BRANO
TRATTO DALLA CRÔNICA "APPUNTI INSENSATI"
Caio
Fernando Abreu
Da dove viene questa illuminazione che viene chiamata amore,
e subito dopo si contorce, s'avvinghia, si curva tutta e si offusca
e si spegne e si accende come un filo dal contatto difettoso,
senza più tornare a quella prima illuminazione? Aspetta,
parliamone, ha suggerito senza interessarsi molto. Troppo tardi,
porta chiusa. Da solo, infine, poteva passare il tempo tra dischi
e libri per decidere senza nessuna preoccupazione di armonia-con-il-gusto-altrui
che avrebbe preferito sempre Jim Morrison a Manuel Bandeira, Sid
Vicious
a Puccini. La mosca a Camera con vista, sempre una
vodka piuttosto che una tazza di latte: metallo pesante. Era uno
di quei tipi con barba incolta che avrebbero sempre scelto il
rischio, il pericolo, l'insicurezza, la precarietà, la
maledizione, la notte - la Fame maiuscola. Non la tavola imbandita,
con piatti pentole da lavare nel lavello pieno di unto - ma un
hamburger qualsiasi con coca-cola in un fast-food, e la vita che
gira intorno, troia e nuda.
Non troppo confuso, così a confronto con la sua esplicita
incapacità di trattare con. La parola non veniva. Poteva
fare mille cose dopo. Ma dentro qualunque azione, digrignando
i denti, resterebbe quella sua profonda incapacità di trattare
con. Un istante prima di farsi una pista, mettere su la vecchia
Billy Holliday e sedersi alla macchina da scrivere, pensò
ancora: mi piace tanto, baby. Soltanto che gli scrittori sono
esseri molto crudeli, uccidono la vita continuamente per procurarsi
delle storie. Mi ami per ciò che mi uccide. E se pugnalo
lo faccio per te, per te che scrivo - e che non capisci nulla.
Originale
in Portoghese:
Trecho
retirado da crônica "Anotações insensatas",
de Caio Fernando Abreu:
De onde vem essa iluminação que chamam de amor,
e logo depois se contorce, se enleia, se curva toda e ofusca e
apaga e acende feito um fio de contato defeituoso, sem nunca voltar
àquela primeira iluminação? Espera, vamos
conversar, sugeriu sem muito empenho. Tarde demais, porta fechada.
Sozinho, enfim, podia remexer em discos e livros para decidir
sem nenhuma preocupação de harmonia-com-o-gosto-alheio
que sempre preferira Jim Morrison a Manuel Bandeira. Sid Vicious
a Puccini. A Mosca a Uma janela para o Amor, sempre
uma vodca a um copo de leite: metal drástico. Era desses
caras de barba por fazer que sempre escolherão o risco,
o perigo, a insensatez, a insegurança, o precário,
a maldição, a noite - a Fome maiúscula. Não
a mesa posta e farta, com pratos e panelas a serem lavados na
pia cheia de graxa - mas um hambúrguer qualquer com coca-cola
no boteco da esquina, e a vida acontecendo em volta, escrota e
nua.
Não muito confuso, assim confrontado com sua explícita
incapacidade de lidar com. A palavra não vinha. Podia fazer
mil coisas a seguir Mas dentro de qualquer ação,
dentes arreganhados, restaria aquela sua profunda incapacidade
de lidar com. Um instante antes de bater outra, colocar uma velha
Billie Holiday e sentar na máquina para escrever, ainda
pensou: gosto tanto de você, baby. Só que os escritores
são seres muito cruéis, estão sempre matando
a vida à procura de histórias. Você me ama
pelo que me mata. E se apunhalo é porque é para
você, para você que escrevo - e não entende
nada.
Caio
fernando Abreu
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