UN URLO VERTICALE
Antonio Fasolo
Agli inizi degli anni ottanta,
decine di famiglie arrivarono sul litorale
di Fondi. Venivano dalle borgate romane e dai quartieri poveri
di Napoli. Venivano a stare tranquilli, alcuni lontano da brutte
storie, tutti gli altri per vivere nella "casa al mare".
I terreni furono venduti a prezzi stracciati, strappandoli al
mare e all' "inutilità" del Demanio. Trasformarono
tutto in un'oasi di cemento, dove il vero abusivo è il
paesaggio. Un rifugio di persone che avevano perso il confronto
con la volontà di cambiare. Una terra imprigionata che
imprigiona chi è fuggito
Una pioggerellina autunnale cade nel cortiletto di un palazzo,
uno
scatolone bianco di quattro piani. La vecchia inquilina del primo
blatera contro un mobiletto schiantato sulla cementata.
Si affretta a raggiungere il portone ed esclama, giungendo le
mani : "povera femmena !" Vetri ed urla piovono dall'appartamento
della signora Ottavia. "T'ammazzo
t'ammazzooo
me
li devi dà
" Bruno afferra la madre per il braccio,la
scuote violentemente e la sbatte a terra. Ha gli occhi sbarrati.
Urla. Si picchia ripetutamente la faccia,con un cavo elettrico
sembra frustare il mondo che lo circonda. Parole senza senso sparate
a raffica. Ora è fermo, fissa il vuoto. La madre ha le
mani sul viso e mormora : "no
no
no
",
piange. Lui sputa un altro urlaccio e si lancia contro la porta.
Ancora. Improvvisamente compaiono tre uomini. Uno è Alfredo,
il genero della signora Ottavia, gli altri, due carabinieri.Cercano
di calmare Bruno, lo afferrano e lui disperato : "lassateme,
lassateme
nun ce vojo tornà", piange. Alfredo
fa cenno ai militi di lasciarlo, poi gli si avvicina : "Bru'
calmate ! Nissuno, capito? Nissuno te ce riporta all'istituto
pjate
questi, l'artri te li trova tu padre !" e gli mette nella
mano 100.000 lire. Lo convince ad ingoiare 4 compresse di Tavor,
una dopo l'altra.
I
carabinieri intanto hanno fatto stendere la signora Ottavia. Alfredo
invita gli agenti a seguirlo in cucina e offre loro da bere, ricevendo
in cambio un: "No, siamo in servizio." Dopo aver bevuto,
con aria accomodante e rassegnata dice: "State tranquilli,
nun c'è nessuna denuncia. Bruno è schizofrenico
si,
è matto, nun ce sta cor cervello
Voleva quarcosa,
i sordi
pe' a moticicletta".
La signora Ottavia è di nuovo nella camera del figlio,
Bruno in ginocchio sembra affogare l'ultimo latrato nel ventre
della madre, lei lo accarezza. Scesi, i carabinieri attraversano
il cortiletto, dove gli alberi sembrano fuoriuscire da asole di
cemento. Prima di chiudere il cancelletto, gettano uno sguardo
interrogativo sul motorino (a moticicletta), appoggiato al salice
piangente alla loro destra. Dalla finestra la signora Ottavia
guarda i due andar via, poi mette Bruno a letto. Lo sdraia a fatica,
ma con gesti consueti, automatici. Gli accende una sigaretta e
la TV. Rimane per qualche istante a guardare il suo ragazzino
di 37 anni
Seduta sulla sedia, in cucina, i suoi occhi di cenere si perdono
oltre i tetti delle villette a schiera, oltre la strada provinciale,
oltre il canale melmoso. La destra tiene una sigaretta, la sinistra
scivola sul livido che ha sul braccio, poi sul ginocchio e giù
a soffermarsi sul piede. La mano rugosa dei suoi 62 anni ripercorre
i giorni e le speranze.
Bruno si riaffaccia alla porta, con la sua voce da bamboccione
raffreddato: "A ma', ma papà 'ndo stà? E' da
jeri che nun torna."
"A Bru', nun te preoccupa'. O sai
è annato da
cosa
oddio come se chiama
dall'amica sua...dice che
l'aiutava. Vatte a riposa'!"Bruno lagnoso : "A ma'
"la
fissa, poi rientra nella sua stanza riempita di orologi, camicie
di marca e patacche di ogni genere. Si stende sul letto e la sua
risata ebete avvolge l'appartamento : "Bada ! Er cupolino
e la
marmitta nova
"
Fuori continua a piovere e tira un vento caldo. E' quasi buio.
La signora Ottavia, all'ennesima sigaretta, ha il volto contratto
in un ghigno di rabbia. Si passa la mano tra i capelli, il respiro
ha un ritmo sincopato. Si guarda le mani : E' vecchia! Porta ancora
l'anello di fidanzamento. E' quasi incastrato tra una piega e
l'altra dell'anulare.
Alza lo sguardo. A sinistra, sulla parete del corridoio, c'e'
il Diploma da Infermiere di Enrico, il marito. Lo ha visto per
anni, ma ora lo legge per la prima volta, soffermandosi sulle
prime parole :"Si attesta che il sig. Enrico De Dominici
"
il signor Enrico! un uomo simpatico, con i suoi occhietti tondi
e il nasone carnoso. Tra i bambini della zona è una vera
celebrità. E impossibile non rimanere incantati dai suoi
spettacoli pirotecnici di capodanno. Come non si dimenticano le
sue storie sui
"matti", così colorite e ambigue, ogni volta
concluse con : "Mannaggia la 180!
Bassaglia
li
mortacci sua!" E allora i suoi occhi incupiscono e compare
l'uomo in cerca di qualche prestito o che corre a saldare una
cambiale o un debito del suo "Brunetto", pregando e
minacciando. Ma le denunce e i "per favore" non sono
che gocce nel mare di Fondi
Sono quasi le nove. Bruno è tutto un ghingheri: giacca
nera, i pantaloni un po' corti di gamba, camicia rossa, i capelli
ingellati :
" A ma', guardate stò fico !"
" Ammazzate Brù - sorride - 'ndo vai? "
" Vado all'Atlantis
se ballaaa
" Le da' un
bacio, esce.
La signora Ottavia andra' a dormire nel suo letto di finta noce
e vuoto.
Chiudera' la stanza a chiave.
E' quasi ora di pranzo. Bruno, sotto i postumi di una nottata
alcolica, raggiunge la madre in cucina : "Bongiorno mà
"
"Buongiorno !" scandisce lei un po' urtata.
"Oggi m'aggiusto a moticicletta! Me vendo a catenina
quella
de zia."
" A Brù, tu nun te vendi più gnente !"
"
nun me rompe, capito? "
" Ma no
o sai? Stamattina tu padre ja portati i soldi!
Stanno sur comodino tuo. "
" I vado a pija' subbito
" Bruno guarda in camera
sua : "Sur comodino? " , ricorda di averlo buttato giù
dalla finestra, quando la porta sbatte e si chiude. " Porcoddio
mà, apri sta porta
ma che cazzo
io te brucio
tuttooo
! " Prende la sedia e la sbatte contro la porta,
tenta di aprirla, ma niente. La madre si è aggrappata con
tutta se stessa alla maniglia. " TROIA! " grida, la
signora Ottavia piange : "No
No, io nun t'apro più
"
Improvvisamente suona il campanello. Suona ancora e poi ancora,
finché " CARABINIERI, apra signora " lei lascia
la maniglia, si precipita, apre. Gli agenti guardano Bruno ansimante
che sta per colpirla. Lei guarda loro. E' un fermo immagine che
spezza la vita
Uno spinge indietro Bruno con una violenza
appassita. L'altro, il graduato, guarda la sigora Ottavia negli
occhi :
" Signora, siamo spiacenti di
" La donna gli dà
le spalle e lentamente si dirige nella sua stanza. Si siede sul
suo letto. L'aria è umida di lacrime, è come se
lei vedesse la macchina di Enrico, la sua " Ritmo"
bianca abbandonata sul molo, la portiera aperta, le chiavi attaccate
e
il mare, incorniciato dalle sirene dei carabinieri e dai
sommozzatori che perlustrano la scogliera del porto.
Sono nato il 4/04/76. Studio
lettere presso l'Università La Sapienza di Roma. Il mio indirizzo
è Via Flacca 99. Km 6,700 CAP:04020 FONDI (LT) TEL:0771/599230
oppure 06/7820125 e-mail: zaccmuz@libero.it.
Sono stato inserito nella antologia POETI NEL MONDO edito da LIBROITALIANO
di RAGUSA Frequento la scuola di scrittura - narrativa SAGARANA
di Lucca, diretta da JULIO MONTEIRO MARTINS.
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