DICAS  
IL NASO DELLO SCRITTORE
AMERICAN WOMAN
LE CORTIGIANE, CROCE E DELIZIA
LA FAME DEL DIRE
LA POESIA DEI POLITICI
IL DOVERE DELL'INTELLETTUALE
ADAMAZTOR
RIBELLIONE E MEMORIA
I CINQUE SENSI
LE PORTE DELLA PERCEZIONE
UNA FAVOLA DI MACHADO
I CONSIGLI DI MARQUEZ
GLI SCRITTORI E L'IMPEGNO POLITICO


IL NASO DELLO SCRITTORE

Dalla corrispondenza tra Anton Cechov e Maksim Gor'kij.
Gor'kij gli aveva scritto: "Avete detto che sono intelligente, e qui ho riso. No, sono stupido come una locomotiva. Dall'età di dieci anni mi sostengo da me, non ho avuto tempo di studiare, non ho fatto che divorare la vita e lavorare, mentre la vita mi scandiva con i suoi pugni e, nutrendomi di tutto il buono e il cattivo, alla fine mi ha riscaldato, e mi ha messo in moto, ed ecco il volo. Ma non ci sono rotaie sotto di me, ho un modo di sentire fresco e non debole, ma non so pensare e più avanti mi aspetta il disastro. La similitudine, diamine, non è cattiva! Il momento in cui affonderò il naso nella terra non è ancora vicino, ma anche se fosse domani per me è lo stesso, non ho paura di niente e non mi lamento di niente".
La risposta di Cechov: "Le vostre righe riguardo alla locomotiva, alle rotaie e al naso che affonda nella terra sono assai graziose, ma ingiuste. Non si finisce col fracassarsi il naso in terra perché si scrive ma, al contrario, si scrive perché ci si fracassa il naso e non resta più altro dove andare".



AMERICAN WOMAN

Hemingway - in Breve la vita felice di Francis Macomber, ambientato in Africa - ha scritto che la belva più pericolosa non è il leone o il leopardo, ma la compagna del cacciatore, la femmina americana: "Sono loro, pensava, le più dure al mondo, le americane; le donne più dure e crudeli che esistano, le più attraenti anche, e le più avide, tutte bestie da preda. Esse si indurivano a spese dei loro uomini, diventati così molli o andati in pezzi dal nervoso. O forse li sceglievano molli fin dal principio, per poterli dominare?"



LE CORTIGIANE, CROCE E DELIZIA

Un nuovo sguardo sulle cortigiane europee è ciò che presenta Susan Griffin Macmiullan nel suo nuovo libro The book of the courtesans: a catalogue of their virtues, appena uscito in Inghilterra. Solo a Venezia erano più di diecimila e rappresentavano quasi il 10% della popolazione della città, attiravano turisti da tutte le parti del continente, sedotti da quel paradiso sulle acque.
Un altro momento storico descritto da Griffin, in cui le cortigiane raggiunsero l'apice, era la Belle Époque, a Parigi, ritratte nei dipinti di Toulouse-Lautrec e anche nei romanzi di Dumas, Zola e Baudelaire. Incendiavano una città che le accoglieva con gioia e gareggiavano tra loro per vedere chi alzava più alta la gamba negli spettacoli di can-can.
Dietro la grande festa, l'autrice racconta anche i piccoli drammi e tragedie che erano sempre in un modo o nell'altro, parte della loro vita, abbandoni nell'infanzia, sfruttamento e abuso sessuale. Niente di diverso da quello che si vede oggi nei paesi del Sud del mondo.




LA FAME DEL DIRE

Un appunto di Eduardo Galeano: "Nella antica scrittura dei nativi del fiume Yukon, si utilizza lo stesso segno per indicare parola e fame. Però ci sono parole che non nascono dalla 'fame del dire' bensì dal bisogno di mentire o dal desiderio di rompere le scatole. Forse per questo la 'fame del dire' preferisce, a volte, mangiare in silenzio."



LA POESIA E I POLITICI

In un recente congresso a Bilbao in Spagna, Josè Saramago ha consigliato ai politici di leggere la poesia di Blas de Otero (Bilbao, 1916 - Madrid, 1979). "Un intellettuale segnato profondamente dalla guerra civile, ma con un impegno più umano che di partito", ha sottolineato. "La sua poesia si fonda sul concetto stesso di pace al quale conferisce una grande forza. La pace compare lì, in un'aurea poetica di intensità sublime. Non sarebbe davvero una cattiva idea se i politici dedicassero parte del loro tempo alla lettura della poesia, e Blas de Otero sarebbe un ottimo inizio. Non spero con ciò che loro cambino la loro linea, ma mi piace pensare che dopo aver letto Otero loro rimangono con una cattiva coscienza".



IL DOVERE DELL'INTELLETTUALE

Nel dicembre del 1970 la rivista Studi Cattolici aprì un dibattito sul tema "A che serve l'intellettuale"? E cercando di rispondere alla domanda centrale, Dino Buzzati disse: "l'intellettuale non ha nessun dovere di seguire un'ideologia politica. Basta che lavori per qualcosa di pulito, fermo e duraturo, come è la vera poesia. Basta che scriva un 'Delitto e castigo', un 'Circolo Pickwick', un 'Berliner Alexanderplatz ', perché, dal punto di vista umano e sociale, possa dire di aver compiuto il suo dovere".



ADAMAZTOR

A venti anni dalla morte del più grande registra cinematografico brasiliano, Glauber Rocha, esce postumo un suo romanzo,O Adamaztor. I curatori di questo progetto editoriale, Ismail Xavier e Carlos Augusto Calil, hanno dovuto lavorare diversi anni nell'organizzazione del materiale lasciato da Glauber, più di duecento pagine manoscritte e quasi mille pagine dattilografate. Il libro è un collage di quattro narrative che mescolano il linguaggio della finzione con le testimonianze dell'autore durante i suoi anni di esilio, e insieme a personaggi inventati, è popolato da personaggi reali come Fidel Castro, Jane-Luc Godard e Claude Lévi-Strauss. Lo stesso Gluber, prima di morire, nel 1981 , in una delle sue ultime interviste, ha definito così questa sua opera: "Sono imbarcato in un viaggio meta-joyceano. È un romanzo sulla formazione psicolinguistica del mondo luso-brasiliano. Non potrebbe mai essere filmato, perché è fatto di due milioni di parole che non potrebbero mai diventare piani cinematografici."



RIBELLIONE E MEMORIA

Ha scritto Albert Camus in L'uomo ribelle: "Il pensiero ribelle non può, in nessun modo, prescindere dalla memoria: si tratta di una tensione perpetua".



I CINQUE SENSI

In Francia, dove ancora oggi la filosofia è una passione, il pensatore mediatico, editore e filosofo Michel Serres, ha pubblicato recentemente il suo saggio I cinque sensi. Serres,che è un apologo di quello che si considera essere il marchio del pensiero francese, la libertà, presenta in quest'opera cinque testi sui sensi del corpo umano e l'utilizzo di questo corpo come un modo di essere al mondo. Base materiale della vita, la corporeità diventa, nei suoi limiti, un'interrogazione e un enigma, e i sensi hanno come alimentatrice delle loro molteplici e complesse percezioni le pulsioni vitali.
Questi saggi sono costruiti attraverso frasi sciolte, ciò rende più difficile l'accesso alle riflessioni che gli hanno dato origine, siano epistemologiche, fenomenologiche, metafisiche o etiche. Serres, in questo modo, va contro corrente rispetto ad alcuni dei suoi contemporanei, come Michel Onfray, anche lui interessato alle forme del sentire e del vivere, all'espansione del piacere ai limiti dell'edonismo, ma con uno scopo diverso: quello di fare della vita, come voleva Nietzsche, un'opera d'arte.



LE PORTE DELLA PERCEZIONE

Aldous Huxley, stranamente profetico, è certamente la guida verso il futuro più astuto del XX° secolo. Secondo J. G. Ballard, che presenta l'interessante biografia di Nicholas Murray, Aldous Huxley: An English Intellectual (Little, Brown ed.), "la sua visione dell'avvenire, in Il Nuovo Mondo (ed. Mondadori) i suoi bambini in provetta e i suoi euforizzanti differiscono in modo fondamentale da quella, cupa, di Orwell, l'uomo schiacciato sotto le botte del potere. Le vittime di Huxley accolgono con benevolenza il loro servilismo, e manifestano la stessa passività che reclama oggi la nostra cultura del divertimento. 1984 non è stato mai realmente prodotto, ma Il Nuovo mondo è ovunque, attorno a noi".
Malgrado tutta la sua pre-scienza, Huxley è finito per morire lo stesso giorno di John F. Kennedy, cosa che gli ha fatto un po' d'ombra, e la sua stella è sfumata (è sempre Ballard che parla). Altro errore di Huxley, "la sua associazione stretta con il gruppo di Bloomsbury, questo clan esangue che assilla i letterati inglesi come una cricca di aristocratici emofiliaci". Tutto è cambiato con la sua partenza per gli Stati Uniti, che lo affascinano con questo miscuglio di puritanesimo e di edonismo. E la California, che gli offre il meglio: l'odore dei soldi del cinema, e il profumo ostinato delle "religioni da importare". Diverrà uno scenarista di successo e Le Porte della Percezione si apriranno infine davanti a lui, fino all'ultimo istante in cui domanderà un pò di LSD per aiutarlo a oltrepassarle.



UNA FAVOLA DI MACHADO

La trama del racconto dello scrittore brasiliano dell'800 Machado de Assis, La chiesa del diavolo può servire a chiarire certe cose nell'Italia di oggi: il diavolo aveva deciso di fondare una chiesa sua, nella quale avrebbe convocato le persone ritenute virtuose. Egli paragonava le virtù al mantello delle regine, di velluto con le frange in cotone. Tirando le frange sarebbe riuscito a portare i virtuosi alla sua chiesa, spiegava al Signore che bonariamente lo ascoltava. Il diavolo è riuscito a reclutare i tirchi, i lascivi, i disonesti, fino al momento in cui li ha sorpresi di nascosto mentre stavano praticando le antiche virtù. Il tirchio dava elemosina, il lascivo risparmiava le vergini, il ladro restituiva la refurtiva, ma non sempre, e lo faceva di nascosto. Indignato il diavolo è andato da Dio per sapere il perché di questo atteggiamento, al ché il Signore gli rispose: "Ma che vuoi mio povero diavolo? I mantelli di cotone ora hanno le loro frange di seta, così come quelli di velluto avevano prima frange di cotone. Che vuoi? È l'eterna contraddizione umana..."



I CONSIGLI DI MARQUEZ

Gabriel Garcia Márquez, con i suoi settantasei anni continua a lavorare, in modo molto attivo, nell'organizzazione della sua scuola di scrittura a Cartagena de Indias, in Colombia, la Fondación para un Nuevo Periodismo Iberoamericano. Nei giorni delle sue lezioni, in mezzo al silenzio attento dei suoi allievi, consapevoli di vivere un'occasione straordinaria, indossando sempre larghe camicie bianche e pantaloni corti, egli offre i suoi brevi concetti sulla scrittura, pieni di saggezza accumulata in più di cinquant'anni di una carriera eccezionale.Alcuni di questi concetti:
"Una cosa è una storia lunga, e un'altra molto diversa, è una storia allungata".
"La fine di un reportage deve essere scritta quando si è ancora alla metà del testo".
"Il lettore ricorda meglio come finisce un articolo più che come inizia".
"Si deve iniziare a scrivere con il desiderio che quello che scriviamo sia la migliore cosa che abbiamo scritto in tutta la nostra vita, perché alla fine rimarrà qualcosa come frutto di questo desiderio".
"Quando uno si annoia scrivendo, il lettore si annoierà quando leggerà".
"Non dobbiamo mai forzare il lettore a dover rileggere una frase".
"Se si vuole scriver bene, bisogna prima amare la musica".
"L'etica non è una condizione occasionale ma deve accompagnare il giornalismo come il ronzio accompagna sempre il tafano".



GLI SCRITTORI E L'IMPEGNO POLITICO

Quando, circa due mesi fa, José Saramago, Wole Soynka e Russel Banks sono andati in Medio Oriente a far visita a Yasser Arafat, hanno ricordato che gli scrittori sono tutt'ora un'importante riserva etica dell'umanità, e che il loro posto è sulla strada e non solo, chiusi nei gabinetti. Proprio su questo argomento è stato pubblicato recentemente in Francia il saggio Letteratura e impegno politico: da Pascal a Sartre, del saggista Benoît Denis. Il libro aiuta a capire meglio perché, soprattutto in tempi di crisi, è difficile rifugiarsi nella forma e fare finta che il mondo non bussa alla nostra porta, mentre si sta incendiando. In esso sono ritratti interventi di ventitre scrittori che, per motivi diversi e in epoche diverse, si sono ritrovati nella stessa situazione di Émile Zola riguardo al caso del tenente Dreyfus, come la recente carcerazione dell'indiana Arundhati Roy, arrestata per aver protestato contro la costruzione di una gigantesca diga nel suo paese, e la convocazione che Claudio Magris fa alla società italiana per organizzarsi per affrontare il berlusconismo.




       Copertina.