IL
GIOCO IN CUI ANDIAMO
Juan
Gelman
Se
mi facessero scegliere, io sceglierei questa salute di sapere che siamo molto
malati, questa gioia di andare così infelici. Se
mi facessero scegliere, io sceglierei questa innocenza di non essere innocente, questa
purezza in cui mi trovo per impuro Se
mi facessero scegliere, io sceglierei questo amore che odio, questa speranza
che mangia pani disperati Succede
signori che, io qui mi gioco la morte. (Traduzione
di Gregorio Carbonero)
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - In
lingua originale: EL
JUEGO EN QUE ANDAMOS Si
me dieran a elegir, yo elegiría esta salud de saber que estamos muy
enfermos, esta dicha de andar tan infelices. Si
me dieran a elegir, yo elegiría esta inocencia de no ser un inocente, esta
pureza en que ando por impuro. Si
me dieran a elegir, yo elegiría este amor con que odio, esta esperanza
que come panes desesperados. Aquí
pasa, señores, que me juego la muerte.
Juan Gelman è nato nel 1930 a Buenos Aires, Argentina, terzo figlio di
una coppia di immigranti ucraini. Dopo aver abbandonato gli studi universitari,
si è dedicato completamente alla poesia, passando da un mestiere all'altro fino
ad approdare al giornalismo. Nel 1975, a causa della sua militanza, dopo il colpo
di Stato militare è stato costretto ad abbandonare l'Argentina, e si è rifugiato
inizialmente a Roma, dove ha lavorato per l'agenzia di stampa Inter Press Service.
Nel 1976 i militari argentini hanno sequestrato e assassinato barbaramente in
un campo di prigionia suo figlio Marcelo Ariel, ventenne, e la giovane moglie;
la loro figlia, nata nel campo di prigionia, verrà rintracciata soltanto nel 1999.
Da quel momento Gelman è vissuto spostandosi tra Roma, Madrid, Managua, Parigi,
New York e il Messico, lavorando come traduttore per l'Unesco. Nel 1988 ha potuto
finalmente rientrare in Argentina dove ha ricevuto il premio Nacional de Poesia,
la massima onorificenza da parte dello Stato, che gli ha assegnato anche una pensione
vitalizia. Ma ha deciso di risiedere definitivamente in Messico, paese della moglie.
Tra le sue opere, tradotte in molte lingue, si ricordano le più recenti: Composiciones
(1983-1984) (1986), Dibaxu (1983-1985) (1994), Anunciaciones (1988), Interrupciones
I, Libros de Tierra Firme/Ultimo Reino1 (1988), Interrupciones II, Carta a mi
madre (1989), Salarios del impio (1984-1992) (1993), Incompletamente (1997), Ni
el flaco perdón de Dios/Hijos de desaparecidos (1997), Valer la pena (2001).
Precedente Successivo
Copertina
|