LA BAMBOLA
Simona Cappellini
-
Allora gli dici: vorrei un petto di pollo, però per favore
me lo taglia e me lo batte.
Capito?
- Si mamma.
- Ma guardalo bene, sennò ti imbroglia e non te lo dà
bello, va bene?
- Si mamma.
Solo che quando la mamma aveva detto di guardarlo bene, si riferiva
al petto di pollo, e invece Alina aveva capito che doveva guardare
il macellaio, e così non aveva smesso di fissarlo per un
momento, da quando era entrata a quando era uscita, al punto che
il poveruomo, un po' bruttino e non più così giovane,
si era illuso che la ragazza si fosse innamorata di lui.
Alina
non è ritardata, è solo un po' lenta. Non riesce
a focalizzare bene i punti, come una macchina fotografica con
l'obiettivo impostato male. Dei suoi sedici anni ne dimostra solo
qualcuno. Magra, piccola di statura, con i capelli raccolti in
due lunghe trecce e il viso bombardato da lentiggini, non le daresti
più di 13 anni.
La scuola l'aveva lasciata da un pezzo, perché proprio
non si sentiva a suo agio lì. I suoi compagni si prendevano
gioco di lei, e la sua insegnante le diceva che era come i treni
italiani: non arrivano mai! Ma Alina non era infelice, era come
una bambina cresciuta, che viveva un po' nel mondo reale, e un
pò in un mondo suo, molto fantasioso, dove aveva una grandissima
amica, Paolina, la bambola che possedeva da quando era piccola.
Nella sua fantasia esistevano due mondi. Uno degli umani, come
era lei, ed uno delle bambole, che naturalmente erano tutte viventi
ma a statura di bambola. Ed esistevano, accanto agli edifici degli
umani, a volte proprio incorporati in essi, piccole scuole, palestre,
uffici, ospedali per il mondo delle bambole. Alina era una ricca
signora, in questa realtà, ma che poteva spendere la sua
fortuna solo nel mondo delle bambole, perché non era scambiabile
con il denaro degli umani. Così, immaginava di salvare
bambini, o intere famiglie di bambole dalla povertà, che
sistemava in bellissime case viste sui giornali, che naturalmente
aveva comprato.
Un giorno la mamma tornò a casa tutta felice.
-
Alina, forse ti ho trovato un lavoro!
Alina
la guardò incuriosita e perplessa.
-
C'è un'anziana Signora che sta in centro, che ha bisogno
di un aiuto in casa, e di un po' di compagnia. Dovresti pulirle
la casa, andare a fare la spesa, e anche leggerle un po' di pettegolezzi
sui giornali. Ti assumerebbe per otto ore al giorno, ti rendi
conto?
Allora, non sei felice?
-
Si mamma, ma
. Credi che sarò in grado di farlo?
- Ma certo cara, praticamente farai quello che ti dice, che poi
sono le solite cose che fai qui a casa.
- E quando dovrei cominciare?
- Domani.
Il
giorno dopo Alina si presentò, insieme alla madre, a casa
della Signora. Era un po' nervosa, e appariva impacciata, ma la
presenza della mamma le dette sicurezza.
La Signora Gina era proprio come la mamma l'aveva descritta: pignola,
con degli occhialini sempre sul naso, un po' tirchia, ma gentile.
Su una cosa però si era sbagliata; Alina non avrebbe letto
pettegolezzi da rotocalco, ma vecchi libri di Alfieri, Omero,
Dante e Manzoni. Tutti illustri personaggi, ma che purtroppo erano
dei perfetti sconosciuti per la ragazza che, quasi a digiuno di
istruzione, riusciva a partorire solo infelici interpretazioni.
Si passò quindi a libri di Cassola, Fenoglio, Silone fino
ad arrivare a Moravia (anche quest'ultimo poco compreso da Alina).
Col tempo si creò una tenera amicizia tra l'anziana e letterata
Signora e la giovane e genuina ragazza, che sembravano però
avere una caratteristica in comune: la solitudine. Alina era sempre
più felice di correre dalla Signora Gina, e si era anche
un po' distaccata dalla sua vita precedente di bambola/bambina.
Tutte le storie e i libri che aveva letto adesso in qualche modo
le appartenevano, e la facevano sentire un personaggio di una
storia scritta da qualcun altro, e la sua vita non era più
impalpabile e insensata come prima, ma concreta e con uno scopo,
quello di apprendere mondi sempre più nuovi ed affascinanti.
Era come se nella sua testa le tessere prima sparpagliate e sovrapposte
di un mosaico andassero ora a comporre una bellissima immagine.
Ma un giorno, quel mondo magico svanì inaspettatamente.
Alina era come tutti i giorni di fronte alla porta della Signora
alle nove e trenta. Alla terza volta che con un po' di tremore
appoggiò il dito sul campanello la Signora Gina si presentò
alla porta.
-
Chi sei?
- Signora sono io, Alina, non mi riconosce?
- Io non ti ho mai visto. Cosa vuoi?
- Ma Signora, io vengo tutti i giorni
- Vattene, io non compro niente.
Alina
restò per qualche istante paralizzata di fronte alla porta
chiusa, poi si voltò e se ne tornò a casa piangendo.
-
No mamma, ora mi dici se uno ha il diritto di essere così
spietato. C'era proprio il bisogno di fare finta di non conoscermi?
- Forse è malata. Sai, le persone anziane a volte soffrono
di arteriosclerosi, che è una malattia che ti fa dimenticare
tutto.
Alina
pensò che questo era tristissimo perché non avrebbe
mai voluto dimenticarsi della sua mamma, e neppure di tutte le
bellissime storie che aveva letto, e neanche della Signora Gina.
Quindi tornò alla casa della Signora Gina, e questa volta
si portò dietro anche Paolina.
-
Alina, ero così preoccupata, perché non sei venuta
oggi?
- Ma, Signora, io ero qui stamattina
.
- Ma che dici, ti ho aspettato tutto il giorno.
Alina
era talmente felice che la Signora Gina adesso la riconoscesse
che non volle indagare oltre.
Si sedette sulla sua solita poltrona e cominciò a leggere.
Prima di andarsene però volle regalare la sua bambola Paolina
alla Signora. Pensò che l'avrebbe fatta sentire meno sola,
nei periodi in cui non si ricordava niente.
******
Alle
nove e trenta del giorno dopo Alina non è di fronte alla
casa della Signora Gina, e in casa non c'è neppure la Signora
Gina. Ci sono un uomo, una donna, ed una bambina.
-
Quanta confusione, ma come faceva a vivere in mezzo a tutte queste
cianfrusaglie.
- La mamma amava collezionare tutto, fin da quando era ragazza.
Guarda un po' qui
i disegni che ho fatto da bambino
.é
incredibile
- Mamma, mamma, guarda cosa ho trovato! E' una bambola, di quelle
antiche..
- Trattala con cura, Giulia. La nonna adorava quella bambola.
La chiamava Alina, e negli ultimi tempi credeva addirittura che
fosse una ragazza vera, che sosteneva le tenesse compagnia ogni
giorno. La malattia l'aveva proprio fatta andare fuori di testa.
- Mauro, stavo pensando
.quanto credi che potremmo ricavare
da questa casa? Voglio dire
.in fondo non serve a nessuno
.
- Tu non riesci proprio a fare a meno di pensare ai soldi eh?
Sei sempre la solita.
- Dicevo così, tanto per dire
.
Sono nata il 20 Maggio 1970
a Lucca, dove oggi vivo con mio marito ed una splendida bambina
di un anno e mezzo. Mi sono diplomata all'Istituto Tecnico per
il Turismo di Lucca e attualmente lavoro come impiegata in campo
turistico. Nonostante abbia una grande passione per la cultura
letteraria, non ho mai seguito studi specifici. Sono un'autodidatta,
che attinge nozioni dalla vita, così come dalla letteratura..
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