I
FORGIATORI DI MIRACOLI
Egidio
Molinas Leiva
Per noi don Otto era don Otto e basta, soprattutto
da quella volta che aveva chiarito pubblicamente la sua identità rivolgendosi
al gruppo di giovanotti che lo schernivano:
“ Io Otto, no tedesco… no tedesco, germanico”
… e tale erano state la forza del suo sguardo e la fermezza della sua voce
calma che quelli avevano dovuto lasciar perdere e andarsene. Noi, ragazzini al
tempo in cui presenziavamo a quella scena, avevamo potuto vedere gli occhi tristi
di don Otto mentre gli altri si dileguavano… ci domandavamo quale potesse
essere la differenza fra tedesco e germanico perché don Otto si sentisse
così ferito… ad ogni modo, per noi sarebbe stato sempre don Otto,
don Otto e basta.
Ci dicevano che era un reduce della prima guerra mondiale
e di non dargli confidenza, anzi, di tenerci proprio alla larga
da lui perché era un tipo troppo strano… non capivamo
il motivo perché per noi don Otto era un genio, un mago,
o poco ci mancava… non c'era nessuno come lui in grado
di rimettere a nuovo qualsiasi attrezzo rotto o in cattivo
stato di funzionamento, era così che si guadagnava da
vivere in paese… nessuno come lui per ideare nuove trappole,
tagliole e taglioline per l'abbondante selvaggina dei dintorni
e nessuno per arrostirla sul posto, condita ed aromatizzata
con erbe a portata di mano da sempre, ma a cui noi non avevamo
mai conferito un valore culinario…
… sì, don Otto era un mago… peccato però che nel suo
linguaggio incomprensibile l’unica parola che pronunciasse bene, ma veramente
bene, era acquavite, ah! Aveva una gran dimestichezza con quella parola, e non
solo con la parola… passava la maggior parte del tempo ubriaco, allegramente
ubriaco, pacificamente ubriaco… si diceva in proposito che don Otto dormisse
nel luogo in cui gli capitava di cadere, ma di certo nessuno era mai incappato
nel suo corpo per le strade buie, e dunque c’era da credere che riuscisse
a mantenersi in equilibrio fino a raggiungere la sua capanna nella periferia
lontana del paese per crollare solo allora, probabilmente sul proprio letto.
La storia continua, o comincia, quando Luigi ritorna dalla
sua vacanza nella capitale portando con sé una bicicletta… naturalmente,
non sapeva neanche salirci sopra ed era stato don Otto ad insegnargli…
… un giorno don Otto, mentre osservava pensoso le complicate manovre di
Luigi
“ A questa bicicletta manca la luce… ci penserò io”
… aveva detto, infine, e subito se ne era andato.
Don Otto scomparve dal paese per diversi giorni e nonostante
quanto si dicesse di lui, la sua assenza si avvertiva, attrezzi
domestici e di lavoro vario si ammucchiavano, appunto. Per
altro, Luigi non si sentiva ancora al sicuro in sella ed usciva
tutti giorni con la bicicletta accanto con la speranza di incontrarlo,
e invece convertendosi in bersaglio degli scherzi del paese, “ Ehi,
Luigi, stai portando a spasso il tuo cane?”
… era stato Luigi a proporci di andare a trovare don Otto, forse stava
male…
… ma don Otto non stava male, anzi, non l’avevamo mai visto così bene.
Ci aveva scorti ed era uscito dalla capanna prima che fossimo arrivati.
“ Che fate qui?”
“ Be’, in paese c’è bisogno di te, c’è molto
da riparare e tu non ti fai più vedere… e poi, abbiamo pensato che
forse non ti sentivi bene…”
“ Io? Sto benissimo invece… sto inventando qualcosa, mi manca poco,
forse domani o dopodomani… dite questo in paese… e adesso lasciatemi
solo, devo continuare a lavorare…”
“ Ti serve qualcosa? Forse un po’ di acquavite?”
“ Non mi serve nulla, grazie… e poi, non bevo mai in casa mia”
Due giorni dopo avevamo visto don Otto rientrare in paese
e lo avevamo raggiunto all’inizio della strada principale. “ Prima
di tutto” ci disse “ devo bagnarmi la gola, dopo
tutti questi giorni di sola acqua mi si è screpolata”,
e si era infilato nella prima botteguccia…
… poi era tornato da noi e ci aveva fatto trionfalmente vedere il contenuto
del piccolo pacchetto che portava in mano.
“ Ecco cosa stavo facendo in questi giorni… vedete… va fissato
vicino alla ruota della bicicletta in modo tale che quando gira sia permanentemente
in contatto con questo elemento mobile, questo produce elettricità… e
luce nel faretto che va collocato sul manubrio… bisogna tenere presente
che si tratta è un rudimentale generatore elettrico e non accumula energia,
funziona solamente con la ruota in movimento…”
“ Ma come è possibile? Come lo hai fatto?”
“ Be’… ho messo insieme un po’ di elementi sparsi… adesso
però ci serve un fabbro per sistemarlo sulla bicicletta, so che c’è uno
non lontano da qui…”
“ è mio zio”, disse Lucio
“ è bravo?”
“ … lui dice di sì dice che è il mago del metallo…”
“ Bene, lo metteremo subito alla prova se sarà disponibile, andiamo”
Lo Zio di Lucio si era mostrato piuttosto incredulo, ma ciononostante
aveva dato la sua disponibilità…
… ed i due si erano messi a studiare insieme la situazione mentre noi,
per indicazione dello zio e sotto la direzione di Lucio che ne capiva qualcosa,
cominciavamo a insufflare la fucina con il gigantesco soffiatore…
… poi lo zio aveva messo sulle braci ardenti un pezzettino di binario e
quando si era fatto incandescente lo aveva preso con la tenaglia apposita per
portarlo sull’incudine dove sarebbe avvenuto l’umano prodigio della
sua trasformazione…
… occhialoni di vetro, grembiule a pettorina e guanti di cuoio crudo, lo
zio martellava sull’incudine su quella massa ignea appiattendola, allargandola,
allungandola, tagliandola in pezzettini ancora più piccoli in mezzo alle
scintille che volavano impazzite come veri proiettili di luce mentre noi, da
dietro il soffiatore, guardavamo meravigliati, estasiati, almeno quanto era irrequieto
don Otto… pareva contento don Otto, addirittura felice… saltellava,
girava su se stesso con la faccia all’insù e con gli occhi da bambino
chiusi, come chi guarda dentro… sorrideva, ridacchiava, si stringeva fortemente
le mani sotto il mento, se le sfregava insistentemente ed applaudiva ogni volta
che lo zio buttava in un recipiente con acqua i pezzi ancora arroventati per
rimetterli subito dopo in fucina…
… il volto impassibile, il mago del metallo pareva piuttosto un consumato
attore dedito a recitare il proprio ruolo di forgiatore di prodigi più per
se stesso che per il pubblico… se non fosse stato che nonostante tutto
si vedeva che masticava con voluttà il suo tabacco e sputacchiava rumorosamente
ogni tanto…
… lo zio aveva in mano ora una tenaglia e un martello più piccoli,
e ogni martellata non aveva, ormai per poco, che l’intensità di
una carezza su i piccoli pezzi che si laminavano, si allungavano, si assottigliavano,
si arrotondavano, s’incurvavano in precisi arabeschi, rispondendo docilmente
alla volontà dell’operatore…
… finché, dopo ripetute misurazioni e presentazioni sul posto, non
era tutto pronto e non rimaneva che montarlo sulla bicicletta…
… era andato perfettamente, e così, era anche arrivato il momento
della prova definitiva. Don Otto aveva porto la bicicletta a Luigi, ma lui si
era tirato indietro di un passo, come spaventato, con gli occhi aperti a dismisura
fissi in quei due aggeggi sul manubrio e sulla ruota
“ No”, disse finalmente Luigi ingoiando saliva, “ tu sei l’inventore,
ed è giusto che tu sia il primo ad inaugurarlo”
“ Bene”, disse don Otto sorridendo ed allontanandosi con la bicicletta
accanto per salirci sopra a una cinquantina di metri di distanza e ritornare
da noi pedalando velocemente…
… e la luce fu… e mentre noi gridavamo e saltellavamo di gioia, il
mago del metallo dimostrava la sua soddisfazione masticando vigorosamente il
suo tabacco, “ Corna! Allora era vero…”, disse ancora incredulo,
sputando per terra rumorosamente…
… il fatto è che la nostra meraviglia aveva
anche prodotto un notevole effetto benefico sulle qualità ciclistiche
di Luigi, che infatti si vedeva ormai scorrazzare a grande
velocità per il paese, soprattutto all’imbrunire,
quando poteva ostentare la luce, naturalmente, ricevendo come
rivincita alle burle precedenti le congratulazioni stupefatte
della gente…
… di certo, in quei giorni non potevamo sapere, ma neanche remotamente
immaginare, cosa fosse appena cominciato…
… qualche tempo dopo, a caccia di selvaggina nella
boscaglia lungo il torrente nella cui parte più larga
era solito fare il bagno, avevamo incontrato don Otto in acqua
fino alle ginocchia con una bilancia in mano, dedito a misurare
il peso dell’acqua di caduta in un salto di un metro
e mezzo circa…
… non si era accorto della nostra presenza
“ Che fai, don Otto?”
“ Ah, ragazzi… niente… pensavo… di qua si potrebbe ricavare
energia elettrica per illuminare tutto il paese…”
“ Ma com'è possibile?”
“ La forza di caduta delle acque metterebbe in moto un meccanismo che a
sua volta ne metterebbe in moto un altro, e così via… non è difficile… almeno,
non tanto come rimediare tutto il materiale che serve per costruire tale meccanismo… e,
poi, il salto non avrebbe la forza necessaria, si dovrebbe fare una specie di
diga in questo punto, quasi fino ai bordi del canalone, in modo da trattenere
le acque perché a monte il torrente si mantenga sempre in piena aumentando
così il dislivello…”
“ E non si può fare?”
“ No… vi confesso che non è la prima volta che ci penso… già nei
primi tempi del mio arrivo mi ero recato perfino dalle autorità provinciali
con l’idea, ma mi hanno risposto che il governo era troppo impegnato a
soffocare rivoluzioni e a perseguitare i rivoltosi per investire pensieri, denaro
e tempo nel progetto di illuminazione autonoma di un semplice paese, che le candele
di sebo e le lampade a cherosene finora erano sempre bastate e avrebbero dovuto
bastare ancora per lungo, lungo tempo”
“ Eh, già… intanto loro hanno l’elettricità e
tutto il resto”
“ Il fatto è che per me l’idea era diventata fissa, e più ancora
adesso che la bicicletta potrebbe avermi portato la soluzione che cercavo… certamente… non
basterà per elettrificare il paese, ma almeno per dimostrare che è possibile… mi
servirà aiuto, naturalmente… voi e la bicicletta… il fabbro,
ma con il mago del metallo non ci saranno problemi, ormai siamo amici… amici
di magie e di bevute… naturalmente dovrò dire qualcosa anche al
commissario, ma vi chiedo la massima discrezione… se proprio fosse necessario
inventatevi qualsiasi cosa, che non sapete nulla, in ogni caso, che sarà pure
un’altra mia follia, ma non parlate mai di elettricità”
… e così era stato… ad ogni modo, in paese nessuno aveva visto
niente di strano, che tutto a un tratto lo zio e don Otto fossero diventati amici
inseparabili era per tutti più che naturale “ con quel che piaceva
loro l’acquavite…”
… erano stati loro a fare tutto. Il nostro compito
era limitato al guardarli, se non fosse stato che ogni tanto
ci chiedevano di avvicinare qualcosa, soprattutto legname… già,
perché era una specie di piattaforma che costruivano
subito dopo il salto, quasi a pelo dell’acqua… una
piattaforma con in mezzo un buco rettangolare lungo due metri
circa e largo mezzo… “ qui sopra ci andrà la
bicicletta”, ci aveva informato don Otto lasciandoci
perplessi…
… poi ci era toccato andare dallo zio. Il mago del metallo, dopo aver preso
diversi provvedimenti, aveva prestato particolare attenzione alle ruote finendo
per smontarle per prendere meticolosamente diverse misure, “ naturalmente,
anche i due parafanghi dovranno essere opportunamente levati…”, disse
a don Otto che annuiva e a noi ancora più perplessi
“ E se si rompe la bicicletta?” avevo sussurrato a Luigi, preoccupato.
“ Eh che? Si rompe” mi aveva risposto lui senza esitare, “ e
poi, non credo che succeda, io mi fido di loro, tu no?
… cominciavamo a preoccuparci… lo zio era talmente
affascinato, almeno tanto quanto noi, da don Otto che il suo
entusiasmo lo portava a diverse esagerazioni, prima di tutto
con l’acquavite… e lui sì che sarebbe rimasto
a dormire nel primo posto dove fosse caduto se non ci fosse
stato di mezzo Lucio, e noi con lui, a riportarlo a casa e
consegnarlo alle cure comprensive, ma soprattutto rassegnate
della moglie: “ Un buon marito e un miglior padre di
famiglia, un grande uomo… purtroppo è stato sempre
così, ha sempre bevuto, ma, ed è incomprensibile,
si ubriaca solamente quando è contento… e ultimamente è più che
contento…”
… l’altra nostra fonte di preoccupazione era un ridimensionamento
di se stesso che aveva fatto lo zio con don Otto, “ Vedi, caro vecchio
mio… si può ben dire che ho cominciato a lavorare il metallo prima
ancora di imparare l’alfabeto, posso farne quello che voglio, dargli la
forma che mi pare, ma poi, bello o utile che sia, metallo rimane… il mio
dunque non è mai stato un atto di magia ma di semplice dimestichezza,
forse sono un artista, ma il vero mago sei tu, non perché cambi la natura
delle cose che usi, ma perché con esse messe insieme a seconda della tua
saggezza, riesci produrre un qualcosa di assolutamente diverso… e questo
sì che è pura magia”
… ma non era questo prevedibile atto di onestà dello zio a preoccuparci
veramente, ma la sua naturale conseguenza, “ caro Otto, vecchio mio… in
paese ti hanno sempre snobbato, considerato come una persona solo quando ti rendevi
utile… è ora che tu ti prenda la tua rivincita…non ti puoi
più accontentare di una lampadina accesa qui, nella boscaglia, ma devi
cercare qualcosa di più eclatante… qualcosa che faccia parlare di
te non solo in paese ma anche altrove, ed io credo di avere un’idea… si
avvicina la festa patronale…”
… ecco! Non si poteva non essere contagiati dal fervore contagioso dell’artista
del metallo, tanto che perfino don Otto, sempre riflessivo, prudente, misurato,
aveva accennato a un timido “ Credi?” guardando anche noi… e
certo che ci credevamo! Ci avevano sempre parlato dei miracoli dei santi a scuola,
in chiesa… ma di miracoli noi, fino a quel momento, avevano visto soltanto
quelli fatti da don Otto e, secondo quanto ci dicevano dei santi, non ci risultava
affatto che don Otto lo fosse…
… nel piano dell’artista del metallo, noi ragazzini
avevamo un ruolo importante. A una settimana della festa patronale
Luigi non girava più con la bicicletta, ormai la bicicletta
era in balia dei funambolismi di don Otto e dello zio, e Luigi
appariva addirittura contento… certamente, avevamo dovuto
dare qualche minima spiegazione ai famigliari dei nostri movimenti
un po’ particolari, ma trascorso un pò di tempo
anche loro avevamo imparato a fidarsi di don Otto e la partecipazione
dello zio a tutta la faccenda fugava ogni dubbio residuo…
… il giorno della festa patronale era toccato a Lucio e a me il compito
più impegnativo. Non appena partita la processione e con la chiesa deserta
ci eravamo intrufolati a svolgere la nostra parte di miracolo…
… troncare la cima ogni candela in giro, isolando l’anima e ripristinandola
superficialmente con cera d'api… sistemare le lampadine secondo programma,
nascondendo il più possibile i fili e collegatili a quel filo centrale
di un chilometro circa di lunghezza che faticosamente avevamo reso invisibile
nei giorni precedenti…
… poi, Lucio era arretrato al punto stabilito e anch'io, come, stabilito
mi ero aggiunto alla processione già di ritorno dal suo giro del paese…
… Luigi era stato giustamente risparmiato da questi noiosi compiti perché tutti
ci eravamo trovati d'accordo sul fatto che a lui spettasse la prima pedalata…
… già, la bicicletta, o quel che restava di essa, era stata fissata
sul buco rettangolare della piattaforma, con i parafanghi levati e le ruote soppiantate,
e semi immerse in acqua, da altrettante strutture circolari irte di palette di
lamiera metallica rinforzata…
… secondo quel poco che eravamo riusciti a capire, la forza della turbolenza
delle acque prodotte dalla bicicletta, sommata a quella naturale del salto, sarebbe
stata l’energia che avrebbe messo in moto il meccanismo che avrebbe trasformato
quell’energia meccanica in elettrica, “ dunque, non è un vero
generatore, ma un semplice trasformatore…”, già…
… parte di quell’energia sarebbe stata accumulata in una vecchia
batteria di camion, “ è ormai guasta, non la potrà conservare
a lungo, ma basterà per l'esperimento… comunque, bisognerà pedalare
duro…”
… la processione era rientrata in chiesa con il santo
in testa quando il sagrestano stava ancora accendendo le candele… a
quel punto bisognava solo aspettare…
… fuori dalla chiesa avevo visto l’inizio dell’oscuramento
graduale al suo interno e dopo il fischio di segnale a Lucio ero entrato immediatamente
ad assistere di persona alla prima parte dello spettacolo, Lucio mi avrebbe raggiunto
subito dopo…
… in chiesa regnava la più totale confusione e il prete doveva alzare
molto la voce nel tentativo di calmare gli animi… già cominciava
a serpeggiare la paura di qualche dispetto del maligno quando il buio era scomparso,
la chiesa sembrava repentinamente invasa da una giornata di sole ed il miracolo
pareva l’unica spiegazione possibile, “ Miracolo!”, “ Miracolo!…”
… il prete però, uomo pratico e scaltro, e soprattutto lontano da
qualsiasi velleità poetica, aveva inteso subito ogni cosa e senza alcuna
esitazione si era lasciato andare all'improvvisazione, anticipandoci qualche
brano della sua prossima omelia, tanto perché potessimo cominciare a carpire
il contenuto, “ Ma che miracolo! Qui c’è stato un sacrilegio… dei
profani hanno manomesso delle cose consacrate commettendo peccato mortale…”
… Lucio mi diede una gomitata
“ Qui si mette male”
“ Perché? Secondo me non è vero niente… addirittura
mi diverte… secondo me il prete è solamente incazzato perché lui,
proprio lui, non ha avuto alcuna parte nel miracolo…”
“ Già… e non ha alcun senso dell' umorismo…”
“ Esattamente”
Don Otto, lo zio e Luigi erano arrivati in tempo per assistere
all’ultima parte della funzione religiosa… evidentemente,
la batteria era riuscita ad accumulare energia sufficiente
per fare durare ancora il miracolo…
… dopo la funzione, per le discussioni sentite fuori dalla chiesa, era
chiaro che il paese si stava dividendo in due partiti trasversali, da un lato
quello dei timorosi, con il prete come punto di riferimento, e dall’altro
quello dei progressisti, con punto di riferimento in Don Otto… già,
perché in linea teorica nessuno, eccetto il commissario, sapeva nulla
sugli autori del prodigio, ma nel paese e dintorni non c’era che don Otto
che potesse farlo… don Otto e, dunque, lo zio e noi ragazzini al seguito,
sicuri complici…
… nei giorni successivi il partito dei progressisti aveva preso nettamente
il sopravvento… c’era già chi vedeva le strade illuminate
sventando definitivamente il rischio permanente di inciampare sugli escrementi
delle grandi bestie domestiche in giro… c’erano quelli che vedevano
le insegne delle loro botteghe illuminate come quelle delle grandi città… i
lavoratori delle segherie si domandavano se non sarebbe possibile applicare l’energia
elettrica anche in quel campo, quanto più legname si sarebbe prodotto
ed elaborato, quanta più gente avrebbe lavorato rovesciando benessere
su tutta la popolazione… e, poi, con l’illuminazione delle abitazioni,
si sarebbero allungate le giornate e, chissà se, al meno quelli che sapevano
leggere, non avrebbero imparato qualcosa di interessante e utile per tutti…
… consigliato da qualcuno don Otto si era tenuto prudentemente in disparte
da tutto quel clamore, soprattutto quando il partito dei progressisti aveva deciso
di rimanere in assemblea permanente a fin di trovare il modo di raggiungere lo
scopo, e il prete diventava più che mai aggressivo, inviperito dalla notevole
diminuzione dei suoi parrocchiani che attribuiva all’improvvisa arroganza
degli uomini del paese, don Otto in testa, piuttosto che alla sua palese inefficienza
ed inadeguatezza… secondo il prete erano nella volontà del Padreterno
modalità e tempi per ogni cosa, se la luce elettrica non era ancora arrivata
in paese c'era un motivo, i suoi disegni erano inscrutabili, ne avevamo consapevolezza
solamente a fatti accaduti, nel frattempo ci toccava solo aspettare, pregando
e sperando nella sua benevolenza…
… intanto, quasi inavvertitamente, sulla scia di don Otto, si stava producendo
un altro prodigio, uomini del partito di governo e della più accanita
opposizione, uomini che fino a qualche giorno prima sarebbero stati capaci di
prendersi a coltellate per il sospetto di un dispetto nello sventolio di un fazzoletto
di tale o tal altro colore, uomini che si credevano nemici per sempre si trovavano
sorprendentemente gomito a gomito nella concretezza dell’inseguimento di
un interesse comune… “ più miracolo di questo…”,
gongolava lo zio, uomo da sempre restio ad uno schieramento partitico.
La prudenza consigliata a don Otto si era dimostrata insufficiente.
Pochi giorni dopo il commissario era andato da lui con molto
imbarazzo e chiara sofferenza
“ Ti chiedo scusa don Otto… mi sento colpevole, ma ho ricevuto l’incarico
dalle autorità provinciali di condurti in stato di arresto… capisci?
Non si può mettere in arresto tutto il paese…”
… don Otto, dall’alto della sua lunga vita e delle sue chissà quali
esperienze precedenti, aveva abbozzato un sorriso triste
“ Tu non c’entri per niente, commissario… tu devi fare il tuo
dovere … spero soltanto che mi darai un po’ di tempo per sistemare
qualcosa…”
“ Tutto quello che ti serve… devo starti vicino però, capisci?”
“ Capisco…”
… don Otto aveva fatto chiamare lo zio e noi…
… niente… che le cose stavano così… che se ci fosse
stato possibile ci prendessimo cura delle sue poche bestie domestiche e del suo
piccolo ma rigoglioso orto… chissà se… dopo…
… dopo aveva messo a conoscenza lo zio del complicato marchingegno che
serviva ad aprire e chiudere la porta della sua capanna… “ vieni
quando vuoi… siccome, con i tempi che corrono in questi casi non si sa
mai, se il mio ritorno dovesse tardare mi farebbe piacere che tu rovistasi qui
dentro… vedrai che riuscirai a trovare delle cose interessanti…”
… e don Otto si era messo a disposizione del commissario ed il commissario
l’aveva subito portato via lasciandoci lì…
… non mi pare che qualcuno di noi avesse detto qualcosa in quel frangente… lo
zio e Luigi avevano gli occhi lucidi… Lucio ed io, non so… tutto
sommato erano stati loro due a produrre il miracolo, noi avevamo collaborato
solamente alla scenografia…
… lo zio non si dava pace, si considerava colpevole
di quanto accaduto a don Otto, era stata sua l’idea di
inscenare l’esperimento elettrico proprio in chiesa e,
per giunta, durante la festa patronale… non avrebbe dovuto
fare le cose in modo tale che le sue antipatie personali ricadessero
su altri … era lui e solo lui che doveva andare in galera
“ Fati un bicchierino zio, ti aiuterà ad ingoiare più facilmente
il rospo…”
“
No, senza don Otto non sarebbe la stessa cosa… senza don Otto nulla sarà più la
stessa cosa…”
… in quei giorni la moglie dello zio ci aveva confidato
che era molto preoccupata, che lo preferiva come era prima,
quando alla sera rientrava a casa quasi sempre ubriaco, “ Era
l’uomo più allegro, più buono e dolce del
mondo”… non come adesso, silenzioso, cupo, con
i nervi a fior di pelle, sempre , come se fosse in procinto
di uccidere qualcuno… anche i figli e i nipoti ci hanno
fatto caso e sono anche loro preoccupati…”
… ne avevamo parlato subito con lo zio
“ Chiederò loro scusa immediatamente e cercherò di stare
più attento in futuro… ci mancherebbe solo questo… dopo… dopo
avere mandato in galera il mio più caro amico..."
Luigi non aveva più voluto avere a che fare con la
sua bicicletta, e aveva chiesto invece, a tutti costi allo
zio che la rimontasse tale e quale era il giorno del miracolo,
e lui l’aveva subito accontentato…
…
così, Luigi, con la bicicletta sulla spalla, si metteva
a passeggiare per il paese, ma nessuno lo prendeva in giro,
anzi, veniva addirittura applaudito da molti, soprattutto dal
padre più che benestante, uomo di spicco in paese del
partito di governo, ma subito schierato con i progressisti
“ Mi fa piacere che tu renda onore in questo modo a un uomo che ti ha fatto
vivere un'emozione irripetibile… ricorda però che il modo migliore
sarebbe che tu cercassi di seguire le sue tracce…”
… Luigi aveva storto il naso… per seguire le tracce di don Otto sicuramente
bisognava studiare molto… proprio lui, l’eterno rimandato se non,
addirittura, ripetente… “ non che non fosse intelligente”,
si diceva a scuola, “ solo che è pigro, non gli va di studiare”.
Intanto, il padre lo incalzava.
“ Chiediamo allo zio di riprodurre la pedana del torrente in un angolo
ben visibile del nostro terreno, ci metteremmo delle panche intorno e copriremmo
tutto con una ampia tettoia… la gente potrà venire a vedere e voi
potrete giocare pedalando… sì, costruiremo un piccolo parco giuochi,
ma anche un angolo della memoria perché nessuno dimentichi il giorno della
luce… e che qualcuno di questa casa vi ha contribuito”
…
e così era stato fatto… e per la festa di inaugurazione era stato
deciso che Lucio ed io avessimo avuto il privilegio di montare per primi sulla
bicicletta…
… Luigi era raggiante, non si stancava di raccontare a chi glielo chiedesse
cosa esattamente era successo quel giorno e si arrabbiava con se stesso quando
non era in grado di fornire anche qualche spiegazione tecnica. Lo zio, Lucio
ed io ci divertivamo un mondo vedendolo in difficoltà ed il padre gongolava
dietro la sua espressione sorniona, perché? Ci eravamo guardati perplessi,
emozionati e felici… per noi era chiaro che lo spirito di don Otto galleggiava
sulla pedana, e forse non solo sulla pedana… in ogni caso, non ci saremmo
stupiti per niente se, nonostante assente, don Otto stesse tentando di sorprenderci
architettando pazientemente un altro miracolo…
… qualche giorno dopo lo zio ci aveva portato la notizia:
era stato autorizzato a vedere don Otto e potevamo andare anche
noi. Conosceva un camionista che sarebbe stato contento di
ricambiargli qualche cortesia precedente, e ci avrebbe portati
e riportati indietro in giornata risparmiandoci cinquanta e
cinquanta chilometri a cavallo. E se avessimo avuto qualche
problema con i nostri genitori ci avrebbe parlato lui. No,
non avremmo avuto nessun problema…
… alla fine anche il camionista amico aveva partecipato
al nostro incontro con don Otto, aveva tanto sentire parlare
di lui che avrebbe avuto piacere di conoscerlo di persona… subito
accontentato…
… era stato un incontro di emozioni tanto profonde quanto perfettamente
controllate, merito naturalmente di don Otto e dello zio… non si era presentato
male don Otto, anzi, lo si vedeva decisamente allegro e spigliato… ma per
quanto lo conoscevamo bene avevamo cercato subito conferma nei suoi occhi…
… e ciò che avevamo scoperto ci aveva stretto il cuore… don
Otto era triste… lui, che in vita sua aveva perso tutto più volte
ed altrettante volte recuperato, ricostruito da solo, dandosi una ragione e dandola
alla sua esistenza, ora era triste, irrimediabilmente triste, abbattuto… forse
vinto… la sua solitudine aveva la fisicità di un pugno…
… don Otto aveva abbassato lo sguardo con un gesto amaro
“ Non fate caso, amici, e solo la vecchiaia che mi sta tradendo… peccato,
stavamo cominciando a divertirci…”
… poi ci aveva chiesto delle sue bestie e del suo orto… tutto
a posto, ci avevamo pensato con cura noi… Eravamo entrati
dentro casa? No. Perché? Lo zio non aveva saputo rispondere.
Gli avevamo raccontato, invece, dell’angolo della memoria
e di quanto successo stava ottenendo non solo fra la gente
del paese, ma anche fra quella di passaggio, perfino c’era
chi veniva appositamente dagli altri paesi dei dintorni…
… don Otto era rimasto pensieroso e scuro in volto
“ Dì a tuo padre di stare attento, molto attento…”
“ Lui non corre pericoli, appartiene al partito di governo…”
“ Ormai non basta più, ormai si deve essere governativi… che
comincia ad essere tutta un’altra cosa…”
… dopo un momento, il volto scuro di don Otto si era disteso in un sorriso
ironico, e la sua voce era sarcastica
“ Io avrei commesso contro il governo il reato di stimolare nella popolazione
il desiderio di benessere e, soprattutto, di avere dimostrato semplicemente la
sua assoluta fattibilità… è proprio per questo che sono un
condannato a tempo indeterminato… perché non c’è condanna
possibile per un reato che non c’è…
… peccato, ci stavamo cominciando a divertire davvero… dopo un po’ avremmo
costruito quella diga alzando il salto e moltiplicando la sua forza… ci
sarebbe bastato per fornire energia elettrica al paese e dintorni… la produzione
sarebbe aumentata e come conseguenza il commercio e tutto il paese avrebbe progredito… attirata
dal nostro benessere, altra gente sarebbe venuta a risiedere da noi, aumentando
ancora di più la produzione ed il commercio, ed in pochi anni il nostro
paese si sarebbe convertito in una piccola e fiorente città con scuola
completa, ospedale… case in muratura e tetti e pavimenti in laterizio sarebbero
venuti gradualmente a soppiantare le capanne di fango e paglia, veri serbatoi
di insetti portatori di malattie varie e, con il tempo, avremmo pure trovato
il modo di avere sempre acqua potabile…
… già, peccato, ci saremmo tanto divertiti nei tempi a venire… e
poi, se non ci avessero lasciato costruire la diga, già c’era in
cantiere un piano alternativo: più costoso ma egualmente fattibile, sul
terreno di qualcuno dei nostri avremmo costruito dei mulini a vento, uno, due
o di più, quanti ne fossero stati necessari per sfruttare al meglio la
forza dei venti…”
“ Sembra un sogno…!”
“ Lo è, ma realizzabile, assolutamente realizzabile… è tutto
nel mio laboratorio, nei miei appunti e disegni…”
Durante il viaggio di ritorno era stato il silenzio a fare
da padrone, forse perché alla prima parola ci saremmo
tutti messi a piangere… il malinconico congedo di don
Otto ci aveva segnati a fondo… il suo pur sempre dignitoso,
ma inutile nel nostro confronto, rifiuto del denaro offertogli
dallo zio e soprattutto da Luigi, dal padre di Luigi, per qualsiasi
evenienza, non faceva che sancire una distanza che non riuscivamo
a capire e tantomeno ad accettare…
“ Mi fanno fare dei lavoretti qui dentro… c’è una piccola
officina… spesso arrivano da fuori le cose da sistemare ed ogni tanto qualcuno
mi lascia qualche soldo, mi basta per quel poco che mi serve qui… addirittura,
molto spesso mi portano di nascosto un bel po’ di acquavite, ed io di nascosto
me la bevo… lo sapete, non ho mai bevuto in casa mia, ma qui non sono a
casa mia… l’unico bisogno vero che c’è qui dentro è quello
di non esserci…”
Era stato il camionista a rompere il silenzio
“ Da non credere… reato contro il governo! Roba da matti… a
che punto siamo arrivati…”
“ Già…”
“ Un uomo così straordinario a marcire in cella, addirittura amico
vostro e voi così tranquilli…”
“ Non siamo tranquilli…”
“ Non mi pare…”
“ Vedi… don Otto insegna sempre qualcosa, anzi, adesso capisco che
ha tentato di insegnarci anche molto di più di quanto noi non fossimo
in grado di apprendere… non si tratta di vociferare, questo ci porta solamente
a inutili polemiche ed inimicizie… si tratta di fare invece, di dare l’esempio,
bisogna rendere la gente consapevole di quanto le viene negato e della concreta
possibilità di averlo… bisogna fare in modo che la gente voglia
averlo…
… ma io non ne sono capace… io so soltanto modellare il ferro, mi
pare di essere già nato modellando un ferro…”
“ Su, amico! Non ti abbattere, devi essere molto più in gamba di
quanto dici se don Otto ti ha scelto per spalleggiarlo… e poi, vedi, io
faccio il camionista da quando è apparso il primo camion da queste parti… ho
dovuto per forza imparare a occuparmi di motori, capisci? Voglio dire che qualcosa
me ne intendo di meccanica… chissà se… insieme…”
“ Già… chissà…”
… ci eravamo guardati con la stessa nettissima sensazione di quella volta
dell’inaugurazione dell’angolo della memoria, lo spirito di don Otto
galleggiava anche sul camion, e forse non solo sul camion… ma non lo spirito
del don Otto dallo sguardo spento, malinconico ed abbattuto che avevamo visto
poco prima, ma di quel don Otto vispo che saltellava allegramente in continuazione,
girando su se stesso guardando l’infinito con le braccia aperte, che rideva,
che si sfregava le mani ed applaudiva, con il blu straordinario dei suoi occhi
da bambino in continua meraviglia quando il mago del metallo dava forma e concretezza,
dunque vita, alle sue intuizioni geniali…
… sì, lo spirito di don Otto galleggiava su di noi… e neanche
quella volta ci saremmo per niente stupiti se, nonostante imprigionato, non fosse
stato tentato ancora di sorprenderci architettando pazientemente altri miracoli…
… in procinto di arrivare in paese, lo zio aveva proposto
di andare a casa di don Otto invece di rientrare immediatamente
nelle nostre… il camionista era ormai uno dei nostri…
… noi ragazzini, istintivamente, ci eravamo stretti l’uno all’altro
mentre lo zio si impegnava a debellare il complicato marchingegno di apertura
della casa di don Otto… non era paura, ma una profonda soggezione… semmai
qualcuno di noi avesse avuto idea del sentimento del sacro avrebbe capito subito,
ma non era il caso nostro… lo zio però se ne era accorto
“ Non stiamo commettendo nessuna violazione, lui ci ha autorizzati, anzi,
lui vuole che entriamo a vedere…”
… dall’interno il solito tanfo delle case chiuse a lungo, ma niente
di particolare, era già verso sera, ma aprendo tutte le finestre si vedeva
ancora bene…
… avevamo già visto in precedenza che sotto una tettoia esterna
aveva organizzato dispensa, cucina e focolare… in quel momento vedevamo
il resto… una sola grande stanza divisa però chiaramente almeno
in quattro settori dalla disposizione dei mobili… in un angolo c’era
la sua cameretta con due armadi messi a “L” che fungevano da tramezzatura;
sull’altro lato don Otto aveva organizzato il suo laboratorio, un bancone
occupava tutta la lunghezza di un muro tappezzato di attrezzi e con tre finestre
per garantire l’illuminazione; un tavolo al muro, con una sedia, a capo
del bancone e due grossi scaffali al centro della stanza che parevano funzionare
da biblioteca ed archivio…
… dappertutto, pezzi di motori e motori in diverso stato di completezza,
o incompletezza, e molte altre cose di difficile identificazione almeno per
noi, tutto appeso rigorosamente ai muri o sui tavoli che occupavano gli spazi
liberi sui muri, niente per terra
“ Venite a vedere questo”
… su uno dei tavoli con sedia lo zio aveva trovato un disegno che sintetizzava
il giorno della luce… ci eravamo messi a ridere… sulla bicicletta,
quattro righe messe insieme indicavano chiaramente Luigi per via dei pantaloni
corti; dietro di lui lo zio e don Otto bevevano insieme l’acquavite da
una bottiglia con due picchi; all' altro capo del filo, la chiesa, la luce e
il prete che si accapigliava mentre Lucio ed io con le mani dietro la schiena
cercavamo di nascondere due forbici più grandi di noi…
“ Ed ecco il resto…”
… come se fosse un prestigiatore lo zio si era messo a disporre ordinatamente
sul tavolo i disegni che davano conto passo dopo passo dei dettagli tecnici per
la produzione dell’energia elettrica o, in ogni caso, di come don Otto
ci fosse riuscito… c’erano numeri, formule, un'infinità di
freccette che indicavano percorsi e osservazioni scritte con una scrittura illeggibile,
non tanto per la sua bruttura quanto perché in chissà quante lingue…
… eravamo affascinati, soprattutto Luigi e Lucio ma anche lo zio ed il
camionista… insomma, eravamo tutti affascinati, uno più dell’altro,
quando l’intenditore di motori e di meccanica si districava fra osservazioni,
numeri e freccette per spiegarci sui disegni il complicato meccanismo intimo
ed i fenomeni profondi che portavano alla realizzazione del miracolo
“ Semplicemente straordinario…!”
… l’intenditore di motori e di meccanica era sbalordito, per le sue
conoscenze era lui quello più in grado di valutare la vera dimensione
del grandioso operato di don Otto, per noi, invece, continuava ad essere magia
e don Otto il migliore dei maghi
“ Non c’è nessuna magia in tutto questo, c’è conoscenza,
una profonda conoscenza della materia e dei risultati che si possono ottenere
con la sua interazione… don Otto avere studiato molto per forza… no,
don Otto non è un mago, don Otto è un genio…
… vedete, don Otto aveva un problema e ci stava lavorando su… evidentemente
voleva immagazzinare l’energia prodotta… vedete, in questi disegni
si vede chiaramente, una volta messo in moto il meccanismo, questo sarebbe stato
alimentato dalla stessa energia che produceva senza più bisogno della
fonte originale… dopo, naturalmente, l’energia sarebbe destinata
all’uso e quella eventualmente rimanente sarebbe immagazzinata in questi
contenitori dei quali don Otto fin qui ci dice poco o nulla, anzi, in questo
modo ci dice che era proprio questo il suo problema, ma sarebbe sicuramente riuscito
a risolverlo, sicuramente… ciononostante sarebbe comunque riuscito a costruire
un vero generatore elettrico… gli sarebbe mancata solo la messa in moto
iniziale, ma anche a questo ci sarebbe arrivato sicuramente, sicuramente…
… vedete, nelle grandi città che ho conosciuto nei miei viaggi tutto
questo già c’è, dunque, il vero genio di don Otto consiste
nell’avere reso semplice qualcosa di molto complicato, costruendolo praticamente
dal nulla… e con materiali impossibili…”
“ Un vero mago, don Otto!”
“ No, caso mai un uomo fantastico e geniale”
“ In ogni caso… il miracolo lo ha fatto, no…?”
… l’intenditore di motori e di meccanica, nonché conoscitore
di grandi città, ci aveva guardati improvvisamente diffidente e all'erta,
ma solo per un momento, il suo volto si era disteso subito in un sorriso franco
e, addirittura, in una giocosa risata mentre dava una pacca di qua ed un’altra
di là sulle nostre spalle
“ Avete ragione… sono d'accordo con voi… fare qualcosa del
genere in questo paesino sperduto è un vero miracolo!”
“ Possiamo guardare dappertutto, ma stiamo attenti
a come mettiamo le mani”
… la raccomandazione dello zio era superflua, la nostra soggezione era
tanta che toccavamo ogni cosa come se fosse di una fragilità estrema… Lucio
si era inabissato subito fra le pagine di un libro
“ Di che si tratta?”
“ Non so… è tutto in straniero… pare si tratti di Fisica… vedi
tutti questi disegni…?”
“ Ti piacciono?”
“ Si… quanto sarebbe bello capirci qualcosa, non credi?”
“ Già…”
… la mia attenzione, invece, era stata attirata da una voluminosa cartella
di cuoio. Il suo contenuto era composto da un'infinità di fogli sciolti
che sebbene conservati molto bene lasciavano trasparire il passaggio del tempo… la
scrittura era chiaramente straniera… sotto tutti gli altri, cinque fogli
più duri e disegnati intorno che mi avevano fatto sobbalzare, qualcosa
di simile l’avevo visto solamente nello studio del medico e del dentista
“ Venite a vedere questo…!”
… già… nonostante la difficoltà del linguaggio, eravamo
riusciti a capire che don Otto era laureato in ingegneria, anzi, dottore in ingegneria,
che aveva pure insegnato nell’università ed aveva avuto, addirittura,
diverse onorificenze… lo zio era sconvolto, l’intenditore di motori
e di meccanica nonché conoscitore di grandi città era pensoso
“ Mi pare che è proprio questo che don Otto voleva farvi sapere…”
… come ho detto, lo zio era sconvolto
“ Ma come mai in tutto questo tempo che abbiamo patito e gioito insieme
non ci ha mai detto nulla?”
… l’intenditore… ormai anche di persone, ci aveva messo del
tempo a rispondere, ma quando l’aveva fatto le sue parole pazienti
e dolci mi erano rimaste impresse
“ Ma non riesci a capacitarti, vecchio mio, della grandezza di quest'uomo?
Ha voluto risparmiarvi il peso del suo passato… il vostro rapporto era
tutto impostato verso il futuro… lui è un creatore, capisci? Un
creatore non pensa più a quello che ha già fatto, ma a quello che
ha da fare ancora… e ha avuto la grande fortuna di incontrarvi… e
voi… e voi ancora di più…”
“ Ma, allora, perché proprio adesso vorrebbe metterci a conoscenza
di tutto?”
… l’intenditore era a questo punto cupo, cupissimo in volto
“ Temo che don Otto non covi più nessuna speranza di rincontrarvi…”
“ Maledetti!”
“ Già, maledetti… ma credo che in tutto questo ci sia anche
un suo messaggio… io lo ho già raccolto…”
Il giorno dopo, non appena avevamo messo in giro la voce
di quanto sapevamo su don Otto, reato contro il governo compreso,
era cominciato veramente quello che molti anni dopo sarebbe
stato ricordato come il tempo dei miracoli in paese… il
giorno del miracolo era stato, e sarebbe stato, dopo e anche
dopo, uno solo, uno e solo…
… il partito dei progressisti, inattivo dall’arresto di don Otto,
si era definitivamente disgregato con il risultato che molti governativi che
ne facevano parte, indignati, erano passati decisamente ad ingrossare le file
dell’opposizione. Perfino il padre di Luigi aveva preso le sue decisioni, “ nel
partito c’è molta gente che non è più d'accordo con
l'operato del governo, da oggi anche io mi ci metto fra loro”
… il prete, ormai ininfluente perché arrivato
al limite minimo di gradimento, era partito senza alcun preavviso,
chiamato dai suoi superiori a coprire altro incarico... a quanto
si era detto… il suo sostituto era un giovane prete di
bella presenza, sorridente e cordiale che non aveva perso tempo
a mettere le cose in chiaro… senza altisonanze, con parole
precise e ferme aveva illustrato subito a chi lo avesse voluto
ascoltare quale sarebbe stato il senso del suo operato da parroco, “ ripristinare
in paese la dottrina della chiesa facendola ritornare fra la
gente, agli umili piuttosto che ai tavoli imbanditi dei potenti
dove ultimamente si era impantanata…”
… la cosa era piaciuta ed il risultato si era immediatamente visto con
il ritorno della gente in chiesa. Dopo, la simpatia personale del prete avrebbe
fatto il resto…
… perfino lo zio, non che lo zio fosse repentinamente diventato un parrocchiano,
se non che lo si vedeva spesso e volentieri fare due passi con il prete per le
strade del paese. Un giorno ci aveva detto, “ bisogna stare attenti con
questo prete, è molto più pericoloso di quell’altro, è simpatico
perfino a me…”
… l’altro evento straordinario aveva riguardato
proprio lo zio… si era finalmente schierato, segretamente,
naturalmente, ma anche decisamente, per un partito, e l’aveva
fatto proprio per quello dell’opposizione più estrema,
trascinato, secondo quanto bisbigliavano gli immobilisti, da
quel suo amico camionista che era un uomo di cui non fidarsi
perché chiaramente, anzi, perché più o
meno chiaramente, anzi, perché forse era perfino comunista…
… già, solamente che il camionista era ormai anche un nostro amico
e noi lo tenevamo in altissima considerazione, quasi tanto quanto lo zio, quasi
tanto quanto lo stesso don Otto…
… il camionista non era del paese, ma era conosciuto da tutti perché ci
passava spesso per lavoro fermandosi, addirittura per giorni qualche volta, fino
a completare il carico, ed era dai tempi del prete precedente che veniva aspramente
combattuto perché sospettato di comunista, quindi ateo, dunque privo di
qualsiasi morale ed era bene evitare di frequentarlo e avrebbero fatto bene i
genitori del paese ad inculcare questo ai loro figli…
… insomma, il camionista perché comunista, come prima lo zio perché ubriacone
e come prima ancora don Otto perché strano, i detentori e difensori del
potere hanno sempre cercato di evitare che la nostra crescita fosse influenzata
da qualsiasi elemento di novità… ma con noi non ci erano riusciti,
avevamo avuto la fortuna di nascere da genitori di uno spessore umano particolare
che, pur con tutte le precauzioni, non ci avevano mai negato la possibilità di
conoscere la vita… vivendola…
… e così, avevamo frequentato a lungo senza nessuna paura questi
tre mostri mangia bambini che, per altro, non si erano mai dimostrati tali, ma
compagni di miracoli, sebbene di quei tempi i miracoli li avessero fatti solo
loro e noi ci fossimo limitati a meravigliarci…
… il risultato di ciò si era visto nei decenni successivi quando
in paese era sorto ben altro di cui parlare rispetto a quei bei tempi dei miracoli
di don Otto… e dei suoi compari…
… lo schieramento partitico dello zio era stato, soprattutto, etico e morale,
secondo una definizione da lui stesso coniata in quei giorni… e a chi gli
chiedeva se non fosse utopico quanto proposto dai comunisti, lui rispondeva imperterrito: “ don
Otto ci insegna che è la nostra ignoranza che rende utopiche perfino le
cose più raggiungibili…”
… a noi, almeno fino a quel momento, non risultava che don Otto ci avesse
insegnato così tanto, e ci pareva invece che era stato il nostro amico
camionista intenditore… ormai anche di politica, ad avere messo quella
pulce nell’orecchio e nella mente dello zio…
… ma ciò non era importante, importante era che su di noi quelle
parole avevano causato un grande effetto… e le avevamo già prese
come buone, indipendentemente dalla loro vera provenienza…
… la militanza dello zio però era totalmente riversata sulle tracce
dei sogni incompiuti di don Otto, l’energia elettrica come fondamento del
progresso del paese ed il correlativo benessere della popolazione…
… insieme al camionista aveva studiato attentamente disegni e appunti trovati
nel laboratorio, avevano letti altri libri e ricavate altre informazioni attinenti
tentando di riprodurre quel miracoloso marchingegno produttore di luce… ma
era sempre mancato qualcosa… “ le manca l’anima”, dicevano… già,
un pezzo di metallo può sempre sostituire un altro, ma non potrà mai
sostituire il genio…
… ad ogni modo, lo zio aveva continuato testardamente la sua ricerca anche
da solo, dopo che il camionista era scomparso misteriosamente, chissà se
non fuggito all'estero in esilio o, addirittura, assassinato…
… durante il suo tentativo lo zio non si era quasi accorto, anzi, vi aveva
dato poca importanza, che molte delle cose costruite, fallimentari secondo lui,
si erano rivelati invece di straordinaria utilità ad altri scopi, soprattutto
nella preparazione della terra per la coltura, nel favorire il raccolto, nello
sgranamento dei cereali, ed altro… senza pensarci e senza volerlo lo zio
aveva introdotto in paese un barlume di meccanizzazione della produzione agricola
e
ciò non poteva che influire positivamente sul suo andamento generale…
… e in quel tempo una ventata di benessere aveva soffiato sul paese
… per volere della gente lo zio aveva dovuto riprendersi malinconicamente
la sua antica nomea di mago del metallo ed abituarsi anche a quella nuova di
inventore, ma niente di tutto questo lo aveva reso veramente felice… lo
zio non aveva mai saputo perdonarsi il fatto di non essere stato capace di riprodurre
la luce in paese, il minimo che doveva secondo lui al indimenticabile ed indimenticato
amico e maestro, compagno di tante bevute e di magie…
Dopo la nostra visita a don Otto in carcere e le nostre scoperte
nel suo laboratorio, Luigi si era affrettato a raccontare ai
suoi tutte le novità, ma non solo
“ Voglio essere ingegnere come don Otto”
… il padre di Luigi ci aveva messo un bel po’ di tempo per uscire
dal suo stupore
“ Sarebbe un miracolo! Che tu arrivassi all’università sarebbe
la realizzazione di un nostro sogno … ingegneria o un’altra cosa
sarebbe lo stesso per noi… ma non è a noi che devi pensare, devi
pensare a te… ce la farai? Già sei in ritardo ora…”
“ Ce la farò… recupererò ogni ritardo e ce la farò,
ce la devo fare… altrimenti non sarò stato degno di don Otto…”
… e così era stato… e con Luigi più che con nessun
altro si era gridato al miracolo quando in un solo anno era riuscito a recuperare
tutto il suo ritardo… ed anche dopo, quando aveva superato il liceo scientifico
senza alcuna bocciatura negli esami e, soprattutto, con la laurea in ingegneria
presa nel minimo tempo possibile… i suoi voti non avevano raggiunto l’eccellenza
solamente perché era stato bersagliato da molti professori per il suo
spirito polemico verso l’ingessamento accademico degli insegnamenti… ma
ciò nonostante o, forse grazie proprio a ciò, non mancarono da
autorevoli fonti elogi per la sua grande fantasia e creatività, unite
a un notevolissimo senso pratico… già, si vedeva che lo spirito
di don Otto era più che mai in lui…
… professionalmente, si era gettato immediatamente nel campo dell’energia
idroelettrica, un campo che in quei tempi in patria era in grande evoluzione,
debellando subito i suoi segreti veri e presunti… partecipò nella
costruzione di dighe gigantesche, mettendosi in luce per la semplicità con
cui riusciva a mettere in opera i concetti più complicati… aveva
dovuto abituarsi presto agli elogi e alle onorificenze… ma tutto ciò non
lo aveva mai reso felice quanto avrebbe dovuto ed un velo di profonda malinconia
gli avvolgeva il volto dopo ogni successo professionale perché lui, che
aveva portato l’energia elettrica ad intere città, non era mai stato
capace di trovare il modo di riprodurre la luce in paese… nel suo paese…
Lucio pareva indifferente con quel foglio di carta in mano
che attestava che quell'ultimo anno delle elementari, come
quelli precedenti, era stato ancora lui il miglior alunno… ma
Lucio pareva indifferente, ma in verità era triste,
sapeva che per lui la scuola era finita, che la realtà economica
famigliare non gli avrebbe permesso di continuare…
… era contento per Luigi, per la sua ripresa prodigiosa e per la sua decisione
di continuare gli studi fino in fondo e per quanto gli voleva bene si augurava
con tutto il cuore che ce la potesse fare… ma la situazione di Luigi era
tutta un’altra cosa dalla sua… il mondo pareva fatto in quel modo,
c’erano quelli che potevano e quelli no… nonostante le belle prospettive
enunciate dal camionista e anche dallo zio ultimamente, lì, in quel momento,
lì, il mondo era fatto a quel modo… e lui, con la tristezza nel
cuore, si disponeva ad accettare l’irrimediabile il più serenamente
possibile… certo, in quei momenti non poteva sapere che c’era un
altro miracolo in corso, in arrivo per lui…
… portava le sembianze di suo padre
“ C’è gente in paese disposta a favorire con ogni mezzo che
tu possa continuare gli studi… ho accettato l’offerta, è la
tua unica possibilità…”
… in paese si era stati certi dall’inizio dell’intervento decisivo
del padre di Luigi nella produzione di quel miracolo, ma si era anche ancora
più convinti che in realtà era lo spirito di don Otto che galleggiava,
ormai stabilmente sull’intero paese…
… ad ogni modo, sulle ali del miracolo Lucio spiccò il proprio volo
arrivando molto in alto e, soprattutto, lontano, onorando largamente la fiducia
riposta in lui…
… la nostra infanzia era stata sconvolta dall'esplosione, lontanissima,
ma non per ciò meno terribile, di due bombe atomiche ed era praticamente
da quei tempi che a Lucio era solito riflettere su una sua intuizione, “ Vorrei
conoscere a fondo l’atomo, sono convinto che il male non si trova in esso
ma in chi lo manipola…”
… dunque, dottorato in fisica… però aveva dovuto recarsi a
diverse università dell’estero per approfondire le sue conoscenze
nel campo che attirava tutto il suo interesse, la fisica nucleare…
… ma per un miracolato non c’è una cosa più difficile
di un' altra e le borse di studio gli cadevano addosso come una vera pioggia… di
miracoli, appunto, la fortuna voluta ed inseguita caparbiamente dagli uomini
convinti e tenaci oltre che, naturalmente, dediti allo studio…
… la sua visione profondamente umanistica della sua attività scientifica
così come di ogni attività umana, gli aveva fatto avere delle intuizioni
geniali sull’avvenire della scienza, o delle scienze, al servizio dell’economia
di accumulazione della classe dominante ed individuare in esso il Male, o l’anima
nera dell’atomo, o l’anima colpevole dell’innocente atomo,
come l’avrebbe alternativamente qualificato dopo, da insegnante…
… Lucio era diventato, appunto, professore… professore assistente,
aggiunto e se non era arrivato più in alto era stato solamente per il
suo tenace rifiuto di aderire al governo…
… comunque, le sue lezioni erano le più seguite di tutta l’università,
vi assistevano perfino studenti delle altre facoltà, e ciò perché a
mano a mano che passavano gli anni le sue riflessioni filosofiche diventavano
più profonde ed acute… ed era stato in queste occasioni che più volte
si era lasciato sfuggire come un mea culpa la sua profonda amarezza, lui che
aveva contribuito alla costruzione di centrali nucleari all’estero, non
era mai stato capace di trovare il modo di riprodurre la luce in paese… nel
suo paese…
Quanto a me… non sono stato meno miracolato degli altri
dall’estro di quell’uomo straordinario e anch'
io, sebbene per altre strade, ho inseguito tenacemente i suoi
sogni incompiuti, e lì per lì anche io, come
lo zio, volutamente o meno, ho fatto delle cose utili e, come
Luigi, ho aiutato qualcuno a trasformare pigrizia ed abulia
in voglia e volontà di fare, in attività creativa
e produttrice e, come Lucio, forse sono arrivato perfino a
contribuire ad illuminare qualche mente… ma purtroppo,
come loro, neanch'io sono stato capace di trovare la strada
giusta per riprodurre la luce in paese… nel mio paese…
… per questo, dopo mezzo secolo raccontando a voce questa storia, oggi
mi sono messo a raccontare il mio personale fallimento per iscritto.
Egidio
Molinas Leiva è nato nel 1942.
Scrittore profugo paraguayano, in Italia ha pubblicato
La notte del Yacarè (Aiep, 1998).
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