Alfie stava facendo colazione con sua moglie al tavolo della cucina.
Non
doveva avere dormito più di tre ore, perché la notte prima era uscito.
Lavorava con le forbici - era un parrucchiere - e doveva andare al negozio. Una
volta lì, oltre a dovere sopportare i rumori e le code di clienti, doveva
fare conversazione tutto il giorno.
"Ti sei divertito ieri notte?"
chiese sua moglie. Si erano sposati l'anno prima a Las Vegas.
"Credo di
sì," disse lui.
"Dove sei andato?" Lo stava osservando.
"Non lo sai?"
"Mi ricordo la prima parte della serata. Ci siamo
incontrati al pub. Poi siamo andati in un locale notturno e c'erano un mucchio
di persone. Poi c'è stato un film porno."
"Era buono?"
"Non
era umano. Era come una macelleria. Dopodiché... diventa tutto un po' confuso."
Sua
moglie lo guardò sorpresa.
"Questo non è mai successo prima.
Ti è sempre piaciuto raccontarmi quello che avevi fatto. Spero che non
sia l'inizio di qualcosa."
"Non lo è," disse Alfie. "Aspetta
un minuto e ti dico cosa ho fatto."
Prese la sua giacca da dove l'aveva
lasciata, sullo schienale di una sedia.
Aveva intenzione di esaminare il suo
portafogli e controllare quanti soldi aveva speso, se gli era rimasta della cocaina,
o se aveva preso numeri di telefono, biglietti o ricevute di taxi che potessero
aiutare la sua memoria.
Stava frugando nella tasca interna quando trovò
qualcosa di strano.
Lo tirò fuori.
"Cos'è questo?"
disse sua moglie. Si avvicinò. "È un pene," disse. "Sei
tornato a casa con il pene di un uomo - completo di palle e peli pubici - nella
tasca. Dove l'hai preso?"
"Non lo so," disse lui.
"Meglio
che me lo dici," disse lei.
Lui lo mise sulla tavola.
"Non ho
l'abitudine di raccogliere peni smarriti." Aggiunse: "Non è eretto".
"E
se comincia a diventare duro? È già abbastanza grosso così."
Lei osservò più da vicino. "Più grosso del tuo. Più
grosso della maggior parte di quelli che abbia visto io."
"Basta
così," disse lui frettolosamente. "Non credo che dovremmo continuare
a guardarlo. Avvolgiamolo in qualcosa. Prendi della carta da cucina e una busta
di plastica."
Quando il pene si mosse, lo stavano fissando entrambi.
"Togli
quel coso dal mio tavolo da cucina!" disse lei. Stava per diventare isterica.
"Viene mia madre a pranzo! Portalo fuori di qui!"
"Penso che
lo farò," disse lui.
Pochi minuti più tardi, con sua grande
meraviglia, camminava per la strada con un pene in tasca.
Il suo istinto era
quello di farlo cadere in un cestino e andarsene dritto al lavoro, ma dopo averci
pensato un po', gli venne in mente di portarlo a un artista a cui tagliava i capelli,
uno scultore che di solito lavorava con feci e sangue. Lo scultore prima lavorava
con parti anatomiche, ma aveva avuto dei problemi con le autorità. Tuttavia
poteva trovare irresistibile l'opportunità di lavorare con un pene. I mercanti
d'arte, che smaniavano per effetti sempre più orribili, ne sarebbero stati
conquistati. Alfie sarebbe stato pagato; sua moglie gli aveva detto che doveva
"orientare la mente agli affari". Più che altro, lei voleva che
lui apparisse in televisione.
Alfie si stava dirigendo a casa dell'amico quando
vide un poliziotto che camminava verso di lui. Velocemente, estrasse il pene impacchettato
dalla tasca e lo fece cadere sul selciato. La gente butta a terra rifiuti in continuazione.
Non è un vero crimine.
Aveva fatto poche decine di metri quando una
studentessa gli corse dietro, sventolando la busta e dicendogli che aveva fatto
cadere la sua colazione. Ringraziandola, lo ficcò di nuovo nella tasca.
Gli
battevano i denti. Non voleva "quel coso" nella tasca un minuto di più.
Svoltò
un angolo e si ritrovò ad attraversare il fiume. Accertandosi che nessuno
lo stesse guardando, lanciò il pene oltre il parapetto e lo guardò
cadere.
Poi si accorse che sotto il ponte stava passando una barca che portava
i turisti lungo il fiume. Una voce commentava al megafono: "A sinistra possiamo
vedere... e alla vostra destra c'è un monumento di particolare interesse
storico".
Nel frattempo il pene, emergendo dal suo involucro stava atterrando
sul ponte.
Alfie scappò.
A meno di un miglio di distanza,
Doug, un attore, si alzò dal letto e si trascinò nel suo bagno nuovo.
Aveva poco più di quarant'anni, e un aspetto straordinario.
Il giorno
successivo avrebbe cominciato a lavorare al film più grosso della sua carriera.
Era un dramma in costume, una produzione di classe, il che significava che non
avrebbe dovuto tirar fuori il cazzo dalle brache prima del decimo minuto. Il regista
era eccellente e lo stesso Doug aveva scelto le sue partner femminili, per il
loro talento e per le loro misure. Doug aveva intenzione di passare la giornata
in palestra. Dopo si sarebbe fatto tagliare i capelli e curare le unghie, prima
di andare a letto presto con il copione.
Fu solo quando superò lo specchio
andando verso la doccia e si guardò per la prima volta quel giorno, che
si accorse che il suo pene non c'era. Non c'era più niente, il pene, lo
scroto, perfino i suoi peli pubici.
Doug credette di svenire. Si mise a sedere
sul bordo della vasca con la testa fra le gambe, ma la posizione gli faceva solo
ricordare la sua perdita.
Era stato "nella" pornografia da quando
era un ragazzino, ma di recente il mercato aveva cominciato a esplodere. La pornografia
era entrata nel mercato delle persone di cultura media e lui, insieme a Cazzo
Lungo - il nome professionale che aveva dato al suo pene - stava diventando una
star riconosciuta.
Doug era apparso in talkshow e in riviste e giornali
a larga diffusione. Credeva di avere diritto alla gratitudine e al rispetto che
gli attori comici, i cantanti e i rappresentanti politici ricevevano. Dopo tutto,
distrarre un pubblico dai gusti mutevoli era difficile e richiedeva talento e
fascino. La particolarità era che Doug offriva quello che la maggior parte
delle coppie non vedeva mai: l'opportunità di assistere alla copulazione
altrui; fascino e intossicazione attraverso gli occhi.
Molti uomini invidiavano
il lavoro di Doug e alcuni avevano anche cercato di emularlo. Quanti di loro potevano
farcela, sotto il calore delle luci e con una troupe cinematografica intorno,
per ore e ore, giorno dopo giorno? Doug poteva mantenere un'erezione tutto il
giorno e intanto cantare un'aria del Don Giovanni mentre controllava le sue azioni
sul Financial Times. Centinaia di migliaia di spettatori non avevano forse visto
il suo bastone di roccia e i getti zampillanti ed erompenti che atterravano sui
volti delle sue coprotagoniste?
Se avesse perso la sua virilità, avrebbe
perso anche la sua vita.
Cercando di pensare in fretta, Doug ipotizzò
se, a tarda notte, avesse tirato fuori Cazzo Lungo da qualche parte e lo avesse
schiaffato su un tavolo. Nei bar e alle feste, dovunque nel mondo, al pubblico
piaceva porre domande sul suo lavoro. Come la gran parte delle star, lui adorava
rispondere. A un certo punto qualcuno, di solito una donna, chiedeva di vedere
Cazzo Lungo. Se il tempo e il luogo erano giusti - Doug aveva imparato a stare
attento a non rendere gli uomini invidiosi e a non causare attrito fra le coppie
- lui lasciava che dessero uno sguardo. La chiamava "L'Ottava Meraviglia
del Mondo".
Comunque, prima d'ora non aveva mai smarrito la sua più
grande qualità - la sua unica qualità, diceva qualcuno.
Doug
andò nei bar e nei club dove era stato la notte prima. Stavano facendo
le pulizie; le sedie erano a testa in giù sui tavoli e le luci erano forti.
Qualcuno aveva perso una scarpa, una pistola, un paio di ciglia finte e una mappa
della Cina. Non era stato ritrovato nessun pene.
Sconcertato, se ne stava sulla
strada, quando vide, di fronte a lui, il suo pene che usciva da un caffè
insieme a una coppia di giovani donne. Il pene, alto, eretto, con gli occhiali
scuri e una giacca nera di buon taglio, stava sorridendo.
"Ehi!"
urlò Doug mentre il suo pene saliva su un taxi, facendo educatamente passare
prima le donne.
Doug prese un altro taxi e disse all'autista di seguire il
primo. Davanti poteva vedere la punta del suo pene. Le ragazze lo stavano baciando
e lui rideva e parlava tutto eccitato.
C'era traffico e persero di vista il
taxi davanti a loro.
Dopo avere girato in auto, Doug decise di andare in un
bar e valutare cosa fare. Era furioso con il suo pene che si pavoneggiava così
per la città.
Aveva ordinato da bere, quando il barman disse:"Oggi
è così tranquillo qui perché quel pene che fa tutti i film
è andato in un altro bar lungo la strada".
"Davvero?"
disse Doug saltando in piedi. "Dove?")
II barman glielo indicò.
Pochi
minuti dopo era lì. Ormai era ora di pranzo e il posto era così
affollato che Doug riuscì a stento a passare dalla porta.
"Che
succede qui?" chiese.
"È arrivato Cazzo Lungo," disse
un uomo di una troupe televisiva. "Io ho visto tutti i suoi film - a casa
di un amico, naturalmente. Testa di cazzo è il mio preferito. Quel cosone
lì è una star."
"È vero?" disse Doug.
"Lei
è un fan?"
"Non in questo momento."
Doug cercò
di farsi largo tra la folla ma le donne non lo lasciavano passare. Alla fine sali
su una sedia e riuscì a vedere il suo pene che stava in piedi al bar, accettava
drink, firmava autografi e rispondeva alle domande come un vero professionista.
"Siete
stati voi, il mio pubblico, a farmi arrivare dove sono oggi," stava dicendo
pomposamente. "Sento di dovervi ripagare tutti. Cosa volete bere?"
Tutti
furono contenti e ordinarono ad alta voce.
"E io allora?" urlò
Doug. "Chi ti ha fatto?"
A questa uscita, Cazzo Lungo guardò
in su e incrociò lo sguardo del suo padrone. In fretta fece le sue scuse
e fuggì. Quando Doug riuscì ad aprirsi un varco tra la folla, il
suo pene era già scomparso. Doug corse fuori in strada, ma di lui non c'era
traccia.
Tutto il giorno, dovunque andasse, sentiva storie dell'incredibile
pene, non solo della sua misura e della sua potenza, ma anche di quanto fosse
affettuoso con le persone che non conosceva.
La sola persona in cui Doug si
imbatté fu Alfie, che beveva da solo nell'angolo buio di un pub poco frequentato.
Alfie era distrutto, convinto che la polizia lo stesse cercando non solo per avere
rubato e tentato di vendere un pene, ma per averlo fatto cadere sulla testa di
un turista giapponese che passava sotto il Tower Bridge su una barca.
"Ci
siamo conosciuti da qualche parte," disse Doug.
"Sì, sì,"
disse Alfie. "Forse. Ho l'impressione che fossimo insieme ieri sera."
"Che
stavamo facendo?"
"Chi lo sa? Senta..."
Alfie spiegò
che si sentiva male per tutta la storia. Se Doug voleva un taglio di capelli gratis,
sarebbe stato il benvenuto. Si offrì anche di farglielo all'istante.
"Un'altra
volta," disse Doug.
Non aveva tempo adesso per questo genere di cose.
Si era imbarcato nella ricerca della sua vita.
"Mi faccia solo sapere
quando vuole una spuntatina," disse Alfie. "L'offerta è sempre
valida."
Solo quella sera, vagando senza meta per la città, Doug
scorse di nuovo il suo pene, questa volta seduto in un caffè frequentato
da impiegati. Adesso era in incognito, con un cappello calato ben bene sulla testa
e il bavero all'insù. Doug capiva che stava soffrendo da stress da celebrità
e voleva restare solo.
Doug scivolò sulla sedia accanto alla sua. "Preso,"
disse.
"Ci hai messo un bel po'," disse il pene. "Che vuoi?"
Doug
disse: "A che gioco credi di stare giocando? Perché ti metti in mostra
in questo modo?"
"Perché non dovrei?"
"Dobbiamo
muoverci lentamente. Se c'è una cosa che rende tutti nervosi, è
un cosone grassoccio e felice come te."
"Ne ho abbastanza delle tue
stupidaggini," disse il pene.
"Senza di me, non sei niente,"
disse Doug. "Ah! È il contrario. Ho capito qual è la verità."
"Che verità?"
"Tu sei un pene con un uomo attaccato.
Voglio uscirne."
"Uscirne per andare dove?"
"Mi metto
in proprio. Sono stato sfruttato per anni. Voglio la mia carriera. Farò
film più seri."
Doug disse: "Film seri! Cominciamo il seguito
di Piccole Donne domani. Si chiama Grandi Donne anzi Enormi".
"Voglio
interpretare Amleto," disse il pene. "Nessuno ha veramente capito la
relazione con Ofelia. Potresti farmi da assistente. Potresti portare il copione
e tenere lontani i fan."
Doug disse: "Vuoi dire che non saremo mai
più fisicamente legati?"
Il pene disse: "Sarei pronto a ritornare
sotto la tua guida, perché mi piaci. Ma se lo faccio, gli accordi devono
essere diversi. Voglio stare attaccato alla tua faccia".
Doug disse: "Dove
esattamente vorresti stare? Dietro l'orecchio?"
"Dove adesso c'è
il tuo naso. Voglio essere riconosciuto, come le altre star."
"Ti
stancherai," lo avvertì Doug. "Si stancano tutti, e poi diventano
matti."
"Questo dipende da me," disse Cazzo Lungo. "Ci
saranno delle attenzioni da seguire per evitare questo e le seguirò."
Il
pene prese una salsiccia dal piatto davanti a lui e la mise al centro del volto
di Doug.
"Sarà così, solo più grande. La chirurgia
estetica è in espansione. In futuro ci saranno tutti i tipi di strani accostamenti.
Che ne pensi di lanciare una moda?"
"E che ne sarà del mio
scroto? Mi... ehm... penderebbe sulla bocca."
"Ci penserei io a parlare.
Ti do un'ora per decidere," disse il pene con arroganza. "Sto aspettando
altre offerte da agenti e produttori."
Doug vedeva che Cazzo Lungo si
stava rattrappendo. Era stata una giornata stancante. Quando alla fine gli si
chiusero gli occhi, Doug prese il pene, se lo ficcò nella tasca e la chiuse.
Doug
corse per la città da un chirurgo estetico che conosceva, un uomo avido
con una faccia liscia come una pallina di plastica. Aveva rifatto molti dei colleghi
di Doug, inserendo estensioni nei peni degli uomini e gonfiando seni, labbra e
natiche delle sue colleghe donne. Pochi tra questi attori sarebbero stati riconosciuti
dai loro stessi genitori.
Il chirurgo era a cena con alcuni vecchi clienti.
Doug lo interruppe e camminarono insieme nel bel giardino del medico. Doug mise
il pene addormentato nella mano del chirurgo.
Spiegò quello che era
successo e disse: "Deve essere ricucito stanotte".
Il chirurgo si
rifiutò.
Disse: "Ho allungato peni e clitoridi. Ho impiantato diamanti
nelle palle degli uomini e messo luci nelle teste della gente. Non ho mai ricucito
un pene. Potresti morire sul tavolo operatorio. Potresti farmi causa. Dovrei avere
un corrispettivo adeguato per questi rischi".
Mentre le obiezioni continuavano,
Doug pregò l'uomo di ricostruirlo. Alla fine, il chirurgo disse una cifra.
Fu quasi il peggior colpo del giorno. Doug era stato ben pagato nel corso degli
anni, ma il denaro che viene dal sesso, come quello che viene dalla droga, tende
a sciogliersi come neve.
"Portami i soldi stanotte," disse il chirurgo,
"altrimenti sarà troppo tardi; il tuo pene si abituerà alla
sua libertà e non ti obbedirà più."
La sola persona
che Doug conoscesse con una tale somma in contanti era il produttore di Grandi
Donne anzi Enormi, che quella notte stava ospitando alcune prostitute nella sua
suite. Le donne conoscevano Doug e gli fecero capire che la notizia della sua
sciagura si era diffusa. Lui adesso arrossiva e soffriva quando le donne lo chiamavano
"ragazzone".
Con sollievo di Doug, il produttore acconsentì
a dargli i soldi. Passandoglieli, gli disse degli interessi. Era una somma alta,
che sarebbe cresciuta ogni giorno, così come avrebbe dovuto fare il pene
di Doug. L'uomo gli fece firmare un contratto, obbligandolo a fare film praticamente
per il resto dei suoi giorni.
Ritornando dal chirurgo, Doug pensò a
come poteva essere la sua vita senza pene. Forse era stato graziato e liberato
da un idiota, e potevano prendere strade separate. Ma senza il pene, come poteva
guadagnarsi da vivere? Era troppo vecchio per cominciare una nuova carriera.
Il
chirurgo lavorò tutta la notte.
Il mattino dopo, quando Doug si svegliò,
la prima cosa che fece fu guardare in basso. Come un incantatore di serpenti nervoso,
fischiettò un'aria del Don Giovanni. Alla fine, il pene cominciò
ad allungarsi, allargarsi e crescere. Ben presto puntava al sole. Era in piedi,
anche se non correva ancora. Lui e il suo amore erano stati ricongiunti.
Qualche
ora dopo, Doug era sul set. Il suo pene gli dondolava tra le gambe, battendo sulle
cosce con un soddisfacente "smack".
Doug era contento di essere stato
ricongiunto alla parte più importante che avesse; ma, quando pensò
ai numerosi sforzi che lo aspettavano, si sentì già stanco.