ANARCOIDI

Armando Gnisci


Al Ministro di Berlusconi, Scajola

Lei segue per il botto al Viminale la pista "anarcoide insurrezionalista". Io le scrivo come letterato anarcoide insurrezionalista. Non uso bombe e, d'altra parte, non ho nulla da spartire con i nannimoretti e i così detti intellettuali di sinistra. Che vuol dire "anarcoide"? sulla sua bocca sembra una degradazione lessicale ammiccante (ai suoi elettori) di anarchico (quelli in tabarro nero e viso austero). Il termine "degradato" le serve per suggerire l'acclaramento della violenza bombista, ora invisibile, dei black bloc e dei cattivi del "Movimento dei movimenti" (Seattle-Genova-Porto Alegre). Per me anarcoide significa essere anarchico a modo mio: nel pensiero, nel lavoro, nel destino di stalker (veda il film di Tarkovskji) e di bandito: fatto fuori dal cerchio del potere (l'ho voluto io) e della comunicazione. E insurrezionalista? Glielo spiego in breve: ritengo che il Movimento dei movimenti, al quale aderii tra i primi in Italia, sia reale e utopico allo stesso tempo, e che questa sconnessione lo porti a non poter mantenere ciò che ingenuamente promette: la possibilità di "un altro mondo". Sostengo che esso mondo sia impossibile se non viene costruita una nuovissima forma politica e plurale della rivolta globale. Sostengo inoltre, Scajola, che il governo in cui lei serve da ministro, è il peggiore dei G8 e il più esemplare dell'osceno terrore politico-finanziario che amministra il mondo (la specie&la terra).
Io non metto bombe, Scajola, e non faccio i girotondi della sinistra, insegno piuttosto ai giovani a "cominciare a capire" in quale mondo-inferno (legga Le città invisibili di Calvino per capire meglio) sono capitati e a prepararsi a rivoltarlo, se vorranno. Così come gli umanisti che seguono il suo corteo li istruiscono a pensare che questo è il migliore dei mondi reali. Sono un letterato anarcoide insurrezionalista, Scajola. Discuta con me. Non ho armi, né alleanze e compagni. Ci provi. Dal suo interno.

1 marzo 2002





        
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