LA LAVAGNA DEL SABATO -
12 aprile 2003
LA LIBRERIA CARBONIZZATA
di
Cristiane Costa
In
piena dittatura, la libreria Leonardo Da Vinci quasi sparì a
causa di un incendio sospetto.
All'epoca, la notizia circolò in un modo pressoché clandestino.
Nell'auge della dittatura nessuno avrebbe avuto il coraggio di denunciarlo
e, tantomeno, avrebbe potuto provarlo. Ma oggi, riconsiderando tutti gli indizi,
la signora Vanna (Giovanna Pieraccini, proprietaria della libreria) solleva
dei dubbi sull'incendio che ridusse in cenere tutto il suo stock di 200mila
libri, portandola quasi al fallimento nel 1973.
- Siccome non ne ho le prove, non posso dire nulla - dice.
Ma lei si ricorda ancora molto bene il giorno in cui, durante la presentazione
del libro di un sociologo di colore Guerreiro Ramos, beccò una spia
con un microfono nascosto sotto il risvolto della giacca, pieno di fili per
tutto
il corpo.
- Lo portai in bagno e gli dissi: "Sparisci subito da qui".
Lo spione sgusciò via, impaurito dall'italiana inferocita.
- La libreria veniva spesso presa di mira perchè io non mi sono mai
autocensurata. Ho libri su tutto quello a cui pensano nel mondo, sia di destra
che di sinistra - afferma. Tutti crediamo nelle grandi utopie, i miei figli
ancora di più. Sfortunatamente, sembra che il mondo cambi solo in peggio.
Ma, per la dittatura, la Da Vinci era un covo della sinistra più radicale.
- Fotografavano tutti quelli che entravano. All'epoca c'era una bettola qui
di fronte, dove prendevo il panino al salame, e lì mi hanno raccontato: "Ehi,
signora Vanna, la stanno tenendo sotto controllo!!".
Il motivo iniziale, nonostante possa sembrare incredibile, può essere
stata la carità dell'italiana.
- Non posso dire di essere una veggente, ma avevo previsto che la situazione
di questo Paese sarebbe peggiorata . Il Brasile è arrivato a questo
punto anche perchè non si offre ai detenuti altro da fare che escogitare
altri crimini per tutto il tempo - crede.
Preoccupata, la signora Vanna organizzò un gruppo di amici per dare
lezioni nelle carceri, ogni sabato. Comprò zappe, macchine da cucire
e regalò alle carceri un camion pieno di libri che però non giunse
mai a destinazione.
E ancora, cominciò a frequentare con padre Bruno Trombeta, suo grande
amico, le cappelle delle carceri, come quella della Ilha Grande.
In quei tempi, si prese cura di un perseguitato, omosessuale, operato nell'ospedale
vicino alla libreria, a cui inviava pasti.
- Quando lui pubblicò un libro su Marighella ( il famoso leader dell'estrema
sinistra assassinato dai militari nel 1971), mi scrisse una dedica bellissima,
ringraziando per l'aiuto. Per questo motivo, fui schedata come comunista e
subito dopo, venne distrutta la libreria, che prese fuoco nello stesso periodo
della casa editrice, la "Civilização Brasileira" ,
del signor Enio
da Silveira - si ricorda.
Il sei dicembre 1973, la signora Vanna venne informata da un militare che la
sua libreria si era "carbonizzata", dopo aver bruciato dalle 11 di
mattina fino alle 2 di notte.
- Tutti gli scaffali furono sradicati, non rimase un tassello nella parete.
Bruciò tutto - .
Anni dopo, il generale Golbery do Couto e Silva, l'eminenza grigia della dittatura,
andò in persona alla Da Vinci e rivelò alla signora Vanna : "So
che la signora ha subito molte ingiustizie...".
Lei, che non lo aveva riconosciuto, rimase perplessa:
- Perchè dice così?
Secondo la proprietaria della Da Vinci, Golbery fu molto gentile, comprò alcuni
libri in francese, lasciò il recapito di un ufficio e uscì di
soppiatto.
Ma la storia dell'incendio porta a galla un personaggio curioso.
- Poco tempo prima, la mia mamma mi aveva regalato 10 mila dollari affinchè mi
comprassi una macchina. Ma non comprai nessuna macchina. Apparve un individuo
con libri e documenti rari sul Brasile,
che comprai con quei soldi. E dissi a tutti: se dovessi morire, telefonate
al signor Krauss, a New York, che lui sicuramente comprerà tutto per
salvare la libreria.
Quando la signora Vanna seppe dell'incendio, non pianse per i libri importati.
Pensava solo ai manoscritti sul Brasile del XVI secolo, nascosti in cima ad
uno scaffale.
-Nemmeno quelli ebbero scampo - dice, soffrendone ancora oggi.
I libri, i documenti e le carte geografiche gli erano stati venduti da un sommozzatore
inglese, venuto in Brasile a cercare i tesori delle navi affondate.
Qualche anno dopo, quando la libreria era già stata ricostruita, quel
tipo ricomparve. E mostrò alla signora Vanna un baule pieno di monete
d'oro che stava portando in Inghilterra.
- Il maledetto aveva copiato le carte che mi aveva venduto e, con i miei
soldi, era andato a perlustrare i fondali marini. Quello tornò in Inghilterra
ricco e io sono rimasta senza nulla - ricorda.
La Da Vinci rimase chiusa per un anno e ce ne vollero altri sette per estinguere
i debiti.
(Traduzione
di Julio Monteiro Martins insieme ai suoi studenti dell’Università di
Pisa: Chiara Zucconi, Lorenzo Tamburini, Marco Merlini, Martina
Pierini, Massimiliano Vitali, Matteo Badalamenti e Patrizia
Scorziello)
Le "Lavagne del Sabato" finora uscite sono tutte consultabili a partire
da questa pagina di Annamaria Manna, guida nel portale di SuperEva per l'argomento "Scrittura
Creativa".
Basta cliccare sul Link:
http://guide.supereva.it/scrittura_creativa/interventi/2002/07/114216.shtml
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