CAPODANNO
Rubem
Braga
Il
30 Dicembre 1944.
In
questo momento mentre sto scrivendo gli Alleati sono sulla
difensiva di fronte a tutto il quinto Esercito. Questo non
significa che non possono sferrare l’attacco da un momento
all’altro. L’iniziativa principale in questi ultimi
giorni è spettata, però, ai nazisti, che hanno
avanzato nella valle del fiume Serchio, precisamente nel settore
dove prima combattevano i brasiliani.
Barga, una cittadina intorno ad un piccolo borgo interamente
feudale, con viuzze strette come i corridoi di una stamberga
del quartiere di Catete e ripide come i binari delle montagne
russe, è al momento con i tedeschi. Sono stato lì più di
una volta e nei pressi della vecchia chiesa ho assistito all’ultimo
attacco sferrato dai brasiliani in quel settore, quando ancora
stavano combattendo soltanto gli uomini del primo scaglione.
I nostri uomini hanno raggiunto tutti gli obiettivi, scalando
montagne sotto il terribile fuoco del nemico, ma non sono stati
in grado di mantenere le posizioni conquistate. A notte fonda
i tedeschi hanno lanciato un forte contrattacco ed i brasiliani
sono stati costretti a ripiegare sulle posizioni precedenti.
Visto il punto dal quale è partito l’attacco, sembra
che i nazisti avevano intenzione di farsi strada verso Lucca;
e se ci fossero arrivati avrebbero combinato molti guai. L’avanzata,
però, è stata bloccata nel secondo giorno. E’ possibile
che loro insistano nell’attaccare lì, o sferrino
l’attacco in un altro settore del fronte, compreso quello
in cui si trovano i brasiliani; io però non sono un profeta.
Ciò che è evidente è che i successi iniziali
dell’offensiva sul fronte occidentale ed il fatto che la
neve abbia bloccato il passaggio fra l’Italia e la Francia,
permettendo forse l’utilizzo delle truppe che i tedeschi
erano costretti a mantenere lì, rincuoravano il Fritz. È noto
che lui dispone di divisioni alpine, con effettivi, materiale
e tattica specializzati per il combattimento sulla neve. Noi
però abbiamo il grande vantaggio della superiorità alleata
riguardo all’aviazione. Sembra che il Sig. Goering sia
riuscito a rinforzare un po’ la forza aerea in Italia;
ora abbiamo notizie un po’ più frequenti di temerari
raides tedeschi sulle posizioni del quinto Esercito. Ma loro
sganciano una bomba qua, un’altra là e rischiano
un altro strafing , mentre centinaia di aerei alleati fanno una
visitina giornaliera alla valle del Po. In una di queste notti
di inverno, quando abbiamo sentito granate tedesche esplodere
di tanto in tanto nei dintorni, è un dolce conforto morale
riconoscere il rombo potente dei nostri aerei che passano con
le ali argentate dal chiaro di luna, per “agitare un po’” la
notte del nemico.
Sul fronte brasiliano l’unica vera novità è l’aumento
di attività dell’artiglieria dei nemici . Nonostante
le posizioni tedesche siano molto superiori alle nostre (loro
dominano le principali alture), qualsiasi degli avversari che
attaccasse sa bene che l’altro dispone di molti mezzi per
opporre una dura resistenza. Se dovessero lanciare una controffensiva
in un altro punto del fronte, è probabile che i nazisti
si mostrino più attivi anche in quel settore, facendo
quello che i nostri uomini dello Stato Maggiore chiamano un “attacco
di fissaggio”, che vuol dire: un attacco abbastanza potente
da convincere il nemico che non deve ritirare le truppe da quel
posto per mandarle in un altro, dove si verifica la controffensiva.
Siccome gli Alleati sono superiori anche per quello che riguarda
gli effettivi, può darsi che, sin dall’inizio, provino
un’azione in grado i togliere ai tedeschi qualsiasi desiderio
di avanzare, non importa in quale punto.
In qualunque modo una controffensiva tedesca in questo fronte
sarà per forza una campagna dai risultati molto precari.
E così come nel fronte occidentale, un tour de force di
questo genere può portare i tedeschi ad un crollo materiale
e morale molto grave.
L’importante è sapere che la neve ed il gelo raffreddano
molte cose, comprese certe parti del corpo, ma non hanno congelato
il morale dei nostri uomini. Loro si trovano nelle loro posizioni,
spesso ricevendo immobili, sul viso, una raffica di schiaffi
gelidi da questo crudele vento dell’inverno, tagliente
e furioso; ma in un attimo scattano se il nemico decide di muoversi.
Il tenente di una Compagnia che ha avuto una terribile giornata
nel secondo attacco al Monte Castello mi ha detto:
–
Sai,vecchio? Ci sono dei momenti in cui vorrei addirittura che “loro” attaccassero. È molto
meglio stare qua, anche con colpi di mortaio che scoppiano da
per tutto, piuttosto che uscire dalla tana per andare a stanare
gli altri.
Nonostante i vantaggi delle loro posizioni, i nazisti non riescano
a disturbare in maniera sensibile il transito nelle linee di
comunicazione che collegano il nostro fronte. Le munizioni, il
rancio, la truppa, la telefonata arrivano dove devono arrivare.
Avendo in vista i ponti, battendo le strade, sorvegliando i sentieri
tortuosi delle montagne, martellando un po’ dappertutto
e molte volte nel bel mezzo del conflitto, l’avversario
non riesce ad evitare che da questa parte le cose siano articolate
e funzionino. Dove non arriva il camion arriva la jeep dove non
arriva la jeep arriva il mulo e dove non arriva il mulo ciò che
deve arrivare continua ad arrivare: arriva il braccio. Così i
nostri uomini hanno superato serie difficoltà tattiche
ed il nemico, ovunque sia lungo il nostro fronte, sa che da un
momento all’altro può spuntargli di fronte o piombare
dai fianchi una pattuglia di brasiliani.
Con questa lotta e con questo spirito i brasiliani passeranno
la loro notte di San Silvestro.
(Tratto
da “Cronache di guerra” (Crônicas De Guerra),
con la FEB (força expedicionária brasileira)
in Italia, Editora do autor, Rio de Janeiro, 1945)
(Traduzione
eseguita da Julio Monteiro Martins, insieme a Mirella Abriani,
Isabela Leite, e ai suoi allievi dell’Università di
Pisa: Francesca Renda, Simona Giannace, Chiara Zucconi, Annalisa
Carbonella e Alessandra Pescaglini)
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