LA
FINE DEL BUE
Ernst
von Waldenfels
"Ci trovavamo in quel momento a Strasburgo, quando ci giunse
notizia che il capo del controspionaggio della Gestapo nelle Fiandre,
Ilja Rajkov - detto il Bue -, era stato effettivamente
ucciso da Michael Avatin e dai suoi aiutanti. Io appresi i particolari
dell'esecuzione solo piú tardi, in parte da Avatin stesso,
in parte da Cilly, che lo aveva aiutato nell'affare, ma soprattutto
tramite il compagno Anton, l'uomo di collegamento ad Anversa che
aveva raccolto le loro dichiarazioni.
In quattro avevano ricevuto l'incarico di portare a termine la
cosa. (...) Dovettero constatare che non era facile intrappolare
il Bue. (...) E Cilly, vestita di abiti succinti che ricordavano
la seta sotto la pioggia, sedeva nei caffé e sorseggiava
ogni genere di bibite in attesa che il Bue tentasse un'approccio
nei suoi confronti" (1).
Ma il Bue è troppo diffidente e furbo, non si lascia
adescare da Cilly nella zona del porto, dove Avatin attende in
agguato. Un tentativo di avvelenamento fallisce perché
improvvisamente Cilly ha compassione del Bue.
"Infine, in modo assolutamente repentino, accadde. (...)
Poco prima di mezzanotte Cilly telefonò da un albergo sulla
Meir, affermando che il Bue era ubriaco e insopportabile.
Promise di portarselo dietro in taxi e di scaricarlo in una zona
alberata nelle vicinanze della fortezza.
Avatin, Rose e il greco attesero tre ore su una panchina al riparo
degli alberi. (...)
Verso
le due e mezza spuntò dagli alberi un taxi. Intravidero
Cilly che smontava e rapidamente si dirigeva verso la riva - sembrava
volesse vedere un battello che passava. Il Bue smontò
a fatica dal taxi un mezzo minuto piú tardi. Le gridò
di aspettare. Cilly si voltò e quando il Bue la
raggiunse, lei lo spinse su una panchina. Subito dopo ritornò
verso il taxi e ordinò all'autista di dare gas. (...)
"Adesso è il momento", disse Avatin tranquillo.
Il Bue si rimise in piedi. Era visibilmente intontito,
il suo corpo imponente e immobile sotto la pioggia.
"Avanti", disse il greco.
Il Bue si incamminò, raggiunse l'angolo delle spallette
del fiume, Avatin alla sua destra, Rose alla sinistra, e dietro
il corpulento greco con la pistola.
"Adesso ti uccideremo", disse Avatin.
Il Bue sembrò improvvisamente sorpreso.
"Cosa vi manca?", domandò con voce vibrante.
"Alla Gestapo dispiacerà la tua perdita", disse
Avatin.
Sotto i loro piedi gorgogliava l'acqua nera del fiume tra le pietre.
Il Bue si voltò verso il fiume come se volesse riflettere,
poi si rigirò di scatto e colpí il greco sul viso.
Nello stesso momento Avatin gli stoccò una pugnalata nell'addome
e lo sventrò. Poi gli diede una spinta. Il Bue grugní.
Subito dopo precipitò in acqua, e la corrente se lo portò
via".
La
violenta fine di Ilja Rajkov dovette compiersi ad Anversa all'inizio
del 1933. Si tratta solo di uno dei numerosi episodi discutibili
contenuti in "Out of the night", un romanzo autobiografico
che uscí negli Usa nel 1940, sollevando un polverone enorme
e vendendosi nell'ordine delle centinaia di migliaia di copie.
Il libro racconta la storia di un ex-agente del Comintern che
si presenta sotto lo pseudonimo di Jan Valtin, avendo motivo di
continuare a temere la vendetta dei suoi antichi compagni.
Come molti altri all'interno del libro, anche questo episodio
è impossibile da ricostruire con precisione, se non con
l'ausilio degli inaccessibili archivi moscoviti del servizio segreto.
Il "Daily Worker", il quotidiano comunista degli Stati
uniti, affermò di riconoscere Ilja Rajkov in un marinaio
bielorusso, insieme al quale l'autore del libro, una spia della
Gestapo di nome Richard Krebs, era stato per mare.
Se si tralascia per il momento il fatto che l'articolo del "Daily
Worker" sia un lampamte tentativo di scuotere la credibilità
di Krebs, ancora oggi tuttavia, a quasi sessant'anni dalla morte
presunta di Rajkov, non è possibile stabilire cosa ci sia
di vero in questa versione. L'unica cosa sicura è che l'episodio
può essere considerato verosimile. Dopotutto non si tratterebbe
dell'unica "cosa bagnata" portata a termine dal servizio
segreto sovietico in quegli anni (2).
In mancanza di testimonianze di terzi, la storia della morte violenta
del Bue non sarebbe altro che una leggenda inappurabile,
se non esistessero tuttavia alcuni riferimenti ricavabili dall'identità
delle persone coinvolte.
Sulla vittima, il bielorusso Rajkov, non si sa altro che quello
che scrive Krebs. Non si dovrebbe tuttavia trattare di un'invenzione,
se è vero che nel lascito postumo dell'autore è
stato rinvenuto un breve racconto inedito, scritto dopo la sua
fuga dall'Europa ma molti anni prima di "Out of the Night",
in cui compare la figura di Rajkov nella denominazione del Bue.
Secondo il racconto, Ilja Rajkov sarebbe stato uno dei numerosi
fuoriusciti russi che collaboravano con la Gestapo. Una collaborazione,
sia detto per inciso, che raramente si rivelò proficua
per la polizia tedesca, poiché tutte le organizzazioni
degli emigrati russi, senza eccezioni, pullulavano di infiltrati
della polizia segreta sovietica, al punto che non era affatto
raro che raggiungessero posizioni strategiche o di comando.
Avatin, l'uomo che apparentemente organizzò l'omicidio,
è invece senza ombra di dubbi un personaggio storico realmente
esistito. Sotto il nome Michael Avatin, alias Lambert, alias Schmidt,
alias Kurkiss, ha lasciato tracce di sé negli archivi delle
polizie di numerosi paesi europei e degli Stati uniti. In un atto
del 1940 della polizia segreta svedese, la Säpo, si può
leggere una descrizione personale:
"35-40 anni, alto circa 164 cm., tarchiato ma di buon portamento,
cammina a passi brevi. Ha una faccia rotonda, capelli biondicci,
occhi castani e un naso largo. Ha un viso leggermente butterato,
specialmente sulle guance. La carnagione è giallognola,
lievemente rossa. In passato è stato marinaio, come testimonia
ancora la sua andatura vagamente ciondolante".
Avatin era noto alla Säpo come agente della GPU (3) di probabile
origine lettone, attivo nei primi anni trenta come dirigente del
servizio segreto nell'ambito della marina del Baltico. Parlava
russo e polacco, e in piú correntemente tedesco, danese
e svedese con accento danese. Nel 1940 gli svedesi avevano un
grosso interesse ad acciuffarlo, poiché lo sospettavano
di aver preparato dalla Svezia una serie di attentati contro la
marina tedesca. Un sospetto che piú tardi sarebbe stato
confermato.
Il vero organizzatore di quegli attentati era però il superiore
di Avatin, Ernst Wollweber, piú tardi direttore della Stasi
della DDR, che nelle sue memorie scrive di lui: "I compagni
che arruolò erano piú o meno come lui - uomini duri,
rancorosi e ostinati, cresciuti nella miseria".
Se si considerano ulteriori documenti, fondati sulle dichiarazioni
di Krebs di fronte alla Gestapo
e al servizio segreto militare americano CIC, ma che vengono confermati
anche dalle loro rispettive informazioni, Avatin sarebbe nato
intorno al 1900 in Lettonia ed era marinaio di professione. Di
precoci convinzioni comuniste, combatté probabilmente già
nella guerra civile russa. Nel 1930 era responsabile ad Amburgo
della sezione baltica dell'Internazionale dei Marinai e dei Lavoratori
Portuali, in sigla ISH, che potrebbe essere definita la sezione
marittima dell'Internazionale Sindacale Rossa manovrata da Mosca.
Ma Avatin ad Amburgo non si limitava certo all'attività
sindacale; è anzi probabile che la sezione baltica servisse
piuttosto da copertura. Secondo le affermazioni di Krebs, ma anche
secondo gli atti della polizia segreta svedese, Avatin era responsabile
del disbrigo dei trasporti clandestini, e a tal fine aveva costituito
una rete di marinai assolutamente discreti e fidati, a cui, una
volta ammessi nell'apparato dei corrieri, era severamente vietata
ogni attività ufficiale nel partito. L'apparato contrabbandava
passeggeri clandestini, denaro, propaganda e ogni genere di posta,
ed era di notevole importanza per le attività del Comintern
e dei servizi segreti. Occorre forse ricordare che settant'anni
fa la navigazione marittima non si limitava come oggi al trasporto
di merci pesanti. Prima della diffusione su vasta scala dei mezzi
di comunicazione elettronica e del traffico aereo, veniva trasportato
via mare anche tutto il resto: informazioni, denaro, plichi, lettere
e persone. L'interesse dei servizi segreti sovietici per la ISH
e per l'organizzazione precorritrice IPAK-Transport era perciò
sin dagli inizi enorme. Nel 1933, quando il Bue venne presumibilmente
liquidato, tutta una serie di quadri dirigenti dell'ISH era attiva
contemporaneamente per i servizi segreti sovietici.
Gli altri attori coinvolti nel presunto omicidio, Cilly e il "compagno
Anton", erano anch'essi quadri dell'ISH. Del compagno Anton
si sa meno di tutti. Le ulteriori informazioni derivano dalle
dichiarazioni di Krebs al CIC, ovvero che il suo nome completo
era Anton Zils e che apparteneva all'apparato dell'ISH di Anversa.
Su Cilly per contro se ne sa abbastanza. Il suo vero nome era
Hildegard Volkersen, ed era la figlia di un droghiere benestante
e di idee conservatrici di Amburgo, che non aveva il minimo sospetto
sulla sua doppia vita. All'esterno appariva come una steno-dattilografa
priva di interessi politici e con un debole per le amicizie maschili
pericolose. Davanti ad un tribunale nazista, in un processo del
1934 per alto tradimento, recitò talmente bene la parte
dell'ingenua che dopo la scadenza della custodia cautelare venne
rilasciata, per la rabbia della Gestapo.
Il suo capolavoro però le riuscí quando a furia
di chiacchiere ottenne di farsi restituire dagli sgherri della
Gestapo una foto che avrebbe raffigurato un familiare, mentre
invece costituiva un oggetto di prova di vitale importanza. La
vera identità della Volkersen, cosí come l'evidenza
di essersi fatta abbindolare, la Gestapo le scoprí solo
molto piú tardi.
Nella sua seconda vita, Hildegard Volkersen era infatti l'amante
e la segretaria di Adolf Shelley, alias Alfred Bem, il quale,
pur senza ricoprire cariche ufficiali, era l'effettivo direttore
dell'ISH. La Volkersen era quindi addentro ad ogni faccenda riguardante
l'organizzazione e, come dimostrò dopo il suo arresto,
facendone la sua segretaria Alfred Shelley aveva compiuto un'ottima
scelta.
Da quel che si sa di Hildegard Volkersen, il ruolo che Krebs le
affibia nella liquidazione del Bue è quindi assolutamente
plausibile. A parte Michael Avatin, Hildegard Volkersen e Anton
Zils, esiste un quarto "invisibile" protagonista che
non abbiamo ancora trattato: naturalmente si tratta dello stesso
autore. Come avrebbe Richard Krebs altrimenti appreso tanti particolari?
Se anche volessimo credere che fosse stato semplicemente informato
da Anton Zils o da Hildegard Volkersen, con la quale, secondo
la sua deposizione in tribunale, Krebs coltivava una relazione,
in tal caso dobbiamo se non altro supporre che Krebs appartenesse
in senso piú o meno stretto al gruppo di Avatin. Un elemento
completamente estraneo infatti non sarebbe stato informato di
nulla.
Nondimeno chiunque si volesse occupare di questo segmento della
vita di Richard Krebs si smarrirebbe suo malgrado in un'impenetrabile
foresta di viaggi mai realizzati, asserzioni autodifensive o fuorvianti
e una quantità estremamente ridotta di fatti incontestabili.
Una certa disposizione di Richard Krebs alla violenza è
stata notata sin dalle prime recensioni di "Out of the night".
Soprattutto due frasi all'inizio del libro, nella cronaca della
rivoluzione tedesca di Novembre, vengono ripetutamente citate:
"Un ufficiale in grigio uscí dalla stazione quando
questa venne circondata; venne afferrato dai rivoltosi. Nonostante
la sua resistenza, gli vennero strappate le mostrine dalle spalle.
Fece come per estrarre la pistola, ma subito vorticarono su di
lui i calci dei fucili e venne sopraffatto dalla folla. Osservai
affascinato il tutto da molto vicino. (...) L'ufficiale non si
muoveva piú. Ero meravigliato da come fosse facile uccidere
un uomo" (4).
Nondimeno occorre ricordare che una disposizione alla violenza
in un marinaio di quegli anni non rappresentava un fatto insolito.
Risse piú o meno innocue durante le uscite a terra, ma
anche lotte senza quartiere con l'avversario politico, i nazionalsocialisti,
erano all'ordine del giorno.
L'omicidio politico tuttavia, e perdipiú uno cosí
ben pianificato come quello di Ilja Rajkov, non era affare per
principianti, e nel 1933 i compiti di Richard Krebs erano difatti
ben altri. A quel tempo era istruttore dell'ISH: un emissario
della centrale dai poteri illimitati che organizzava scioperi,
rimuoveva funzionari insubordinati, controllava singole sezioni
e, se necessario, le rimetteva in riga.
Nonostante ciò esistono motivi per credere che Krebs coltivasse
una particolare relazione con Avatin, iniziata nei primi anni
venti e durata fino al suo arresto da parte della Gestapo nel
1933.
Tutto era cominciato quando Grigorij Ackanov, piú tardi
segretario generale dell'IPAK-Transport, arrivò nel 1924
ad Amburgo con l'incarico di reclutare attivisti statunitensi
per l'organizzazione. Sui risultati della sua attività
spediva regolarmente a Mosca dei rapporti, che dal 1992 sono accessibili
al pubblico nell'archivio del Comintern. Il suo compito non era
agevole, poiché la maggior parte degli attivisti americani
era di tendenze anarchiche. In quell'occasione Ackanov conobbe
il diciottenne Richard Krebs, a quel tempo imbarcato sul mercantile
americano Montpellier. In mancanza di elementi piú esperti,
Krebs venne incaricato di ritornare con la Montpellier sulla costa
occidentale degli Usa, per entrare in contatto con singole cellule
dell'IWW, un'associazione anarco-sindacalista all'epoca fortemente
perseguitata, che perciò poteva forse avere interesse a
confluire in un'organizzazione piú potente. Inoltre, ricevette
l'incarico di favorire la traversata di un passeggero clandestino.
Si trattava di Avatin. Di quest'incarico non vi è traccia
nei rapporti di Ackanov, ma se ne fa menzione solo in "Out
of the night".
Ora, "Out of the night" rappresenta notoriamente un
inaffidabile miscuglio di ricordi personali, ricordi di terzi,
eventi letti o sentiti e altri liberamente inventati. Esiste però
un ulteriore riferimento. Come reazione alle accuse scatenate
dal suo libro, Krebs scrisse infatti una lista dal titolo "Dove
e come si possono verificare i fatti narrati in 'Out of the night'",
in cui affermava che negli atti della Shipping Commissioner di
San Francisco si potesse leggere il rapporto su un passeggero
clandestino di nazionalità estone scoperto a bordo della
Montpellier nel giugno del 1924.
Un ulteriore riferimento è un testo di Krebs sui passeggeri
clandestini, inedito e molto anteriore a "Out of the night",
in cui la figura di Avatin ricorre lievemente alterata in Alvatin:
"A Rotterdam ho incontrato un uomo che forse può essere
incoronato campione del mondo dei clandestini. Il suo nome è
Alvatin. È originario di Riga e viaggia in qualità
di istruttore itinerante della Terza Internazionale. Ha percorso
le coste di tutti i continenti e raggiunge sempre le sue mete
con straordinaria precisione. Durante i viaggi brevi il suo nascondiglio
preferito è tra le caldaie a vapore della sala macchine,
dove entra quando le caldaie sono ancora fredde e vi resta finché
non raffreddano nuovamente. Durante la traversata le caldaie si
trasformano in vulcani roventi, e per tutto il tempo non c'e possibilità
che egli esca dal suo nascondiglio, né che l'equipaggio
vi abbia accesso dall'esterno. Nel mentre beve limonata, suda,
dorme e arriva sempre esattamente a destinazione."
Da questo testo risulta evidente la giovanile ammirazione di Krebs
per la figura di Avatin, e non stupisce quindi che ne abbia fatto
uno dei protagonisti del suo romanzo. Come nell'episodio del Bue,
Avatin riveste in tutto il libro il ruolo del freddo "Triggerman"
del Comintern, dell'esecutore chiamato in causa quando non ci
sono piú altre possibilità.
Nel racconto dell'ultimo incontro tra Krebs e Avatin in "Out
of the night", scrive l'autore:
"Mi lanciò un sorriso. Per Avatin un sorriso non significava
niente. Era capace di sorridere a qualcuno e un minuto dopo di
ucciderlo" (5).
Malgrado, secondo Krebs, Avatin piú tardi non avrebbe esitato
un attimo a liquidarlo come "traditore", è evidente
in tutte le descrizioni del romanzo un'ammirazione per l'"uomo
d'azione", il quale, al contrario degli alti funzionari del
partito, disprezza gli intrighi e regola i conti con l'avversario
in modo "onorevole" e "da uomo".
Sebbene sia doveroso ripetere come il romanzo di Richard Krebs
mostri un approccio quantomeno libero nei confronti di eventi
e personaggi storicamente attestati, esiste un indizio che confermerebbe
la descrizione di Avatin come plausibile.
Nel 1940 l'ex-alto ufficiale della polizia segreta sovietica nonché
transfuga Walter Krivickij venne trovato morto in un albergo di
New York. Accanto al suo cadavere venne rinvenuta una lettera
di addio e nella sua mano il revolver da cui era partito il colpo.
Sul posto non venne ritrovata alcuna prova di un'intrusione esterna.
Nondimeno era noto che Krivickij temesse di essere rintracciato
dalla NKWD, e avesse perciò ingiunto tutti i suoi conoscenti
di non credere, in caso di suo decesso, all'ipotesi di un suicidio.
Richard Krebs apparteneva a coloro che credevano ad un omicidio
e pubblicò nel 1941 un articolo sul "Journal American",
in cui chiedeva conto di dove si trovassero certi individui della
risma di Avatin. Krebs confessò nel 1950 al servizio segreto
militare americano CIC di aver ricevuto in seguito al suo articolo
una lettera da parte di un certo Kurt Lehmann, che conteneva la
seguente frase:
"Se vuoi sapere dove si trovano queste persone, chiedi a
X, imbarcato come marconista sulla nave scandinava Y". Krebs
non riusciva a ricordarsi esattamente i nomi, ma dichiarò
al CIC di aver consegnato la lettera all'FBI.
Kurt Lehmann non era esattamente uno qualunque, poiché
conosceva Avatin dal periodo di Amburgo, quando era attivo, al
pari di Krebs, nell'ISH. Nel 1941, quando scrisse la lettera,
Lehmann era già da tempo sulla lista dei traditori, ovvero
dal 1935, quando insieme ad un gruppo piuttosto nutrito di ex-attivisti
dell'ISH si volse contro il partito.
Le dichiarazioni che Krebs rilasciò al CIC poco prima della
sua morte sono da prendersi sul serio. In quell'occasione si lasciò
interrogare volontariamente per due settimane rinunciando perfino
al soldo concordato. I suoi motivi erano in primo luogo un fanatico
anticomunismo e un odio personale verso alcuni dei vecchi compagni,
in special modo Ernst Wollweber.
In che misura Krebs fosse interessato all'esattezza delle sue
dichiarazioni viene dimostrato dalla franchezza con cui corresse
le inesattezze, esagerazioni e falsità contenute in "Out
of the night", diffidando apertamente i suoi interlocutori
dal prendere tale fonte per oro colato.
Nelle cento e piú pagine fittamente ciclostilate, accompagnate
dalle notizie sulla sua carriera nel Comintern, nel 1950 vengono
protocollate centinaia di nomi, caratterizzazioni psicologiche
e descrizioni personali. Le sue dichiarazioni su Avatin corrispondono
nella sostanza a quanto narrato in "Out of the night",
a parte il fatto curioso che voglia dare ad intendere di averlo
conosciuto solo nel 1930.
Come abbiamo avuto modo di vedere, questa eventualità è
piuttosto improbabile. Il motivo potrebbe avere a che fare con
l'unico periodo della sua biografia di cui non volle raccontare
niente al CIC. Si tratta della sua aggressione al negoziante Morris
L. Goodstein, avvenuta a Los Angeles nel 1926, che gli costò
una condanna a dieci anni, di cui tre trascorsi nel carcere di
San Quentin.
Il pubblico ministero all'epoca riassunse cosí: "L'imputato
entrò il 16 di agosto del 1926 nel negozio di Morris Goodstein
a Los Angeles, e diede mostra di voler comprare qualcosa. Mentre
Goodstein impacchettava i prodotti, l'imputato lo colpí
con il revolver sulla testa. L'imputato subito dopo rivolse la
pistola verso l'uomo e intimò: "Mani in alto!",
al che Goodstein cominciò a gridare e a lanciare i suoi
prodotti sull'imputato, il quale in preda al terrore si gettò
in strada finendo in un vicolo cieco, dove venne arrestato."
Come è stato spesso testimoniato, Richard Krebs era persona
in grado di farsi valere in qualunque rissa, e negli anni a seguire
ebbe modo piú volte di dimostrare il suo sangue freddo,
per cui il suo comportamento nel 1926 è oltremodo bizzarro.
Anche in tribunale si sollevò il sospetto che qualcosa
non andava, e difatti ecco come si conclude la motivazione della
sentenza: "Il tribunale ha l'impressione che l'imputato non
sia completamente normale".
Richard Krebs scrive nel suo "Out of the night" di aver
ricevuto da un agente segreto sovietico la commissione di un omicidio.
L'idea di uccidere un perfetto sconosciuto tuttavia lo avrebbe
ripugnato. Nel dilemma di dover scegliere se assecondare la rivoluzione
o la sua coscienza, decise di assolvere l'incarico di mala voglia.
In tal modo Richard Krebs fornisce una spiegazione psicologicamente
plausibile per il suo comportamento. Nondimeno, malgrado le ricerche
della stampa, dell'FBI e di un suo amico, non si riuscí
mai a scoprire chi gli avesse commissionato l'omicidio, né
per quale motivo Morris Goodstein dovesse essere ucciso.
Quel reato pesò a lungo sull'esistenza di Richard Krebs,
fortificò la diffidenza delle autorità nei suoi
confronti e contribuí al suo semestrale internamento nel
1942. Dopo tutte le esperienze collezionate con la burocrazia
americana, appare quindi comprensibile che Krebs abbia mantenuto
il riserbo, anche nei confronti del CIC, su qualunque affare che
lo compromettesse direttamente.
Se escludiamo l'ipotesi del tribunale, ovvero che Krebs fosse
mentalmente instabile, sorge naturale una domanda che certamente
anche il CIC deve essersi posto: è plausibile che un agente
segreto sovietico affidi un simile incarico ad una persona completamente
inesperta?
Probabilmente sarebbe piú semplice trovare la risposta
a questo interrogativo, se si sapesse esattamente dove è
stato e cosa ha fatto il ventenne Richard Krebs nell'inverno 1925-26.
Egli stesso descrive con ricchezza di particolari in "Out
of the night" una formazione di rivoluzionario professionista
che assolse nel '26 in Unione Sovietica nella cosiddetta Scuola
di Lenin. La descrizione della quotidianità nella scuola,
degli insegnanti e dei compagni, è cosí dettagliata
che qualunque lettore si sentirebbe di escludere che possa essere
stata inventata. E tuttavia: gli archivi della Scuola di Lenin,
oggi consultabili liberamente a Mosca, non riportano né
un Krebs, né un Heller (il suo presunto nome di copertura),
e neanche uno dei nomi dei suoi compagni citati nel libro. Di
fronte al CIC Krebs rivelò invece di avere seguito un corso
di sei settimane dell'IPAK-Transport che verteva su questioni
sindacali. Forse è davvero questa la spiegazione del fatto
che non si trovi traccia del suo nominativo.
Nondimeno esiste la possibilità di un'altra formazione
che rientrerebbe meglio nel quadro dell'aggressione di Los Angeles.
Un genere di addestramento che non sarebbe cosí innocente
come descritto, e per il quale sarebbe stato eventualmente raccomandato
da Avatin. Se la sua formazione avesse avuto davvero un simile
carattere, allora Krebs avrebbe avuto tutti i motivi per tenerla
per sé fino alla fine dei suoi giorni.
L'ipotesi che Krebs abbia goduto di un qualsiasi tipo di addestramento
è molto probabile anche per un altro motivo: solo cosí
si potrebbe spiegare la sua fulminante ascesa nei quadri dell'ISH
dopo i tre anni a San Quentin.
Quel che Krebs prudentemente tacque al CIC e nella sua autobiografia,
è il fatto che non appena arrivato in carcere entrò
subito in contatto con il Comintern.
Questo almeno risulta dagli appunti autobiografici che fanno parte
del lascito postumo: siccome padroneggiava le lingue scandinave
(sua madre era svedese), venne infatti incaricato dalla direzione
del carcere di tradurre le lettere dei detenuti nordeuropei. Krebs
approfittò di quella posizione per avviare un carteggio
segreto con i suoi superiori dell'IPAK-Transport, i quali dopo
il rilascio e l'espulsione dagli Usa lo accolsero a braccia aperte,
commissionandogli dopo breve tempo incarichi di responsabilità.
Come già menzionato, si trattò principalmente di
compiti che avevano a che fare con questioni organizzative o misure
discilinari. Non esistono prove che tali incarichi lo avessero
coinvolto in qualche "cosa bagnata". Se tuttavia venne
a conoscenza di qualcuna di esse, ciò è dovuto alle
strette relazioni personali che intratteneva con Avatin e il suo
apparato, risalenti a molto tempo addietro e in qualche modo collegate
ai fatti di Los Angeles.
Ma non si può affatto escludere che le relazioni di Krebs
con Avatin e i suoi collaboratori non fossero di natura esclusivamente
personale. Esiste un testo nel lascito postumo che conferma come
la vicenda di Rajkov non sia stata inventata di sana pianta, e
il cui titolo è quantomeno sospetto.
Si tratta di una breve traccia che mette in risalto solo gli aspetti
principali della vicenda, e in cui i nomi dei protagonisti appaiono
solo con le rispettive iniziali. La storia è stata scritta
evidentemente prima di "Out of the night" e tratta della
morte violenta di un ufficiale bielorusso. Il titolo provvisorio
scelto dall'autore è: "We killed the ox".
(traduzione di Antonello Piana)
NOTE
(1) Jan Valtin, "Tagebuch der Hölle" (Diario dell'inferno),
Greno-Verlag, Nördlingen, pp. 383 e sg., traduzione di Werner
Krauss dall'originale: Jan Valtin, "Out of the night",
Alliance Book Corporation, 1941 Usa
(2) *Mokroe delo* = "cosa/faccenda bagnata" è
l'attuale espressione nel gergo delle spie russe. Al tempo dei
fatti narrati si diceva probabilmente *liternoe delo*, un'espressione
che può avere diversi significati inerenti al viaggio.
Si potrebbe tradurre con "biglietto omaggio", un'espressione
che ricorda curiosamente quella della Gestapo "Biglietto
di sola andata per il Walhalla".
(3) Cosí si chiamava il servizio segreto sovietico dal
'24 al 32. Piú tardi divenne NKWD, e solo negli anni cinquanta
assunse il famigerato nome KGB (n.d.t.)
(4) Jan Valtin, op. cit., pp. 18
(5) Jan Valtin, op. cit., pp. 582
Nel
1918 Richard Krebs partecipa in veste di giovanissimo Spartachista
alla rivoluzione tedesca del 9 Novembre. Diventa marinaio e fino
al 1925 percorre i sette mari in qualità di attivista del
partito comunista tedesco. Nel 1926, viene presumibilmente invitato
in Unione Sovietica per un corso di perfezionamento da rivoluzionario.
Lo stesso anno viene arrestato a Los Angeles per tentato omicidio
in un'oscura vicenda che non è mai stata definitivamente
accertata. Trascorre tre anni a San Quintino, poi rientra in Germania
dove riceve incarichi ufficiali come istruttore dell'ISH, l'Internazionale
dei Marinai e dei Lavoratori di Porto: espleta incarichi di propaganda,
sciopero e organizzazione in diversi paesi europei e ascende rapidamente
i quadri dell'organizzazione. Ad Anversa fa la conoscenza di Firelei,
sua futura moglie. Dopo l'ascesa al potere dei nazionalsocialisti,
continua le sue attività clandestinamente. È nella
lista dei ricercati della Gestapo, che gli sequestra il figlioletto.
Si porta al sicuro dapprima in Scandinavia, successivamente in
Belgio. Nel 1933 viene arrestato dalla Gestapo, viene torturato
per sei mesi e incarcerato per tre anni. Finge la collaborazione
al fine di infiltrarsi nelle strutture naziste per conto della
resistenza comunista.
La Gestapo per contro utilizza la moglie e il figlioletto come
ostaggi per costringerlo alla collaborazione in veste di infiltrato
nel Comintern. Nel 1938, dopo dopo vent'anni di battaglie politiche
e cospirazioni, abbandona il Comintern per sfuggire alle purghe
staliniane e rifugia in America. Viene perseguitato come traditore
sia dalla GPU, precorritrice del KGB, che dalla Gestapo. Sua moglie
viene uccisa in un campo di concentramento. Collabora con il CIC,
il servizio segreto militare americano, ma viene anche internato
come elemento sospetto; arruolandosi nell'esercito diventa cittadino
americano. Nel 1941 pubblica in America sotto lo pseudonimo Jan
Valtin "Out of the night", una sorta di autobiografia
travestita da romanzo, che solleva uno scandalo enorme, si vende
nell'ordine del milione di copie e viene premiato come libro dell'anno
dalla rivista TIME. Sopravvive ad un attentato, di cui considera
responsabile la GPU. Muore di malattia nel 1951 all'età
di quarantacinque anni.
Ernst
von Waldenfels ha appena pubblicato una biografia di Richard Krebs
alias Jan Valtin.
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