LA
REALTÀ FATTA SOSTANZA
In
una delle sue lezioni di Scrittura Creativa il romanziere peruviano
Mario Vargas Llosa (nella foto) così
definisce lo stile più efficace: "Se le parole e l'ordine
di un romanzo sono efficienti, adeguati alla storia che si vuole
rendere convincente per i lettori, significa che nel suo testo
c'è un equilibrio così perfetto, una fusione così
profonda di tema, stile e punti di vista, che il lettore, nel
leggerlo, rimarrà tanto suggestionato e rapito da ciò
che il romanzo racconta da dimenticare totalmente il modo in cui
lo racconta, e avrà la sensazione che quel romanzo sia
privo di tecnica, di forma, che sia la vita stessa a manifestarsi
attraverso alcuni personaggi, alcuni paesaggi e alcuni eventi
che gli sembrano addirittura la realtà fatta sostanza,
la vita letta. È la grande vittoria della tecnica romanzesca:
raggiungere l'invisibilità, essere così efficace
nella costruzione della storia che ha dotato di colore, di drammaticità,
di finezza, di bellezza, di suggestione, che nessun lettore si
accorgerà della sua esistenza".
SIAMO
NELLA POST-UMANITÀ
La
crescente incorporazione delle biotecnologie nella vita quotidiana
introduce sempre di
più nell'immaginario sociale la nozione che entriamo progressivamente
in un periodo di post-umanità, nel quale l'essere umano
- appropriandosi dei meccanismo di selezione naturale e interferendo
sulla vita a seconda dei suoi interessi - rinuncia ad essere creatura
per diventare creatore di se stesso. Così, espressioni
come "uomo post-organico", "specie post-umana",
o "evoluzione post-biologica" escono dal vocabolario
della fantascienza. La prova che si tratta di una questione da
essere presa sul serio sta nel crescente numero di pubblicazioni
dedicate all'argomento, dal polemico Regole per un parco umano,
di Peter Stoterdiijk, fino ai più recenti titoli di Jurgen
Habermas e Francis Fukuyama, Il futuro della natura umana
e Il nostro futuro post-umano.
UN DIALOGO DI BRANCATI
Queste
acute osservazioni sono state tratte dal romanzo Il bell'Antonio,
di Vitaliano Brancati:
(...) "Tutti sedettero giro giro intormo a lui.
'Vecchio antifascista, eh? provato!' disse l'avvocato Bonaccorsi,
indicando il gentiluomo agli amici col battergli la mano sulla
spalla.
'Non sono più né antifascista né fascista!'
rispose Ermenegildo.
'Come come come? Una delle due cose bisogna esserlo per forza!'
'Dov'è scritto?' fece Ermenegildo.
'Non è scritto da nessuna parte... Ma allora, scusi, lei,
di che partito è?'
'Sono del partito dei vermi che fra poco mi mangeranno la carne
addosso; o se volete, la penso col mio teschio, che certamente
si conserverà intatto fino a un tempo in cui fascismo e
antifascismo non significheranno più nulla.'
Tutti i presenti fecero una smorfia di malumore. Il loro odio
politico era diventato ormai un solido nascondiglio ove la felicità
non riusciva a scovarli, ma nemmeno il pensiero della morte. Ermenegildo,
con le sue parole, li disturbava sgarbatamente." (...)
MIGLIAIA DI ONDE
Due
commenti sulla scrittrice brasiliana Clarice Lispector. Dall'attrice
Maria Esmeralda: "Clarice mi affascina e mi spaventa, perché
sembra conoscermi più che me stessa". Dallo scrittore
Rubem Braga, in una lettera a lei "...Tu capti migliaia di
onde che io non ricevo, mi sento come una piccola radio, che riceve
solo la piccola stazione all'angolo, mentre tu ricevi radar, televisioni
e onde corte. E' buffo, mi colpisci e mi arricchisci allo stesso
tempo, e ciò mi ferisce un pò, mi fa sentire meno
salvo e meno sicuro".
ESSERE STATO ED ESSERE ANCORA
Dal
nuovo libro di Philip Roth, L'animale morente, attraverso
la voce del protagonista David Kapesh : "Bisogna fare una
distinzione tra il morire e la morte. Non è tutto un morire
initerrotto. Se si è sani e ci si sente bene, è
un morire invisibile. La fine, che è una certezza, non
dev'essere per forza annunciata con spavalderia. No, tu non puoi
capire. L'unica cosa che capisci dei vecchi, quando non lo sei,
è che sono stati segnati dal loro tempo. Ma capire solo
questo li mummifica nel loro tempo, ed equivale a non capire nulla.
Per quelli che non sono ancora vecchi, essere vecchio significa
anche - a dispetto, in aggiunta e oltre a 'essere stato' - che
sei ancora. Il tuo 'essere stato' è molto vivo. Tu sei
ancora, e uno è ossessionato tanto dall 'essere ancora'
e dalla sua pienezza quanto dell 'essere stato' del passato. Alla
vecchiaia pensa così: il fatto che sia in gioco la propria
vita è una semplice realtà quotidiana. Non possiamo
fare a meno di sapere che cosa ci aspetta a breve scadenza. Il
silenzio da cui saremo per sempre circondati. Per il resto, non
è cambiato nulla. Per il resto, si è immortali per
tutto il tempo che si è al mondo".
MARINARE
In
Elogio dell'ozio, dice Robert Louis Stevenson: "Provate
a ricordare i tempi della vostra scuola, sono sicuro che non rimpiangerete
le intense, vivide, istruttive ore in cui avete marinato le lezioni.
Piuttosto cancellereste volentieri tanti opachi momenti, in classe,
vacillanti tra il sonno e la veglia".
IL POETA E L'INCONSCIO
Commentando
la frase del linguista rumeno Fonagy, che dice che "i contenuti
stanno alla coscienza come le forme stanno all'inconscio",
il critico Elio Gioanola sostiene che si tratta di una "definizione
acutissima, perché un poeta immette nei suoi testi dei
contenuti di cui è perfettamente consapevole, ma il suo
lavoro formale veicola ciò che non è del tutto strutturabile,
l'inconscio". Sembra esserci una ripresa del riconoscimento
del ruolo dell'inconscio nella creazione letteraria, ruolo che
per tanti anni - almeno dagli anni '70 in poi - è stato
sottovalutato dalla critica occidentale. Benvenga, allora.
LA FINE DELL'IDENTITÀ
Risposta
di Don DeLillo a Jonathan Franzen che gli aveva fatto una domanda
sullo scrivere narrativa oggi: "Scrivere ci libera dall'identità
di massa che ci vediamo crescere tutt'intorno. In fin dei conti,
gli scrittori non scrivono per ergersi a eroi di una qualche sottocultura,
ma essenzialmente per salvarsi, per sopravvivere come individui".
E poi aggiunge questo apocalittico post scriptum: "Se la
lettura seria diventerà sempre più rara, allora
vorrà dire che la cosa di cui parliamo quando usiamo la
parola 'identità' avrà cessato di esistere".
LE RAGAZZE DI KAFKA
È
appena uscito in Francia, per Pygmalion, il libro Kafka et
les jeunes filles, che ricostruisce accuratamente la vana
ricerca di un uomo perennemente in attesa dell'amore,
ma sempre in fuga da esso. Prigioniero di un duplice sentimento
di attrazione e repulsione, lo scrittore non riesce mai a intrecciare
relazioni durature con l'altro sesso. Davanti alle donne che lo
affascinano, egli si sente "smarrito". Il contatto diretto,
la sessualità sono una minaccia. Con le donne gli riescono
meglio le relazioni a distanza, attraverso le lettere. le fotografie.
E quando poi una vera unione si profila all'orizzonte, Kafka si
ritrae. Fugge, soffre e fa soffrire. Ma chi sono queste donne?
La più famosa è Milena Jesenska, quella delle magnifiche
"Lettere a Milena". L'ultima è Dora Diamant,
che gli fu accanto durante gli ultimi giorni, nel sanatorio di
Kierling. Ma prima di loro ce ne furono altre: Felice, Selma,
Grete, Gerti o la sconosciuta delle vacanze estive a Zuckmantel.
Sono le donne, o meglio giovani donne, a volte poco più
che fanciulle, che hanno segnato l'irrequieta e infelice vita
sentimentale di Franz Kafka.
RASSICURAZIONI PICCOLO-BORGHESI
In
una recente intervista Vincenzo Consolo così analizza la
narrativa italiana attuale: "Chi oggi pretende di scrivere
romanzi, spesso finisce o per ricorrere ai linguaggi mediatici
- che è quanto di più squallido si possa immaginare
- o per praticare quello che io chiamo 'neonaturalismo' (e penso
ai 'cannibali', non a caso riconosciuti come figlioli dei neoavanguardisti),
passiva acquisizione dei gerghi generazionali legati a uno specifico
ambiente, linguaggi degradati, neogergali, linguaggi regressivi
simili al dialetto: quelli che Vittorini indicava come portatori
di passività, rassegnazione e corruzione. Anch'io nutro
grande diffidenza nei confronti di questi vernacoli di maniera,
utilizzati dai media e dalla cinematografia più scadente
con finalità comiche, d'una comicità elementare
e offensiva. Mi riferisco, ad esempio, alla cifra stilistica -
ammesso che nel suo caso si possa parlare di stile - di Camilleri,
scrittore che 'funziona' proprio perché la massa non ha
più capacità critica e il suo gusto è livellato
sullo standard dello spettacolo televisivo e sul quel tipo di
comicità. Una comicità un po' razzistica, per piccolo-borghese
che si rassicurano deridendo il personaggio 'inferiore' che parla
in modo buffo".
LA FINE DELL'IDENTITÀ
Interrogato
da un giornalista se "si possa veramente parlare di America
Latina", il Prof. Leslie Bethell, direttore dell'Istituto
di Studi Brasiliani dell'università di Oxford rispose:
"Dopo aver insegnato per 25 anni la Storia dell'America Latina
sono arrivato alla conclusione che il Brasile è così
diverso dell'America spagnola, separato da essa dalla storia,
dalla lingua, dalla cultura, dalla composizione della sua popolazione,
dall'etnia, dalla dimensione e dalla struttura della sua economia,
che non è particolarmente utile cercare di capirlo come
parte dell' 'America Latina', ciò che è stato, come
sapete, un concetto costruito dai francesi nel Diciannovesimo
secolo. Nello stesso tempo in cui il Brasile dovrebbe mantenere
buoni rapporti con i suoi vicini di lingua spagnola, non porta
alcun beneficio al paese essere visto dagli stranieri come appartenente
a qualcosa chiamata 'America Latina'."
IL NUOVO DISORDINE MONDIALE
Il
professore Carlos Taibo dell'Università Autonoma di Madrid,
docente di Scienze politiche ed esperto dell' Europa Orientale,
ha pensato agli studenti della media e del liceo e ai simpatizzanti
dei movimenti di resistenza alla globalizzazione quando ha deciso
di scrivere un libro che tratta i diversi aspetti del fenomeno
da una prospettiva allo stesso tempo critica e didattica: Cien
preguntas sobre el nuove desorden (Cento domande sul nuovo
disordine), uscito dalla casa editrice spagnola Punto de Lectura.
Si tratta di un libro ampiamente documentato che ritrae la globalizzazione
"come un cavallo impazzito". Nelle sue parole "la
globalizzazione neoliberale non è altro che la radicalizzazione
di molti dei peggiori elementi del capitalismo precedente, ma
con un carattere molto più speculativo". Secondo lui
"la drammatica scomparsa dei controlli economici e politici
sta portando allo stabilimento di un gigantesco paradiso fiscale
in scala mondiale".
CON CICCIO E LO SMILZO
Dalla
Posta del cuore di Internazionale: "Caro Mr.
Blue, ho un nuovo lavoro fantastico. Sto per divorziare da un
idiota. Ho due figlie meravigliose, e ho incontrato l'uomo dei
miei sogni, la vera anima gemella. Le cose vanno alla perfezione.
Ma ecco il problema: ogni volta che poggio la penna sul foglio,
esce fuori una roba languida e sdolcinata. È necessario
soffrire per scrivere qualcosa di buono? La letteratura nasce
solo dall'angoscia? Che deve fare una scrittrice felice?"
- Contenta di Connecticut . La risposta di M. Blue: "Cara
Contenta, la sofferenza è connaturata all'essere umano,
e in questo senso, sì, bisogna soffrire per scrivere qualcosa
di buono. Ma le due cose non devono per forza accadere simultaneamente.
E non si deve nemmeno trattare della tua angoscia, potrebbe essere
quella delle tue meravigliose figlie. Immagina che, nel fondo
del cuore, potrebbero disprezzare l'uomo dei tuoi sogni e adorare
l'idiota e cercare di punirti per via indiretta. Forse fuggiranno
con gli idioti dei loro sogni, sapendo che questo ti getterà
nella più terribile angoscia. Immaginati le tue meravigliose
figlie che scappano con Ciccio e lo Smilzo, due motociclisti cinquantenni.
Le cose vanno alla perfezione ora, cara Contenta, ma c'è
un mucchio d'angoscia dietro l'angolo. Puoi proteggere le tue
figlie scrivendo sul male e sul dolore prima che loro ti forniscano
il motivo per farlo".
LA FAVOLA DI VERÍSSIMO
E
per concludere le Dicas di questo numero, una piccola favola di
Luís Fernando Veríssimo: L'arte della cattiva notizia:
"Dal baule. Esiste una vecchia storia cinese sulla cattiva
notizia. Esistono vecchie storie cinesi
su tutto, e quelle che non esistono vengono inventate. Si narra
di un saggio che camminava per una strada discutendo con i sassi
e calciando quelli che non concordavano con lui, quando incontrò
un messaggero seduto sul ciglio. Il messaggero piangeva e si disperava
ed il saggio gli chiese il perché.
- Sono disperato - disse il messaggero - devo portare ad un signore
della guerra, che è in guerra, la notizia che la sua casa
ha preso fuoco e che tutta la famiglia è morta. Dopo è
venuto un diluvio che ha spento le fiamme ma che ha distrutto
le sue piantagioni e ucciso tutti gli animali eccetto un'oca.
Di tutte le cose e di tutti gli esseri viventi nelle proprietà
del signore della guerra, è rimasta solo un'oca. Quando
sentirà la notizia, il signore della guerra mi farà
sgozzare. Poiché di tutti i responsabili di una cattiva
notizia, il messaggero è sempre chi paga per primo, perché
è più a portata di mano.
Il saggio allora si sedette accanto al messaggero, disposto a
dargli una lezione sugli usi della narrativa ellittica, della
parabola e dell'approccio non convenzionale - insomma, della letteratura
- nel mestiere di consegnare messaggi.
- Non dare la notizia direttamente - lo istruì il saggio.
- Una notizia non è altro che la descrizione dei fatti,
e non esiste niente di più noioso e senza senso dei fatti.
I fatti sono come i sassi sulla strada. Da soli non servono a
nulla. Servono solo per farci inciampare o per tirarli agli altri
e ai loro cani. Dare una notizia come questa, usando solo i fatti,
sarebbe come tirare sassi sulla testa del generale. Meriteresti
di essere sgozzato. Ma un sasso pulito può diventare un
gioiello, un sasso scolpito può diventare un'opera d'arte.
E un insieme di sassi ben assemblati può diventare un castello.
Non tirare sassi al generale. Offrigli un castello di sassi.
- Ma come posso farlo?
- Inventa una storia. Una storia a lieto fine.
- Ma come posso inventare una storia a lieto fine su un incendio
che ha distrutto la casa ed ha ucciso tutta la famiglia del signore
della guerra, e su un diluvio che ha spento le fiamme ma ha distrutto
tutte le sue piantagioni e ucciso tutti i suoi animali tranne
un'oca?
- Comincia così: 'C'era una volta un'oca che voleva restare
sola
'
C'è chi fa risalire a questa data la nascita delle Pubbliche
Relazioni."
Copertina.
|