HO IL CORPO DEI PAZZI Fabiano
Alborghetti
Ho il corpo dei
pazzi a fine mese, col seme che spinge in fila al termine delle scale ognuno
aspettando il turno per la carne: costa poco il sesso ma
è l'unico rimedio. A guardarmi attorno, troppo belle le tue donne per
averne uno sguardo di ritorno: troppa morchia sulla pelle perché si
veda, troppo straniero e
questo non cancello. Non guardarmi allora mentre prendo il finto amore e mi
sfogo: non sentire il rantolo morente di chi spruzza verso il niente. Cosa
penso mentre spingo è da
non dire, una vergogna più del gesto il mio negare
L'amore
da soli è un segreto innominabile per quello che chiamo amore. Una sopportazione di
verità che batte dentro la mano
a
scaldare la pelle e defluisce tutto il sangue il ricordo sulle lenzuola e secca
ben prima del sonno. L'esito qualunque del mio ventre lo trova un profilo quel
luogo invisibile destinato al pianto in volo. -
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Alborghetti è nato a Milano nel 1970 e vive a
Lugano. Ha lavorato come fotografo ed è drammaturgo teatrale. Incluso in
diverse antologie poetiche, collabora continuativamente con alcune case editrici
e per le riviste "Adiacenze" (www.milanocosa.it), "Le voci della
luna" (www.levocidellaluna.it), "Tellus" (www.tellusfolo.it) ed
è co-fondatore della nascente rivista "L'Attenzione" (www.lattenzione.it).
Ha pubblicato Verso Buda (LietoColle 2004) ed è in corso di pubblicazione
L'opposta riva (ancora per LietoColle), da cui sono tratti i testi pubblicati,
che ha per tema i "clandestini" di stanza in Italia con cui Alborgetti
ha convissuto tra il 2001 e il 2004. Diviso in tre sezioni - dedicate rispettivamente
al paese d'origine, al viaggio e all'integrazione nel nostro paese - la silloge
è strutturata sull'intrecciarsi delle stesse voci dei protagonisti, come
una sorta di Spoon River dei vivi.
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