LE
CITTÀ NUDE
Hasan
Atiya Al Nassar
I
nostri alberi sfiancati dal ghiaccio dei morti:
più feroce è questa paura
nel lampo ti ho vista come un cielo pregno di pietre
non dovresti levare il tuo fuoco
sopra i vetri della casa che è mia.
Mi
copre il freddo di ghiaccio
e nell'amore tu sei
il mio alloggio isolato.
Nella
foresta mi urtano passeri
mi urtano pioggia e tempesta
(ma bello nella polvere della finestra era il tuo viso)
bianche sono le stanze, come sapone è il sasso.
Aspetto che la tua acqua arrivi
dove la notte scrive il mio silenzio e la mia siccità.
Perché i musei portano lucchetti bastardi
e gli anni miei corrono
nei canali della luce quieta
per noi pietra è il pane, pugnale l'acqua.
Per noi il massacro si confonde con l'esilio,
e le piazze sono la nostra patria...
Vedo le donne nude come vetro
roteare in danze funebri.
Nella festa dei macellai lieti
vedo città nude,
vedo un coltello più lungo dei nostri giorni,
più lungo della stagione della pace.
Ci ammazziamo nel silenzio,
odo candele livide nello specchio.
Non vorrei troppo guardare
alle rovine del mio paese
chiedendo alla notte della porta di legno
perché passa così veloce fra le mie primavere,
perché gli anni sono veleno
alle mie luci e alle mie tenebre.
Sono
in attesa di un filo
vedo l'onda come un canto nel faro
l'onda che mi invade
perché il mio caffé è amaro come il vino.
Da
piazza santissima annunziata fino alla chiesa di san marco
ci incorona l'autobus pubblico con il suo fumo
(e io sotto il muro di pioggia
si protrae il grido dietro il vetro del tram
e c'è un altro grido sul marciapiede...
e la donna era tranquilla tra il fumo e la pioggia).
Vestiti
nudi.
Vedo città nude.
Hasan
Atiya Al Nassar è nato a Ur (Nassiriya - Iraq). A Baghdad ha pubblicato le sue prime
opere di narrativa e poesia, collaborando come giornalista a varie
riviste. Vive ora a Firenze, dove per molti anni è stato esule, e dove
si è laureato presso la Facoltà di Lettere e Filosofia. Ha conseguito
inoltre un dottorato di ricerca all'Istituto Orientale di Napoli.
E' iscritto alla "Lega degli scrittori, giornalisti e artisti
democratici Iracheni" per la quale ha pubblicato il libro di racconti
in lingua araba Il massacro delle oche selvatiche (Firenze, 1986). E'
membro del comitato di consulenza della rivista "Al-Menfiyon" (Esuli)
pubblicata in Libano. Fa parte della Camerata dei poeti toscani.
Ha pubblicato le sue poesie, oltre che su varie riviste universitarie,
sulle riviste Eleusis, Varia, D.E.A., Plurale, Si scrive, Le Pagine,
su giornali in lingua araba a Londra e nel Quaderno Mediorientale I
della collana "Cittadini della Poesia" (Loggia de' Lanzi, Firenze
1998). Collabora alla rivista Testimonianze, fondata da Ernesto
Balducci, ed è redattore della rivista di poesia comparata
Semicerchio, per cui cura la sezione di poesia araba.
Ha pubblicato due raccolte poetiche per le Edizioni D.E.A. (Firenze):
Poesie dell'esilio (1991) e Roghi sull'acqua babilonese (I ed. 2003).
Ha due scritto articoli in Letteratura dell'esilio: il caso iracheno
(CUSL, Milano, 1996) e in Immigrati siamo tutti (D.E.A., 2000).
Ha partecipato a numerose conferenze dedicate al mondo islamico e alla
cultura araba. Durante il conflitto del Golfo è stato intervistato dal
TG2 per Pegaso, come interprete del pensiero degli esuli iracheni.
Ha recitato nella rappresentazione teatrale Io è un altro, di Barbara
Nativi, ispirato alla vita del poeta Arthur Rimbaud.
Nel 1992 a Firenze, con La foresta del cielo ha vinto il premio della
giuria del Concorso Nazionale di Poesia "Parole", indetto dalla
rivista Varia. Nel 1993 ha vinto con Corona sull'acqua dell'amore il
primo premio del Concorso di Poesia "Città di Castelfiorentino". Nel
1994 ha vinto il premio nazionale di Poesia in lingua italiana, del
Kiwanis Club Service di Acireale, con Aspettando il compagno che non
vedrò più. Nel 2003 ha vinto il premio nazionale di poesia Maria
Marino della città di Caltagirone.
Le sue opere sono state pubblicate oltre che in Italia e in Iraq,
anche in Siria, Libano, Tunisia, Iran.
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