, sai che orrore, l'orrore che schifa anche me.

Ora basta, basta, voglio solo guardare il lago. Che silenzio, solo io qui e le tedesche dall'altra sponda. Vorrei rimanere qui per sempre, non ho bisogno di altro, ho ancora una fetta di mortadella e magari posso raccogliere le bucce, farmele bastare per sempre, bere il mio latte, tutto qui, io per me.

Voglio che il sole mi riscaldi tutta, asciughi le ferite sulle mie tette. Via questo affare di reggiseno, ti faccio volare via…che bello, una barchetta gonfia sul lago. Ora magari dormo un po', che silenzio. Cosa è stato quel rumore? Ah, sotto quell'albero c'è un uomo, mi sta guardando. E' grasso, mi sta guardando sotto gli occhiali da sole. Bè io non voglio guardarlo, faccia lui.

Mi piacciono gli uomini grassi, davvero, quella volta sul Lago di Garda, neanche il tempo di conoscersi ed eravamo già…era brutto, dappertutto e più lo guardavo e più mi ripugnava e più mi eccitavo…poteva uccidermi, poi mi ha guardato dentro nel cuore e mi ha rimessa sul primo treno. Che avventura! Quella allora era la mia visione del mondo. Ne è passato del tempo…

E il mio bambino? Shshsh…non me ne parlare ora, lascialo stare, non mi manca, pensaci tu, io ho da fare.

Guarda guarda, l'uomo si sta accarezzando proprio lì, sorride, ma dai, mica sorride a me, forse si sta raccontando una storia buffa, chissà potrebbe farmi ridere, assomiglia un po' a quel tizio sul Lago di Garda. Allora è un porco. Gli faccio vedere come mangio la mortadella, l'ultima fetta rimasta. Uhm, mi è caduto un pezzetto di mortadella sulla tetta, quasi sul capezzolo ferito, bollente dal sole. Ora vado da lui e gli chiederò se è così gentile, se può sollevare con la lingua quel pezzettino unto. Se è gentile …





Roberta De Buono: Sono nata a La Spezia, il 2 Luglio 1950, ho trascorso la mia adolescenza (11 anni) negli Stati Uniti (Chicago), ho una laurea breve (USA) in Igiene Mentale (Mental Health), ho frequentato l'Istituto di Psicosintesi a Firenze, dove attualmente vivo.




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