ORIENTARSI CON LE STELLE

Raymond Carver

Questa raccolta di undici poesie e due racconti degli studenti del corso di scrittura creativa della Syracuse University - scelti sia tra i lavori del corso di laurea sia tra quelli del corso di specializzazione - è una sorta di campionario di scrittura. Secondo me si tratta di buoni lavori e sono disposto a difendere le mie scelte. magari la scelta di un altro curatore sarebbe caduta su poesie e racconti diversi, anzi senz'altro. Ma in fondo questa è proprio una di quelle cose che rendono tanto interessante l'insegnamento della scrittura creativa e questo, in particolare, un corso molto interessante a cui collaborare: siamo tutti, sia i docenti che gli studenti, tipi di scrittori diversi con gusti diversi, tanto dissimili gli uni dagli altri quanto si riesce ad immaginare. Quello che tutti abbiamo in comune è un amore fuori dal comune per la buona scrittura e un grande desiderio di incoraggiarla in ogni occasione. Tutti noi condividiamo una discreta disponibilità a discutere delle nostre idee sullo scrivere e il coraggio di metterle in pratica. Scopriamo spesso di essere capaci di discutere, a volte perfino in maniera ragionevole, su qualcosa che, magari, è uscita dal rullo delle macchina da scrivere neanche una settimana prima. Siamo in grado, proprio per le circostanze particolari create da questo senso di comunità, di sederci attorno ad un tavolo da seminario oppure a un tavolino da pizzeria e discutere per ore su quello che c'è di buono o di sbagliato in un racconto o in una poesia, di lodare l'uno e di scoraggiare l'altro. Naturalmente, anche nei corsi di scrittura ogni tanto vengono fuori dei racconti o delle poesie che non funzionano, ma, santiddio, non è mica una cosa da nascondere o di cui vergognarsi: la cattiva letteratura può venir fuori dappertutto. La forma più comune di cattiva scrittura è quella in cui l'autore usa male il linguaggio, in cui non presta sufficiente attenzione a quanto sta cercando di dire e a come sta cercando di dirlo, oppure usa il linguaggio solo per esprimere una sorta di informazione veloce che sarebbe meglio lasciare ai quotidiani e ai mezzi busti dei telegiornali serali. Quando chi scrive fa una cosa del genere, gli altri scrittori che gli stanno intorno glielo dicono chiaro e tondo, se si chiede loro un'opinione. Se l'emozione della poesia o del racconto è pura esagerazione, qualcosa di troppo amplificato, o soltanto confusa e sfocata, o se lo scrittore scrive qualcosa di cui in fondo non gliene importa niente, o se non ha molto su cui scrivere e trova questo fatto di per se stesso travolgente, bè, allora i suoi colleghi scrittori, sia tra gli studenti che tra i docenti, lo devono subito mettere di fronte alle sue responsabilità. Gli altri scrittori che fanno parte della comunità possono aiutare a tenere sulla buona strada uno scrittore alle prime armi.
Un buon insegnante di scrittura creativa può far risparmiare un sacco di tempo a uno che ha al stoffa dello scrittore. Secondo me può far risparmiare un sacco di tempo anche a chi non ce l'ha, ma per ora lasciamo perdere questo discorso. Scrivere è un lavoro duro e solitario ed è facilissimo imboccare la strada sbagliata. Se facciamo bene il nostro mestiere, noi insegnanti di scrittura creativa svolgiamo un funzione "in negativo" quanto mai necessaria. Se valiamo qualcosa come insegnanti, dovremmo insegnare ai giovani scrittori come non scrivere e a insegnarsi da soli come non scrivere. Nel suo ABC della lettura, Ezra Pound afferma che "una fondamentale accuratezza d'espressione è il solo e unico principio morale della scrittura". Ma se interpretiamo il termine "acuratezza" nel senso di uso onesto del linguaggio, di dire esattamente quel che si vuol dire al fine di ottenere esattamente i risultati che si vogliono ottenere, è possibile incoraggiare e aiutare gli studenti a praticare una scrittura onesta e forse perfino insegnar loro come ottenerla.
Scrivere è difficile e gli scrittori hanno bisogno di tutto l'aiuto e il sincero incoraggiamento che possono procurarsi. Pound è stato un insegnante di scrittura per Eliot, Williams, Hemingway (che, contemporaneamente, prendeva lezioni di scrittura anche da Gertrude Stein), Yeats e dozzine di altri poeti e prosatori meno noti. A sua volta, Yeats - per ammissione dello stesso Pound - diventò in seguito maestro di scrittura di Pound. Non c'è niente di strano in tutto questo. Se sono in gamba, gli insegnanti di scrittura creativa imparano sempre dai loro studenti.
Vi prego di non fraintendermi: non sto facendo un'apologia o un tentativo di giustificare l'esistenza di corsi di laurea in scrittura creativa. Secondo me non ne hanno alcun bisogno. Per come la vedo io, l'unica differenza essenziale tra quello che facevano quei grandi scrittori e quello che facciamo noi qui a Syracuse è che noi siamo semplicemente impegnati in un'impresa più istituzionalmente strutturata. Tutto qui. Qui abbiamo tutte le caratteristiche necessarie per essere una comunità letteraria. Ogni corso di laurea in scrittura creativa del nostro Paese che si meriti questo nome ha un analogo senso di se stesso, il senso di essere una comunità letteraria funzionante. Avrete senz'altro capito di cosa sto parlando (ci sono pure un sacco di scrittori a cui questo senso di comunità non va affatto a genio. Va bene lo stesso.)
In un corso del genere, dunque, esiste, o sicuramente dovrebbe esistere, questo senso di condivisione comunitaria, di persone tenute insieme da interessi e obiettivi abbastanza simili - una specie di legame di parentela, se volete. Se ci si trova in un corso del genere e si vuole approfittare di questo clima, è lì che vi si aspetta. Ma anche il semplice fatto che nella stessa città ci sia un simile gruppo può alleviare il senso di solitudine, che a volte confina con un vero e proprio senso di isolamento, spesso provato da un giovane scrittore. Quando si entra nella stanza dove la creazione avviene, o non avviene, e ci si siede davanti alla pagina bianca, si è sempre in preda ad una sorta di terrore eccitato. Il fatto di sapere che anche gli altri scrittori stanno facendo la stessa cosa, magari proprio in quel momento, non è che aiuti molto. Ma quel che è di aiuto, ne sono assolutalmente convinto, è sapere che se poi dal tempo passato da soli in quella stanza esce fuori qualcosa, c'è qualcuno nella comunità che vuole vedere quello che si è fatto, qualcuno a cui farà piacere se si è scritto qualcosa di bello e che resterà deluso se non si è riusciti a farlo. In entrambi i casi, però, vi dirà quel che ne pensa - basta chiederglielo. Naturalmente, non è che basti solo questo, per carità. Ma può essere d'aiuto. Nel frattempo, i vostri muscoli si rafforzeranno, la vostra pelle si indurirà e potrete cominciare a farvi crescere la folta pelliccia invernale che vi aiuterà a sostenervi nel freddo e difficile viaggio che vi aspetta. Con un pò di fortuna, imparerete anche voi a tenere la rotta orientandovi con le stelle.

 

Titolo originale: Steering by the Stars
È la prefazione di Carver a una delle antologie annuali in cui il Dipartimento di Inglese dell'Università di Syracuse rarccoglie il meglio della produzione di coloro che frequentano i corsi di laurea e di specializzazione in "Scrittura creativa". Il testo è stato poiripreso in
No Heroics, Please - Uncollected Writings cit.
L'edizione del 1980 di
Syracuse Poems and Stories è stata curata dallo stesso Carver.

(Tratto dal libro Il mestiere di scrivere, Einaudi, Torino, 1997)




Raymond Carver


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