LA MIA VITA DA GIORNALISTA (1) Cläre
M. Jung
Premessa
redazionale Cläre Jung nasce il 23 febbraio 1892 a Berlino come
Clara Marie Henriette Otto, la maggiore di quattro figli di Ernst Otto (1858-1926)
ed Emmy Otto, nata Busch (1870-1957). Il padre gestisce un commercio di frumento
e foraggio nella Gormannstraße. Dopo aver frequentato il liceo, porta a
termine una formazione di assistente scientifica e lavora in un laboratorio per
esperimenti. Nel 1910-11 grazie al poeta Georg Heym entra nel circolo espressionista
intorno alla rivista "Die Aktion". Qui nel 1913 conosce lo scrittore
Franz Jung, che sposa nel 1916 dopo un matrimonio di guerra con il poeta Richard
Oehring (1914-1916). Cläre Jung muore nel 1981 a Berlino. Una parte del
suo lascito letterario si trova al Märkisches Museum, un'altra è confluita
nel lascito di Franz Jung nell'archivio dell'Accademia delle Arti di Berlino.
Le sue memorie sono state pubblicate in forma ridotta ad Amburgo nel 1987 col
titolo di "Paradiesvögel" (Uccelli del paradiso), mentre una scelta
di pubblicazioni e manoscritti è uscita a Berlino nel 2004 con il titolo
"Aus der Tiefe rufe ich" (Dal profondo io grido).
Dopo
un periodo di quaranta anni di pace, lo scoppio della Prima Guerra Mondiale rappresentò
un'autentica scossa per il gruppo di giovani artisti e pubblicisti proveniente
dal circolo "Tat" di Erich Mühsam. In guerra combattevano contro
la guerra, perfino sotto le armi cercavano di discutere con i loro camerati, di
illuminarli sulle cause delle guerre - una lotta destinata a sfociare nella diserzione,
nell'arresto e nelle vessazioni. Io stessa venni arrestata nel febbraio del 1915
per concorso alla diserzione di un pacifista. Nel perioodo successivo il nostro
gruppo continuò a battersi con i propri mezzi, pubblicando alcune riviste
che portavano il nome di "Freie Straße" (Strada libera), "Neue
Jugend" (Gioventú nuova), "Erde" (Terra). Lavoravamo in
stretta collaborazione con l'editore Malik e i suoi amici Wieland Herzfelde, John
Heartfield e George Grosz. Quel che avevamo intrapreso allora era una ricerca
di nuove vie, il tentativo di superare l'isolamento dell'individuo per imbastire
una lotta comune. Oggi, a quasi cinquanta anni di distanza, si direbbe il passaggio
dall'esistenza individuale a quella collettiva. Dalla prospettiva di allora erano
già evidenti molte delle cause che avrebbero sancito il futuro fallimento
dei nostri buoni propositi. Nel novembre del 1918 fu cosa ovvia per noi unirci
al movimento rivoluzionario, per partecipare con i nostri mezzi alla lotta. Grazie
alle nostre attività pubblicistiche eravamo entrati in contatto con alcune
tipografie, come Pass und Garbel, Büxenstein e Maurer & Dimmick, e conoscevamo
tipografi e compositori, in maggioranza compagni rivoluzionari e progressisti,
con i quali di notte stampavamo volantini e opuscoli. Poi Georg Fuchs e Franz
Jung avviarono la "Corripondenza economica socialista", che si proponeva
di esplicare ai lavoratori le relazioni economiche e incitarli alla lotta di classe.
Le pubblicazioni risvegliarono l'interesse di un compagno sovietico addetto a
Berlino alla propaganda per l'URSS, con cui avviammo una collaborazione pluriennale.
Fu lui a incaricarci di curare la stampa della "Corrispondenza russa",
che pubblicava di persona. Se fino a quel momento avevo lavorato solo come segretaria,
da allora in poi dovetti partecipare anche al lavoro di redazione. Cosí
di notte io e i compagni ci davamo appuntamento nella sala di composizione, dove
imparai a correggere le bozze, oppure mi si diceva: "Tu fai alla svelta l'impaginazione
delle prossime pagine". Non fu semplice, ma quando è necessario si
può imparare tutto. Prima che facesse giorno e gli operai arrivassero al
lavoro, i pacchi di stampe clandestine dovevano essere trasportati via dalla tipografia
per essere preservati dalle mani della polizia. Durante i combatttimenti nel
quartiere dei giornali, il nostro ufficio della "Corrispondenza" sulla
Krausenstraße, angolo Charlottenstraße, fungeva da punto di smistamento
per le notizie clandestine. Inoltre ci impegnavamo con entusiasmo a escogitare
nuove strategie di propaganda per l'ancor giovane Unione Sovietica. Sotto ogni
possibile nome di copertura, come "Servizio Est-Europa", "Berlin-Express",
etc., pubblicavamo corrispondenze per la stampa borghese. In quel periodo collaboravamo
anche con John Graudenz, allora rappresentante del servizio di informazioni americano
"United Press Agency", che reincontrammo nel 1921 a Mosca, da dove spediva
notizie per la sua corrispondenza. Anche durante il nazismo restò fedele
a se stesso: partecipò alla resistenza a contatto con il gruppo Schulze-Boysen/Harnack,
e venne trucidato nel 1942. Non vorrei far passare sotto silenzio il "Giornale
dei consigli" del Dott. Alfons Goldschmidt, a cui collaboravamo anche noi.
Quanto fosse già spiccata a quell'epoca la fascinazione che emanava dal
primo stato socialista e la fiducia in una 'Germania sovietica' lo dimostrava
l'esempio vivente di Alfons Goldschmidt, il quale era stato un giornalista economico
della "Vossische Zeitung" molto apprezzato dalla borghesia, prima di
sacrificare tutto il proprio patrimonio per pubblicare il suo ambizioso quotidiano. Dal
luglio del 1921 al novembre del 1923 io e Jung emigrammo in Unione Sovietica per
sfuggire alle vessazioni continue della polizia. A Mosca lavoravamo dapprima nel
reparto propaganda, successivamente fummo assegnati nella regione del Volga e
degli Urali, e a Leningrado fummo d'aiuto nella costruzione di una fabbrica metallurgica. Richiamati
in Germania dai compagni sovietici per l'attività di propaganda, ricevemmo
l'incarico di collaborare all'"Editrice per la letteratura", dove mi
impiegai come segretaria. Cosí una volta dovetti ricopiare l'intera opera
di Lenin "Empiriocriticismo", giacché ne esisteva una sola copia.
A questo modo compresi però la filosofia di Lenin piú profondamente
di come avrei potuto fare leggendo semplicemente il libro. Al fine di diffondere
la nuova letteratura sovietica, l'editore pubblicava la rivista "Letteratura
operaia". Allorché nel 1924 Majakovskij arrivò a Berlino, venni
incaricata di chiedergli qualche lirica da pubblicare nella nostra rivista. Si
trattò, per quanto ne so, delle prime traduzioni in tedesco dei suoi versi. Nel
periodo successivo uscimmo con diverse corrispondenze economiche e culturali,
come per esempio la "Kontinent-Korrispondenz" insieme al Dott. Alexander
Schwab, e dal 1927 al 1944 con il "Deutscher Feuilleton Dienst", di
cui ero l'editrice. Originariamente a questa corrispondenza erano affiliati anche
i "Deutsche Wirtschaftsberichte" e il "Deutsche Photo-Dienst",
successore dell'agenzia fotografica Graudenz, i quali però caddero vittime
della crisi economica del 1929-30. Quando nel 1933 vennero chiusi gli editori
socialisti ed ebrei, il "Deutscher Feuilleton Dienst" perse in un colpo
metà dei suoi clienti, e furono necessari grandi sacrifici per tenerlo
in piedi. Malgrado ciò mi battei con ogni mezzo per la sua esistenza, poiché
durante il periodo nazista grazie a questa corrispondenza mi fu possibile sostenere
per anni amici socialisti ed ebrei.
Cläre
M. Jung
Traduzione di Antonello Piana.
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