FARE
BALLARE GLI ORSI
Luís
Fernando Veríssimo
In
uno di questi giorni ho letto una citazione di Flaubert sull'insufficienza
del linguaggio, in cui lui dice che la parola umana è come
un calderone spaccato dal quale otteniamo i suoni che fanno ballare
gli orsi, quando ciò che vogliamo è smuovere le
stelle. La citazione era in inglese, non posso garantire per la
fedeltà all'originale francese. Ciò che Flaubert
disse della parola vale anche per la letteratura, anche per questa
piccola letteratura in piccole porzioni,
la crônica, giornaliera o settimanale. Anche quelli
meno pretenziosi tra noi hanno la segreta ambizione di svegliare
l'universo con il loro calderone spaccato, e devono rassegnarsi
a fare ballare un orso. O, con fortuna, due o tre.
Sarebbe un mestiere rispettabile, quello di produrre musica per
gli orsi senza altre intenzioni. Gli orsi, al contrario dei cronistas,
non hanno il benché minimo desiderio di smuovere le stelle
con le loro esistenze, o con i loro grugniti. Si preoccupano delle
loro circostanze, del loro alimento e del loro riparo, e degli
altri orsi. Contano sui nostri suoni per divertirli e, ogni tanto,
illuminarli, o irritarli, e non vogliono nemmeno sapere se il
nostro, diciamo, "pubblico target" sia nelle sfere celestiali.
Flaubert faceva riferimento all'incapacità dell'uomo di
esprimere tutto ciò che sente con uno strumento così
imperfetto come il linguaggio (anche se "calderone spaccato"
sia perfetto) ma potrebbe aver scritto anche sulla differenza
tra intenzione e percezione del linguaggio, o sull'impossibilità
di comunicazione umana, che trova la sua sintesi nell'inguaribile
asincronia tra lo scrittore e il lettore.
Ebbene, gli orsi che ballano con i suoni che facciamo noi è
innanzitutto un grande malinteso. In fondo ciò che tu stai
facendo leggendo questa crônica è puro pettegolezzo.
Essa non è per te. Non è nemmeno per fare ballare.
Fermati immediatamente.
Non esiste notizia di uno scrittore che abbia mosso le stelle
con le sue parole. Nemmeno Flaubert. Qualcuno ha avuto l'illusione
di aver cambiato la vita degli orsi, e così in qualche
modo, di aver cambiato l'Universo. Ma non è stato altro
che una semplice consolazione.
(Tratto dal giornale O Globo, di Rio de Janeiro, del
17 Luglio 2002; Tradotto da Julio Monteiro Martins insieme ai
suoi allievi del 2º anno di Lingue dell'Università
di Pisa)
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