Cosa
ne sanno loro della Veltanshaung? Intrepide turiste tedesche hanno chiesto pane
cotto a legna, prosciutto toscano e poi Chianti, Gallo Nero e poi? Loro e la loro
Veltanshaung. Quale poi? Quale visione del mondo? Un buco nero, ecco. Filosofia,
tutti vogliono avere una filosofia della vita, ti fanno una testa così
e poi cosa finiscono per dirti? Che le cose stanno così e così e
che devi accettarle. Capito? Questo lo potevo dire anch'io senza scomodare parole
difficili e straniere. Già, loro , le tedesche nel negozio di alimentari,
parlavano fitto fitto di Veltanshaung, aspettavano con pazienza i loro panini
con il prosciutto. Tedesche sorridenti, senza figli, hanno pazienza perché
non hanno altro da fare. Non hanno mica i capezzoli rosicchiati come i miei, rosicchiati
a sangue. Stamani gli ho detto "Tommy, non così amorino mio, non così".
Ma lui niente, la sua visione del mondo è quella di strapparmi l'anima
con la sua boccuccia. Ho dovuto togliergli la tetta di bocca. Basta. Lui ha cominciato
ad urlare mentre ancora un po' di latte gli era rimasto in bocca e una goccia
è spruzzata sul bavaglino azzurro con gli anatroccoli. Io sono rimasta
con la tetta grossa di latte in aria, non vedevo più il bambino, né
le lacrime di latte, solo schifo.
La mia Veltanshaung è lo schifo.
Come la chiamano? Depressione post partum ma io sono partita davvero, uscita fuori
di me, dalla mia pelle, dalla mia testa, dal mio cuore, ora sono senza cuore,
solo due tette grosse piene di latte, me lo strizzerò via tutto con le
mani, così non succhierà più nulla, non ci sarà niente
da succhiare.
Bambino mio, tu non sai
Uhm, che voglia questa
mortadella, tre etti, senza pane, la mangio così, la prendo con la bocca,
senza toccarla con le mani, non sopporto le mani unte, che poi hanno un odore
di grasso. La mia Veltanshaung è la mortadella, affondo la faccia nelle
fette e la tiro su con i denti, succhio questa carne rosa, succhio con i denti
arrotolo con la lingua, spingo su, verso il palato, che brava, sputo la buccia
lontano. Là, guarda dove sono le due tedesche del negozio, dall'altra sponda
del lago, sono nude, sdraiate al sole. Si guardano, parlano? Di me, mi hanno guardata
in modo strano nel negozio, proprio mentre quella con i capelli corti pronunciava
"Veltanshaung", così bene, come sanno dirlo loro e poi ha riso,
di me, della mia faccia gonfia, avevo pianto. Quante lacrime in questi giorni,
piango, guardo il bambino e piango e anche lui mi guarda e piange. Ecco la mia
vita: latte e lacrime, un bagno in un liquido denso, salato, bianco.
E l'amore?
Cosa
è l'amore? Qualcosa da mangiare? Un film? Una canzone? Una stagione? Una
visione del mondo da succhiare come una caramella, succhiare finchè in
bocca non rimane altro che un lieve strato, quasi inconsistente che si rompe in
due con la lingua e quel poco che rimane si scioglie finchè nulla resta,
solo il sapore e non si capisce di cosa sia quel sapore poiché è
puro e io sono immonda.
Lo dicevano tutti prima della nascita di Tommy,
vedrai come si cambia. Già, però a parte queste tette che mi fanno
tanto male, io sono sempre quella, mica poi da buttare, le gambe sono rimaste
belle, se le apro così potrei ancora
ma lui non deve più toccarmi,
questo non può farlo
Sono tuo marito, diceva stanotte e mi
si era appiccicato anche lui a questa tetta, succhiava affamato, ho dovuto spingerlo
via e per poco non mi ha staccato il capezzolo. Dio, che schifo! Questo mio corpo
che loro si vogliono prendere per succhiarmi, per soddisfare la loro ingordigia,
per sbranarmi. Voglio tornare ad essere pura, pulita, nessuno deve più
toccarmi, mi strizzerò il latte da queste tette e lo verserò nel
biberon, così, sì
va bene
Ah, ma forse quelle
due tedesche sono
guarda come le massaggia le spalle, i suoi gesti sono
così lenti e delicati, mi piacerebbe un massaggio sulle spalle, una carezza
lieve quasi impercettibile, da una mano senza volto, ecco, non sopporto il viso,
di chiunque, gli occhi che guardano, scrutano, indagano, ti vogliono entrare dentro,
nel cuore, sapere tutto, capire tutto, capire come la pensi, qual è la
tua Veltanshaung, qual è la tua visione del mondo. E poi deve essere una
visione che gli altri apprezzano, nutriente, altrimenti si schifano se la tua
visione del mondo non è affatto nutriente. Allora sei un'egoista, un'egocentrica,
pensi solo a te stessa. Loro non devono vedermi nel cuore, sai che orrore, l'orrore
che schifa anche me.
Ora basta, basta, voglio solo guardare il lago. Che
silenzio, solo io qui e le tedesche dall'altra sponda. Vorrei rimanere qui per
sempre, non ho bisogno di altro, ho ancora una fetta di mortadella e magari posso
raccogliere le bucce, farmele bastare per sempre, bere il mio latte, tutto qui,
io per me.
Voglio che il sole mi riscaldi tutta, asciughi le ferite sulle
mie tette. Via questo affare di reggiseno, ti faccio volare via
che bello,
una barchetta gonfia sul lago. Ora magari dormo un po', che silenzio. Cosa è
stato quel rumore? Ah, sotto quell'albero c'è un uomo, mi sta guardando.
E' grasso, mi sta guardando sotto gli occhiali da sole. Bè io non voglio
guardarlo, faccia lui.
Mi piacciono gli uomini grassi, davvero, quella volta
sul Lago di Garda, neanche il tempo di conoscersi ed eravamo già
era
brutto, dappertutto e più lo guardavo e più mi ripugnava e più
mi eccitavo
poteva uccidermi, poi mi ha guardato dentro nel cuore e mi ha
rimessa sul primo treno. Che avventura! Quella allora era la mia visione del mondo.
Ne è passato del tempo
E il mio bambino? Shshsh
non me
ne parlare ora, lascialo stare, non mi manca, pensaci tu, io ho da fare.
Guarda
guarda, l'uomo si sta accarezzando proprio lì, sorride, ma dai, mica sorride
a me, forse si sta raccontando una storia buffa, chissà potrebbe farmi
ridere, assomiglia un po' a quel tizio sul Lago di Garda. Allora è un porco.
Gli faccio vedere come mangio la mortadella, l'ultima fetta rimasta. Uhm, mi è
caduto un pezzetto di mortadella sulla tetta, quasi sul capezzolo ferito, bollente
dal sole. Ora vado da lui e gli chiederò se è così gentile,
se può sollevare con la lingua quel pezzettino unto. Se è gentile