Quasiforse (or Brilliant Trees)
Alessandro
De Santis
Parole,
parole, parole diceva quella vecchia canzone
Ecco, solo stramaledette parole,
come le figurine di donna ritagliate da Arturo Bandini. AMERICA UNDER ATTACK;
era stato per giorni il parcometro dei suoi pomeriggi di estate ormai finita,
di sgomenti maldigeriti, di taglierini, di fondamentalismi a ricasco, di "Cristo
Vanni, ma ti rendi conto? Han tirato giù tutto
Poi però la
meccanica delle cose aveva ricollocato ognissanti; mai ferma, simile al vento,
la furia che passa e che porta con se
La vita qui era profondamente
diversa, sicuro; sì certo, c'erano anche i marginali di Time Square, i
locali del Greenwich Village, Bellevue, l'ospedale psichiatrico dei Ginsberg e
l'America schifa, così priva di geometria&teologia. Ai suoi amici
che lo prendevano per il culo diceva,quasi imbarazzato: Il vuoto della mente incorona
chi lo sa sentire
voi avete le teste piene, come le vostre tasche, come le
vostre tazze, troppo piene per averne
Di notte sognava sempre Lamerica,
Nu Iorke
Non si sprecava mica gratis. Si chiedeva di continuo quale suono
potesse avere la Sua musica. Il sapore forse dei vermi, soffice&salato, come
il mare o le lacrime sincere. Era mai possibile desiderare qualcosa che non
si conosceva, se non per sentito dire o per averlo letto; così, via cavo.
La sera appena tornato a casa franò subito nella sua stanza; aprì
il cassetto delle chincaglierie e
quella cartolina che gli aveva mandato
qualche mese prima il suo amico Giosué; proprio da Nu Iorke: Ciao caro
il mio dottore( si era da poco laureato)/l'America( stavolta sì che con
l'apostrofo) è magica!/E'stupenda..ma per te/brutto cattocomunista( una
loro vecchia polemica giovanile strisciante)/è un sogno irraggiungibile!/Baci
newyorkesi&W la Viola, Giosuè. Ecco, tutto gli sembrò un
soffio appena più chiaro. Quella ragazza dai grandi occhi selvaggi, lievemente
strabici, come diavolo si chiamava
MariaTeresa. L'aveva amata lungamente,
spiata , seguita nei sui allegri andirivieni per il paese; era un piccolo animaletto,
una forza della natura, sempre in movimento, sempre col volto sorridente; amabile
e variata come l'anno, aveva la capacità di far impazzire chiunque la vedesse;
lui in fondo aveva passato un bel po' di tempo senza neanche saperne il nome o
che voce avesse. La prima volta che le parlò gli sembrò persino
sorprendente che ne avesse una
di voce. Ecco, Nu Iorke era come MariaTeresa,
o quella lì insomma
l'amava a prescindere; di un amore immotivato,
vasto ed incarnato, un amore costruito, pensato ma per niente privo di sensualità.
Il suo era e restava anche un bisogno quasi fisico di averla; prima o poi gli
sarebbe dovuta appartenere. Poteva essere quella, ora, in quel momento, la
strada per New York. Ora che il suo capo lo aveva messo a dipingere gli alberi
davanti a casa sua perché fossero del colore giusto, o quasiforse
Alessandro De Santis nasce a Roma nel 1976 ed è laureato in Storia contemporanea.
Un metro e settantasette a piedi nudi, pesa abbastanza e mette al primo posto
la prosa di Céline, Boris Vian e John Fante, il colore viola, le ragazze con gli
occhi nocciola, i pianoforti a coda e il surrealismo. Non sa far altro che scrivere…
Se pensate qualcosa del suo racconto: dagodusty@alice.it o cercatelo nello staff
di: www.lankelot.com
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