MIGUEL

Drauzio Varella

 

Miguel faceva le rapine insieme al suo compare, Antônio Carlos. Si fidavano a tal punto l’uno dell’altro che si erano impegnati a prendersi cura delle due famiglie reciprocamente, nel caso uno dei due fosse stato arrestato. In una rapina in un supermercato fecero un bel gruzzolo e lo investirono in cocaina. Prosperavano e continuarono la loro attività di piccoli commercianti di Taboão da Serra.
Un giorno, mentre stavano con due compagni nel cassone di un camioncino carico di mobili, con due chili di cocaina nascosti in un armadio, s’imbatterono in un posto di blocco. Nella sparatoria, perse la vita uno dei compagni che erano con loro. Miguel andò a dare personalmente la notizia alla vedova.
La ragazza ascoltò pallida, in silenzio. Dopo pianse, commossa. Miguel disse che anche lui era triste. Le consegnò la parte del marito per il lavoro e, per qualunque cosa, Antônio Carlos e lui sarebbero stati a disposizione.
Se ne andò incantato dalla bellezza della ragazza. Nemmeno in televisione aveva visto delle gambe così belle e se le sognava pure la notte. Per la ragazza Miguel lasciò la famiglia e visse il suo primo grande amore, lui a 38 anni, lei a 22.
Una sera, quando stavano insieme già da due anni, Antônio Carlos, che viveva nell’isolato vicino, capitò a casa di Miguel. La ragazza era andata a trovare la madre. La conversazione fu tentennante, insolita, finché Miguel non interruppe:
– Che c’è, Antônio Carlos? Sputa il rospo.
– La tua donna ti mette le corna con uno sbirro.
– Chi l’ha detto?
Antônio Carlos gli dette il nome del motel dove i due si incontravano e disse che li aveva visti lui stesso mentre amoreggiavano nella macchina di servizio, in una traversa del largo di Taboão.
Fu una pugnalata al cuore. Gli passò per la testa di ammazzare il poliziotto, ma abbandonò l’idea: sarebbe dovuto scappare dalla città. Ammazzare lei? Ma insomma… non è mica facile uccidere la donna che si ama.
Con un nodo stretto al petto, Miguel ripiegò i vestiti della ragazza, mise la sua valigia fuori e sprangò la porta. Quando la ragazza tornò, batté forte:
– Cosa c’è Miguel? Sei impazzito?
All’inizio lui non rispose nemmeno, ma lei insistette, disse che aveva il diritto di sapere cosa volesse significare tutto quello. Se lui fosse stato innamorato di un’altra, certo se ne sarebbe andata perché lei non era una che divideva il suo uomo con una puttanella qualunque. Poi, si lamentò che i vicini sentivano tutto e lui aprì la porta.
In salotto, lei si spaventò per la forte agitazione del marito. Gli tolse il bicchiere davanti e lo buttò nel lavandino. A bassa voce, cercò di calmarlo finché non riuscì a farlo parlare:
– Tu sei una puttana svergognata. Ho lasciato la madre dei miei figli, ti ho fatto fare la bella vita, ti ho dato affetto e amicizia e tu mi hai ripagato con la moneta del tradimento. Sono venuto a sapere del poliziotto con cui ti incontri nel motel dietro il benzinaio, sulla Raposo Tavares, da più di un anno, mentre il coglione qui rischia la pelle per rimpinzare il tuo guardaroba.
La ragazza ascoltò impassibile. Poi interruppe il silenzio:
– Chi te l’ha detto?
– Non ha importanza.
– Certo che ce l’ha. Una persona racconta una storia che distrugge la nostra unione e io non ho il diritto di sapere chi è?
Lui disse di no, che lei era una donnaccia, una che non valeva un fico secco, e che era fortunata perché lui era buono sennò avrebbe commesso una pazzia. Lei, con le mani fredde, ignorava le offese. Voleva soltanto sapere:
– Chi te l’ha detto?
Con l’ostinazione delle donne, insistette finché Miguel non confessò:
– È stato Antônio Carlos. Perché?
– Allora, glielo farai ripetere davanti a me. E dopo, prendo la valigia e torno da mia madre.
Antônio Carlos ripeté tutta la storia di fronte a lei e al marito, raccontando anche i dettagli che aveva risparmiato a lui:
– Ti ho visto mordicchiare il suo orecchio nella macchina!
Lei ascoltò in silenzio, sul divano, fino alla fine del racconto. Calò ancora il silenzio, nuovamente interrotto da lei:
– Hai detto tutto ma ti sei scordato la parte migliore.
– E cioè?
La ragazza, che aveva lo sguardo perso nei ninnoli della vetrina mentre aveva ascoltato il racconto, si mise in piedi di fronte ad Antônio Carlos, guardandolo dritto negli occhi :
– Tu non hai detto che mi hai chiesto di lasciare Miguel e scappare con te. E che io non ho accettato perché amo mio marito, e sono amica di tua moglie.
Antônio Carlos le dette della bugiarda, disse che se non fosse stato per il rispetto che provava nei confronti dell’amico, le avrebbe spaccato il muso. L’accusò di avere una mente diabolica. Lei non rispose. Come una statua, prese la valigia e se ne andò.
Antônio Carlos si rivolse all’amico:
– Miguel, non crederai mica a quella carogna, vero? Noi due lavoriamo insieme da quattro anni e non ti ho mai fatto delle bastardate.
– Lasciami stare, Antônio Carlos.
Antônio Carlos notò una punta di esitazione nel tono del compagno.
Mentre avveniva questa conversazione, la ragazza suonava al campanello della casa del diffamatore. Una bionda ossigenata si affacciò alla finestra. Era Dina, la moglie.
Parlarono in piedi, in salotto:
– Dina, ma Antônio Carlos è frocio?
– Ma che domanda mi fai, Marli!
– Scusa ma è venuto da Miguel raccontandogli che io esco con uno sbirro, che è una cosa che non esiste proprio. È venuto deciso a distruggere il mio matrimonio. Allora io ho pensato: o lui vuole che io me ne vada per stare con Miguel oppure vuole che se ne vada l’altro, per stare con me.
– Che dici? A Antônio Carlos gli fanno schifo i froci.
– Allora, figliola, è me che vuole.
Prese l’autobus e andò a casa di sua madre.
Antônio Carlos era un donnaiolo e Dina gelosa marcia. Una volta saltò addosso a una prostituta del suo giro e ci fu bisogno di due uomini e di una signora per separarle. Quando Antônio Carlos entrò in casa, Dina gli piantò le unghie nel viso:
– Mezza sega, stronzo, ho sempre detto che sentivi qualcosa per lei. Ma tu dicevi che io ero pazza. Non rispetti più nemmeno la donna di un amico, bastardo?
La mattina dopo, Antônio Carlos batté alla porta di Miguel:
– Ti sei svegliato col gallo?
– Tu non ci crederai. La tua donna è uscita di qui, è andata a casa mia e ha messo in testa a Dina che io le vado dietro. Quando sono arrivato, Dina si è scaraventata con le unghie sulla mia faccia.
Miguel guardò le ferite nel viso del compagno e disse:
– Antônio Carlos, il corvo della discordia si è posato sulla nostra amicizia. D’ora in poi, ognuno va per la sua strada.
L’amico tentò di ragionare, spiegando che la società era vantaggiosa per entrambi, ma fu inutile. Il giorno dopo, Miguel andò a cercare Marli a casa della madre. Lei accettò di tornare a patto che cancellasse l’accaduto e tornasse l’armonia di prima. Lui promise e mantenne, parzialmente. Cominciò a seguirla, inventava viaggi e spuntava in casa nel mezzo della notte: le mise dietro addirittura uno spione nella speranza di beccarla. Niente: il suo comportamento era esemplare.
Un anno dopo, ben avviato negli affari, si trasferirono in una casa più grande, intestata a Marli, perché lui non poteva avere niente a suo nome. La fase del sospetto era giunta a termine. Quanto al socio, non si erano più visti. Antônio Carlos era stato catturato e condannato a scontare una pena nel Penitenziario.
In quel periodo, Miguel incassò 40 mila dollari con un sequestro e decise di triplicare il denaro. Disse alla moglie che avrebbero comprato una villa in campagna dopo il colpaccio.
Arrivò in autobus a Santa Cruz de la Sierra. Da lì, prese un altro autobus su cui montavano delle persone con gabbie piene di galline e scese nella piazza principale di un villaggio, di fronte all hotel della madre del trafficante di cocaina.
Miguel pagò il 50 % del valore della merce e il boliviano fece raffinare la cocaina. Ci vollero due giorni, ma lui non si annoiò. Ne approfittò per andare a pescare con la barca del fratello del fabbricante, un tipo che raccontava tante storie divertenti. La droga fu portata dalla parte brasiliana. Per evitare la rotta più sorvegliata, Miguel prese l’autobus per Brasilia, poi uno per Belo Horizonte, São Paulo e Santos, dove vendette la cocaina. Indossava un completo blu e una camicia abbottonata, teneva una Bibbia in mano e la lesse per tutto il tragitto:
– Solo per confondere.
Arrivò a casa con quasi 100mila dollari. Aprì il cancello e attraversò il corridoio buio. Il cane abbaiò e andò a fargli le feste. Bevve un po’ d’acqua e poi si avviò verso la camera. La ragazza dormiva in mutandine e camicetta rigata. Si sdraiò a fianco di quel corpo caldo e le morse delicatamente il collo. Miguel era felice, ancora una volta.
La mattina seguente, lei si svegliò presto e andò a comprare il pane. Telefonò dall’apparecchio della panettiera:
– Il fringuello è tornato in gabbia. Ha con sé un sacco di miglio.
La polizia beccò Miguel al cesso. L’amante di Marli diresse l’operazione. Dopo, viaggiò con lei verso il Nordeste.
Miguel arrivò al Penitenziario e si buttò sul crack. Prese la tubercolosi, non si curò bene e morì magrolino, nell’infermeria. Di tristezza, disse Antônio Carlos, che si prese cura dell’amico fino all’ultimo giorno di vita.


(Tratto dal libro Estação Carandiru – Editora Estação Liberdade, São Paulo, 1996 –, che ha ispirato il recente film Carandiru, di Hector Babenco)


(Traduzione di Julio Monteiro Martins insieme a Mirella Abriani e ai suoi allievi dell’Università di Pisa: Marco Merlini, Gabriele Ceriani, Simona Giannace, Francesca Renda, Alessandra Pescaglini, Chiara Zucconi)


Drauzio Varella



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