PER VIA DI MONTAGGIO
Massimo
Sannelli
1.
La prosa tende a mostrare tutto – non “mostra sé”,
non è autoriferita e intraducibile –, in attesa
dello sguardo sereno che aggiunge unità e ordine – come
la Via cinese – alla confusione di ora (interiore, di resistenza
e sopravvivenza; e vi si aggiunge – ed è impossibile
che non sia così – la confusione dell’umile
Italia). “La speranza è alla pagina prossima. Non
chiudere il libro”.
La prosa è applicata ad argomenti precisi: e più che
altro ai fatti veri di un’intimità non risolta nelle
scelte affettive, nel posizionamento all’interno dei gruppi,
nel lavoro definitivo, ecc.
2.
L’argomento del non-risolto fa parte anche delle scritture
in versi. Ma con una tendenza all’“evocazione” (Pasolini)
e alla “decorazione” (Rosselli) che allontana la
decifrabilità immediata (e quindi la catarsi: consolazione
e la liberazione).
La tendenza al contenuto è identica: non si tratta di
giochi, e anche le definizioni estetiche date sopra riconoscono
una certa grazia ‘alta’ alla poesia (la ritualità dell’evocazione,
e quindi il riferimento ad un contesto sacro che emergerà grazie
alla poesia; la bellezza visiva del manufatto perfetto, che si
impone agli occhi e cancella, nell’atto della visione,
gli altri sensibili che potrebbero essere guardati: ma non reggerebbero
il confronto).
L’urgenza di dire su e dire contro, un istante prima che
l’argomento si trasformi in una frustrazione e aggredisca
di più l’interno, appartiene alla scrittura che
si manifesta ora. L’esterno è un canale. Ma anche
la decorazione della poesia convoglia altro da sé, ed
evita di riferirsi a se stessa: il flusso acquatico (lingua)
che porta tende ad altro. L’acqua occuperà spazio
secco. Cioè sarà la contraddizione della (e la
resistenza alla) aridità.
“
Ho voltato tutte le pagine del libro senza incontrare la speranza”.
3.
Il lavoro sulle proprie strutture poetiche è un auto-editing che – da un lato – allarga l’idea dell’evocazione-decorazione
ad un flusso ragionato di più testi: un macrotesto (libro,
poema, raccolta) a venire. Il principio che lo fonda è il
montaggio, dunque la selezione.
Dall’altro lato, il lavoro sulla struttura comporta un’inventio di secondo grado, e può aggiungere una creatività che
non sarebbe né possibile né visibile in ciò che,
al suo principio, è solo.
4.
Montaggio e selezione precedono sia il mono- sia il plurilinguismo,
la portata dei quali dovrebbe essere ridotta, e vista come
funzionale ad una scelta di temi. Il plurilinguismo è percepibile
meglio e chiaramente solo all’interno di una ‘massa’ larga,
nella quale la sensibilità del lettore coglie la (e
si adegua alla) diversità. Né l’uno né l’altro,
né mónos né plus: piuttosto, e per ora,
la fusione delle lingue, degli stili e delle forme, indirizzata
alla costituzione del macrotesto, libro o serie. Il libro – quello
che Eugenio De Signoribus considera esclusivamente come un “percorso
poetico” – è un oggetto che ‘fa’ movimento.
Questo oggetto non è ma indica il passaggio. “La
speranza, forse, è il libro”.
A questo punto arriva LO STRUZZO e dice a POLLICINO: “Se
ti hanno abbandonato, vuol dire che non hanno voglia di rivederti
presto”. POLLICINO: “Non è colpa mia se non
mi piacciono gli scherzi dei grandi…”. LO STRUZZO: “…Nemmeno
a me, arràmpicati sulla mia schiena, non rivedrai più i
tuoi genitori, ma vedrai il mondo”. La speranza di un’uscita dalla tragedia – che LO STRUZZO decostruzionista di Prévert
volta in commedia: prospere terminatur – fonda le confidenze
della scrittura; l’abilità nelle manovre di organizzazione
della massa scritta vuole essere un viatico augurale. Ciò che è stato
realizzato propone la sua presenza come resistenza, disarmata: “chi è,
ha fatto”. E lo si può dire anche divagando, come
scrivendo e riscrivendo – ma criticamente, e per noi – le
favole di sempre.
Nota:
Le citazioni sono tratte da Edmond Jabès (Le Retour
au livre), Jacques Prévert (Storie e altre storie) e Dante
(Epistola XIII). La frase finale è un’autocitazione.
Massimo
Sannelli (1973) vive tra Genova e Firenze. Ha pubblicato
tre raccolte di poesia - "O" (Cantarena, Genova 2001); "Due
sequenze" (Zona, Arezzo 2002); "Antivedere" (Cantarena,
Genova 2003) - e tre libri in prosa: "Il prâgma. Testi
per Amelia Rosselli" (Dedalus, Napoli 2000); "La femmina
dell'impero. Scritti per un seminario sulla «vera, contemporanea
poesia»" (EEditrice.com, Genova 2003); "L'esperienza.
Poesia e didattica della poesia" (La Finestra, Trento 2003).
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