La riorganizzazione
- Brano tratto dal romanzo "Divided Kingdom" -
Rupert Thomson
(
) Il lunedì successivo
cominciarono le lezioni nella vecchia sala da ballo. Lungo un lato della stanza
c'erano quattro finestre alte fino al soffitto. Attraverso i vetri appannati e
deformanti vedevo il giardino curatissimo, con il prato, le siepi di bosso e i
sentieri di ghiaia. L'altro lato della sala era stato rivestito di pannelli di
legno e verniciato di un verde delicato. Nei pannelli erano stati inseriti quattro
specchi che riprendevano le dimensioni delle finestre e in loro corrispondenza
la luce che arrivava dall'esterno sembrava farsi più intensa e abbagliante.
In fondo al locale c'era un palcoscenico basso, dove un tempo dovevano essersi
esibiti quartetti d'archi o orchestre da ballo. A volte con la coda dell'occhio
intravedevo un trombone nell'ombra, o la linea curva di un corno francese, ottone
perfettamente levigato e luccicante, come miele versato sul dorso di un cucchiaio.
A volte avvertivo uno spostamento d'aria sul gomito, un movimento che durava solo
un secondo, come se fosse appena passata una ragazza in abito da sera. Non pensavo
che la sala fosse infestata, ero semplicemente convinto che avesse visto giorni
più felici, più vivi, e che le tracce di quell'epoca fossero rimaste,
come il profumo di bacon e pane tostato in cucina dopo la colazione. I banchi
erano stati disposti in file sul parquet e ci fecero sedere in ordine alfabetico.
Io mi chiamo Micklewright, perciò mi trovai fra Maclean e Abdul Nazir.
Nazir era sempre in lacrime, o sul punto di scoppiare a piangere, e le sue ciglia
scure non erano mai asciutte. Io avevo pianto solo la Vigilia di Natale, durante
i canti, ma dopo quella sera non avevo più avuto visioni dei miei genitori.
Forse c'era qualcosa in me che non avrebbe potuto sopportarlo. Sopportare il ricordo,
intendo. Quando guardavo Nazir, spesso avevo la sensazione che si fosse fatto
carico della mia tristezza, che piangesse per me oltre che per se stesso. Quanto
a Maclean, non sembrava affatto sconvolto. Se incrociavo il suo sguardo, mi lanciava
palline di carta. Aveva i polsi lunghi e ossuti e le orecchie sporgenti come le
impugnature di un trofeo sportivo. La nostra insegnante era la corpulenta ma entusiasta
signorina Groves. Seduti sotto lampadari di cristallo, torvamente osservati da
diversi ritratti di uomini in armatura in cornici d'oro, dovevamo apprendere il
nuovo sistema politico in vigore e il motivo per cui il funzionario governativo
ci considerava così speciali. Il primo giorno la signorina Groves ci
illustrò la storia recente del nostro paese. Ormai era una nazione allo
sfascio, disse, ossessionata dal consumismo e dalla celebrità, un luogo
definito dall'invidia, dalla miseria e dall'avidità. Il crimine imperversava:
i tribunali erano al collasso, le prigioni straripavano. Il divorzio seguiva
al matrimonio in modo rapido e prevedibile come le gravidanze adolescenziali dopo
la pubertà. In ogni ingresso, fogna e sottopassaggio c'erano senzatetto
che dormivano. Il razzismo era più diffuso e radicato che mai. La violenza
era sempre dietro l'angolo. Non si trattava solo di adulti che uccidevano adulti:
anche i bambini uccidevano i bambini. La polizia aveva spaventose carenze di personale,
perciò la gente aveva cominciato a farsi giustizia da sé. Se non
ti andava a genio come guidava qualcuno, gli sfasciavi i fari con un cric. Se
il tuo vicino era un sospetto pedofilo, lo linciavi. Se un ladro si introduceva
in casa tua, gli sparavi. Per decenni, forse secoli, il paese aveva adottato una
complicata rete di buone maniere e convenzioni sociali per stendere un velo sulla
sua vera natura, ma ora aveva finito per abbandonare ogni pretesa di essere altro
da ciò che era in realtà: un paese del Nord, isolazionista e fondamentalmente
barbaro. Era giunto il momento di prendere misure estreme, continuò
la signorina Groves, con le guance colorate da due macchie rosa, e il governo
non intendeva sottrarsi alle sue responsabilità. Il Primo ministro e i
membri del suo gabinetto si erano riuniti in una località segreta, lontano
dagli occhi e dalle orecchie dell'elettorato. Laggiù - gli uffici erano
sotterranei, retaggio di una guerra combattuta all'incirca mezzo secolo prima
- gli uomini avevano parlato, litigato e persino pianto, e alla fine avevano preso
una decisione: avrebbero adottato un provvedimento coraggioso, qualcosa di straordinario...
I'impazienza ci toglieva il fiato in quell'aula improvvisata. La signorina Groves
raccontava la storia così bene, con una tale padronanza dell'atmosfera
e dei particolari che non vedevamo l'ora di sapere come proseguiva. A quel punto,
però, fece un passo indietro. "Ci vediamo qui domattina, alle nove
in punto" disse. Il mattino dopo c'eravamo tutti, naturalmente.
Arrivammo addirittura in anticipo. Andavamo a scuola, certo, a lezione di storia,
ma allo stesso tempo imparavamo qualcosa di noi stessi, di ciò che era
e sarebbe accaduto nel passato recente e nell'immediato futuro. La nostra vita
era diventata un libro di cui non riuscivamo a interrompere la lettura. La
decisione presa dal governo, ci disse la signorina Groves il secondo giorno, era
stata quella di riorganizzare la popolazione del paese. L'intera popolazione,
dalla famiglia reale in giù. Si fermò. Era una notizia difficile
da digerire. Probabilmente avevamo sentito usare la parola "Riorganizzazione",
continuò. Ebbene, era il nome assegnato all'iniziativa. Avevano diviso
la popolazione in quattro gruppi distinti, non in base allo status economico o
alla posizione sociale, non in base al colore, alla razza o alla fede religiosa,
bensì in base alla psicologia, in base al tipo. In che modo avevano definito
i tipi di persone? La signorina Groves si voltò verso la lavagna e scrisse
GLI UMORI, in stampatello. Qualcuno di noi conosceva il significato di quelle
parole? Nessuno. A partire da Ippocrate, ci spiegò, per quasi duemila
anni la medicina si era fondata sull'idea che esistessero quattro fluidi o umori
corporei: la bile nera, la bile gialla, il sangue e la flemma. Lanciai un'occhiata
a Maclean, ed entrambi arricciammo il naso. La signorina Groves era già
tornata alla lavagna e aveva disegnato un grande cerchio, che poi si mise a dividere
in quattro sezioni uguali. Scrisse BILE NERA in una sezione, BILE GIALLA in un'altra
e così via. finché ciascuna sezione non contenne un umore. In quel
momento un ragazzo di nome Cody la interruppe. "E il piscio, signorina
Groves?" Risate sommesse attraversarono la sala da ballo, un suono secco
e lieve come foglie che il vento faceva rotolare sul pavimento. Foglie morte,
però. La signorina Groves si girò di scatto. Le si era irrigidito
il volto e il colore le era defluito dalle labbra e dalle guance. "Chi
ha parlato?" Cody alzò la mano. "Io, signorina. Volevo sapere
dell'urina. Non è un fluido corporeo, l'urina?" Aveva un che di
volpino, mi era sempre sembrato, con quei capelli castani dai riflessi rossi e
i lineamenti attenti, sardonici e scaltri. "Fuori, Cody. Mi occuperò
di te più tardi." Cody si alzò e raggiunse la porta, seguito
dagli occhi di tutti. "Altre domande?" chiese la signorina Groves. Io
osservai il mio banco graffiato, con il cuore che pompava a mille e la gola secca.
Sentii lo sguardo della signorina Groves attraversarmi la sommità della
testa come il raggio penetrante di un riflettore. "Cercate di immaginare"
riprese lentamente, la voce ancora risentita "che il cerchio sia il vostro
corpo. Immaginate che la vostra salute dipenda dal corretto, oculato equilibrio
dei quattro umori. Una volta che lo avete immaginato, lasciate che l'idea si espanda.
Immaginate che il cerchio sia l'intero paese, la nazione, come a volte viene chiamata". "Vedete"
continuò facendo un passo verso di noi, mentre si faceva di nuovo prendere
dall'entusiasmo "la teoria degli umori si basa sui concetti di armonia ed
equilibrio, proprio le qualità che mancavano al nostro paese prima della
Riorganizzazione. Nel passato più remoto i dottori applicavano la teoria
degli umori a qualunque tipo di disturbo umano, dall'infermità fisica ai
difetti morali. All'improvviso, però, è stata la nazione a necessitare
di cure." Il vento montava e sferzava le alte finestre. Sopra di noi i
lampadari si agitavano e tremavano come uccelli di vetro che arruffano le penne.
Pensai a Cody, che aspettava fuori nel corridoio pieno di correnti d'aria, e mi
chiesi se non cominciasse a rimpiangere di non aver tenuto a freno la lingua. C'erano
quattro umori, spiegò la signorina Groves, e a ciascun umore corrispondeva
un diverso carattere o personalità. Si riavvicinò alla lavagna.
Sotto BILE GIALLA scrisse COLLERICO, sotto BILE NERA scrisse MALINCONICO, sotto
FLEMMA scrisse FLEMMATICO e sotto SANGUE scrisse SANGUIGNO. Parole difficili,
disse rigirandosi verso di noi, ma non così difficili da capire. Gli individui
collerici erano noti per la loro aggressività. La loro vita era piena di
azione ed eccessi. Gli individui malinconici, al contrario, erano patologici e
introspettivi. A interessarli era soprattutto la vita della mente. Gli individui
flemmatici erano influenzati dai sentimenti. L'empatia veniva loro naturale, al
pari di una certa spiritualità, ma tendevano a essere passivi e un po'
indolenti. Quanto ai sanguigni, erano individui ottimisti, allegri e bene intenzionati.
Spesso erano additati come esempio per gli altri. Gli occhi della signorina Groves
passavano di volto in volto. "Capite dove voglio arrivare?" chiese.
"No, forse è troppo presto. Ma lo capirete, lo capirete" aggiunse,
sorridendo con l'aria di chi la sa lunga. Quella notte, nel gabinetto, Cody
ci mostrò il retro delle cosce. La pelle era striata di lividi dove il
bastone della signorina Groves aveva colpito, ma lui non aveva rimpianti. Al contrario,
sembrava vedere la punizione come il prezzo pagato per ottenere un'informazione
preziosa, che ora era in grado di diffondere. "Quando ti picchia emette
una specie di grugnito" disse "come una scrofa." (
)
(Brano tratto
dal romanzo Divided Kingdom, Isbn Edizioni, Gruppo Il Saggiatore, Milano,
2005. Traduzione di Michele Piumini.)
Rupert Thomson è nato nel 1955 ed è vissuto ovunque: Amsterdam, Sidney,
Tokyo, Zanzibar, Atene, Roma e Londra dove ha deciso di fermarsi. Laureato a Cambridge
in Storia medievale, per un po' si è guadagnato da vivere facendo il copy. Ha
pubblicato sette romanzi, tra i quali Air and Fire (1995), The Insult
(1997) e The Book of Revelation (2000).
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