TRE
POESIE Roberto
Carifi
Grazie
per la parola che ancora accendi nel mio cuore, per quel raggio che dal
bene hai ricevuto in dono e che nel mio abbandono lasci che nasca come
fosse grano in un deserto, per quella tua bellezza, per l'orma divina del
tuo sguardo, per quella tua dolcezza che vorrei baciare come se bacia l'innocenza, inginocchiato
davanti alla tua anima quando una lieve ombra la lascia affiorare sulla
carne, per quello che chiami il tuo peccato, per il tremore che turba la
tua voce quando mi dici l'indicibile e lasci l'impronta dell'amore in
questo cuore arato. ________________________________________________________________
Madre,
per te venne acceso quel lume, occorsero lumi per affrontare l'autunno, tu
eri rimasta un minuscolo scialle franò la mia bocca accanto alla tua, chiesi
se avrai una dimora, in quale stanza sarà la mia culla rispose il
mio cuore abbagliato di pianto non bastò la parola che la notte ha nutrito, nulla
bastò a fronteggiare l'inverno. ________________________________________________________________
Cos'è,
creatura amata, questa luce arata dal destino, la trasparenza dove continuo
a vederti, che inchioda la mia anima al tuo viso? Lo bacio nell'assenza,
l'accarezzo come nei sogni si sfiora il nostro desiderio, quello che nella
veglia si sottrae. Se chiudo gli occhi e vorrei soffocarmi nel cuscino i
tuoi si accampano nel sonno e in questa specie di morte fanno il nido. Al
mio risveglio li ritrovo, principio della luce. Così i tuoi occhi sono
la notte e il giorno, la mia fuga nei sogni e il mio ritorno. Se non fossero
lì, custodi del silenzio, chi mai difenderebbe il labile confine che
sta tra il sonno e la mia fine?
(Tratto dalla raccolta D'improvviso e altre poesie scelte,
Edizioni Via del Vento, Pistoia, 2006.)
Roberto Carifi nasce a Pistoia l'11 settembre 1948 da Licia Brunetti e
Benito Carifi, in via dell'Ospizio, all'attuale numero 40, nella casa dello zio
Luciano, fratello della madre. Questa è maestra elementare, mentre il
padre, figlio di un sarto d'origine partenopee molto apprezzato in città,
lascia la famiglia quando il piccolo ha tre anni per trasferirsi a Roma, dove,
prima di trovare definitivo lavoro come arredatore cinematografico, si adatterà
ad interpretare vari ruoli di comparsa in film di carattere storico. L'abbandono
della famiglia da parte del padre ed il risentimento della madre avranno risvolti
sul carattere del giovane Roberto che proverà sempre un grande attaccamento
alla figura materna, mentre nutrirà un contrastante sentimento do amore-odio
per la figura del padre. Il tema dell'abbandono sarà tra quelli ricorrenti
del futuro poeta. In questo senso vale anche per la figura paterna quello che
varrà molti anni dopo per la scomparsa dell'amata madre: "anche se
vecchio l'orfano / ha un pianto di bambino". Dai sei agli otto anni è
con la madre a Cireglio, dove questa si è dovuta trasferire per l'insegnamento. Gli
ultimi due anni delle scuole elementari Roberto la frequenta a Pistoia, alle 'Stinche'. La
madre ha infatti preso casa in affitto in Corso Gramsci, all'angolo di via dell'Ospizio,
dove resterà sino ai primi anni Ottanta, allorché si trasferirà
col figlio in via Fiorentina, al numero 6, sulla discesa del Ponte dell'Arca,
direzione Firenze. Sul finire delle scuole medie Roberto è colpito da
una grave forma di labirintite, con febbre altissima; è a rischio di vita,
tanto che viene chiamato un sacerdote per l'estrema unzione. Il padre, avvertito,
fa una breve apparizione al capezzale del figlio, la prima delle uniche due dopo
il suo abbandono della famiglia. Al ragazzo resterà della figura del padre
l'immagine di una persona fredda. Nel 1962 Roberto frequenta in Corso Gramsci
la prima classe del Ginnasio. A quel periodo risalgono le sue prime, ed ancore
acerbe, composizioni poetiche. Alla fine della seconda classe del Ginnasio,
pur avendo dimostrato particolare predisposizione per le materie letterarie, dovrà
ripetere l'anno scolastico, così come la prima liceale, a causa della sua
indisciplina, che si riflette anche sul profitto e dovuta all'insofferenza verso
ogni autorità, comprensibile transfert psicologico del sentimento verso
il padre assente. Al Liceo Classico avrà come insegnante di Italiano, il
professor Vasco Gaiffi, che riuscirà a fargli amare la letteratura. Gli
anni '60 sono anni di grande fervore nel mondo giovanile anche al di fuori dell'ambito
scolastico. Il 1966, sulla scia dell'entusiasmo verso i fenomeni musicali provenienti
dall'Inghilterra, i Beatles e i Rolling Stones, Roberto, che predilige questi
ultimi, entra come voce solista nel complesso cittadino dei "Diplomati"
che si esibirà con successo nei locali di Pistoia e provincia. Formerà
successivamente con altri amici il complesso musicale degli "Ham and Figs"
dove, rispetto alla componente blues prevarrà lo stile rock.
Ma sono anche gli anni dei primi impegni. Il novembre 1966 lo vede partecipare
attivamente a Firenze, assieme a migliaia di studenti, alle operazioni di ricupero
librario nel fango della disastrosa alluvione. È in occasione del conseguimento
del diploma liceale che suo padre si farà vivo per la seconda e ultima
volta. Gli porterà in dono un'auto fiammante che il figlio rifiuterà
con sdegno: non era più il tempo per ritrovare "un padre / mille volte
invisibile". Nel '68 s'iscrive alla Facoltà di Filosofia dell'Università
di Firenze. Sarà attratto in particolare dal pensiero filosofico di Nietzsche
e Heidegger. Il maggio dello stesso anno lo vede partecipare attivamente alla
contestazione studentesca nelle frangie anarchiche. Nel 1972 si laurea con 110
e lode con la tesi Essere e apparenza in Jean-Jacques Rousseau, discussa
col professor Paolo Rossi. Dopo la laurea resta in Facoltà come addetto
alle 'esercitazioni', coadiuvando il professor Rossi nelle lezioni. Verso la
fine del 1974, e per tre anni, si reca a più riprese a Parigi per seguire
all'École Freudienne le lezioni del filosofo psicanalista francese Jacques
Lacan. Sensibile all'influenza del pensiero heideggeriano, Lacan, principale rappresentante
del neofreudismo, sottolinea la necessità di analizzare i meccanismo che
regolano l'attività psichica attraverso lo studio della parola e del linguaggio,
concepito quest'ultimo addirittura come costitutivo dell'inconscio. Lacan, metodologicamente,
eviterà di esprimersi con evidenza prosaica per usare una terminologia
oscura e labirintica, metodo che influenzerà, anche per questa via, le
future composizioni poetiche di Carifi. Anche lo studio del pensiero di Gilles
Deleuze che, nel rivendicare infinite articolazioni della scrittura, prospetta
una dissoluzione della stessa testualità, influenzerà il maturante
stile poetico di Carifi, di cui è testimonianza la sua prima raccolta
Simulacri (Forum) del 1979. Nel 1978 prosegue in Italia, a Milano, lo studio
della psicanalisi, per aprire poi l'anno successivo a Pistoia nell'abitazione
di via Fiorentina il proprio studio di psicanalista. Nel contempo svolge insegnamento
di Lettere come supplente in vari istituti superiori di Pistoia. Dopo un anno
abbandona l'attività di psicanalista per la sopravvenuta sfiducia nella
psicanalisi quale idoneo strumento per comprendere e risolvere nella sua interezza
il disagio psichico del paziente. Sentimentalmente non stabilirà mai
legami duraturi anche se le presenze femminili nella sua vita saranno una costante. Nel
1982 conosce il poeta Piero Bigongiari, uno dei maggiori esponenti dell'ermetismo
fiorentino, che influenzerà in parte la sua poetica. Si lega inoltre d'amicizia
con i poeti Giuseppe Conte, Roberto Mussapi, Cesare Viviani, Tommaso Kemeny e
Rosita Cipioli. Al 1984 risale la sua seconda raccolta di poesie, Infanzia
(Società di Poesia) e la raccolta di aforismi La piaga del nulla
(Cesati). Dal 1985, dopo alcuni anni d'insegnamento per interi periodi scolastici
nei licei scientifici di Pescia e Montecatini, otterrà la cattedra di Filosofia
al liceo "Amedeo d'Aosta" di Pistoia. Nel 1986 pubblica la raccolta
poetica Obbedienza (Crocetti) che raccoglie le poesie dell'ultimo triennio
e che otterrà molti apprezzamenti nel mondo letterario. Nella sua città
è in contatto con i poeti Maura Del Serra e Marco Massimiliano Lenzi e
successivamente con i più giovani paolo Fabrizio Iacuzzi e Giacomo Trinci.
Nel 1990 pubblica la raccolta poetica Occidente(Crocetti) e il saggio La
carità del pensiero (I Quaderni del Battello Ebbro). Lo stesso anno
viene in contatto con Alessandro Ceni e Alba Donati. Saranno rilevanti, dal lato
filosofico, i contatti con Sergio Givone, Fabrizio Desideri ed Emanuele Severino. Nel
1993 escono le raccolte Casa nell'ombra (Almanacco dello specchio, Mondadori),
Poesie (Crocetti) e i racconti pubblicati sotto il titolo Nome di donna
(N.C.E.). I primi anni Novanta sono anche quelli in cui si sviluppa a Pistoia
una nuova generazione di poeti, tra cui Roberto Bartoli, Martino Baldi, Massimo
Baldi e Piero Buscioni, che con Roberto Carifi presentano una consonanza se non
stilistica sicuramente d'accenti e intenti poetici. Del 1994 è il saggio
Il segreto e il dono (Egea) e dell'anno seguente Le parole del pensiero
(Le Lettere) e la raccolta poetica Il figlio (Jaca Book). Sono anni
di intenso lavoro che lo vedono impegnato anche nelle collaborazioni a mensili
e quotidiani, oltre al lavoro redazionale nella prestigiosa rivista "Poesia".
Continua incessante anche il suo lavoro di traduzione: Rilke, Trakl, Hesse, Bataille,
Flaubert, Racine, Simone Weil, Prévert, Rousseau. Nel 1996 pubblica la
raccolta di racconti Victor e la bestia (Via del Vento) e l'anno successivo
il saggio Il male e la luce (I Quaderni del Battello Ebbro). Nell'agosto
1997 muore, dopo breve malattia, la madre, con la quale ha vissuto cinquant'anni,
lasciando un vuoto che la parola stenta a rappresentare: "Notte, nella quale
ti vidi giacere / quando l'estate devastò il suo mare, / quando nel sasso
ti dettero un nome / e calò su di te il mio lenzuolo / tessuto di pianto,
/ ...". Si trasferisce in Via dell'Ospizio al numero 19, a pochi metri dell'abitazione
che lo aveva visto nascere, in un'ideale ricongiunzione col selciato dei suoi
primi incerti passi, con la primigenia coscienza di sé, con un'antica stagione
felice ed ignara. Dell'estate 1998, ad un anno dalla perdita della madre, è
la raccolta Amore d'autunno (Guanda), che si chiude con la sezione Poesie
per la madre, bagnata dalla strugente lacerazione che non può rimarginarsi:
"tu eri rimasta un minuscolo scialle / franò la mia bocca accanto
alla tua, / chiesi se avrai una dimora, / in quale stanza sarà la mia culla". Il
volume avrà grande seguito di critica ed andrà esaurito nel giro
di pochi mesi. Nel 1999 esce la silloge Europa (Jaca Book) e l'anno
seguente Amore e destino (Crocetti), Poesia (Papeles Privados, Città
del Messico) ed il saggio Nomi del Novecento (Le Lettere). Nel 2001
esce la raccolta di racconti Lettera sugli angeli (Via del Vento), mentre
l'anno sucessivo i pensieri Breviario (Le Lettere) ed il saggio La nuda
voce (Edizioni della Meridiana). Anche il 2003 lo vede fortemente impegnato:
usciranno le raccolte poetiche: Il gelo e la rosa (Le Lettere), La pietà
e la memoria (E.T.S.) e Le domande di Masao (Jaca Book). Il 10 settembre
2004, nel pieno della creatività e della progettualità, è
colto da ictus. Il primo anno della malattia, costretto ad affrontare la cruda
realtà della sua nuova condizione, colpito nel fisico e nello spirito,
sballottato per mesi da un ospedale all'altro e sottoposto a continue terapie
riabilitative della parola e della motorietà, non tenterà nemmeno
di dettare i versi che pure gli urgono. Abbraccia incondizionalmente il pensiero
buddista, al quale già si era avvicinato dopo la dolorosa scomparsa della
madre. Vede rispecchiata la sua nuova condizione esistenziale nella filosofia
dell'Illuminato per la quale vivere è soffrire: questo dolore non nasce
solo dal nostro attaccamento alla vita ma anche dall'ostinazione a sopravvivere
alla morte ed è solo uccidendo in noi questa ostinazione che possiamo pervenire
alla pace interiore, al nirvana, cioè alla liberazione dal dolore.
Ai temi dell'abbandono e dell'obbedienza, si affianca dunque, nella recente stagione
della sua vita, quello apparentemente più duro eppure straordinariamente
consolatorio dell'accettazione. È questa la fase in cui il personaggio
aderisce più tragicamente alla sua opera, la fase in cui la parola, già
da tempo fortemente provata nell'esprimere l'indicibile della perdita dell'affetto
materno, è chiamata ora a tagliare la propria carne con impietose domande,
a cercare la ragione di una fisicità non combaciante con l'interiore vitalità
di cui quel corpo è crisalide. Gli amici gli si stringono attorno. Verso
la fine del 2005 detta le sue poesie più recenti, mentre nel febbraio 2006
escono i pensieri Ossessione e memoria (Edizioni della Meridiana). Nel
2006 esce per Via del vento la raccolta D'improvviso e altre poesie scelte.
Nel febbraio del 2007 è stato invitato ad occuparsi del laboratorio di
Poesia all'interno del Master di Scrittura Creativa della Scuola Sagarana.
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