AVEVO
Umberto
Saba
Avevo
una bambina, oggi una donna.
Di me vedevo in lei la miglior parte.
Tempo funesto anche trovava l’arte
di staccarla da me, che la radice
vede in me dei suoi mali, né più l’occhio
mi volge, azzurro, con l’usato affetto.
Tutto mi portò via il fascista abbietto
ed il tedesco lurco.
Avevo una città bella tra i monti
rocciosi e il mare luminoso. Mia
perché vi nacqui, più che d’altri mia
che la scoprivo fanciullo, ed adulto
per sempre a Italia la sposai col canto.
Vivere si doveva. Ed io per tanto
scelsi fra i mali il più degno: fu il piccolo
d’antichi libri raro negozietto.
Tutto mi portò via il fascista inetto
ed il tedesco lurco.
Avevo un cimitero dove mia madre
riposa, e i vecchi di mia madre. Bello
come un giardino; e quante volte in quello
mi rifugiavo col pensiero! Oscuri
esili e lunghi, altre vicende, dubbio
quel giardino mi mostrano e quel letto.
Tutto mi portò via il fascita abbietto
–
anche la tomba – ed il tedesco lurco.
(Tratto
da La voce della resistenza, a cura del Comitato nazionale
dell’Ampi – Roma, 1981)
Umberto
Saba
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