UNA
MONOTONA MACCHIA D'INCHIOSTRO QUASI IMPROVVISATA SULLA CARTA...
Lidia
Riviello
Ashi
sta male. Si sta ambientando in questa nuova isola del mondo
ma al rallentatore. Questa fatica gliela vediamo vivere solo
in privato, dentro l'appartamentino scelto in periferia perché è così che
gli studenti italiani vivono e lui non vuole sentirsi diverso
da loro, da nessuno. Vuole imitare il disagio ma anche la leggerezza,
e la stravaganza, qui nell'Occidente scoperto tutto d'un fiato.
Lo vediamo fermo, immobile, anche per un'ora di seguito seduto
in cucina, il giovane uomo che viaggia da tanti anni per non
perdersi neanche l'ultima risata del globo: un'ora a Parigi,
due giorni a Londra, una settimana a Marrakech...Questo s'impone:
viaggiare sempre. Il fratello quarantenne è l'ultima
foto sbiadita del seppeku mentre con Ashi la parola
d'ordine è la
mimetizzazione, diventare una perfetta imitazione di un furosha (vagabondo
n.d.r) d'alto livello nel mondo, lontano dal Giappone, che
lui guarda come ad una monotona macchia d'inchiostro quasi
improvvisata sulla carta geografica. ASHI A CASA...Si sveglia
ed è già sulle scale, pronto in macchina ad accellerare
il mondo che si porta dentro...ASHI IN UFFICIO...Ed è subito
un "buongiorno" ai colleghi italiani e giapponesi.
Non è un inchino ma un gesto strano della mano di chi
cerca disordinate strade per raggiungere una qualunque comunicazione...ASHI
RICORDA...nella toilette per gli impiegati, rosa come quella
stanza sconvolgente del Love Hotel che a Tokio frequentava con
Yuki, una bellissima di origini cinesi con la quale studiava
lingue e che lo abituò a dire l'impossibile, l'invisibile "Anataga
sukidesu" (tu mi piaci n.d.r) con quella disinvoltura che
Ashi cercava fin dall'infanzia..."Capito?..." la sente
ripetere ancora senza stancarsi nei sensi notturni - ormai si
dice anche per gioco, non è più tabu per noi giapponesi
nati dopo il sessantotto. Sai come si dice in inglese, in francese,
in italiano, dai dimmelo, dimmelo..." "Ahi" urla
soffocandosi gli occhi in quegli occhi, nella memoria di un sentimento
sofferto, un pò claustrofobico di quando "era giapponese
di Tokyo", giovanissimo e sognante. L'Europa: quella del
cinema, dell'arte, delle risate aperte, delle parole lunghe,
della educazione "fai un pò come ti pare". ASHI
LAVORA...Roma è calda e si distende come un asciugamano
sulla fronte quando si ha la febbre, è fredda da illudere
la neve di un bosco norvegese, e Ashi è sempre pronto
sia di giorno che di sera e nelle ore di punta si esalta con
i suoni del disordine, dell'euforia tutta italiana. ASHI SOGNA...Io
so che una volta ha riprodotto un modellino della sua macchina,
una 127 color blu, con quel modellino ha immaginato storie
per film, lui, il giornalista che mangia gli spaghetti sporcando
sempre il tatami di sugo. La lontananza da Tokio gli
ha confuso i colori, per cui da un anno sogna solo in bianco.
Sta male ma
non può tornare in Giappone, ripete che questa strana
allegria che prova qui deve diventare carattere, solo allora
tornerà nella Tokyo blu. Io, intanto, so ed è un
segreto fra noi, che in realtà Ashi da Tokyo non è mai
partito.
Lidia
Riviello è nata
a Roma. Nel 1998 ha pubblicato il suo primo libro di poemetti in
prosa, Aule di passaggio (Noubs ed., prefazione di Elio Pecora).
Per un paio d'anni ha collaborato con la rivista "Avvenimenti" dove
si è occupata di interviste e inchieste sulla letteratura
dell'emigrazione. Ha insegnato per due anni italiano in una scuola
per immigrati. Collabora con programmi culturali a RadioRai.
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