PARTITE
Manuel Graziani
Entro
nel bar come ogni lunedì sera che saranno le nove, nove
e un quarto. Senza salutare nessuno mi dirigo nella saletta del
biliardo. Roffe scuote la testa in cenno di saluto facendo una
strano smorfia con le labbra. Subito dopo, impugna la bottiglia
di Moretti, riempie un bicchiere e me lo porge stando attento
a non rovesciare il contenuto sul tappeto verde del biliardo.
Danilo, con la stecca tra le mani e la sigaretta che gli penzola
dalle labbra, sbuffa smanioso. "Allora
..ti muovi o
no!" Gli dice incitandolo a compiere il tiro.
Roffe molto lentamente fa un giro attorno al biliardo per vedere
quale sia la posizione migliore per colpire il pallino. Opta per
un improbabile tiro a tre sponde sulla quindici in buca laterale.
Si genuflette in maniera molto plastica, simula due o tre volte
il tiro e poi fa partire il braccio destro con un gesto secco
e misurato. Il pallino sfricia la quindici quel tanto da darle
un leggero effetto che ne devia la direzione.
Palo pieno con relativa bestemmia di Roffe che subito dopo si
accende una sigaretta. "Ma come cazzo è possibile
."
Dice scuotendo la testa "per una volta che avevo azzeccato
il tiro
." Aggiunge laconico.
Involontariamente ha aperto il gioco a Danilo che si ritrova praticamente
con due palle già messe. Resosene conto bestemmia di nuovo
ed aspira una lunga boccata di sigaretta. "Va be', te la
do vinta." Sospira in direzione di Danilo. "Facciamocene
un'altra a punti così gioca pure Marco." Dice guardandomi.
Annuisco con il capo ed inizio ad ordinare le palle all'interno
del triangolo. "Per me va bene!" Dico sorridendo, "chiaramente
ci giochiamo una birra " continuo tra l'interrogativo e l'esclamativo.
"Sai cos'è
" Fa Roffe in tono di sfida,
"giochiamocene due!" Io intanto le vado a prendere.
Esce dalla saletta con passo lesto, sicuro di vincere quella partita.
Quando
Danilo azzecca la carambola che gli permette di mettere in buca
una pesantissima dodici che chiude la partita matematicamente,
Roffe si porta le mani sui capelli. "Che cazzo di culo!"
Grugnisce inferocito "questa sera ti riesce tutto
..non
li hai mai messi certi tiri, proprio stasera ti dovevi svegliare!"
Danilo ghigna compiaciuto, alza le braccia mimando con le mani
il Ballo del Qua Qua ed inizia con la solita cantilena: "Ragazzi,
la classe non è acqua
.è cristallina. Non la
sentite nell'aria? E' palpabile
.."
Sorrido nel vedere la reazione di Roffe che, come sempre, pare
prendersela davvero. Inarca le sopracciglia e scuote la testa
borbottando un 'roba da matti' sincronizzato con i movimenti della
testa.
Decido così di stemperare gli animi. "Che si fa, si
prende un boccata d'aria o si sta tutta la sera a rimuginare su
'sta cazzo di partita?" Dico rivolgendomi a Roffe.
Danilo, sbellicandosi dalle risate, continua nell'imitazione di
Romina Power "il biliardo non è per tutti
..pazienza!"
Aggiunge impietoso.
Proprio in quell'istante, con la coda dell'occhio, intravedo Pendolino
che se ne sta davanti alla porta con il solito bianchetto in mano.
Non dice nulla, non ci saluta nemmeno. Dondola solamente la testa
in vanti tanto da giustificare il suo soprannome, però,
non stacca gli occhi dal tavolo nemmeno per un istante. Indossa
il solito paio di pantaloni di velluto a costine blu cobalto ed
il solito giacchino di renna anni '70. Come sempre pare uscito
da un fumetto così conciato e con quei capelli tirati indietro
con la gelatina. Si vede che ha voglia di giocare, ma non ce la
fa proprio. Non è da lui aprire bocca e chiedercelo.
Così Danilo ci si avvicina e fa: "Facciamo un due
contro due
..ci vado io con Pendolo!" E senza aspettare
la nostra risposta, si gira di scatto, lo guarda negli occhi sorridendo
e, con sarcasmo mischiato ad onnipotenza gli dice: "Scaldati
Pendolo
andiamo io e te contro 'sti due piombi.
Fa sempre così quando vince qualche partita. E' la sua
tecnica. Tenta di innervosire gli avversari trovando puntualmente
il campo spianato quando ha a che fare con Roffe. Ma con me non
attacca! Gli sorrido ironico pregustandomi l'imminente sfida.
Come da copione, invece, Roffe sbotta senza farsi attendere "Ci
mancava pure questo mo'!" Ed accompagna la frase con un inequivocabile
movimento del braccio.
La
situazione è più o meno in parità. Loro hanno
messo due palle più di noi ma Roffe, con un tiro da antologia,
ha sospinto la otto in buca centrale. Anche se hanno una palla
piazzatissima e l'altra non messa male, la buca della quindici
è coperta dalla nostra sei che sta lì apposta senza
che io e Roffe la muoviamo di un centimetro.
Danilo inizia così a sbagliare anche i tiri più
facili. Solo Pendolino ci spera ancora. Butta dentro la nove e
la quattordici e, sfumacchiando una emmesse, si mette a pensare
a quale sia la traiettoria migliore per avvicinare la quindici.
D'un tratto butta la sigaretta a terra, dondola la testa in avanti
facendo una smorfia con la bocca e poi si piega sulle gambe tenendo
la stecca stretta tra le mani. Senza esitazione spara un missile
sul pallino che dopo tre sponde colpisce la quindici in pieno
mandandola contro la nostra sei. Non so se l'abbia pensato o se
sia stato solamente culo, fatto sta che la sei si è allontanata
mentre la quindici si è andata a posizionare proprio di
fronte la buca a cinque/sei centimetri di distanza.
Istintivamente Danilo abbraccia Pendolino e si lascia andare ad
un: "Gran tiro
..bravo Pendolo!" Per poi sbottare
a ridere sonoramente.
Guardo Roffe che con le mani a mo' di preghiera all'altezza del
naso, scandisce la bestemmia più strana che abbia mai sentito.
Sconsolato, si porta l'indice e il medio della mano destra sulla
tempia ed inizia a sfregarli nervosamente. Socchiude gli occhi,
abbassa la testa e si carezza la fronte con il palmo della mano.
Bestemmia di nuovo prendendosela questa volta con Gesù
bambino. Dice qualcosa a proposito del figlio di Maria intento
in pratiche onanistiche con il bue e l'asinello. Così,
per cercare di rimettere la partita, non mi rimane altro che tentare
il tutto per tutto. Con un tiro di precisione metto la quattro
cercando di far tornare il pallino in una posizione favorevole
per colpire la sei. Ci penso su un attimo, poi sfodero un poderoso
tiro di potenza. La sei si insacca in buca facendo un rumore sordo.
Mi sfrego le mani compiaciuto mantenendo la triste consapevolezza
che comunque, è ancora durissima. E' vero! Due delle tre
palle che ci rimangono sono piazzate abbastanza bene, ma non si
possono commettere errori. La loro quindici è praticamente
messa. Basta sfiorarla leggermente di lato.
Prendo tempo sgranchendomi la schiena. Terminata l'operazione,
scrocco una sigaretta a Roffe e aspiro velocemente i primi due
tiri. Con gesto lento e misurato poggio la sigaretta sul bordo
del tavolo. Senza pensarci tanto sferro un colpo vellutato che
accarezza la due fino a farla cadere in buca. Con un po' di culo
che non guasta mai, il pallino risale in una posizione ottimale
che non lascia scampo alla cinque.
Adesso siamo pari. A noi manca la tre ed a loro la quindici, ma
il tiro che mi attende è davvero impossibile. Decido così
di giocare sulla difensiva per mettere in difficoltà Danilo.
Come previsto, il pallino si va a nascondere dietro la tre coprendo
il colpo agli avversari. Roffe entusiasta mi si avvicina e, brandendomi
il pugno davanti al naso, mi esterna a modo suo, tutta la sua
felicità.
Danilo, dal canto suo, si inumidisce le labbra riflettendo sul
da farsi. Poi prende il pallino e con un sorriso sarcastico, lo
consegna a Roffe: "Palla a voi
vediamo quello
che sapete fare!"
Roffe rimane interdetto, questa mossa non se l'aspettava. Alquanto
guardingo impugna la palla bianca ed inizia a giocarci facendosela
scivolare tra i polpastrelli.
E' brutto segno quando compie questo rituale. E' sinonimo di nervosismo.
Lo conosco troppo bene per accorgermene. Anche il volto assume
un'espressione tesa, ma ecco che si decide. Con un gesto estremamente
lento posiziona il pallino sul panno verde. Si piega sul tavolo
e, accigliato, fa partire la stecca.
Quello che ne esce fuori è un tiro sballatissimo. Anziché
avvicinarsi, la tre trotterella a rallentatore verso una zona
morta del tavolo. Alche' Roffe si inventa una bestemmia pontificia.
Questa volta ce l'ha con i polacchi che lavano i vetri ai semafori
ed in particolare con un signore attempato che si fa chiamare
Giovanni Paolo II. Digrigna i denti bestemmiando di nuovo con
voce nasale e soffocata.
Anch'io sbuffo, m è un attimo. Non è perso ancora
niente. Pendolino infatti, per mettere la quindici deve per forza
giocare di sponda e questo, seppur di poco, ci mantiene ancora
a galla. In aggiunta, la speranza di rimanere ancor in gioco è
rafforzata dal fatto che Pendolo è completamente spostato
e che quindi una cappella la dovrà pur fare in tutta la
partita. Cazzo!
Prontamente Danilo si avvicina al compagno e cerca di consigliarlo
sul tiro. Mentre parla, Pendolo si produce insistentemente in
quel suo inconfondibile movimento del capo. Se uno non lo conoscesse
penserebbe che stesse annuendo, ma non è così. Sono
convinto che non ha capito una parola di quello che gli è
stato detto e probabilmente anche Danilo la pensa come me tanto
che, quasi sillabando, gli ripete per l'ennesima volta di colpire
piano e di tirare dritto con un leggero effetto.
Il bastardo fa tutto alla perfezione. Stoccatina soffice, appoggio
di sponda ed effetto impeccabile. La quindici cade in buca laterale
facendo un tonfo secco. Come se non bastasse, senza riprendere
fiato, spara un siluro sulla uno che si insacca a pressione con
tanto di rinculo.
Il resto è immaginabile. Danilo sogghigna in maniera sguaiata,
Roffe spara un Cristo a denti stretti, io rimango impietrito e
Pendolino riattacca con quel cazzo di movimento ondulatorio.
Manuel Graziani ha 29 anni.
E' nato a Teramo dove attualmente risiede. Nel 1997 la Demian
Edizioni ha pubblicato una sua raccolta di racconti dal titolo
"I Due Pusher". Scrive di musica e di letteratura sul
bimestrale MOOD - Suoni & Visioni. In questo momento sta curando
la Biografia del Prof. Giuseppe Caporale per conto dell'Istituto
Zooprofilattico dell'Abruzzo e del Molise.
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