QUATTRO POESIE
Bruno
Galluccio
bacato
il telo
che avvolge le ossa
le tue, le mie
già ansimanti
al primo impennarsi dell’autunno
più nude lungo il secondo respiro della neve
è tardi, è ieri
esse
nell’istante emergono
in declinazione singolare
Aprì gli
occhi.
Subito ammise malvolentieri
come diversa era la luce
che colava alle pareti. Capita
che arrivi all’improvviso un giorno
che non ti riconosce, e dopotutto
non c’è giorno che non tenti a suo modo
di rapirti. E nel dirlo perdeva.
Un vento sordo
spazzava la strada aperta
confondeva una parvenza di tracciato.
E così non mi riconosci?
Eppure avevo speso il meglio
e più a fondo ero sceso per farmi ricordare.
Il vento era livido, duro
forzava le fessure malmesse
faceva dolore.
Ma perché questa strada?
Serrò allora le mani a pugno
tirò su il bavero alle tempie
smise di guardare.
Ecco
c’è l’acqua
che scorre verso il suono limpido
e la luna aperta dispiega la sua diffusione.
Il
calendario dice che è inverno
ma che ci siano piccole foglie è un fatto
e gli odori si adeguano alla volta celeste.
La
città è circa tre chilometri distante
superstrada verso est, uscita centro,
le luci vanno, attratte da altre luci.
Il
mondo si presenta a noi
che acconsentiamo a deporre la lama,
a riconoscere la notte come pura assenza di sole.
In
sacche confinanti, più in basso,
germinazioni di caos.
Versa
gocce-quanti di energia
la coerente freddezza dei quark
e su scala inferiore superstringhe
che vibrano diverse
per dare differente materia
e si avvolgono
e svolgono in diramazioni
come compiti usuali.
Il
destino che ci governa:
sistema complesso di equazioni
ad una sola soluzione
impropria.
Ma
tant’è, lo sappiamo
e siamo impotenti e lucidi e visionari.
Probabilmente
lì al big bang
ci inghiottì la dimensione-universo sbagliata.
Bruno
Galluccio è nato
e vive Napoli. Laureato in fisica, ha lavorato in
azienda tecnologica dapprima come progettista poi
come dirigente, occupandosi di sistemi di telecomunicazioni
e sistemi spaziali. Da sempre appassionato di poesia,
scrive con maggior frequenza da alcuni anni. Nel
2002 una sua raccolta ha ricevuto una segnalazione
al Premio Internazionale Eugenio Montale nella sezione
inediti.
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