Speciale: IMMAGINI E VERSI




Cielo di Crome (John Crome 1768-1821 - Yarmouth Jetty)


Per questo numero di Immagini e versi presentiamo una poesia insolita: non la tradizionale interpretazione ecfrastica di un'opera pittorica, ma piuttosto una riflessione generale sul significato dell'arte, vista attraverso gli occhi di un poeta.
È degna di nota la genesi di questo testo: negli anni Ottanta la direzione della Tate Gallery di Londra aveva commissionato a numerosi poeti un testo ispirato a un'opera esposta nella galleria. Il risultato fu il bel volume antologico With a Poet's Eye, uscito nel 1986.
La poetessa neozelandese Fleur Adcock (biografia in calce), scelse di non descrivere un quadro preciso, ma l'emozione di chi, uscito dal museo e con gli occhi pieni di sublimi paesaggi e colori (vedi i riferimenti ai 'cieli' di vari autori), scopre che l'arte si può trovare dappertutto e, come dice la poetessa nella splendida chiusa: "Arte è tutto quello che decidi di incorniciare".
La poesia Leaving the Tate fu opportunamente scelta come chiusa e sigillo finale della raccolta. La presentiamo nella traduzione inedita di Giorgia Sensi.

Andrea Sirotti  





Cielo di Constable (John Constable 1776-1837 - The Ferry and the White Horse)


Fleur Adcock

Uscendo dalla Tate

Uscendo col tuo pacco di cartoline
in una borsa della Tate Gallery e un altro pacco
di quadri stipati in testa ti fermi
sugli scalini a guardare oltre il fiume

e ce n'è uno nuovo: edifici luminosi,
un rivolo d'acqua scura, e un cielo
che ti domandi chi l'ha dipinto - Constable? No:
troppo sfavillante. Crome? No: troppo estatico -

un cielo assurdo puro pre-raffaelita,
forse, un blu assoluto con qualche ciuffo bianco
che lo percorre (oggi, che è
aprile. Un altro giorno sarebbe diverso

ma non importa. I cieli funzionano tutti).
Scendi a quel particolare in basso a destra:
gabbiani che beccano fango, sotto
quei due palazzi di uffici e una strada Georgian.

Ora spostati a sinistra, e includi i platani
che ondeggiano di gemme, quell'edificio di mattoni
e un autobus rosso… Stacca proprio lì,
dal lampione. Il ponteggio lascialo dentro.

Quello sarà il prossimo. Strano come
questi quadri all'esterno non esistessero
prima di guardare i quadri all'interno,
quelli sulle pareti. Ma eccoli qui ora,

a marciare fuori dal loro panorama
e a mettersi in fila per quel mirino
che è il tuo occhio. Li puoi isolare
tenendo fermi i muscoli ottici.

Puoi fare una zumata su studi di figure
(il ragazzo con lo zaino), o nature morte,
astratti, paesaggi urbani. Non li ha fatti nessuno.
Li ha dipinti la luce. Sei tu che presiedi

la giuria di selezione. Lascia lo spazio
che vuoi tra quelli che appendi,
e gioisci. L'arte si moltiplica.
Arte è tutto quello che decidi di incorniciare.


(Traduzione di Giorgia Sensi)





In lingua originale:

Leaving the Tate

Coming out with your clutch of postcards
in a Tate Gallery bag and another clutch
of images packed into your head you pause
on the steps to look across the river

and there's a new one: light bright buildings,
a streak of brown water, and such a sky
you wonder who painted it - Constable? No:
too brilliant. Crome? No: too ecstatic -

a madly pure Pre-Raphaelite sky,
perhaps, sheer blue apart from the white plumes
rushing up it (today, that is,
April. Another day would be different

but it wouldn't matter. All skies work.)
Cut to the lower right for a detail:
seagulls pecking on mud, below
two office blocks and a Georgian terrace.

Now swing to the left, and take in plane-trees
bobbled with seeds, and that brick building,
and a red bus...Cut it off just there,
by the lamp-post. Leave the scaffolding in.

That's your next one. Curious how
these outdoor pictures didn't exist
before you'd looked at the indoor pictures,
the ones on the walls. But here they are now,

marching out of their panorama
and queuing up for the viewfinder
your eye's become. You can isolate them
by holding your optic muscles still.

You can zoom in on figure studies
(that boy with the rucksack), or still lives,
abstracts, townscapes. No one made them.
The light painted them. You're in charge

of the hanging committee. Put what space
you like around the ones you fix on,
and gloat. Art multiplies itself.
Art's whatever you choose to frame.



Cielo Preraffaellita (John Everett Millais
1829-1896 - The Blind Girl)




da With a Poet's Eye, A Tate Gallery Anthology , ed. Pat Adams, The Tate Gallery, 1986



Fleur Adcock è nata nel 1934 a Papakura (NZ), ma ha trascorso gran parte dell'infanzia in Inghilterra. Dopo la guerra è tornata in patria dove si è laureata in lettere classiche a Wellington e ha iniziato la sua carriera letteraria. Nel 1963 si è trasferita in Inghilterra dove risiede tuttora lavorando come scrittrice a tempo pieno e come apprezzata traduttrice di classici. La sua poesia è caratterizzata da immagini tratte dalla esperienza quotidiana e derivanti dalla sua condizione di espatriata a cavallo tra due mondi. Il suo approccio con la realtà è spesso cinico e antiromantico e dà un'insolita e talvolta oscura chiave di lettura alle situazioni esistenziali e alla vita relazionale. Abile a padroneggiare lo stile dialogico il dramatic monologue, le sue qualità più rilevanti stanno nell'acuto senso di osservazione, nel wit amaro e a volte surreale e nella accentuata carica di impegno civile presente in molte poesie. I suoi temi principali rimangono il rapporto con la storia e con i progenitori, il senso di non-appartenenza, la condizione femminile, le problematiche dell'infanzia e dell'adolescenza.




        
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