LA SISTEMAZIONE
- Brano
dell'ottavo capitolo del romanzo L'arcavacànte -
Renato
Nisticò
Il padre di Mariana era ed è un grasso impiegato presso l'Ufficio postale
di A***, grosso centro commerciale nell'Alta Valle del Crati dove il nonno della
affettuosamente detta Pustolosa, gran tempra di lavoratore, faceva e fa tuttora
l'agricultore, in ispecie soprattutto lu vinu. E allora sarà stata l'ebbrezza
trasmessa per via genetica dai cromosomi paterni, sarà stata la sua natura
di terragna scabrezza e solidità contadina, animale prima che umana e dunque
prima che cristiana (forse per quello stava sdegnato, per quella specie di servitù
della figlia a uno Sposo ultramondano); sarà stato anche perché
la Patria Potestà glielo imponeva, insomma: una sera in cui Mariana stava
in casa per una vacanza concessasi a ciclo sostenimento esami finito, sfinito,
il padre prende e le fa: - Mariana, ma tu quando ti sposi? L'interrogativo,
il quesito esplorativo, improvviso, inaspettato, gettò in un abissale sconforto
l'Animo di lei magmatico, volto a complicazione e tendente al Celeste, si che
la povera non seppe far di meglio che arrossire violentemente, alzarsi da tavola
e imboccare la fuga del corridoio verso camera sua; e nel mentre oltrepassava
la soglia oltre la quale sarebbe diventata una castellana intoccabile agli occhioni
cerulei del gran Volto di Cristo Trafitto che insieme a un poster di Claudio Baglioni
troneggiava sulle pareti, ebbe il tempo di sentir dire al Grasso: - Gli mancano
pochi esami, l'età ce l'ha, qualcosina da parte pure ... Un posto glielo
troviamo. Solo che lei non ci pensa, di un fidanzato non ne parla, Sunti, qui
non s'è mai visto nessuno, a te hai mai confidato qual-cosa? ... Tu cosa
ne pensi, Assunta mia - si rivolgeva alla moglie - Non sono cose da pazzi? In
paese si comincia a chiacchierare, si dice che lì ad Arca, con rispetto
parlando, se la fanno vento, pure cu li prufessuri ci si mettono ... - Ma no
- fece Assunta, tranquillizzante, ma sentendo dentro di sé un suon di squilla
- Arcavàcata è un'università seria, lo ha detto anche il
tigittrè, l'altra sera ... - Può essere seria quanto vuoi, Suntì,
ma questa qui sta appresso a dei pazzi fanatici, stanno sempre a pregare, ad aiutare
il prossimo, fanno opere pie e non pensano mai a se stessi, pe' mu si sistemare
... Il rimpianto mio vero sai qual è, Suntì, devi credermi, è
che si perde la meglio età della vita, questo è, i meglio anni,
dio me ne perdoni ... Poi lo vedi com'è fatta, non ci si può neanche
parlare: appena si tocca l'argomento della sistemazione, qualunque cosa che non
è il Divino Amore, si alza e se ne va, ma sancristoforomìo cosa
ho fatto io per meritare questo castigo, che gli altri genitori se le devono legare
in casa, se le devono, per non farle correre appresso a questo e a quello ...
Ma ti ricordi ai nostri tempi, Suntì? - Ai nostri tempi era diverso.
- Sì, era diverso, ma l'amore sempre uguale è ... - L'amore
adesso è uguale ma è diverso. Così concluse Assunta e
guardò il suo maritone in un modo che egli non seppe interpretare e, nel
dubbio, lo fece trasalire. Talvolta la sagacia di Suntina lo ammutoliva, nei suoi
confronti soffriva di un non definito timore di minorità; sicché
la conversazione cadde e i due, senza più parlare, rivolsero lo sguardo
verso il televisore che fra una coda di telegiornale, spot pubblicitari e la faccioccia
ebetobeata d'un presentatore tele-visivo era rimasto acceso, fungendo da sfondo
e Coro dell'inconcluso episodio. E benchè fosse in A*** da soli due giorni,
l'indomanimattina - domenica - Mariana inventò una scusa e se ne tornò
alla Cappella sulla Collina. - Luisaaaa, Luisù, ciao, come stai? Come
va con Pietro? - Diomio, Mariana, ma che è successo, ti sei impazzita?
Sono le otto, è domenica mattina, torni che non sei ancora andata via,
mi butti giù dal letto manco mi saluti e mi chiedi come va con Pietro?
Boh ... cioè, non so ... Ti senti bene? Come possiamo notare, Luisa,
fedele compagna d'appartamento e concittadina, è piuttosto sorpresa. Mariana
giammai s'era intrufolata nella sua vita privata, se non in un senso tangente
la sfera religiosa - e poi vero è che le ragioni per allarmarsi, diciamo
oggettive, c'erano tutte, tutte. In primis, lo stravolto sembiante della Capa.
"Che non sia la primavera - pensava Luisa - e Mariana ti sente gli effluvi
della carne". O magari la Gran Madre, che, a ricompensa di tutti i servigi
e per la fedeltà assoluta, aveva pensato bene di apparirle sulla via di
Arca ... Non l'avrebbe affatto sorpresa, no, no. - Niente, così, ho
fatto un sogno cattivo 'stanotte - era vero - Sognavo che a Pietro facevano una
cosa orribile ... - Cioè cosa? - Be', insomma, lo ... Gli ... Lo
castravano, insomma, lo eviravano ... Ma non fare quella faccia, Lui, è
solo un sogno. Per carità che Iddio glielo conservi intatto, e anzi ... -
E anzi? - Oh, miodìo, Luisa, non è l'invidia del pene, non mi
guardare così, mannaggia al diavolo, CAZZCAZZOOOO! Luisa si preoccupò,
non aveva mai visto la Capa - Mariana - in quello stato, agitata, dire parolacce. -
Ma, Mariana, cerca di calmarti adesso, lo so che non hai nessuna ... brutta intenzione
nei confronti del mio Pietro. Siediti qui e aspetta, che ti vado a preparare una
bella camomilla. Detto questo anziché dirigersi verso la cucina, entrò
nel bagno, toccò qualcosa in ferro o simili, pronunciò una formula
apotropaica in lingua vernacola, e risortendo fece: - Camomilla, o the? Poi
si diede tutta a pentole e cuccume, che quando arrivò la risposta stava
già ai fornelli. - The, Luisa, the. I miei nervi sono calmissimi. -
Be', Mariana, ora mi siedo anch'io e ne parliamo meglio, eh? Era lei ad essere
agitata. Mariana la rimbeccò: - Voglio soltanto che io e te abbiamo
un rapporto normalissimo d'una normale mattinata all'Università. - ("Perché,
allora è successo qualcosa d'anormale?". "Si, sì, qualcosa
non va davvero", disse il Coro). - Certo è che sono stanca, mi
sono alzata alle sei, stamatina. Mi stendo un po' sul divano ... Come nella
storiella dell'ubriaco, Mariana diceva "normale", ma non lo sembrava
affatto. Ci pensava mentre si stendeva levandosi le scarpe che la stringevano
alla caviglie e si abbandonò tutta a captare, con desueta pignoleria, ogni
segnale che potesse venire dall'esterno e che le colpisse i sensi. E allora notò
la luce del sole filtrare dalla vetrata della porta, ed espandersi sul pavimento
fino ad ammantare gli oggetti, allungandone l'ombra sino alla parete opposta.
Colse nell'aria il muto brusio del pulviscolo dentro al fascio di luce e, spingendosi
in là con la fantasia, pensò: come dentro a una raggrinzita discoteca
per piccoli oggetti soli, di sole. Ed udì, uno alla volta, tutti i quotidiani
rumori del risveglio che soltanto le primissime volte ad Arca aveva avuto la pena,
la pena, sì, di ascoltare, quando ancora spaesata i suoi sensi la chiamavano
alla parrocchia di A*** e ogni oggetto e atto dattorno le sembravano estranei.
Udì lo strusciare dei Cani Cerimonieri (Buongiorno!) contro le porte, le
chiacchiere degli studenti mattinieri sullo scalone di fuori, l'allegroturpe avanzare
d'un qualche automezzo diretto a mensa. Nonché, provenienti dall'attigua
camera di Silvia, la Divina, i Ciirrp i Chili i Cip dei canarini che, dormiente
la loro padroncina, non s'aprivano ancora a un più disteso canto. Mariana
li trovò pieni di discrezione. Le parve, e ne fu convinta. in quell'improvvisa
calma che le era presa nel bel mezzo della tempesta scatenatalesi la sera prima,
che avesse qualcosa in più dalla vita, qualcosa che prima, e non sapeva
cosa, non le era appartenuto, per chissà quale motivo. E sì che
ultimamente l'attività dei CiPì non è che le avesse dato
gran soddisfazione, anzi; ormai avvertiva la troppa responsabilità che
le comportava, nella dimensione pubblica, quella sua attività d'organizzazione
e coordinamento che qualcuno. benevolo, definiva leadership e qualcun altro, stronzo,
leadershippo ... Lei era sempre stata una persona riservata, a tratti timida,
introversa, ma comunque sempre in serenità e fortezza ... Una nostalgia
improvvisa la prendeva, adesso, di tornare a giocare, sì anche magari con
le bambole, come in fondo non molti anni prima ancora faceva. E nonostante ciò
avrebbe voluto che la vita di Arca fosse stata quella di sempre - e già
ne rintracciava una classicità, un'età dell'oro - con le sue lezioni,
le mense, gli sconforti propri e altrui, gli slanci e le fughe, gli screzi nell'appartamento,
le riunioni dei CiPì, le salmodie i vivagesù - e financo quelle
mostruose performances del Lupo verso il quale ormai anche lei, se non proprio
simpatia, mostrava quantomeno cristiana comprensione e uguale forza di sopportazione.
Che parole erano quelle, che pensieri? Davvero le stava succedendo qualcosa. Che
mi succede? Oddio, gli spasmi, qui, all'addome, di nuovo la colite pissicosomatica. -
Oh, ti prego, perdonami, Luisa. Non mi va il the, preferisco la camomilla, ho
male alla pancia ... Luisa bestemmiò, ma sottovoce e, paziente, ricuccumò.
Poi, quand'ebbe finito, si sedette e servì gli infusi. S'accomodò,
nascondendosi la nudità delle gambe dietro una vestaglia azzurrina a fioroni
gialli. - Bene! Come vuoi che vada con Pietro? Se lui si laurea l'anno prossimo
dopo ci sposiamo e comunque non gli servirebbe nemmeno la laurea. Suo zio, che
poi sarebbe anche lontano parente del papà di Silvia, nonché amico
di partito, gli avrebbe già trovato la sistemazione in banca, ma lui lo
sai è così scrupoloso, ci tiene. Poi, per la carriera, il titolo
è importante ... - Ma ... Vi volete bene? - Accipicchia. Direi che
ci amiamo di brutto. - Vi amate in che senso? ... Be', capisco che la domanda
ti possa sembrare invadente. In fin dei conti non sono affari miei ... Però
è un po' di tempo che noi del Gruppo non affrontiamo più certi argomenti.
e non vorrei che su alcuni di questi qualcuno dimenticasse che l'ultima enciclica
del Papa ... - Ma perché, Mariana, scusa, l'enciclica è per te
Vangelo, cioè: Parola? Voglio dire ... - Mi sembra che su questo punto
non sia neanche il caso di stare a discutere. Le encicliche papali sono parola
di dio, il papa è l'ultimo degli apostoli, è messo di Dio sulla
terra, te lo ricordo. Lui è la Sua Voce! La conversazione, per noi come
per loro, prende una brutta piega, ma è proprio questo il punto in cui
diventa irrinunciabile il percorrerla fino in fondo, come quando dirigiamo lo
sguardo su qualcosa di terribile dal quale non riusciamo più a distogliere
gli occhi, sguardi pietrificanti, che poi magari ci portiamo dentro, per tutta
la vita. - Certo, Mariana, ma, come tu stessa hai avuto modo di dire in passato,
è l'Amore la regola suprema e naturale alla quale noi dobbiamo attenerci,
perché è la stessa che Cristo ci ha indicato, e il Signore ci consente
di percorrerla per vie naturali. Io Pietro lo amo ... - Ma di quale amore stai
parlando, Luisa? L'amore che in Dio tutti ci affratella e ci affranca dalla Dannazione,
o l'amore delle cose mondane; o il piacere sigh et simbliciter? - L'amore è
amore, Mariana, ha un nome solo, e io davvero non so distinguere dove finisca
uno e dove cominci l'altro di quei due che dici e so che in questo non commetto
alcun peccato perché fra noi e gli uomini Dio ha messo questo strumento
del piacere, che è strumento di conoscenza e di amore vero, oltre che necessaria
... Necessaria fonte della prolificazione della specie. - Posso essere d'accordo
con te, in linea di principio. ma ti ricordo ... Uffa ma che stress stare sempre
a ricordare ... - Ma perché lo fai, perché non ti dai una rilassata
... - Perché devo farlo. Ti ricordo, stavo dicendo. clic non c'è
profili ... proficchi ... Auffa! Prolificazione vera e giusta che all'interno
del sacro vincolo del matrimonio, altrimenti l'amore fisico, come è giusto
che dobbiamo chiamarlo, e francamente non capisco cosa cisia di bello se è
limitato cioè fisico e non quindi assoluto, infinito, altrimenti, dicevo,
l'amore fisico diventa non-amore, errore, ricaduta nella pura istintualità,
e ci allontana irrimediabilmente dal vero amore, quello spirituale, divino ... -
Ma, Mariana, perdonami, cosa ne sai tu, eh? Se quello che io provo per Pietro
e lui per me non è amore? E poi credo che qui stiamo fraintendendo. Io
non ho parlato, non intendevo, non ho introdotto io l'elemento ... fisico, e comunque
con Pietro - qui il tono della voce di Luisa si smorzò fin quasi ad occultarsi
- ... ci sono delle ... discussioni. - Discussioni? Di che genere? Oh, è
bene che si tenga al più presto un incontro del Gruppo su questi problemi,
e cerca di far partecipare anche il tuo Pietro. - No, Mariana - Luisa ora parlava
in tono grave. - Mi dispiace, ma non ho nessuna intenzione di partecipare né
tanto meno di invitare Pietro a farlo. Queste cose sono solo mie e sue, e di Dio,
eventualmente. Così dicendo si alzò e andò a sistemare
le cose in cucina, tazze, piattini, cucchiaini etc. Mariana rimase di sasso, irrigidita
nella posizione, sbilanciata in avanti, che aveva preso durante la conversazione,
col volto il busto e le mani protesi - come predicatrice - verso Luisa. Si sentì
sola. Mariana, a quelle dichiarazioni, sola. Sconfinatamente sola - come già
altre volte, di fronte a tali defezioni, fosse stata anche una soltanto la pecorella Ma
questa volta, for the first time, esclusa - così si sentiva - esclusa da
quel mistero che era diventato ora, per lei, l'intima e lussuriosa attrazione,
l'unione totale - di spirito e carne - fra Luisa e Pietro. E soltanto un cristo,
un bel volto di cristo, quale già abbiamo veduto nella sua camera di A"*',
che s'era creata nella fantasia, sin da bambina, per i momenti di solitudine,
solo quell'immagine poté esserle di conforto, quando le fu accanto. Il
bel giovane biondo e azzurro le avvolse le spalle con un braccio e la invitò
a rilasciarsi sul divano. Pesantemente s'abbandonò sulla spalliera a cercare
quel sonno che non aveva trovato lungo la notte.
(Brano tratto dal romanzo L'arcavacánte - Storia di anarchici lupi e ragazze,
I libri dello Zelig, Mobydick editrice, Faenza, 2006)
Renato
Nisticò ha scritto libri e saggi di vario genere, poesia (Regno mobile,
presso Mobydick, è del 2001) e collabora a giornali e riviste.
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