LA LAVAGNA DEL SABATO -
11 gennaio 2003
IL
TROMPE-L'IL
Henri Emmanuelli e Jean-Luc Mélenchon
Bizzarra, ma molto significativa, è la domanda formulata
da un istituto di sondaggi francese che contrappone una sinistra
"più a sinistra, che combatte la globalizzazione neoliberista"
ad una sinistra "meno a sinistra, che dà priorità
alla modernità". Eppure è proprio questo il
ritornello dei mentori del nuovo ordine mondiale: in sostanza,
laddove finisce la sinistra avrebbe inizio la modernità.
Questo
trompe-l'il poggia le sue fondamenta su un inganno:
la confusione scientemente alimentata tra la modernità
delle tecniche, l'estensione universale degli scambi utilizzata
dalla globalizzazione liberista e la finalità mercantile,
profondamente regressiva, amorale e pregna di disuguaglianze di
quest'ultima.
Viceversa per noi, e per un numero sempre maggiore di uomini e
donne di sinistra, la crescente interdipendenza dell'umanità,
le nuove frontiere che la scienza consente di superare, gli inevitabili
limiti ecologici che l'attuale modello di crescita predispone
per il futuro del pianeta, indicano l'irrinunciabile necessità
di inventare un nuovo orizzonte di civiltà. E cioè
la necessità di andare verso un superamento della nuova
era del capitalismo nel quale viviamo, della sua tendenza spontanea
a trasformare tutto in merce e impoverire l'attività umana,
subordinandola unicamente ai criteri dell'accumulazione, del profitto
e della finanziarizzazione. Questo superamento riguarda sia le
forme che il contenuto della produzione e degli scambi, ma riguarda
anche le norme culturali che dominano il nostro tempo e modellano
dia l'immaginario collettivo che le norme di comportamento individuale,
più profondamente di quanto nessuna ideologia dominante
abbia mai fatto in passato.
La sinistra potrà essere credibile solo se svilupperà
questa ambizione globale e metterà in atto l'impegno che
essa richiede. I movimenti sociali di tutto il mondo, le esperienze
di governo locale o nazionale, le ricerche degli intellettuali
e le pratiche militanti sul terreno hanno aperto numerose strade
in questa direzione. Il modello dello sviluppo sostenibile delle
economie, i criteri di sviluppo umano delle società rappresentano
già dei punti di riferimento effettivi per numerose iniziative
concrete. Quando tante forze e intelligenze sono disponibili per
pensare e costruire un altro futuro, quando l'urgenza sociale,
ecologica e democratica bussa con tanta forza alle porte di tutti
i poteri, la via da percorrere non è tanto quella di un'alternanza
quanto quella di un'alternativa. Per una larga, larghissima, parte
della sinistra, l'esercizio del potere ha senso solo se consente
di cambiare la sostanza delle regole del gioco che governano la
nostra vita sociale. Questo riformismo radicale non sopporta più
le menzogne quotidiane di coloro che sono soddisfatti
del sistema, in quanto ne misura tutte le conseguenze.
È menzogna far credere che conquiste sociali elementari
come il diritto alla pensione, i servizi pubblici, la salute e
l'istruzione per tutti, siano diventati dei lussi non più
financiabili, nel momento in cui i paesi occidentali sono più
ricchi di quanto non lo siano mai stati nella loro storia. E questa
menzogna facilita i progetti di mercificazione di tutti questi
servizi. È menzogna far credere che la vita della maggior
parte delle persone potrebbe cambiare senza che cambi la ripartizione
del valore aggiunto. E questa menzogna esaspera la concorrenza
di tutti contro tutti, che sfocia rapidamente in xenofobia, razzismo
e ossessione nei confronti del problemi legati alla sicurezza.
È ancora menzogna cambiare in continuazione le scelte fondamentali
che debbono essere operate nella gestione delle risorse naturali
per dare una risposta agli effetti della crisi ecologica. E tutto
ciò fino a che i beni collettivi, come l'aria pura o l'acqua
ad esempio, gratuiti da millenni, siano sufficientemente rari
per diventare merci e per di più care. Ed è inaccettabile
far finta di credere che l'attuale ordine economico mondiale sia
separabile politicamente, diplomaticamente e militarmente dalla
"iperpotenza" americana. E tutto ciò quando la
politica di Washington provoca fratture irreversibili con interi
popoli. Ed è un imbroglio pretendere di crearle un contrappeso
con la costruzione europea, quando quest'ultima si allinea alla
marcia forzata sullo stesso modello economico e sociale. Questo,
dunque, è il futuro promesso dalle menzogne della cosiddetta
modernità. Ma, allo stesso tempo, è il motivo che
ci deve spingere a comprendere una nuova urgenza politica. costruire
una convergenza ideologica e militante di tutta la sinistra. Ed
è a questa convergenza che intendiamo lavorare concretamente,
non solo tra socialisti, ma anche - in Francia, in Europa e nel
mondo - insieme a tutte le coscienze di sinistra, senza esclusione
alcuna, che cercano come noi di proporre un'alternativa progressista,
globale, concreta e praticabile. Alle quali, tuttavia poniamo
una richiesta e un invito. La richiesta è che tra Porto
Alegre e Davos, venga fatta una scelta decisa e senza ambiguità.
L'invito è di fare nostra l'utopia di Porto Alegre adottandone,
con convinzione, l'ormai famosa parola d'ordine: "Un altro
mondo è possibile".
Henri
Emmanuelli è stato presidente della Commissione Finanze
all'Assemblea nazionale francese ed è coordinatore della
corrente "Democrazia e uguaglianza" del Partito socialista
francese. Jean-Luc Mélenchon, ex ministro all'Istruzione
professionale è portavoce della corrente della Sinistra
socialista francese. L'articolo è tratto dal giornale Le
Monde, riprodotto in Italia dall'Unità, in traduzione di
Silvana Mazzoni.
Le "Lavagne del Sabato" finora uscite sono tutte consultabili
a partire da questa pagina di Annamaria Manna, guida nel portale
di SuperEva per l'argomento "Scrittura Creativa".
Basta cliccare sul Link:
http://guide.supereva.it/scrittura_creativa/interventi/2002/07/114216.shtml
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