DUE COCKTAIL ALLA FRUTTA (non alcolici)
Roberta Fontani
Tirò bene a sé il paltò, in quel momento che il vento la colpiva così forte.
Si voltò.
Di fianco.
Nella Piazza, che stava attraversando, ci fu un'esplosione di colori: foglie gialle e ambrate.
Sollevò bene il piede, per non bagnare la scarpa, dalla punta a becco d'anatra, nella pozzanghera.
Così le aveva chiamate il commesso del negozio.
Era il secondo giorno che le indossava.
Sguardo e volto assorto, si avviò all'estremità opposta della Piazza.
Il sole, giovane e imperioso, illuminava con la sua energia tutto il villaggio.
Era piacevole la sensazione di aver lasciato la città in pieno Inverno.
Le foglie, gialle e ambrate, ormai lontane da lei.
Era da sola.
Dalla valigia, appoggiata sul divano ancora aperta e non disfatta prese il costume, quello turchese, e il pareo, bianco e blu, con lunghe frange blu, le piaceva molto.
Frontale alla specchiera, bordata di grande cornice intarsiata (forse legno indonesiano) si guardò, appoggiando il tessuto del pareo sui fianchi, fermandolo con un morbido nodo nella parte sinistra del corpo.
Si sciolse i capelli, li pettinò accuratamente inclinando la testa in avanti e giù in basso; energicamente li tirò su:
La sua chioma era viva, come lei, in quel primo giorno di sole.
La grande vetrata di circa quattro metri, le rimaneva alla sua destra in quel momento; a ridosso del bracciolo bianco del divano, maliziosamente si affacciava quel giovane imperioso sole.
Le tende, leggermente scostate, sembravano l’invitassero ad entrare.
Afferrò il borsone: occhiali, cellulare, telo da mare.
Sfilò la tessera magnetica, apri la porta e la richiuse, dietro di sé.
La vita nel villaggio, era appena cominciata.
La sua palazzina era situata quasi in fondo alla struttura, dinanzi a lei, solo la foresta.
Le tinture esterne, ciascuna delle palazzine di colori diversi, le ricordavano le case di Porto Venere, in Liguria; attraversò la piazzetta, senza fermarsi voltò lo sguardo alla fontana situata al centro, quella notte quando arrivò, l'aveva appena intravista.
Si passò la mano tra i capelli, riassettò il borsone alla spalla; la sua schiena, nuda, si mostrava al sole.
Voltò l'angolo, per accedere alla spiaggia e si scontrò con qualcosa o qualcuno:
- "Mi scusi..." , lei disse
Lui la guardò.
Abbassando lentamente gli occhiali.
Lei non disse niente, non si tolse gli occhiali, ma la sua espressione era comunque intuibile:
Era come la sua.
Rimasero alcuni istanti in silenzio, facendo spazio alle persone che andavano e venivano dalla spiaggia.
Dopo averla guardata, con veloce ma ferma attenzione, le chiese solo con chi era.
La prese per mano, e si diressero nella parte centrale del villaggio, al caffè, che in quel momento era abbastanza tranquillo.
Si misero seduti nelle poltroncine di fronte all'oceano, erano in midollino laccato trasparente, con cuscini chiari, direi canapa.
Nello stesso momento arrivò Lucas, un giovane ragazzo cubano con il volto pieno di vita, rappresentata benissimo dal suo corpo statuario.
Con disinvoltura, come se fosse normale essere lì, ordinarono da bere:
Due cocktail alla frutta, non alcolici.
Erano circa le 10.00 di quella splendida mattina di Dicembre e lei si sentiva, in quel preciso momento, preziosa.
Il suo borsone era appoggiato a terra, ma i suoi capelli e il suo cuore invece erano in aria, non saprei dirvi a quale altezza, il cielo lì è più basso... ma quando vide aleggiare sopra di lei quell'uccello azzurro, si sentii come lui:
Libera e felice di quel momento, lontana da tutto.
-" Due cocktail alla frutta, non alcolici ", disse lui a Lucas (sembrava si conoscessero già, forse era lì da giorni, non aveva importanza)
I tre volti stavano sorridendo, la vita nel villaggio scorreva, come il vento, in direzione dell'oceano.
I due cocktail alla frutta, non alcolici, non furono mai consumati.
Lucas, quando li portò, non trovò più nessuno nelle poltroncine di midollino.
Con i cocktail nel vassoio, sostenuti dal suo braccio sinistro, si guardava intorno, ruotando con il corpo in tutte le direzioni, cercando quei volti, appena conosciuti.
Deluso si girò, in direzione del chiosco.
Affrettò il passo nella sabbia, un temporale stava arrivando.
I due volti, appena conosciuti da Lucas, erano già immersi tra le loro braccia.
Il costume turchese giaceva nel parquet della stanza da letto di lui, il pareo all'ingresso, e il borsone, non ricordava più.
Ricordava molto bene invece il suo sguardo, nel momento preciso che la penetrò, ricordava i suoi occhi quando cominciarono a perdersi, e la propria eccitazione nel sentirlo dentro di sé.
In quel letto ampio, in quelle lenzuola bianche fecero l'amore, sesso, fino a addormentarsi, si lasciò andare libera, come quell'uccello azzurro che planava sopra di lei:
Libero, fiero, orgoglioso, di vivere la sua vita.
Lui, Marco, stava già dormendo, profondamente.
Dietro le tende, il temporale, era già arrivato.
"Giulia?"
"..Giulia?"
"Pronto Giulia?"
"...si...........sì mamma..........dimmi.........."
"Stai ancora dormendo?"
"...no......si.....ma che c'è..."
"Non senti?! C'è un temporale.."
"Stamani non puoi andare a lavoro in motorino, alzati prima e usa l'auto, sono le 7.00."
"Pronto?"
"Giulia..?"
"Ma.......mi stai ascoltando?
Davanti a Giulia, ai piedi del letto, la poltroncina in midollino laccato trasparente, con cuscini chiari, ospitava il suo paltò, distrattamente riposto la sera avanti.
Adiacente le scarpe, quelle dalla punta a becco d'anatra.
Era un Giovedì quel giorno.
Alla sera Giulia si ritrovò con le amiche al solito caffè del centro, per l’aperitivo; raccontò loro del sogno, le ragazze sorrisero, congratulandosi con lei per la sensualità di come lo aveva raccontato.
Giulia rideva, rideva di sé e delle sue fantasie.
Di schiena, sedute negli sgabelli, si voltarono al saluto di quella voce maschile:
-“Ciao ragazze! come state?”
-“Bene! Bene ciao!” dissero Laura e Francesca
-“Tu sei Giulia vero?, ti ricordi di me?” le chiese appoggiando la chiave dell’auto sopra il bancone
-“Ci siamo visti qualche settimana fa …alla cena di Massimo” aggiunse con speranza, sfilandosi lentamente la sciarpa di purissimo kashmir (dava calore solo a guardarla)
Giulia lo ascoltava, l’osservava, ma non disse niente
-“..in effetti, c'era molta gente quella sera..” ,con tono deluso lui aggiunse
Giulia appoggiò il bicchiere sopra il ginocchio, ruotò maggiormente lo sgabello nella sua direzione, e sollevando lo sguardo disse:
-“Mi sembra di ricordarti…si mi chiamo Giulia, piacere”, porgendo la mano libera verso la sua
-“Piacere, io sono Marco”
-“Si, lo so”
-“Lo sai??”
-“Prende qualcosa da bere anche lei?” chiese il barman
-“Si, per me ..un cocktail alla frutta grazie…ma non alcolico, devo guidare”
Nel piccolo caffè del centro scoppiò una risata, Marco ovviamente noncapiva, ma divertito stava al loro gioco, guardando il volto luminosodella sua Giulia, pensata, cercata, per tutte quelle settimane.
-“Ma di cosa state ridendo?” chiese, afferrando il suo cocktail alla frutta.
In una stagione, non troppo lontana da quel giovedì d’Inverno, Giulia rispose alla domanda di Marco, più esattamente lui la lesse, quando, seduti al tavolo del ristorante, all’interno del bosco di castagni, Giulia estrasse dalla borsetta il regalo per lui (era il suo compleanno).
Spostò la bottiglia di vino bianco e i calici di cristallo, appoggiando il regalo sopra il piatto di Marco.
Lui, sorridendo, la ringraziò; sciogliendo il nastro di tessuto grezzo estrasse accuratamente ciò che la carta patinata conteneva, un piccolo libro.
L’intestazione diceva:
Giulia Costaldi
DUE COCKTAIL ALLA FRUTTA
(non alcolici)
Gli occhi di Marco, disorientati, cercarono quelli di Giulia.
Veloce abbassò nuovamente lo sguardo verso il libro, sfogliando la sottile copertina di morbido bristol, lesse la dedica scritta all’interno (in squisito inchiostro blu):
Pur sapendo che non
ami leggere, sono certa ,
che t’immergerai facilmente
in questo racconto
Buona lettura, e auguri di
Buon compleanno
Giulia
In quell’istante Giulia si voltò per guardarmi.
Guardava me, che sono la sua più cara amica, Roberta.
Roberta Fontani (Firenze 1966) - Si è avvicinata alla scrittura con "Due cocktail alla frutta (non alcolici)",il primo di quattro racconti brevi realizzati negli ultimi due anni.Il racconto "La macchina sportiva,color canarino"è stato selezionato dalla giuria del Premio Racconti nella Rete per la pubblicazione nell'antologia "Racconti nella Rete 2004"edita da Newton & Compton. Collabora con il periodico "Pegaso" scrivendo pezzi di colore principalmente di taglio storico.Alcuni articoli sono apparsi anche sul bimestrale "Firenze Oggi". Attualmente sta lavorando ad un romanzo e ad un copione per sceneggiature televisive.
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