LUCCHESITA'
Bartolomeo Di Monaco
Lucca è un po' la città
dell'acqua cheta. Ognuno si fa gli affari suoi, e meno ci s'impiccia
degli altri e più si ha salute. Non andava giù a
Cosimo dei Medici il carattere dei lucchesi, ma non ci poté
far nulla, e i lucchesi son sempre stati così da sempre.
Questa riservatezza, qualcuno potrebbe anche scambiarla per mancanza
di coraggio, vera e propria vigliaccheria. Ma non è così,
ed è una caratteristica peculiare di questa gente, e va
presa per quel che è. Si chiama lucchesità, e questo
la dice lunga sul suo particolare. Epperò accanto a dei
meriti indubbi che sempre ha il coltivare il proprio orticello,
qualche difetto lo deve pure avere questo popolo antico, se spesso
non si cura neppure dei suoi figli più illustri, e pare
che siano nati a mille miglia di distanza, e che a Lucca non ci
abbiano mai messo piede. Chi lo sa, per fare un solo esempio,
che il grande Puccini è nato non a Torre del Lago, come
sembra che quasi tutti sappiano, ma a "Lucca drento",
come dicono da queste parti, ossia a due passi dalla bella chiesa
di San Michele? E non c'è nessun monumento nella città
che ricordi questo nostro grande, conosciuto in tutto il mondo
(N.d.A: solo nel novembre 1994, in piazza Cittadella, a due passi
dalla sua casa natale, è stata collocata una statua che
raffigura il grande compositore) e forse l'italiano più
noto all'estero, anche più di Dante, di Leonardo e Michelangelo.
C'è solo quella casa natale a rammentarlo. I lucchesi sembra
che si vergognino dei propri figli che sono diventati famosi,
e pare loro che abbiano fatto torto a quella loro riservatezza
secolare. Preferiscono rintanarsi nelle logge, piuttosto che prendere
il sole in San Michele.
Per queste strade ha camminato anche Mario Tobino, che era nato
a Viareggio, dove è sepolto in una bella tomba di marmo
bianco, e che amava tanto Lucca da viverci una vita. Gli piaceva
la città, e ci camminava, nelle sue viuzze, con gli occhi
che frugavano dappertutto, e guardava di qua le torri, di là
i palazzi, le piazzette. Saliva sulle Mura. Pochi lucchesi si
accorgevano di questo uomo che ha fatto grande l'arte dello scrivere.
Chi viene a Lucca per restarci, deve lasciare la voce grossa a
casa, imparare a parlare sottovoce, a camminare rasentando i muri
e non in mezzo alla via, non avere sicumera, ma apparire debitore
di ogni cosa agli altri. Solo così se ne diventa figli,
sapendo già che se si riceve un po' di gloria da questo
mondo, e si oltrepassano le sue piccole misure, i lucchesi fan
finta di non conoscervi più, di non avervi mai visto a
spasso nel Fillungo, e vi prestano volentieri a Firenze o a qualsiasi
altro posto che non stia nei suoi confini. Non c'è da farci
nulla: Lucca è città che si gode per quello che
è, e forse è il prezzo che ognuno deve pagare per
sentirsi lucchese.
(il
brano è tratto da "Giacomo e Ada", raccolto poi nel volume: "I
casi del commissario Luciano Renzi: La rabbia degli uomini", vincitore
del premio "G. Gronchi", 1999)
Bartolomeo Di Monaco è nato
a San Prisco (Caserta) il 14 gennaio 1942 e risiede a Lucca dalla
nascita. Vive a Montuolo, una piccola frazione a 5 Km dalla città.
Ha diretto il periodico quadrimestrale "Racconti e poesie" (1992-1999),
la cui intera raccolta si può consultare presso la Biblioteca
Statale di Lucca. È presidente onorario dell'Associazione culturale
"Cesare Viviani".
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